QUANDO MUORE UN AMICO… CIAO LUCIA’

domenica 12th, marzo 2023 / 10:29
QUANDO MUORE UN AMICO… CIAO LUCIA’
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CHIUSI-  Ci sono cose che uno non vorrebbe mai trovarsi a scrivere. Come se improvvisamente finissero le parole. Con i verbi, gli aggettivi, i pronomi che si impastano con i ricordi e le lacrime e non escono dalla tastiera del pc. Rimangono appiccicati lì. Ieri se ne è andato Luciano Fiorani. Un amico fraterno e di lunghissima data, un compagno di strada, sostanzialmente uno di famiglia. Ci conoscevamo da quando lui appena sbarcato a Chiusi per fare il ferroviere, da Foligno, la prima cosa che fece fu venire nella sezione del Pci in via Nazario Sauro. Funzionava così allora. I punti di riferimento per chi veniva da fuori erano la parrocchia per i credenti, la sezione del Partito per gli altri. Io non avevo ancora 20 anni, lui 25 sì e no. E da allora tante battaglie fatte insieme: dentro quel Pci che ci sembrava una gabbia stretta e che provammo ad aprire, poi l’Agorà, il primo giornale vero e autogestito del territorio. I primi anni di Primapagina, con le prime grandi battaglie ambientali (le ceneri di Fabro, l’inquinamento da atrazina e poi gasolio del lago di Chiusi, i fumi della fabbrica delle traversine ferroviarie che ci portarono due volte a difenderci in tribunale… ) e due grandi passioni comuni: la Fiorentina e il ciclismo.

Era in ospedale da dicembre, ma sembrava stesse uscendo dall’incubo, ci avevo parlato una settimana fa, per telefono, l’avevo sentito rinfrancato, fiducioso, incazzato come sempre col mondo e questo mi sembrò un buon segno… Scambiammo qualche pensiero sul congresso del Pd, come avremmo fatto per strada, sugli alti e bassi della Viola e anche sulla “Strade bianche” che  ci sarebbe stata il giorno dopo… Fiorentina e ciclismo due passioni, dicevo, che ci hanno evitato di litigare quando ci siamo trovati, e negli ultimi anni, qualche volta è successo, in rotta di collisione o comunque su posizioni diverse, distanti, sul piano politico.

Luciano Fiorani si infervorava facilmente (io meno): lo fece negli anni ’90 con la Rete, poi più recentemente con  il M5S cui aderì convintamente, senza se e senza ma, per poi distaccarsene altrettanto convintamente. e senza troppi convenevoli. A Chiusi è stato una presenza attiva, costante, nel dibattito politico per più di 40 anni. Si è anche candidato più volte alle elezioni, con la Rete, con la Primavera, nel 2021 con la Lista civica Chiusi Futura di cui era un po’ il “grande vecchio”, quello che ne sapeva di più e che dispensava consigli e indicazioni sulla linea da tenere, una sorta di Suslov del civismo nostrano, una opzione, quella delle liste civiche, che a me ha sempre convinto meno. Ce lo dicevamo. “Lì in mezzo mi sembri il pontifex maximus che benedice e detta il verbo”, gli dicevo… 

Ci trovammo in attrito anche ai tempi della vicenda Acea, più sui metodi che sul nodo del contendere, e pure sul giudizio sull’amministrazione comunale di allora… Posizioni diverse, parole a volte poco gentili, ma questo non ha mai scalfito di una virgola l’amicizia reciproca. Chi è cresciuto a pane e Pci sa che la politica è una cosa e l’amicizia un’altra.

Adesso mi mancheranno le chiacchierate interminabili, fino alle due o le tre di notte, per strada, quando in giro per Chiusi Scalo eravamo solo io e lui…  Al massimo io, lui e le nostre rispettive compagne. “Quattro passi nel deserto” definivamo quelle passeggiate, spesso anche diurne, non solo da nottambuli.

Chiacchierate spesso uguali l’una all’altra, come una specie di rito cui non riuscivamo nessuno dei due a sottrarci. Disquisizioni e invettive sui mali della città, dell’Italia e del mondo, sugli alberi potati ad minchiam, sulle aiole tenute male, sul silenzio assordante di una politica ormai assente su tutta la linea, ma anche su libri, film, spettacoli teatrali. A me piace il rock, a lui piaceva la musica classica e la lirica, anche questo era un terreno su cui non andavamo molto d’accordo, ma se ne discuteva. Luciano si era fatto una cultura sul vino e ne parlava volentieri. Io che il vino lo compro all’Eurospin sorvolavo, facendo finta di apprezzare quelle disquisizioni profonde su bouquet e terroir di un Nobile o di un Sagrantino… ma quello non l’altro… Sulle etichette era puntiglioso.

Mi mancheranno le chiacchierate, certo, e anche i rimbrotti che sua moglie Anna gli faceva quando, anche l’estate scorsa, non resisteva al richiamo di un gelato, con la panna, e poi se lo trangugiava citando Rifkin e Chomsky.

Quando perdi un amico, di quelli veri, il colpo è tremendo. Ti manca il fiato, non solo le parole. Resta il ricordo di una stagione lunghissisma, delle tante cose fatte insieme. Sono passati quasi 50 anni da quel giorno che Luciano si affacciò alle sezione del Pci di Chiusi Scalo, una vita, un’eternità. Anche se dopo tre mesi di calvario in ospedale, 72 anni sono pochi per salutare la compagnia. Il treno è partito in anticipo. E lui che faceva il ferroviere avrebbe detto che no, non è possibile che i treni partano in anticipo. Invece il treno della vita e della morte è così. Passa, si ferma e ti porta via senza badare all’orario.

Ad Anna, ai figli Giovanni e Giulio, al fratello Ivo, un grande abbraccio. Ciao Lucià… fai buon viaggio. Se incontri da qualche parte San Feliciano Martire diglielo che tutte le volte che lo hai nominato invano era solo per un retaggio folignate e non c’era niente di personale. Certamente lo saprà e ci farà una risata…  Quaggiù siamo uno di meno, ma cercheremo di tenere duro. Promesso.

La camera ardente è al Silvestrini di Perugia (oggi dalle 11 alle 13 e dalle 15 alle 17). Domani lunedì 13 marzo, alle 15, la cerimonia funebre per l’ultimo saluto a Luciano al cimitero di Chiusi.

Marco Lorenzoni

 

 

 

 

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