DA CHIUSI UN GRIDO: “LIBERATE JULIAN ASSANGE!” SALA GREMITA PER LA PRESENTAZIONE DEL LIBRO DI STEFANIA MAURIZI

domenica 05th, febbraio 2023 / 12:14
DA CHIUSI UN GRIDO: “LIBERATE JULIAN ASSANGE!” SALA GREMITA PER LA PRESENTAZIONE DEL LIBRO DI STEFANIA MAURIZI
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CHIUSI – Ieri, dalla sala San Francesco di Chiusi si è alzato un grido: “Liberate Julian Assange!” Una platea numerosa e attenta ha ascoltato dalla voce di Stefania Maurizi, giornalista d’inchiesta prima per Repubblica e l’Espresso, poi per il Fatto Quotidiano (e negli anni ’90 collaboratrice di primapagina) il racconto di una vicenda incredibile e di una colossale ingiustizia. Si parlava del suo libro “Il Potere segreto”, proprio sulla vicenda Assange-Wikileaks, un volume che raccoglie il suo lavoro più che decennale sul caso del giornalista in carcere in GB per un reato di opinione, cioè per aver pubblicato e quindi reso di dominio pubblico dei files coperti da segreto di Stato, che però hanno scoperchiato una pentola piena di “robaccia”: stragi di civili senza motivazioni plausibili nelle guerre in Afghganista e Iraq, torture, basi militari trasformare in campi di prigionia, cittadini rapiti e fatti sparire, pressioni, minacce, pedinamenti, arresti da parte di apparati militari, dell’Intelligence e dei Governi nei confronti di chi fa un ceto tipo di informazione… E tutto questo non solo nei paesi a regime dittatoriale o autoritario, ma anche nei Paesi occidentali, liberali e democratici, dove la libertà di stampa e e il diritto dei cittadini ad essere informati dovrebbero essere garantiti.

E’ una storia, quella di Julian Assange, che mette a nudo la protervia e la violenza del potere, che spesso è un “potere segreto”, perché coperto, appunto dal segreto di Stato, che viene usato non per tutelare la sicurezza nazionale, ma per coprire crimini e misfatti di cui “è meglio non sapere”..  E’ la storia di un’assurdità: quella che ad essere messo sotto accusa, in galera, è chi racconta i fatti di cui sopra, non chi li commette, che invece resta libero e tranquillo.

E’ la storia di una politica che ha voltato la testa dall’altra parte, anche in Italia. Clamoroso il caso dei rapitori di Abu Omar (a Milano), agenti della Cia, siano sati individuati e condannati,  ma dei quali non è mai stata chiesta l’estradizione dagli Usa, per non inficiare i buoni rapporti con il Paese alleato…

Come primapagina siamo felici di aver potuto contribuire insieme a Possiamo e Anpi a parlare, pubblicamente, peraltro con una buona partecipazione di pubblico, del caso Assange e delle connessioni che esso si porta dietro: dalla narrazione “drogata” e falsata di certi avvenimenti, come le guerre (da quelle degli anni passati, in Afghanistan, Iraq ecc, a quella in corso in Ucraina) e la lotta al terrorismo, agli eccessi, spesso assolutamente ingiustificati, degli apparati  militari e di sicurezza; dalla libertà di stampa, all’uso distorto della tecnologia e dei sistemi informatici per arrivare ad un controllo totale sulle fonti e sugli stessi cittadini inconsapevoli…

Qualcuno potrà obiettare: ma quanto può incidere un pomeriggio letterario in un paese di 8.000 abitanti come Chiusi, per arrivare ad un esito positivo di un caso internazionale come quello di Assange, un giornalista che ha contro i più potenti apparati del mondo come Cia, Pentagono, Nsa, governo della Gran Bretagna ecc?

Ovvio che l’inziativa di Chiusi può incidere poco. Ma può incidere, perché di iniziative del genere più se ne fanno e più il “potere segreto” dovrà fare i conto con una opinione pubblica che non è disponibile a sacrificare la libertà di informazione e quella delle persone in nome di una ragion di Stato che spesso è fasulla e solo copertura di misfatti.

Circolano petizioni on line a favore della liberazione di Julian Assange. Alcuni comuni (Napoli, per esempio) hanno dato la cittadinanza onoraria ad Assange, altri lo faranno.  Stefania Maurizi su questo aspetto si è detta “fiduciosa” perché vede crescere l’attenzione e la mobilitazione ed ha ricordato, sia nel suo libro, sia ieri, nella sala San Francesco di Chiusi, come tutto ciò che Assange ha pubblicato e reso di pubblico dominio è materiale che qualcuno ha inviato “segretamente” a Wikileaks, il “potere segreto” è feroce e spietato, ma non è così monolitico. Ci sono stati anche funzionari della Nsa, della Cia, del Pentagono, che schifati da ciò che hanno visto, hanno voluto che certe cose si sapessero. Come è giusto che sia. Lo hanno fatto rischiando grosso in prima persona, perché il potere è vendicativo, ma se c’è gente che lo fa, vuol dire che non tutto è perduto. Che non tutti piegano la testa. E gridare anche da Chiusi “Liberate Assange!” può servire a creare movimento, massa critica… Ieri dalla sala San Francesco di Chiusi siamo usciti tutti sconcertati e – diciamolo pure – incazzati (non può essere altrimenti) per lo scandalo di come la vicenda Assange si è sviluppata e anche per come è stata affrontata o non affrontata dalla politica e dai media, compresi i grandi giornali americani, considerati “i più liberi e indipendenti” del mondo.

Julian Assange è accusato di spionaggio per fatti che spionaggio non sono, non è un terrorista, non è un assassino, non ha mai sparato a nessuno, non è una spia che ha venduto il suo Paese, non è un narcotrafficante, non è uno strupratore, anche se qualcuno ha provato a farlo passare per tale, non ha fatto stragi o attentati… Ma è ugualmente sottoposto al regime di carcere duro nella democratica e civilissima Inghilterra, in una prigione che Tony Blair voleva trasformare nella Guantanamo del Regno Unito. Le sue condizioni di salute non sono buone. Da 12 anni vive da recluso (prima ai domiciliari, poi in una stanza di una ambasciata straniera, senza neanche un’ora d’aria, infine nel carcere di Belmarsh), rischia di essere estradato negli Usa e di finire in penitenziario di massima sicurezza come i mafiosi, gli assassini e i narcos…  La prima speranza è che venga liberato. La seconda è che non debba diventare un martire, cioè che debba morire, in cella, per vedere riconosciuta la sua battaglia e quella dei suoi colleghi di Wikileaks.

Per dare continuità all’iniziativa di ieri, come Primapagina invitiamo gli amici e compagni di Possiamo a portare nel consiglio Comunale di Chiusi la proposta di conferire la cittadinanza onoraria a Julian Assange, come ulteriore passaggio, per sensibilizzare (un  tempo si diceva così) l’opinione pubblica e la politica stessa su un tema cruciale. Anzi due: la libertà individuale e la libertà di stampa e informazione. Ci piacerebbe che su una questione del genere la politica fosse, una volta tanto, tutta a favore.

Ieri alla presentazione del libro di Stefana Maurizi c’era la sala piena, anche di giovani e questo è un fatto non usuale, incoraggiante (c’è vita nell’universo). C’erano i Podemos, ovviamente. Ma c’erano anche esponenti di altri partiti e movimenti, dal Pd ai 5 Stelle a Sinistra Civica ed Ecologista, le tre forze che ancora compongono la coalizione di maggioranza. Impossibile trovare su questo tema una posizione unitaria condivisa?

m.l.

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