CHIUSI, I PODEMOS LASCIANO LA MAGGIORANZA. FARANNO UN GRUPPO AUTONOMO. SONNINI E IL PD RESTANO SOLI

venerdì 18th, novembre 2022 / 11:14
CHIUSI, I PODEMOS LASCIANO LA MAGGIORANZA. FARANNO UN GRUPPO AUTONOMO. SONNINI E IL PD RESTANO SOLI
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CHIUSI – Lo strappo è conclamato. Non è più una congettura, una eventualità. Ora c’èa anche l’ufficialità. Al termine del secondo round della verifica di maggioranza tra Pd e alleati, i Podemos hanno infatti deciso l’uscita dalla maggioranza consiliare. Con una nota inviata alla stampa infatti la componente di sinistra della coalizione che sostiene Sonnini annuncia la decisione di costituire un gruppo consiliare autonomo. Daria Lottarini e Lorenzo Magnoni eletti nella lista di centro sinistra insieme al Pd, non passano all’opposizion,e ma fanno un passo di lato. Si staccano da coro, e d’ora in avanti valuteranno, di volta in volta, il da farsi. Ecco, di seguito il testo del comunicato di Possiamo:

Possiamo Sinistra per Chiusi comunica che i consiglieri comunali Lorenzo Magnoni e Daria Lottarini, eletti con la lista Centrosinistra per Chiusi, daranno vita ad un gruppo autonomo in seno al Consiglio comunale. Tale decisione è dettata dalla necessità di assumere un ruolo più autonomo rispetto alla maggioranza che abbiamo contribuito a far eleggere un anno fa. Ciò è scaturito principalmente in seguito a divergenze su alcune scelte, relativamente sia al merito che al metodo, in ultimo la posizione assunta dal PD e dal Sindaco riguardo alla stazione Alta velocita,  in cui e venuto meno il necessario confronto. Il senso di responsabilità ci ha guidato fin dall’insediamento del nuovo consiglio comunale, ma il protrarsi di difficolta dovute ad una scarsa programmazione e condivisione all’interno della maggioranza ci inducono a ritenere che, dando vita ad un gruppo distinto, potremo continuare a portare avanti con più chiarezza e autodeterminazione il programma per cui siamo stati eletti. Con ciò crediamo di rispondere anche alle aspettative degli elettori che vedevano in questa Coalizione un rinnovamento e un nuovo metodo partecipativo, in cui il confronto fosse un valore e un obiettivo a cui mirare. Nonostante la consapevolezza che questa decisione sia una presa d’atto di una sconfitta rispetto ad un progetto in cui avevamo riposto molte aspettative, ci sentiamo in dovere e motivati a portare avanti quegli obiettivi programmatici che abbiamo contribuito a costruire, nell’interesse dei cittadini e del paese. Nei prossimi giorni si terrà una conferenza stampa dove potremo approfondire le motivazioni della nostra scelta e gli obiettivi che ci proponiamo.
Come si vede, il passo di lato, l’uscita dalla maggioranza consiliare avviene in polemica con il Pd ed è dettata da motivazioni essenzialmente politiche: “divergenze su alcune scelte, relativamente sia al merito che al metodo, in ultimo la posizione assunta dal PD e dal Sindaco riguardo alla stazione Alta velocità,  in cui è venuto meno il necessario confronto”. 
Insomma i Podemos accusano il Pd di non aver coinvolto gli alleati e loro in particolare, unica forza rappresentata in consiglio, e di aver assunto posizioni che come componente di sinistra non condividono. Citano la questione della stazione in linea, ma in precedenza c’erano state le divergenze sula guerra e sull’invio di armi all’Ucraina e pure l’indicazione di voto da parte dei Podemos, per Unione Popolare alle recenti politiche, cioè per un rassemblement alternativo e concorrente rispetto al Pd e Sinistra Italiana. Avvisaglie più che chiare di un rapporto sfilacciato e difficilmente ricucibile.
Adesso Luca Scaramelli & C. hanno messo anche il timbro ufficiale sulla rottura. “Necessità di assumere un ruolo più autonomo rispetto alla maggioranza che abbiamo contribuito a far eleggere un anno fa”, scrivono i Podemos, che nel loro comunicato insistono sul “protrarsi di difficolta dovute ad una scarsa programmazione e condivisione all’interno della maggioranza”. E questo significa che anche i tentativi di ricucire sono andati a vuoto. Per quanto riguarda il futuro “ci sentiamo in dovere e motivati a portare avanti quegli obiettivi programmatici che abbiamo contribuito a costruire, nell’interesse dei cittadini e del paese”, scrivono ancora i Podemos, il che significa, come abbiamo già accennato, che Daria Lottarini e Lorenzo Magnoni voteranno, valutando di volta in volta, a favore quando si tratterà di decidere su questioni inserite nel programma che loro stessi hanno contribuito a stilare, contro, senza alcun vincolo di coalizione, quando lo riterranno necessario.
Sono delusi e amareggiati i Podemos chiusini. i quali si dicono consapevoli che “questa decisione sia una presa d’atto di una sconfitta rispetto ad un progetto in cui avevamo riposto molte aspettative”. In effetti, se l’uscita dalla maggioranza dei due consiglieri di Possiamo lascia comunque al Pd la possibilità di andare avanti come monocolore, con una maggioranza di 7 consiglieri, sindaco compreso, contro i 4 delle opposizioni più i due Podemos (totale 6), che può essere sufficiente per governare, dal punto di vista politico è una sconfitta generale del centro sinistra. La fine ingloriosa del progetto politico messo in campo nel 2021. Il campo largo chiusino, che doveva fare da modello per la Toscana e l’Italia si è dissolto in meno di un anno (perché lo sfaldamento è cominciato già sei mesi fa con le dimissioni da coordinatore di Marco Nasorri e proseguito con l’uscita dalla coalizione del Psi). E’ la debacle senza appello della linea imposta dal vertice locale del Pd. La linea Cardaioli è naufragata fragorosamente. La segretaria ha portato la nave sugli scogli e adesso ha finito pure le scialuppe di salvataggio.
