CHIUSI, DANNEGGIATE DUE FOTO DELLA MOSTRA SUL BATTAGLIONE AZOV: QUANDO IL DISSENSO DIVENTA VANDALISMO

martedì 09th, agosto 2022 / 15:49
CHIUSI, DANNEGGIATE DUE FOTO DELLA MOSTRA SUL BATTAGLIONE AZOV: QUANDO IL DISSENSO DIVENTA VANDALISMO
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CHIUSI – Molti hanno espresso dubbi, perplessità e critiche rispetto alla mostra “Questo è tutto” con le foto del soldato Orest del Battaglione Azov, allestita a Chiusi, per iniziativa del cinefotoclub I Flashati, con il patrocinio del Comune e della Fondazione Orizzonti. Ma nella notte, appena 24 ore dopo la chiusura del festival, qualcuno è entrato in azione, passando dalle parole ai fatti. Due delle foto in esposizione, precisamente quelle poste all’esterno del complesso dei vecchi Lavatoi di Porta Lavinia, sono state danneggiate e staccate dai supporti.
Un atto vandalico, più che una espressione di dissenso.
“Si può essere più o meno d’accordo con certe iniziative, si può esprimere il proprio dissenso, è un diritto sacrosanto, purché lo si faccia in modo civile.
Atti del genere non servono a niente, rappresentano una mancanza di rispetto nei confronti degli altri, soprattutto verso chi ha impiegato tempo e risorse per la stampa e l’allestimento, ma sono una mancanza di rispetto anche verso se stessi, come membri di una comunità che dovrebbe essere in grado di risolvere i problemi in altro modo“, questo il commento a caldo del sindaco Sonnini, affidato ai social.
Pur avendo anche noi, come primapagina, chiesto fin dall’annuncio della mostra, che l’iniziativa fosse accompagnata da una spiegazione puntuale e precisa, soprattutto da parte del Comune e della Fondazione, su cosa è che cosa rappresenta il Battaglione Azov, di fronte al danneggiamento delle due foto, siamo d’accordo con il sindaco. Non è con atti del genere,  che si esprime il dissenso sia pure nei confronti di una mostra controversa.
Gli atti vandalici, i danneggiamenti non sono mai la soluzione. E nel caso specifico il danno oltre che alle foto e a chi le ha allestite è stato fatto anche a chi ha espresso civilmente e democraticamente un’opinione contraria o ha posto domande legittime.
Ed è stato fatto,, nel complesso a tutta la città, all’immagine di essa.
Noi rimaniamo convinti che quelle foto avrebbero dovuto essere spiegate meglio, perché Orest e il Battaglione Azov non sono e non possono essere considerati soggetti neutri, o semplici testimoni di una guerra sporca. Sono attori consapevoli di quella guerra e di ciò che l’ha scatenata negli otto anni precedenti.  Rimaniamo dell’idea che sia stato un errore considerare il soldato Orest alla stregua di un qualsiasi reporter di guerra. Ma non abbiamo mai contestato la mostra, o chiesto che venisse rimossa.
Il fatto che siano state danneggiate proprio le due foto poste ai Lavatoi, cioè nel luogo che ha visto domenica sera la chiusura del festival Orizzonti, con il concerto di violino di Margherita Dispensa e Lorenza Plescan, quelle e non altre sparse in vari punti del centro storico, anche più appartati, forse non è del tutto casuale e vuole essere un segnale di dissenso anche verso il festival.
In ogni caso, se di dissenso politico di tratta, sarebbe opportuno che l’autore o gli autori del gesto, se ne assumessero la paternità. Come facevano gli anarchici nell’800 e anche i brigatisti… Agire nell’ombra, contro bersagli inerti, è tutt’altro che da rivoluzionari se qualcuno pensasse di esserlo.
Se la campagna elettorale per le Politiche comincia così, c’è da stare poco allegri.
m.l.
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