I BRONZI DI SAN CASCIANO, IL “VATICANO DEGLI ETRUSCHI” A ORVIETO… CI MANCA SOLO IL MAUSOLEO DI PORSENNA

giovedì 17th, novembre 2022 / 15:57
I BRONZI DI SAN CASCIANO, IL “VATICANO DEGLI ETRUSCHI” A ORVIETO… CI MANCA SOLO IL MAUSOLEO DI PORSENNA
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Dopo la straordinaria scoperta dei Bronzi del Bagno Grande a San Casciano dei Bagni, c’è un altro sito archeologico che continua a restituire tesori e a raccontare una storia straordinaria. Quella degli Etruschi che si fecero romanizzare, ma evitarono il bagno di sangue e probabilmente continuarono ad essere etruschi per molto tempo ancora, dopo la romanizzazione…  Il sito non è lontano da San Casciano. Anzi, dal paese termale senese, guardano verso sud si vede bene la rupe sotto cui è ubicato, a una ventina di chilometri in linea d’aria. Parliamo di Orvieto e del “Fanum Voltumnae”, il “luogo celeste” o “santuario federale”, dove i capi delle città della Dodecapoli etrusca si riunivano periodicamente. Su primapagina, all’epoca cartaceo, quando una quindicina di anni fa fu individuato lo definimmo “il Vaticano degli Etruschi”. Oggi qualcuno, più che al Vaticano lo paragona alla Commissione Europea di Bruxelles.

Lì, nel “campo della Fiera” di Orvieto, sono stati riportati alla luce un tempio, alcune strade, pavimenti con mosaici, statue e sculture e, solo tre mesi fa, vasellami, anche di epoche successive. Tutto materiale utile a riscostruire la storia del popolo più misterioso che abbia abitato la penisola e che il “federalismo” amministrativo e politico lo sperimentava già 2.500 anni fa, proprio qui, nella “terra di mezzo”.

La Dodecapoli era composta da 12 città stato, che costituivano la Lega Etrusca:  Arezzo, Cerveteri, Chiusi, Orvieto, Populonia, Roselle, Tarquinia,  Veio, Vetulonia, Perugia, Volterra e Vulci. Più tardi si aggiunsero forse Cortona, Fiesole e Faleri (Civita Castellana)…

Nel Fanum Voltumnae nel territorio della città di Volsinii  (l’attuale Orvieto), luogo baricentrico, si riunivano per discutere degli affari politici ed economici, per le celebrazioni religiose, per partecipare a un importante mercato e (secondo alcuni) per eleggere il capo della federazione (lo Zilath mech rasnal).

Come a San Casciano dei Bagni il santuario ritrovato dedicato ad Apollo, al benessere e alla fertilità, anche il Fanum è un sito di proporzioni ragguardevoli, su cui si è cominciato a indagare e scavare già nel 1400, con gli scavi che però hanno avuto una accelerazioni e risultati importanti negli ultimo 22 anni. Dicevamo prima di reperti significativi: le basi su cui sarebbero state collocate delle statue, depredate dai romani, una fontana monumentale, resti di edifici, poi bronzetti e vasi, il tutto in un’area di circa 5 ettari.

Si sa, tramite le cronache degli storici romani, ad esempio Tito Livio, che nel Fanum Voltumnae si tenevano annualmente le riunioni delle città stato, il G12 dell’epoca, che coincidevano con cerimonie religiose, perché gli incontri dovevano tenersi sotto la protezione di una qualche divinità, ma vi si tenevano anche fiere, mercati, spettacoli… Nel Fanum fu deciso -pare – il no della Lega Etrusca all’appoggio militare alla città di Veio, assediata dai romani… Gli Etruschi non soccorsero Veio, come l’Unione Europea e la Nato hanno fatto con l’Ucraina, e Veio cadde in mano romana, così come successe nel 264 a.C. con Volsinii (Orvieto) dove i Romani, racconta Plinio il Vecchio, saccheggiarono 2 mila statue di bronzo…

