VOGLIONO CONVINCERCI CHE LA GUERRA E’ BELLA ANCHE SE FA MALE…

martedì 24th, gennaio 2023 / 14:44
VOGLIONO CONVINCERCI CHE LA GUERRA E’ BELLA ANCHE SE FA MALE…
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In un intervento su La Stampa di ieri, il direttore di Limes Lucio Caracciolo sostiene che nel conflitto con l’Ucraina la Russia adesso ha più armi, uomini e mezzi. E quindi che se la Nato non scende in campo l’Ucraina perderà la guerra. Caracciolo sulle questioni di geopolitica non è certo l’ultimo arrivato. In Italia tra i giornalisti che si occupano di tale materia è un’autorità. E infatti ha capito benissimo quale potrebbe essere il finale del film: 1) i contrasti all’interno della Nato, con la Germania che non vuole inviare i carriarmati a Zelensky sono lo specchio, secondo Caracciolo “della varietà degli approcci atlantici allo scontro, parallela al crescente compattamento dei russi in nome della grande guerra patriottica 2.0”; 2) “continuare sulla strada dell’invio periodico e limitato di armi all’Ucraina non basterà più, quindi bisognerà considerare l’invio di nostre truppe in Ucraina”, dice ancora Caracciolo, che poi spiega: “questo vorrebbe dire trovarsi di fronte alla scelta di fare davvero e direttamente la guerra alla Russia”.

Il direttore di Limes, non lo dice, ma ciò vorrebbe dire Terza Guerra Mondiale. L’alternativa, secondo Caracciolo, però è che la Russia prevalga. Pertanto la scelta è tra “una catastrofe” (la guerra totale) e “una vergogna” (lasciare che l’Ucraina cada)…

Sempre ieri, concludendo la sua striscia serale Il cavallo e la torre su Rai 3, Marco Damilano ha posto questa domanda: “la Nato sta pensando alla guerra con la Russia, una guerra che coinvolgerebbe anche noi, siamo pronti?” come se la guerra mondiale fosse una partita di calcio o al massimo un incontro di boxe.

Sembra quasi che anche i migliori, tra la tanta spazzatura che circola in Tv, si stiano abituando e vogliano abituare anche noi spettatori all’ipotsi ineluttabile di un conflitto con la Russia, con il pretesto di non far perdere la guerra all’Ucraina.

Caracciolo e Damilano sono due firme del giornalismo “politically correct”, diciamo pure del giornalismo liberal progressista e anche loro sembrano non solo assuefatti, ma addirittura convinti che bisognerà mandare anche le truppe… e quindi innescare la terza guerra mondiale. Che avendo le parti in conflitto in dotazione armi nucleari potrebbe anche durare pochissimo, una decina di minuti, diciamo. Perché questo è il tempo, ottimistico, che passerebbe tra un missile sparato su Mosca e la risposta sparata su Londra o Parigi o Milano…

Ovvio che Putin (che non è certo uno stinco di santo) considererebbe un eventuale invio di truppe Nato in Ucraina come una dichiarazione di guerra totale, anzi come un attacco militare. E il suo ministro della guerra Lavrov lo ha lasciato intendere piuttosto chiaramente.

Per fortuna, anche all’interno della Nato c’è chi teme questa deriva e predica cautela come il cancelliere tedesco Sholtz. In Italia invece tutto tace e i più acconsentono. In totale silenzio. Meglio parlare dei covi di Messina Denaro, del ministro Nordio e delle battaglia politica sulle intercettazioni, delle missioni di Giorgia Meloni alla ricerca del gas perduto…

In Italia della guerra in Ucraina e della possibile deriva che il conflitto può imboccare si parla poco. E non c’è traccia alcuna di quello che un tempo era il “popolo pacifista”, quello per decenni è sfilato da Perugia ad Assisi. Persino gli studenti, di solito i più sensibili alla questione, sembrano silenziati, anestetizzati. Scomparsi i sindacati, compresa la gloriosa Cgil. Perfino l’Anpi non dice una parola.

E’ vero, d’altro canto, che chiunque in questi 11 mesi esatti dall’inizio del conflitto in Ucraina, abbia provato sulla stampa, in Tv o sui social a porsi delle domande, a fare una informazione leggermente più articolata, rispetto al coro, è stato accusato di filoputinismo e di fare propaganda all’orso russo, anche se parlava di quello marsicano…  Il coro mainstream che qualcuno chiama Kombat Media ha costruito una narrazione della guerra a senso unico, senza controcanto, appiattita sulle posizioni americane e della Nato. Ha ovattato, oscurato e nascosto immagini e video sulla guerra in Ucraina che raccontavano in diretta cose diverse. Ha santificato Zelensky fino a farne una icona pop, elevandolo al rango dei Maneskin. Farà un’ospitata in video anche a Sanremo, non a caso. Qualcuno storce il naso, ma non molti.

Se nella politica che conta, nei palazzi del potere, in Tv nessuno ne parla, neanche adesso che lo spettro della terza guerra mondiale aleggia sull’Europa, come nel 1939, non è solo per miopia.  C’è anche quella, ma c’è sicuramente anche un calcolo. Far passare nell’opinione pubblica, già di per sé anestetizzata, la linea del pensiero dominante. Come? semplice: facendo diventare la guerra non uno spettro da scacciare anche dai pensieri, ma un rumore di sottofondo, solo rumore di sottofondo. Però utile, anzi indispensabile per mantenere le nostre posizioni nel mondo. Anche i frigoriferi, le pompe dell’acqua, i ripetitori per le comunicazioni emettono rumori di fondo, ma sono utili, anzi indispensabili. Insomma vogliono farci credere che la guerra mondiale sarebbe un frigorifero, non una bombola difettosa che può far esplodere tutto il condominio. E l’intero quartiere.  La trattano, quei pochissimi che ne parlano, come fosse una partita di calcio. Lo disse Churchill:«gli italiani, vanno alla guerra come fosse una partita di calcio e vanno a una partita di calcio come fosse la guerra». E per la verità è dai tempi di Churchill, dal 1945, da quando a Dongo fu fucilato Mussolini, che Gran Bretagna e Usa hanno una voglia matta di fare guerra alla Russia. Allora con la scusa di fermare il Comunismo, oggi per fermare Putin, che comunista non è e ha messo in piedi un sistema capitalista, oligarchico, più feroce del capitalismo occidentale… Solo che oggi la Russia di Putin, in guerra in Ucraina e in guerra fredda con la Nato, è alleata della Cina, dell’India, e ha rapporti con gran parte del mondo non occidentale, in Africa, in America Latina, nel sud est asiatico… Le sanzioni occidentali seguite all’invasione dell’Ucraina, non hanno affamato la Russia, che fa affari altrove. Pensare ad un negoziato subito, prima che l’Ucraina cada, ad un assetto del mondo multipolare, invece che alla guerra mondiale non sarebbe meglio per tutti? Invece di chiedersi “siamo pronti alla guerra?”, perché Damilano non si pone questa di domande?  Mentre aspettiamo la domanda e la risposta, viene in mente la canzone di De Gregori: “Si va dritti a casa senza più pensare/Che la guerra è bella anche se fa male…”. Ma mica è vero che è bella.

m.l.

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