IL GOVERNO HA PAURA DELLE “ZECCHE”… IL DECRETO ANTI-RAVE E’ SOLO ANTI RAVE? E’ COSTITUZIONALE?

giovedì 03rd, novembre 2022 / 14:48
IL GOVERNO HA PAURA DELLE “ZECCHE”… IL DECRETO ANTI-RAVE E’ SOLO ANTI RAVE? E’ COSTITUZIONALE?
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Il primo provvedimento ufficiale del governo Meloni, il decreto legge 31 ottobre 2022, n. 162, introduce un nuovo reato: invasione di terreni o edifici per raduni pericolosi per l’ordine pubblico o l’incolumità pubblica o la salute pubblica. Parliamo del decreto anti -Rave party. Però il termine rave party nel testo non compare. Il che fa presupporre che il governo intenda sì colpire e reprimere i raduni giovanili illegali, ma anche mettere le mani avanti e intimidire e reprimere anche altri contesti: le occupazioni scolastiche e delle fabbriche, i presidi operai dentro i cancelli di una fabbrica o degli operatori sanitari davanti ad un ospedale a rischio chiusura (come quelli che ci sono stati di recente alla Trafomec di Tavernelle e davanti all’ospedale di Castiglione del Lago, per esempio) feste di spiaggia un po’ rumorose e alcoliche, cortei di tifosi…  Basta che siano più di 50 persone, che può scattare l’intervento della Polizia in assetto antiguerriglia…

Il rave di Modena, conclusosi con lo sgombero pacifico e concordato, sembra insomma solo un pretesto. Due giorni fa Sergio Cofferati, in una trasmissione Tv spiegava che da sindaco di Bologna si trovò a dover fronteggiare rave e raduni più problematici di quello di Modena e l’attuale ministro Piantedosi, da prefetto del capoluogo emiliano agì di concerto con lui in tutt’altra maniera. “Avrà cambiato idea”, ha detto Cofferati, lasciando intendere che spesso contrariamente a quanto afferma il proverbio, è l’abito che fa il monaco. E da ministro dell’Interno Piantedosi sembra essersi subito uniformato e allineato alla linea Salvini ai tempi del governo giallo-verde e anche a quella del predecessore di Salvini, Minniti…

Il testo del decreto nell’indicare il reato che si vuole reprimere recita:

L’invasione di terreni o edifici per raduni pericolosi per l’ordine pubblico o l’incolumità pubblica o la salute pubblica consiste nell’invasione arbitraria di terreni o edifici altrui, pubblici o privati, commessa da un numero di persone superiore a cinquanta, allo scopo di organizzare un raduno, quando dallo stesso può derivare un pericolo per l’ordine pubblico o l’incolumità pubblica o la salute pubblica. 

Che cosa significa invasione? E sulla base di quali elementi e valutazioni si definisce il pericolo per l’ordine pubblico, l’incolumità pubblica o la salute pubblica? La risposta dipende di fatto dall’interpretazione delle forze dell’ordine, prima, e dei giudici, poi. Insomma la polizia e i questori potrebbero agire con una certa discrezionalità. E questo contrasta con i principi del diritto penale italiano.  Le norme penali devono definire nella forma più chiara possibile reati e sanzioni, e, secondo il principio di determinatezza, i fatti di reato devono essere verificabili, cioè suscettibili di essere accertati e provati empiricamente in giudizio.