Che il sito imponente rinvenuto al Campo della Fiera di Orvieto sia effettivamente il Fanum Voltumnae non è certo al 100%, ma gli archeologi che vi hanno lavorato e vi stanno lavorando sono convinti che sia così. Secondo la prof Simonetta Stopponi che dai primissimi anni 2000 ha seguito lo scavo fa notare che il numero di statue citato da Plinio il Vecchio, per quanto probabilmente sovrastimato (i romani usavano esagerare sempre quando parlavano di nemici o popoli e paesi conquistati, per accrescere la gloria di Roma), fa pensare che fosse proprio quello il ” luogo celeste” dove si riunivano i capi della Dodecapoli.  Ci sarebbe anche un altro indizio: delle decorazioni in terracotta tipiche degli edifici sacri etruschi, rinvenute da un orvietano nel 1876, oggi custodite al Pergamon Museum di Berlino…

La stessa archeologa è convinta il Fanum Voltumnae abbia avuto il suo momento di massimo splendore tra il VI e il V secolo a.C. ma abbia mantenuto la sua funzione anche dopo la conquista di Orvieto e dell’Etruria da parte dei Romani, in questo segnando una sorta di analogia con il Santuario termale di San Casciano Bagni: la resilienza degli etruschi dopo la romanizzazione.

Ma Simonetta Stopponi va anche oltre, affermando che il Fanum abbia continuato a rappresentare un luogo di incontro particolare anche dopo l’avvento del Cristianesimo e fino al Medioevo. Testimonianza di ciò sarebbero le circa 300 maioliche del XIII e XVI secolo, tra cui spicca la fiaschetta di un pellegrino della metà del Duecento, riportate alla luce nell’agosto scorso in un pozzo profondo circa 8 metri…

Una storia lunga una ventina di secoli, quella del sito orvietano che può restituire ancora altri tesori e può contribuire a riscrivere, come il Santuario di San Casciano, la storia degli Etruschi e della loro romanizzazione.

E Chiusi, con il suo Porsenna, il lucumone più famoso della Dodecapoli, che giunse a sfidare la potenza di Roma (e se non fosse stato per Orazio Coclite e Muzio Scevola chissà come sarebbe andata a finire), in tutto questo come si colloca?

Il santuario di San Casciano era nel territorio chiusino, come molte tombe rinvenute di recente (quella della “quadriga infernale” di Sarteano, la tomba di Lars a Poggiovalle nel comune di Città della Pieve, il tempio della Macerina a Chianciano, la necropoli di Tolle alla Foce, sempre nel comune di Chianciano…), ma adesso con le scoperte del Fanum Voltumnae a Orvieto e del tempio con bagno termale a San Casciano, che hanno dimensioni mai viste, che sono luoghi in cui si riunivano i vivi e non servivano solo a seppellire i morti, luoghi che stanno restituendo tesori inimmaginabili, per quantità e qualità, Chiusi ne esce quasi annichilita.

Un tempo i reperti trovati nell’agro chiusino sarebbero finiti nel Museo di Chiusi, che è un museo nazionale, l’unico nella Terra di mezzo. Adesso giustamente invece i reperti rimarranno nel paese in cui sono stati riportati alla luce. E’ successo con il tempio di Chianciano, con la “tomba della Quadriga” di Sarteano, succederà, con i 24 bronzi di San Casciano e probabilmente con i resti del Fanum ad Orvieto.

Chiusi, per stupire il mondo e tornare sotto i riflettori in mondovisione ha solo una possibilità: che qualcuno trovi il favoloso Mausoleo di Porsenna, con la famosa chioccia e 5 mila pulcini tutti d’oro su cui tanti, da Tito Livio in poi, hanno fantasticato…

Altrimenti restare a galla, archeologicamente parlando, con 4 tombe, peraltro chiuse al pubblico dal 2020, non sarà facile. Intanto riuscisse a mantenere e a valorizzare la stazione ferroviaria, anche come hub per l’alta velocità e per il turismo che arriverà per ammirare i tesori sancascianesi, sarebbe un risultato apprezzabile. Riaprire le tombe un altro risultato apprezzabile. Quanto al Mausoleo  chissà… Porsenna forse se lo fece costruire in modo che non fosse mai trovato e profanato e dal profondo delle tenebre ci osserva e se la ride, beffardo. Però, anche i bronzi di San Casciano qualcuno li aveva messi a dormire come in cassaforte, ben occultati e sono stati lo stesso ritrovati. E con tutte queste scoperte sembra di essere tornati ai tempi di Alessandro Francois…

m.l.

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