CHIUSI, I 70 ANNI DELLA VITT. LA PALLAVOLO COME RELIGIONE
CHIUSI – E’ una lunga storia quella della Vitt Chiusi. Sabato prossimo la società pallavolistica chiusina festeggerà i 70 anni. Un bel traguardo, anche perché è una storia ininterrotta. La festa comincerà alle ore 15,30 cn la presentazione delle squadre che disputeranno vari campionati della prossima stagione, ormai alle porte e alle 18,00, a seguire partita amichevole tra le due formazioni fiorentine di Serie A1 femminile: Bisonte Firenze e Savino Del Bene Scandicci. Un derby che annuncia spettacolo. Il tutto al palasport di Poggio Gallina.
Ma torniamo alla “storia” della Vitt Chiusi e ai suoi primi 70 anni. Nel territorio nessun’altra società di Volley può vantare una così longeva presenza attiva. Per uno sport considerato a torto minore, non è poco. Su quanto il volley sia “minore” ci sarebbe da discutere parecchio, dato che, una settimana fa l’Italia si è laureata campione del mondo, mentre nel celebratissimo calcio, la nazionale per la seconda volta consecutiva non riesce nemmeno ad andarci ai mondiali…
Ma questo è un altro discorso.
La Vitt Chiusi nacque nel 1952 in una città ancora devastata dalla guerra, finita solo 8 anni prima. Era quella di allora una Chiusi divisa dalla guerra fredda e per molti anni la Vitt ha scontato il suo marchio di fabbrica. Era considerata una emanazione della parrocchia di Chiusi Città. Anzi della curia. Il nome Vitt deriva da “Il vittorioso”, periodico dell’Azione Cattolica, il primo campo di gioco e di allenamenti fu lo spazio esterno dell’Associazione Sacro Cuore. Fu, la Vitt, come altre cose a Chiusi, una “creatura” dell’ambiente che faceva capo al vescovo Baldini, prima di crescere intorno alla tonaca dell’allora giovane Don Mosè Mannelli.
Il volley era un sport quasi sconosciuto all’epoca, lo avevano portato in Italia i militari americani. A Chiusi ad animare la Vitt dei primordi furono dei veri e propri pionieri… poi arrivò la generazione dei ragazzi nati sotto i bombardamenti o poco dopo.
Qualche nome? Piero Rossi, Carlo Terradura, Marcello Canti, il prof. Bruno Bonelli… E a dirigere il tutto il compianto Antonio Monni, scomparso del 1997 e per un ventennio almeno deus ex machina della società… La Vitt Chiusi ha sempre avuto formazioni maschili e femminili, ha militato per anni in serie C, ha dato il là alla cavalcata trionfale della Emma Villas Volley dalla C alla A1. Ma soprattutto ha avvicinato alla pallavolo generazioni intere, e non è un caso che anche il viceallenatore dei campioni del mondo Massimo Caponeri sia un ex Vitt: ha infatti giocato nella Vitt ed ha allenato la squadra chiusina, prima di arrivare nell’Olimpo del Volley.
70 anni sono tanti, Chiusi deve (dovrebbe) essere orgogliosa di avere un sodalizio sportivo con una tale tradizione. Forse la città non ne ha l’esatta percezione. Se facessero un girotondo gli ex Vitt sarebbero qualche centinaio tra maschi e femmine, ragazzi e ragazze che hanno onorato lo sport e con con il tempo si sono anche scrollati di dosso l’etichetta di “società parrocchiale” allargando il raggio, coinvolgendo altri ambienti. Merito a chi è rimasto al pezzo anche nelle difficoltà di tempi non facili, chi ha mantenuto saldo il timone e ha considerato la pallavolo come una religione. Senza fondamentalismi, senza dogmi. Lasciandosi alle spalle anche l’antico marchio di fabbrica. Buon compleanno Vitt Chiusi.
m.l.
Nella foto, la formazione femminile di serie C, durante la presentazione avvenuta di recente ai Ruzzi della Conca
Forse ho un po’ la memoria confusa ma domando-solo per un riferimento alla storicità- se la creazione della Vitt Chiusi avvenne sotto l’egida del vescovo Baldini,perchè mi sembrava che il creatore materiale che spinse i ragazzi della parrocchia chiusina ma non solo quelli,fosse proprio Don Mosè Mannelli anche se in parte temporalmente contemporaneo all’arcivescovo soprannominato, perchè mi sembrava che temporalmente la presenza di Baldini fosse successiva alla creazione di tale organizzazione sportiva.Ma forse non è così. E per quanto riguarda ” l’antico marchio di fabbrica” che nel tempo è svanito come dici tu, è svanito perchè le vicissitudini che si contrapponevano nella politica locale ma che andavano oltre e riguardavano il cambiamento del mondo circostante in quegli anni-si parla dei primi anni ’60 del secolo passato-avevano influenzato ed anche smorzato certe contrapposizioni. Difatti le presenze in campo non riguardavano solo i creatori e gli ideatori della Vitt Chiusi che erano presenti e che facevano parte della squadra, ma come in ogni realtà paesana anche presenze di esponenti comunque che con l’organizzazione ecclesiastica non avevano nulla a che vedere, e che magari venivano anche da famiglie che notoriamente votavano Partito Comunista e non Democrazia Cristiana. Questo per dire che in quella situazione che negli anni si venne a creare e più propriamente in quel genere di sport e di disponibilità degli spazi, le barriere di natura politica svanirono,anzi posso dire che anche grazie allo spirito che animava Don Mosè non si erano sentite nemmeno nei primi momenti della sua creazione.E questo rende onore a quel prete buono che tanto ha pesato nell’influenzare gli animi dei chiusini.