In secondo luogo come viene stabilita la pericolosità sociale del “raduno”? I reati penali sono definiti secondo il principio di offensività: perché vi sia un reato, ci deve essere il danno a un bene giuridico. Alcuni delitti, considerati particolarmente gravi dalla legge, prevedono però l’anticipazione della tutela: l’offesa al bene giuridico non è il danno, ma la sua messa in pericolo. Ad esempio il reato di strage prevede una pena di 15 anni anche se la strage è stata solo tentata e non ci sono stati morti, perché l’incolumità pubblica è stata comuque messa in pericolo…

Per chi organizza o promuove invasioni al fine di “raduni pericolosi” dai quali “può derivare un pericolo”, la nuova norma prevede una pena compresa fra tre e sei anni e la multa tra 1.000 e 10 mila euro, mentre la sola partecipazione al raduno prevede una pena diminuita (di quanto?). “Organizzare o promuovere un rave-party, o qualunque altro “raduno pericoloso”, è insomma punito con maggior durezza rispetto a picchiare qualcuno provocandogli una malattia nel corpo o nella mente (art. 582 c.p., lesioni personali, pena da sei mesi a tre anni) o a costringere qualcuno a fare, tollerare o non fare qualcosa con violenza o minaccia (art. 610 c.p., violenza privata, pena fino a quattro anni). Inoltre, il fatto che la pena parta da tre anni di reclusione rischia di limitare il ricorso alla sospensione condizionale della pena. La cosiddetta condizionale è lo strumento attraverso cui, in caso di condanne brevi di soggetti incensurati, la pena non viene eseguita, a meno che il condannato non commetta altri reati nei cinque anni successivi (e, nel qual caso, sconterà sia la pena sospesa, sia l’ulteriore condanna).  La sospensione condizionale si applica, su valutazione del giudice, se la condanna è inferiore a due anni (o inferiore a due anni e mezzo se il reo è un giovane adulto, cioè ha un’età compresa tra diciotto e ventuno anni, o inferiore a tre anni se è minorenne): prevedere per un reato un minimo di tre anni di reclusione implica quindi escludere il ricorso a questo istituto giuridico e collegare automaticamente l’organizzazione o promozione di raduni “pericolosi” al carcere”. Così scrive Roberta Covelli su Valigia Blu

Ma c’è di più: il quarto comma del decreto prevede anche “la confisca obbligatoria delle cose che servirono o furono destinate a commettere il reato”.

Di norma, scrive ancora Roberta Covelli, “una confisca simile è facoltativa: è il giudice a decidere per l’espropriazione, in base alla pericolosità concreta delle cose usate per il reato. I casi di confisca obbligatoria sono invece relativi al prezzo del reato (ad esempio, la tangente in un caso di corruzione o il compenso al sicario per un omicidio) o le cose intrinsecamente criminose, come armi, sostanze stupefacenti, oggetti contraffatti, denaro falso. In questo caso, invece, sollevando il giudice da ogni valutazione in concreto, si impone in astratto la confisca obbligatoria.

Inoltre la nuova norma prevede anche l’applicazione delle misure di prevenzione, come la sorveglianza speciale, anche agli “indiziati” del reato di invasione per raduni pericolosi. Con ciò equiparandoli di fatto agli indiziati di reati di mafia, eversione, terrorismo. Il che appare francamente esagerato. E ricorda il “confino” e i “Vsp”, vigilati speciali  politici”, del ventennio.

Serviva istituire un nuovo reato e nuove norme e sanzioni? Nel nostro ordinamento esistono già norme che dichiarano illecite certe pratiche e che prevedono per esse specifiche sanzioni. Esiste il reato di invasione di terreni o edifici (art. 633 c.p.), la cui pena è stata peraltro inasprita dal primo decreto Salvini. C’è pure il delitto di violazione di domicilio, con pene da sei mesi a tre anni (art. 614 c.p.), e ovviamente, nel caso in cui ci siano danni alle cose, o minacce o violenza alle persone, non mancano reati previsti (e puniti) dal codice penale. Nei casi ancora più gravi, di raduni distruttivi, esiste perfino il reato di devastazione e saccheggio, con pene dagli otto ai quindici anni.

Il governo Meloni avrebbe potuto spingere perché fosse varata una legge, in tempi brevi, senza necessità di ricorrere alla decretazione d’urgenza. È difficile allora non vedere nella decisione una precisa scelta politica, quella di sottolineare il potere e l’azione dell’esecutivo. Il mettere le mani avanti, appunto, per far capire che vento tira e tirerà.