Dopo un epilogo del genere rimane difficile capire come lo stesso vertice Pd possa rimanere in sella. I Podemos dal canto loro, mostrando una buona dose di capacità autocritica e onestà intellettuale e politica ammettono l’errore e adesso, con coraggio, prendono le distanze da una situazione a loro giudizio non più sostenibile.
Il Pd chiusino dal 2021 non solo ha continuato a perdere voti e adesso ha la destra a soli 150 voti di distanza, ma ha perso per strada anche gli alleati. Gianluca Sonnini da sindaco con la maggioranza più larga mai vista a Chiusi si ritrova adesso, a distanza di un anno dalle elezioni, a governare con un monocolore e una maggioranza risicatissima (+1). Da sindaco sostenuto sia dalla maggioranza che dalle opposizioni della precedente legislatura si ritrova ad essere solo l’ago della bilancia in consiglio, detentore di quell’unico voto che può fare la differenza nell’approvazione o meno delle delibere.
Qualcuno dirà, sì, ma anche il Pci ha governato da solo, ai tempi, che problema c’è? Il problema è che il Pci aveva il 66% dei voti, quando a votare ci andava il 95% degli aventi diritto. Due elettori su tre votavano Pci. Oggi il Pd da solo prende 1.200 voti (dato politiche del 25 settembre) su 6000 aventi diritto, meno di 1 su 3…  La differenza è sostanziale.
Secondo gli alleati che hanno lasciato la compagnia – prima il Psi, adesso Possiamo –  il Pd chiusino non ha saputo/voluto gestire l’attività amministrativa come si fa quando si è in una coalizione, evitando confronto e coinvolgimento dei partners e non si è fatto scrupolo di assumere posizioni che gli alleati non condividevano. Adesso, con i Podemos che cambiano banco nell’aula consiliare, sulla graticola si trova il sindaco Sonnini, che per 4 anni ancora dovrà fare salti mortali ed equilibrismi per portare avanti il mandato. Può sperare, certo, nel voto favorevole su alcune questioni da parte dei Podemos, qualche volta della lista Barbanera (finora ne ha votate parecchie) e dovrà sperare che a nessuno dei suoi venga mai neanche un raffreddore… Ma durare 4 anni in una situazione del genere non sarà facile.
Dopo le elezioni del 2021, Sonnini vincitore, si disse molto soddisfatto della coalizione che lo aveva sostenuto, “è una coalizione che sento mia” dichiarò, marcando in questo una differenza con il suo predecessore, che due delle forze politiche dell’alleanza le aveva contro. Adesso quella coalizione “sua”, Sonnini non ce l’ha più. Paradossalmente però a far saltare il banco non sono state le defezioni e gli abbandoni di Nasorri, del Psi e di Possiamo, quanto la rigidità e l’incapacità del Pd di tenere insieme la baracca. Bettollini fu “tradito” dal suo partito che per vari motivi già dal 2020 decise di non ricandidarlo, lo stesso Sonnini è stato in qualche misura “ingannato” sbandierando una coalizione larga e forte, che forte non era e stava insieme per scommessa, come fosse legata con lo spago…  Infatti è durata solo un anno.
I Podemos nel loro comunicato parlano di “senso di responsabilità” e probabilmente non faranno cadere Sonnini con agguati o tranelli in consiglio. Ma il sindaco dovrà stare attento a dove mette i piedi e probabilmente dovrà concedere adesso più di prima agli ex alleati. Tra i tanti errori e danni che il Pd ha fatto in questi ultimi anni, tanto da essere, anche a livello nazionale, sull’orlo di una crisi di nervi e quindi dell’implosione, prima di celebrare il congresso, c’è anche questo: l’implosione della maggioranza chiusina.
Probabile che il Pd a Chiusi proverà a dare la colpa agli alleati irrequieti e pretenziosi. Ma la maggior parte della colpa è sua, perché ha costruito un castello di carta, improbabile e fasullo e per di più non ha fatto nulla per renderlo stabile. Il collante dell’antibettollinismo è servito a mandare a casa Bettollini e a vincere le elezioni, ma per il resto non ha dato risultati. I Podemos, che pure ci avevano puntato forte ammettono di aver fatto una cazzata (il termine è di Luca Scaramelli) e adesso ne traggono coerentemente le conseguenze.  Il Pd non lo ha fatto. E questo non depone a suo favore. Qualche giorno fa, con la “verifica di maggioranza” in corso in Pd in un post sulla sua pagina facebook scriveva così: “Oltre a lavorare per il livello nazionale c’è un livello più vicino a noi che richiede lavoro e condivisione, è quello comunale. A distanza di un anno dalle ultime elezioni amministrative, il Partito Democratico chiede un confronto politico/amministrativo pubblico che coinvolga tutta la coalizione sia per senso di responsabilità verso una comunità sia perché è giusto tornare davanti ai cittadini per rendere conto del lavoro fatto e non lasciare le valutazioni ai rumors o ai sentito dire”. Domanda n. 1: ma chi lo dovrebbe convocare il confronto pubblico? Domanda n.2: quale coalizione?
m.l.
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