Il vescovo Baldini rimase a Chiusi dal 1941 al 1970. Poi, come scritto nell’articolo Don Mosè ebbe una parte rilevante nella crescita della società, questo è indubbio. Lui era un prete conciliare, aperto, ma per superare certi “steccati” ci son voluti almeno 30 anni…
Allora ricordavo male io sull’Arcivescovo Baldini evidentemente. Il superamento degli steccati di cui tu parli,secondo me è dovuto certamente alle persone come Don Mosè Mannelli che testimone del suo tempo ha agito tenendo conto però dei tempi che stavano cambiando.La funzione delle persone è importante poichè la dinamica si deve alla loro interpretazione dei tempi ed al loro modo di come vivono il cambiamento, ma il tutto -e ci tengo a dirlo- avviene sempre in un contesto generale dove agiscono certe forze del cambiamento, e normalmente sono gli uomini che si adattano ed interpretano tale cambiamento.Nel caso di Don Mosè Mannelli secondo la mia interpretazione ”quegli steccati” sono caduti perchè c’è stata una inclusione che ha preso tutta la società chiusina ma perchè è statta favorita da nuovi concetti che si erano affacciati nella società italiana che come sempre erano la risultante soprattutto di una lotta politica. Dove tali inclusioni non si sono avute gli steccati sono rimasti ed hanno prodotto anche dei confini invalicabili. Sono gli uomini che spesso riescono ad interpretare ciò che avviene intorno a loro ed a concretizzare le conseguenze di tale movimento, ma spesso la società costituita che trovano all’intorno è sempre una società fatta da elementi che per natura sono di conservazione,sia se guardiamo alla Chiesa Cattolica nei confronti di come questa si muova nei riguardi del mondo laico che anch’esso conserva all’interno degli elementi di conservatorismo,mentre eticamente dovrebbe essere il contrario. Don Mosè probabilmente è stato amato e considerato da tutti perchè si è prodigato per superare questi confini e da prete diciamolo francamente non avrebbe potuto far altro che operare come ha operato ma a differenza di molti il suo comportamento e la sua sensibilità cristiana è stata tale per aver prodotto dei fatti nel corpo sociale che sono arrivati dopo.Come sempre gli uomini di Chiesa hanno una marcia in più su questo fronte ma se ci pensiamo bene, spesso cozzano contro la loro stessa organizzazione che non desidera adeguarsi al mondo e perciò frena.E’ questo che credo dovrebbe cambiare NEI FATTI l’atteggiamento della chiesa rispetto anche alle grandi questioni che avviluppano il mondo, ma sembra che quando qualcuno da lì dentro alzi il ditino per denunciare (come ha fatto Bergoglio) l’establishment sia interno alla chiesa sia esterno della politica, se viene fiutata la contrarietà a certe politiche lo spazio di denuncia si riduce fino a far scomparire i loro discorsi , relegando le istanze nelle pagne interne dei giornali e facendo passare le notizie in terzo e quarto ordine(vedi per esempio le armi all’ucraina subito scomparse dalle cronache dei discorsi del Papa e relegati nelle pagine interne fino a farli scomparire del tutto). Cosa vuol dire questo? Credo sia la smentita del grande ventre progressista della Chiesa stessa a cui aderiscono milioni di persone e contemporaneamente le riconferma dell’attività della chiesa nei riguardi dell’adeguamento alla politica di dove opera. Guarda caso poche volte si sono viste posizioni di aperto contrasto della Chiesa all’interno di sistemi totalitari e stati autoritari perchè la maggior parte delle volte la Chiesa si è sempre adeguata al sistema dove si trovava ad operare. Vediamo il comportamento di Papa Voytila nei riguardi della chiesa dei poveri in Centro America e la Chiesa russa nei riguardi del regime sovietico. Appena caduto l’URSS il giorno dopo il Pope nella piazza Rossa distribuiva le comunioni.Allora da tutto questo il messaggio che viene fuori sull’atteggiamento e sulla vita di Don Mosè è quello di una persona che ha creduto alla sua missione di certo ed in un certoqualmodo ne ha pagato anche di persona la sua propensione ad andare verso i poveri ed i bisognosi.E per questo che personalmente anche da non credente che sono stimo la sua figura e lo ricordo sempre volentieri a differenza di altri che come la maggioranza parlano bene e razzolano male e producono cose ed attività che tornano bene solo a loro ed alla loro visione di conservazione. Ma ormai il discorso è fritto e rifritto.