CHIUSI, IL TERREMOTO POLITICO SCATENATO DAI PODEMOS, LA REAZIONE DEL PD E… LA RIVINCITA DI BETTOLLINI

lunedì 21st, novembre 2022 / 16:11
CHIUSI, IL TERREMOTO POLITICO SCATENATO DAI PODEMOS, LA REAZIONE DEL PD E… LA RIVINCITA DI BETTOLLINI
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CHIUSI –  L’uscita prima del Psi, poi, la settimana scorsa, di Possiamo, dalla maggioranza che sostiene Sonnini è indubbiamente un terremoto politico. Ma il resto della politica sta vivendo la cosa come una scossettina di assestamento. Con molta nonchalance.
Il M5S ha fatto sapere, con una nota su Facebook, che “in accordo con il coordinamento regionale, rinnova la fiducia all’esecutivo che ha contribuito a far eleggere. Non abbiamo chiesto visibilità o posti in prima fila, non essendo rappresentati in Consiglio Comunale avremmo potuto chiedere un Assessore esterno, ma le poltrone, poltroncine o sgabelli non ci interessano”, si legge nella nota che così si conclude: “L’unico nostro obiettivo è realizzare il programma che abbiamo contribuito a redigere, sottoscritto e condiviso, per il bene del Paese e dei Cittadini. Questo esecutivo potrà contare su di noi finché manterrà fede agli impegni presi”. Insomma il M5s resta ad oggi l’unico alleato del Pd in comune. In Consiglio però la cosa è ininfluente in quanto i pentastellati non hanno rappresentanti e dunque saranno di scarso aiuto a Sonnini. E’ un fatto, però che tra la presa di distanze di Possiamo e Psi e la continuità dell’alleanza con il Pd, i 5 Stelle abbiano scelto la seconda, rompendo di fatto il patto non scritto che si era determinato con i Podemos sulla guerra e l’invio di armi e anche su altre questioni più strettamente locali.
L’opposizione “futurista” invece prende atto della disintegrazione della coalizione di maggioranza, la definisce una sconfitta del progetto politico del centro sinistra, ma non affonda il colpo e sembra voler rimanere in attesa degli eventi, aspettando che il cadavere passi sotto il ponte. Per ora nessuna forzatura, nessun cannoneggiamento verso il fortino avversario già pieno di falle e praticamente crollato per implosione.
Di sabato scorso la reazione del Pd che come era prevedibile e previsto addossa la colpa agli altri, agli alleati che non hanno saputo cogliere l’occasione e non sono stati capaci di passare dal ruolo di opposizione a quello di forza di governo. Per il Pd chiusino la parola autocritica non fa parte del vocabolario (chissà che vocabolario usano nel Pd…). Ecco cosa scrive il partito di maggioranza:
Con rammarico il Partito Democratico prende atto che Possiamo Sinistra per Chiusi e Partito Socialista Italiano sono usciti dalla coalizione seppur con metodi e motivazioni diverse.
Il Partito Democratico si è sempre dimostrato disponibile al dialogo e alla condivisione, ha aperto le porte a chi, nell’interesse del paese, ha voluto condividere un percorso partecipato per la stesura di un programma elettorale che accomunasse le varie componenti che poi hanno dato vita ad una coalizione ampia.
Evidentemente non è stato sufficiente avere le stesse idee per il paese per poter lavorare insieme ma era richiesto uno sforzo di cambiamento da parte di tutti.
C’è chi non si è sentito rappresentato ma ha declinato l’invito a coordinare la parte politica della coalizione; chi c’ha provato ma ha trovato difficoltà ad organizzare i lavori per arrivare ad una sintesi condivisa; chi nonostante gli incarichi – presidenze di commissioni e altre nomine che gli avrebbero permesso di promuovere anche iniziative in adempimento delle linee programmatiche condivise – ha preferito dissociarsi dalla maggioranza per avere le mani libere per esprimersi in base alle situazioni e forse riscuotere maggiore visibilità o, forse, non era pronto ad assumersi un ruolo diverso rispetto a quello dello stare all’opposizione. A volte è più facile addossare le responsabilità ad altri piuttosto che avanzare proposte costruttive sui metodi e non solo.
In più occasioni il Partito Democratico ha dimostrato di riuscire ad intessere rapporti di area per obiettivi comuni, basti pensare alle varie iniziative pubbliche promosse insieme al PD umbro sulla questione trasporti ed infrastrutture così come il coinvolgimento del PD territoriale e provinciale su questioni locali di un territorio che rischia di essere sempre più periferico e marginale arrivando all’approvazione unanime di un documento sui collegamenti interni e la necessità di avere l’alta velocità in Valdichiana senese da subito con la soluzione delle fermate del Frecciarossa su Chiusi per tutto l’anno e aumentate.
Il PD percorrerà la strada con i suoi alleati, continuerà a farsi carico delle responsabilità derivanti dal patto fatto con gli elettori, ognuno si dovrà fare carico delle responsabilità che derivano dalle decisioni adottate.
IL PD RINNOVA FIDUCIA al sindaco, alla giunta e ai consiglieri comunali di maggioranza; continuerà la sua attività insieme alle forze che ritengono che il progetto politico “Centrosinistra per Chiusi” debba svolgere un ruolo forte, attraverso il suo contributo politico, rispetto agli appuntamenti con i quali si dovrà confrontare l’amministrazione del nostro comune nel rispetto del programma elettorale.