E poi perché al raduno fascista del 28 ottobre a Predappio, dove i partecipanti hanno celebrato il centenario della Marcia su Roma, violando le norme che vietano la ricostituzione del partito fascista e la propaganda e i richiami al fascismo, e quindi poteva essere considerato un raduno pericoloso, la polizia non è intervenuta sgomberando l’area come è successo a Modena per il rave party? Perché non è stato mai sgomberato l’edificio pubblico occupato illegalmente da Casa Pound?  Perché non sono stati “dispersi” e sanzionati i tifosi organizzati dell’Inter che domenica scorsa hanno impedito a molta gente di sedersi allo stadio (in quanto loro dovevano celebrare con la curva vuota un capo ultras pluripregiudicato morto ammazzato)?

La risposta è semplice: perché probabilmente l’obiettivo del nuovo governo a trazione post fascista è proprio quello di intimidire un certo tipo di ambienti e di dissenso, non solo l’illegalità. Quanti studenti non manifesteranno per paura di finire in carcere, o di dover affrontare un processo? quanti operai e operaie ci penseranno due volte prima di occupare un piazzale e fare un presidio davanti ad una fabbrica? Quanti musicisti non parteciperanno a raduni organizzati da centri sociali, per paura che siano considerati pericolosi, rischiando la confisca obbligatoria di strumenti, mixer, amplificatori? E quanto peserà la discrezionalità interpretativa del pericolo da parte di questori, prefetti chiamati a garantire l’ordine pubblico?

Il Governo Meloni non è il primo a ricorrere alla decretazione d’urgenza e non è il primo a inasprire le norme repressive.

Lo fece Maroni con il pacchetto sicurezza  (L. 92/2008) che imponeva ai medici di denunciare per esempio gli stranieri senza permesso di soggiorno,  lo rifece successivamente Salvini con una i decreti sicurezza, ma lo hanno fatto anche i governi di centro sinistra con il Decreto Minniti-Orlando del 2017 sulla “sicurezza urbana” e lo fece anche il Governo Renzi vietando per esempio la residenza e l’allaccio delle utenze a chi occupa immobili e alloggi, anche se in condizione di necessità… La smania repressiva è bipartisan.

Con una nota diffusa ieri l’ANPI, l’Associazione Nazionale Partigiani Italiani prende posizione contro il decreto Piantedosi, definendolo “allarmante”, perché “limita la libertà di associazione tutelata dall’art.17 della Costituzione”. L’Anpi partendo dalle medesime considerazioni e domande poste in questo articolo, si dice pronta ad assumere ogni iniziativa legittima a tutela della Costituzione, a partire da una eccezione di incostituzionalità del provvedimento in oggetto.

E in effetti che per il Governo il problema principale in questo momento siano i rave party e non lo sia un raduno di nostalgici del Duce, lascia perplessi. Ma non stupisce. Giorgia Meloni e molti suoi ministri e perfino il presidente del Senato vengono da quel mondo lì, da un partito che ha la fiamma del Msi nel simbolo, un mondo che i ragazzi dei centri sociali e dei rave party non li ha mai sopportati, li ha sempre definiti “zecche rosse” e quando ha potuto li ha pure presi a sprangate… Ora che sono al governo, i post fascisti come primo provvedimento se la prendono proprio con loro. Hanno paura delle… “zecche”, evidentemente. E mandano segnali.

Che poi i giovani dei rave siano socialmente e politicamente pericolosi, e più pericolosi di altri, anche se espressione di una cultura off e antagonista, fuori circuito, è tutto da dimostrare. A Modena, per esempio, si sono dimostrati ragionevoli e scaltri: non si sono fatti bastonare, contrariamente al Pd, alla cosiddetta radicale e ai 5 Stelle che alle elezioni del 25 settembre, per ignavia e protervia se le son fatte dare di santa ragione…

m.l.

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