CALCIO: CHIUSI, UN CAMPIONATO CHE E’ UNA VIA CRUCIS

venerdì 09th, dicembre 2022 / 16:38
CALCIO: CHIUSI, UN CAMPIONATO CHE E’ UNA VIA CRUCIS
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CHIUSI – Vedere il Chiusi calcio ultimo in classifica in Prima categoria è una cosa che fa male al cuore. Per i biancorossi solo 4 punti in 12 partite giocate, frutto di 4 pareggi. Neanche una vittoria. Nell’utima gara, domenica scorsa, la formazione chiusina ne ha presi 4 a Pianella. Quella precedente l’aveva praticamente già vinta e invece l’ha persa nei minuti di recupero. Con due svarioni, che neanche in un film horror. Però, questo è. La fusione tra la gloriosa Polisportiva e gli “autarchici” della Asd ha sì ricomposto una frattura dopo una decina d’anni, ma non è stata un’operazione al rialzo, è stata solo l’extrema ratio per provare a tirare avanti e a far rotolare ancora un pallone ormai sgonfio a lacero…

Lontani, lontanissimi i tempi del Chiusi che dettava legge sui campi della Valdichiana e non solo. Senza andare a scavare nelle stagioni pionieristiche degli anni ’50 con i “fenomeni” Fedi, Valdarchi, Misticoni, Gori, sono ormai cartoline sbiadite anche le foto del Chiusi dei vari Fei, Jaconi, Cencini, Straccali e quello successivo che andò in serie D con il “colored” Gutema e Cucciardi, uno che dove andava vinceva i campionati. Forse il centrocampista più forte visto al comunale di Chiusi. E poi i vari Peruzzi, Ghiandai, il centravanti Calabrò, solo per ricordare i più noti. Due in serie D, una quindicina di stagioni in Eccellenza, altrettante in Promozione…  Un Chiusi in Prima Categoria non si vedeva dagli anni ’80. E mai così in fondo. Adesso rischia seriamente di scendere addirittura in Seconda.

Ma si sapeva. La squadra ha mantenuto la filosofia e un’ossatura “autarchica”, giocano i ragazzi del posto e senza percepire ingaggi. Qualche individualità prelevata dalla juniores della Polisportiva c’è. Ma nel complesso il Chiusi attuale sembra una squadra che così com’è ne potrà vincere poche. E infatti finora neanche una. Non è una colpa. E’ un dato di fatto, una costatazione. Chi gioca il suo lo fa e si danna l’anima, non si risparmia. Ma in Prima ci sono squadre più attrezzate, più esperte, più robuste, che come allenti un attimo la briglia ti puniscono e non fanno sconti alla gioventù o all’autarchia.

Ma il problema, per il Chiusi attuale, uno dei più “poveri” (e neanche tanto belli) mai visti, non è solo quello dei risultati in campo. E’ che in giro per il paese, nei bar, non si sente più nessuno discutere delle partite del Chiusi, dei giocatori, dell’allenatore. Un po’ di gente la domenica allo stadio ci va, ma ormai è un pubblico di aficionados, il tifo di massa e di paese non c’è più. Non c’è più il coinvolgimento emotivo della piazza. Forse tutto ciò è legato anche all’andamento faticoso e fallimentare della squadra. Non c’è gusto ad andare a veder perdere la propria squadra sempre. Così, diciamolo, più che un campionato sembra una via crucis.

Il Chiusi ha un nome e un blasone da difendere, non può scivolare nei bassifondi dei dilettanti, in modo così inglorioso. Qualcosa la società, anche se si tratta di una società rifondata praticamente dal nulla, dovrà fare. Magari qualche innesto, almeno uno o due per cercare di risalire la china. Cosa certo non facile, dato che la quart’ultima, l’Atletico Piazze, ha 8 punti in più (12). Però il campionato è lungo, mancano 3 partite alla fine del girone d’andata e tutto il ritorno.

E’ successo a tante squadre di ripartire da zero o quasi. Anche al Chiusi, negli anni ’70-80… ma allora c’era più entusiasmo, più passione, il pallone era argomento di discussione quotidiano anche se i campi erano pieni di fango. Oggi si gioca su campi sintetici che sembrano biliardi, ma è il resto che manca. Ci piacerebbe, ma crediamo piacerebbe anche ai giocatori, che la squadra tornasse a sentire la pressione dei tifosi, pure l’incazzatura per le partite perse malamente o per gli errori sotto porta… Non c’è avversario peggiore dell’indifferenza. Del silenzio che è più grigio e pesante di queste giornate uggiose…

m.l.

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