IL 12 GENNAIO IL PROCESSO ALLA MADRE CHE UCCISE IL FIGLIO DI DUE ANNI A PO’ BANDINO. PER LO STUPRO IN DISCOTECA, PEPPICELLI RESTA IN CARCERE. IL 18 L’INCIDENTE PROBATORIO

mercoledì 09th, novembre 2022 / 17:58
IL 12 GENNAIO IL PROCESSO ALLA MADRE CHE UCCISE IL FIGLIO DI DUE ANNI A PO’ BANDINO. PER LO STUPRO IN DISCOTECA, PEPPICELLI RESTA IN CARCERE. IL 18 L’INCIDENTE PROBATORIO
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PERUGIA – Successe poco più di un anno fa, il 1 ottobre 2021. Una giovane madre si presentò in un supermercato di Po’ Bandino con un bambino in braccio, morto. Sanguinante. Fu arrestata per omicidio. Per giorni i carabinieri setacciarono l’area intorno al rudere dell’ex azienda elettrica Terni, in cerca dell’arma del delitto. Mai trovata. Ma che si trattasse di omicidio non vi erano dubbi. Ieri mattina Katalina Erzsbert Bradacs, ex ballerina di origini ungheresi, che in passato aveva frequentato il locale a luci rosse Cavallino Bianco di Chiusi, è stata rinviata a giudizio dal Giudice per l’Udienza preliminare di Perugia Margherita Amodeo. La prima udienza è fissata per il 12 gennaio 2023. L’accusa è omicidio. La donna peraltro ha confessato. “L’ho ucciso io, ma non ricordo nulla” ha detto più volte in questi mesi e lo ha ripetuto anche ieri mattina davanti al Gup…
Katalina è stata a lungo sottoposta in questi 13 mesi allo studio dei periti nominati dal Tribunale per tracciare il suo profilo psichiatrico, che pare ancora oggi rimanga piuttosto nebuloso. Così come ancora non sono chiare le motivazioni che scatenarono la follia omicida della donna nei confronti del figlio di appena due anni.
Si parlò di vendetta nei confronti del marito che l’aveva lasciata, ma sono solamente vaghe ipotesi. La dinamica dell’infanticidio che si consumò all’interno dell’area commerciale tra Chiusi e Po’ Bandino (frazione di Città della Pieve),è stata pressoché tutta ricostruita. La donna stando al suo racconto, arrivò nell’area e approfittando di una falla della recinzione metallica che circondava un edificio della ex Terni, abbandonato, entrò nello stabile e lì avrebbe commesso il delitto.
Un delitto efferato, commesso con violenza colpendo il corpicino con numerose coltellate. Un delitto però senza apparenti motivazioni plausibili, se non quella di un raptus. O di un atto sconsiderato per “punire” qualcun altro (il marito)…
In ogni caso un delitto come ce ne sono stati tanti in Italia e altrove. Si pensi a Cogne. O ad altri casi. In Italia dal 2010 ad oggi sono stati commessi 268 figlicidi, una media di quasi uno ogni due settimane: nel 55,6% dei casi (149 in valori assoluti) si tratta di bambini con meno di 12 anni, in dettaglio 106 di età compresa tra 0 e 5 anni (il 39,7%) e 43 tra 6 e 11 anni (16,2%). Non si è trattato di un caso isolato, purtroppo.
Decisivi per la  ricostruzione della dinamica del fatto sono stati i filmati delle telecamere di sicurezza disseminate nella zona, che è una zona commerciale con 3 supermercati, alcuni grandi magazzini, negozi, concessionarie di auto e attività artigianali, bar, a metà strada tra Chiusi Scalo e Po’ Bandino. La donna è stata ripresa mentre esce dal rudere con il bambino in braccio, come la Pietà di Michelangel. Con quel “fagottino” entrerà in un supermercato, lo adagerà sul nastro trasportatore della cassa e chiederà aiuto, non opporrà alcuna resistenza all’arrivo delle forze dell’ordine…
Da quel momento in poi però Katalina ha fornito diverse versioni sulla dinamica dell’atroce delitto, dalla caduta del bimbo in un parcheggio, palla comparsa  nel suo racconto di un fantomatico “uomo nero”, che li avrebbe aggrediti entrambi, mostrando il suo braccio ferito da una coltellata, che si capì subito essere stata volontaria, così anche l’accusa precisò: insomma una messinscena. Infine un’altra versione, quella di aver lasciato nella carrozzina il figlio dormiente, di essersi allontanata e di aver intravisto un uomo extracomunitario allontanarsi. Storie che  in contraddizione l’una con l’altra che non stavano in piedi. Poi c’è un particolare che per l’accusa segna un punto fisso sulla vicenda e ha permesso di convalidare l’arresto. Infatti Il giorno prima del delitto, la donna fu fermata per un controllo dai carabinieri che trovarono nella sua borsetta un coltello. Lei sostenne che se lo portava dietro, perché intimorita dalla presenza di immigrati pericolosi precisando testualmente che “i neri violentano le donne e ammazzano i bambini”. In pratica descrisse il delitto che avrebbe commesso poi il giorno dopo. La difesa della donna ha sempre perorato la tesi della totale incapacità di intendere e di volere di Katalina. Il 12 gennaio comincerà il processo e ne sapremo di più.
Sempre da Perugia, fronte giudiziario, arriva la notizia (per la verità di qualche giorno fa) che il tribunale del riesame ha rigettato l’istanza di scarcerazione presentata dal difensore di Simone Peppicelli, il 53enne chiusino accusato di violenza sessuale aggravata nei confronti di una ragazza di 22 anni all’interno della discoteca The box di Città della Pieve. Peppicelli resta dunque in carcere a Terni, dove è stato trasferito da qualche giorno. L’incidente probatorio è fissato per il  18 novembre, quando la ragazza che ha denunciato la violenza sessuale e le altre tre che hanno denunciato di essere state molestate la stessa sera, saranno sentite dal Gip del tribunale di Perugia.
L’accusato che nel primo interrogatorio si è avvalso della facoltà di  non rispondere, facendo scena muta, si professa innocente e parla di rapporto consensuale nel caso della ventiduenne e di atteggiamenti non libidinosi e comunque fraintesi negli altri casi. Secondo le testimonianze raccolte dai carabinieri, invece, non si può parlare di “consenso” per il rapporto consumato in ufficio: la ragazza aveva già avuto un malore dovuto ad eccesso di alcol e lui avrebbe continuato a farla bere per poterne approfittare. Il questore di Perugia, Giuseppe Bellassai, ha disposto inoltre la sospensione della licenza del locale The Box. La discoteca resterà chiusa fino al 30 novembre. Gli agenti, infine, hanno notificato in carcere all’imprenditore arrestato un Daspo urbano, emesso nei suoi confronti sempre dal questore: per i prossimi due anni, indipendentemente dal processo in questione, l’uomo dovrà stare alla larga da discoteche, sale da ballo e locali notturni della provincia di Perugia.
r.c.
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