DA “PRINCIPATO” A “FEUDO”, PIOGGIA DI MILIONI SUL BORGO DI PARRANO. LA FORTEZZA DI CHIUSI ATTENDE UN ACQUIRENTE
PARRANO – Il più piccolo dei comuni dell’alto orvietano, con meno di 1.000 abitanti, Parrano, potrebbe presto cambiare volto e prospettive. Dopo tre aste andate deserte nel giro di due anni, il Tribunale di Terni aveva pubblicato nuova procedura per la vendita di 26 suite padronali ristrutturate e del centro benessere, a cui si sommano altri quattro edifici nel centro storico adibiti ad abitazioni, magazzini, opifici ed uffici. Il prezzo a base dell’asta era sceso dai 30 milioni iniziali a 13,5, ma era prevista la possibilità di offerta minima fissata a 10,1 milioni di euro. Per questa cifra una società, rimasta segreta per alcuni giorni, si è aggiudicata “Il Principato”, ovvero il castello, simbolo stesso del comune di Parrano, una tenuta di 2.700 acri (1.090 ettari) con 23 casali, 12 piccoli laghi e alcune scuderie… Per il sindaco Valentino Filippetti (Pd) è una “buona notizia”. “L’ibernazione di questo bene – spiega Filippetti – nonostante i grandi investimenti realizzati dall’ultima proprietà aveva completamente paralizzato il nostro paese. Basti pensare che si sono accumulati centinaia di migliaia di tasse comunali non pagate. Ora vedremo i nuovi investitori che propositi hanno. Il Comune ha una linea chiara e precisa ed è quella della green community”.
La società acquirente rimasta inizialmente segreta si chiama “Nuovo Feudo Parrano” e il nome, a dirla tutta, non depone a favore. Il richiamo al “feudalesimo” rimanda a tempi bui, dove il signorotto locale aveva diritto di vita e di morte sugli abitanti, considerati sudditi e carne da macello, non certo cittadini. Vedremo, come dice il primo cittadino Filippetti, quali intenzioni e propositi avrà la nuova proprietà, l’importo pagato, anche se ridotto rispetto alla cifra inizialmente prevista, è comunque una cifra di tutto rispetto: 10 milioni di euro, non sono bruscolini, soprattutto se rapportati alla realtà di Parrano, che come dicevamo non è New York e nemmeno… Fabro.
Qualche anno fa, esattamente con un articolo del 3 settembre 2018 su queste stesse colonne davamo conto della presenza in zona di due big della politica americana: Steve Bannon, l’ex spin doctor di Trump e leader e promotore dell’Internazionale Nera, ovvero la rete dell’estrema destra sovranista, omofoba, razzista presente in tutto il mondo avvistato a Cetona e Philip Dunton Murphy, detto Phil, governatore democratico del New Jersey dal 2018, che aveva da poco acquistato una proprietà proprio a Parrano (spendendo circa 7 milioni e mezzo di euro). Murphy è un ex uomo Goldman Sachs, dove ha lavorato per 20 anni ed è molto ricco. Insomma una pioggia di milioni sul piccolo borgo dell’Orvietano…
Per un complesso immobiliare composito e suggestivo, per posizione, qualità e quantità dei beni acquistati, come il Principato di Parrano che trova un acquirente, ce ne sono altri in zona che invece sono in vendita (non all’asta) da anni e un compratore non lo trovano.
Uno è la villa La Vagnola, più conosciuta come Villa Terrosi, di proprietà dello stilista Valentino (e del suo socio Giancarlo Giammetti) a Cetona, una residenza storica settecentesca con 11 ettari di parco; 12 milioni di euro il prezzo fissato 3 anni fa dalla Christi’s Real Estate, il braccio immobiliare della famosa casa d’aste d’arte che ne cura la vendita. L’altro è la Fortezza Paolozzi a Chiusi che consta di un maniero, una torre medievale di avvistamento, un parco e alcuni edifici di pregio con ingresso da una strada del centro storico. Prezzo apparso su alcuni siti di vendite immobiliari, 2,5 milioni di euro. Il Complesso potrebbe diventare un resort, magari di lusso. Il prezzo non sembra proibitivo, eppure nessuno si è fatto avanti.
Sia la villa con parco di Valentino/Giammetti, sia la Fortezza Paolozzi (foto a destra) sono di proprietà privata e sono in vendita perché non rientrano più nei piani dei proprietari, che intendono disfarsene. Sulla vendita di Villa Terrosi/Valentino pare ci sia stato – in realtà – qualche ripensamento. Tant’è che l’operazione non è andata avanti e tutt’ora l’immobile viene utilizzato dai possessori piuttosto frequentemente.
Sulla Fortezza di Chiusi, all’inizio della legislatura 2016-2021, il gruppo consiliare del M5S di Chiusi propose una “colletta” cittadina per acquistarla e riportarla nelle mani della cittadinanza. La cosa cadde naturalmente nel vuoto. Non poteva essere quella la strada. Qualcuno si domanda se, dato l’importo consistente, ma non esorbitante, non possa farci un pensierino l’ente pubblico (il Comune, magari con qualche contributo regionale o ministeriale). Ma per farne cosa? Un parco che poi va manutenuto? un nuovo museo, da aggiungere agli altri 3 già presenti in città? Di certo il Comune non potrebbe mettersi a fare l’albergatore.
Un discorso del genere Chiusi potrebbe farlo sulla ex Fornace di via Oslavia (l’importo per l’acquisto potrebbe essere anche minore), quella sì è un’area che potrebbe avere grande interesse pubblico. Oltre alla necessità, ormai impellente di risanare un comparto urbano in completo degrado. Ma questo, rispetto ai beni storici, è un altro discorso, anche se la stessa fornace era (adesso è ridotta a rudere ormai inservibile anche come testimonianza) un sito e un simbolo di archeologia industriale. Quindi in qualche modo bene storico anch’essa. Un bene storico che se ne va inesorabilmente, mangiato da rovi e sterpaglie e sgretolato dai crolli.
m.l.