Simona Cardaioli e i suoi gettano acqua sul fuoco. Nessun cenno alla emorragia di consensi registrata alle elezioni, né al fallimento del progetto politico messo in campo nel 2021.  Sembra quasi dire (e la segretaria Cardaioli lo ha detto in una dichiarazione a La Nazione) che è così anche a livello nazionale, e quindi… mal comune mezzo gaudio. Nessun ripensamento, nessuna autocritica, appunto, sul proprio atteggiamento, che è una delle cause che hanno portato il coordinatore della coalizione Nasorri a dimettersi e il Psi e Possiamo ad uscire, delusi e incazzati, dalla maggioranza.
Non una parola neanche sui 5 Stelle rimasti fedeli all’impegno preso nel 2021 e a Sonnini, e ciò nonostante a livello regionale e a livello nazionale i rapporti tra M5S e Pd non siano idilliaci. E’ una politica glaciale, verrebbe da dire post sovietica, quella che si sta facendo a Chiusi in questo strano novembre 2022. 
Chiusi, pur essendo un paese periferico e di piccole dimensioni, si è trovata spesso ad anticipare politicamente ciò che poi è successo a livello nazionale. Anche di recente, negli ultimi 10 anni per esempio: successe con il renzismo dilagante. Chiusi ne divenne inizialmente un avamposto, poi una roccaforte, prima ancora che Renzi cominciasse la sua irresistibile ascesa…  Più tardi, a partire dal 2016, ne anticipò le contraddizioni e con il distacco di Bettollini da Scaramelli il progressivo disfacimento… Con la defenestrazione di Bettollini e il recupero di Sonnini (che a suo tempo fu brutalmente rottamato) ha anticipato la derenzizzazione radicale e definitiva del partito, anche di coloro che non erano già più renziani da un pezzo, poi nel 2021 ha provato ad anticipare il “campo largo” con sinistra  e M5S… Adesso sta anticipando e rendendo evidente, come una fotografia istantanea, il disfacimento sia del campo largo che del Pd stesso. Cosa che sta avvenendo anche a livello nazionale. Un partito che non ha una linea, non sa e non dice cosa vuol fare, dove vuole andare e si accapiglia solo sulle candidature a segretario, con candidati che neanche loro dicono che cosa vogliono fare e dove vogliono andare…
Sul piano locale, il Pd, con la nota qui sopra riportata, dà di fatto i Podemos all’opposizione, quando in realtà loro erano rimasti più cauti, mettendosi su una posizione di mezzo. Né in maggioranza, né all’opposizione, pronti a votare i provvedimenti previsti nel programma a suo tempo condiviso… Così facendo il Pd certifica, più di quanto abbiano già fatto gli ex alleati, il fallimento del progetto politico su cui aveva puntato solo un anno fa. E certifica anche l’incapacità di fare da collante, da catalizzatore, isolandosi sulla propria torre d’avorio, che ormai è una torretta di sabbia, come quelle che i bambini fanno sulla spiaggia col secchiello.
Come abbiamo già scritto in altro articolo, adesso, in Comune, Sonnini & C. dovranno concedere più di prima ai Podemos, che non avendo più il vincolo di coalizione, possono votare contro in qualunque occasione. La componente di sinistra avrà più autonomia di giudizio, meno remore e più potere contrattuale. Una sorta di diritto di veto
Per ora Sonnini resta in sella. Non getterà la spugna, come i pugili, quando capiscono che andare avanti è più rischioso che arrendersi.  La maggioranza proverà a proseguire il mandato come monocolore (perché in Consiglio questo è), con l’appoggio esterno dei soli 5 Stelle che in realtà non si sa bene neanche chi siano e quanti siano e che apporto potranno dare.  I voti presi alle politiche (400 tondi) non sono automaticamente trasferibili alle comunali. Il ritorno alle urne in anticipo al momento è scongiurato. Non è all’O.d.g. Durare 4 anni con una maggioranza che non è più una maggioranza, non sarà comunque una passeggiata.
Il congresso Pd potrebbe riaprire i giochi, ma anche sancire il  funerale del partito. Dipenderà da come evolverà. Al momento, il disfacimento della “grosse koalition”, la più ampia mai vista a Chiusi, con il Pd rimasto solo e con il cerino in mano (un solo voto di differenza tra maggioranza e opposizione in consiglio) non segna solo il naufragio di una strategia, ma, per “radio piazza” è anche la rivincita dei “rottamati” del 2021: ovvero di Bettollini e dei sui supporters, rimasti ai margini o fuori del Pd… 
Una rivincita imprevista in questi termini, perché la debacle della coalizione arriva dopo solo un anno dalle elezioni, arriva per implosione e decisione di alcuni alleati di tirarsi fuori, con l’ammissione, onesta, di aver fatto una “cazzata” da parte dei più strenui oppositori della passata legislatura. Per Bettollini questa è oggettivamente una vittoria.
Non sappiamo se Juri Bettollini e i suoi vecchi compagni di cordata prenderanno la palla al balzo e torneranno in campo, forti del fatto che gli eventi hanno dato loro ragione. In ogni caso un primo punto nel pallottoliere possono segnarlo. Il congresso del partito potrebbe essere l’occasione per tirare le somme.
m.l.
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