MOSTRA SUL BATTAGLIONE AZOV E FOTO DANNEGGIATE: IL SEGRETARIO SENESE DEL PD VALENTI PRENDE POSIZIONE (IDENTICA ALLA NOSTRA)

mercoledì 10th, agosto 2022 / 14:25
MOSTRA SUL BATTAGLIONE AZOV E FOTO DANNEGGIATE: IL SEGRETARIO SENESE DEL PD VALENTI PRENDE POSIZIONE (IDENTICA ALLA NOSTRA)
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CHIUSI – Sull’atto vandalico che ha danneggiato due foto della mostra “Questo è tutto” con gli scatti del fotografo-soldato Orest del battaglione Azov, interviene anche il segretario provinciale del Pd senese Andrea Valenti, che è anche un ottimo fotografo.

Scrive Valenti: “A Chiusi sono state danneggiate due delle foto esposte per una iniziativa promossa dal locale fotoclub con il patrocinio del Comune e della Fondazione Orizzonti. La mostra fotografica, dal titolo ‘Questo è tutto’ espone le foto che Dmytro Kozatsky, nome di battaglia Orest, ha scattato durante l’assedio dell’acciaieria di Mariupol, la Azovstal, testimoniando la vita quotidiana dei suoi commilitoni del battaglione Azov. Perché Kozatsky, oltre ad essere un fotografo, è un combattente del battaglione Azov.

Il mio giudizio sul battaglione Azov è senza appello. Di chiara ispirazione neonazista, colpevole di crimini di guerra ed efferatezze nel Dombass, con gravi responsabilità della strage di Odessa nel 2014. Inquadrato, è anche questo è grave, nella Guardia Nazionale Ucraina. Questo ultimo particolare ha aiutato non poco Putin a classificare l’invasione dell’ Ucraina come ‘denazificazione’.

Le foto di Kotatsky sono bellissime . Di fotografia qualcosa capisco, anche solo per 20 anni di pratica e studio. Tecnicamente ineccepibili, ma non solo. Hanno il dono che solo le foto davvero belle hanno: raccontano una storia . E la raccontano in maniera netta, dura, reale, come deve essere un reportage.
Secondo me sono foto che meritano di essere esposte e viste . Certo, Kozatsky è un neonazista. Professa una ideologia deplorevole e condannata dalla storia .

Eppure io credo che sia un esercizio di libertà scindere l’opera dall’artista. Leggo Céline, sapendo che era un antisemita.
Adoro le poesie di Ezra Pound, che era un fasciata , sebbene i sedicenti fascisti del terzo millennio portino indegnamente il suo nome.
Guardo i film di Polansky, consapevole che è uno stupratore.
Ascolto e vado ai concerti di Giovanni Lindo Ferretti, antiabortista e ultimamente vicino a posizioni sovraniste.
Ascolto Morrisey, che ultimamente dice solenni cazzate di estrema destra.
Ammiro il lavoro fotografico e cinematografico di Leni Riefenstahl, che in gioventù ha girato ‘Il trionfo della
Volontà’ e ‘Olympia’.
Guardo con estrema attenzione e ammirazione tecnica le foto di Kozatsky. Riesco a leggerne la testimonianza pur non condividendo la sua impostazione ideologica.

Questo fa di me un nazista, un antisemita, uno stupratore, un oscurantista ? Ne dubito. Anche perché, semplicemente, non lo sono.
Ma questo non fa di me nemmeno un censore. Altri bruciavano i libri e le opere d’arte ritenute segno di corruzione.

Rovinare quelle foto è vandalismo, ma non solo. È pensiero magico. Leggete Frazer. Ha lo stesso valore simbolico di chi brucia una bandiera per colpire una nazione, di chi pianta spilloni nelle bambole voodoo, del bambino che picchia il gioco dove è inciampato e gli ha fatto male. Pensiero magico, forma infantile e inevoluta di scienza. La cultura non si censura e non si danneggia. Questo facevano i nazisti”.

Il segretario senese del Pd dunque stigmatizza e condanna il gesto del danneggiamento, ma senza girarci troppo intorno fa anche, esattamente, quello che fin dal primo momento, da quando la mostra è stata annunciata, come primapagina abbiamo chiesto che si facesse:  cioè spiega bene e puntualmente chi è il soldato Orest e cos’è il battaglione Azov. Non ci voleva molto a farlo. Secondo noi era doveroso farlo. Ed era doveroso soprattutto da parte del Comune e della Fondazione Orizzonti, per evitare che qualcuno potesse pensare che a Chiusi, con i soldi pubblici e il patrocinio del Comune e dell’ente culturale, si facesse  propaganda al battaglione Azov, ovvero ad una formazione prima paramilitare, poi militare di chiaro orientamento neonazista. Questo purtroppo non è stato fatto, o è stato fatto balbettando, trincerandosi dietro il paravento della mostra come evento d’arte, fermandosi alla qualità tecnico-fotografica delle immagini, quando tutto ciò proprio per le caratteristiche dell’autore e del battaglione cui appartiene, è anche inevitabilmente altro.

Andrea Valenti parla chiaro e dice chiaramente cos’è il battaglione Azov, non si fa problemi a definirlo “di chiara ispirazione neonazista”.

Valenti ha esercitato, con il suo post, una funzione di supplenza rispetto al suo partito di Chiusi, che finora è rimasto, unica forza politica tra quelle presenti sulla piazza, in silenzio. Insomma ha dettato la linea, che guarda caso è quella che avevamo indicato anche noi. E con noi i Podemos che fanno parte (ancora) della maggioranza che governa insieme al Pd: la mostra non andava censurata, né tantomeno danneggiata, ma andava spiegata, fugando ogni possibile dubbio, ogni possibile fraintendimento, ogni possibile semplificazione…

Forse Valenti non sapeva che in quelle foto non figurano simboli nazisti, perché il soldato Orest li ha accuratamente evitati facendo una operazione di camuflage che rende il valore documentario delle foto stesse molto minore e più evidente il fatto che abbia voluto mettere in rete immagini meno sconvenienti, più rassicuranti. Noi lo avevamo scritto.

Forse non era neanche intenzione di Andrea Valenti tirare le orecchie ai suoi dirigenti locali, ma in realtà lo ha fatto. Per una volta siamo d’accordo.

m.l.

 

 

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