CHIUSI, I PODEMOS CONTRO IL RIGASSIFICATORE DI PIOMBINO. E CONTRO IL PD. SI PROFILA UNA ROTTURA NELLA MAGGIORANZA COMUNALE?
CHUSI – Dopo le posizioni assunte sulla guerra e contro l’invio di armi espresso anche alle due iniziative pubbliche promosse da primapagina a marzo e a maggio, il gruppo Possiamo sinistra per Chiusi esprime la propria contrarietà anche all’impianto di rigassificazione di Piombino e si dichiara solidale con i cittadini che a Piombino stanno protestando contro la costruzione di tale impianto.
“La politica di emergenza di guerra del governo Draghi, così come quella dell’Unione europea – scrivono i Podemos chiusini – ci sta portando dentro “un’avventura” per la quale stiamo già pagando conseguenze gravissime con prezzi dei combustibili e delle materie prime alle stelle. L’impianto di rigassificazione previsto a Piombino ha costi ambientali assurdi, così come altamente inquinante è il trasporto del gas liquido dagli Usa all’Europa, in netto contrasto con le tanto sbandierate misure di transizione ecologica annunciate dal governo”, continua Possiamo, sottolinenando come “tutto questo avviene nel silenzio dei partiti di maggioranza, PD per primo e con il consenso del presidente della Regione Giani. Noi diciamo fortemente no alla politica di emergenza del governo Draghi che ha ridotto al minimo l’influenza del parlamento nelle scelte di politica interna ed estera”.
Una presa di posizione netta dunque, fortemente critica verso il Governo, verso la Regione Toscana e anche verso il Pd. Ora, sulla vicenda specifica, ovvero la costruzione del rigassificatore a Piombino, la nota dei Podemos sposterà poco, non sarà il NO di un piccolo raggruppamento politico locale a fermare l’opera. Ma sul piano politico locale, invece, l’esternazione dei Podemos può avere conseguenze deflagranti. Si tratta infatti della seconda forza politica di maggioranza, dell’alleato principale del Pd al Comune di Chiusi.
La presa di posizione netta contro il rigassificatore ha tutta l’aria di essere anche una presa di distanze dal Pd. Un “bengala” lanciato per segnalare un disagio agli alleati. I Podemos sono certamente sinceri nel dire no al rigassificatore, ma sembra vogliano dire anche altro, sembra vogliano dire al Pd di non tirare troppo la corda sulla politica bellicista, sembrano voler dire al Pd e agli altri partners di maggioranza che loro cominciano a stufarsi…
E si aggiungono questi malumori dei Podemos, quelli dei 5 Stelle locali schieratissimi con Conte e contro Di Maio e il Governo e le dimissioni di Marco Nasorri (Sinistra Civica ed Ecologista) da coordinatore della coalizione, anche quelle per motivi politici, di distanza nei metodi e nelle scelte della maggioranza stessa, l’aria intorno a Sonnini e alla sua giunta comincia ad essere molto diversa da quella di un anno fa.
Sulle dimissioni di Nasorri, Pd e coalizione di centro sinistra hanno fatto orecchi da mercante e non hanno ancora provveduto – a distanza di tre mesi – alla sostituzione e adesso il partito di maggioranza sembra far finta di niente anche sui “distinguo” e i siluri lanciati dai Podemos, facendo in sostanza come lo struzzo…
In Consiglio comunale la pattuglia di Possiamo è rappresentata da Daria Lottarini e Lorenzo Magnoni. Lottarini si è già astenuta in Consiglio sulla Tari in una delle ultime sedute, anche quello un segnale al Pd & C.
Che i Podemos stiano meditando un disimpegno progressivo e dunque un’uscita dalla coalizione di maggioranza? Forse no, non nell’immediato almeno, però che nell’ex gruppo di opposizione ci sia un generale ripensamento circa la scelta di allearsi con il Pd questo sembra piuttosto evidente… Non è neanche chiaro se il Pd stesso stia meditando un cambio di alleati, imbarcando la truppa Barbanera, nel caso in cui i Podemos dovessero abbandonare la nave. L’ipotesi aleggia e nessuno l’ha smentita. Di fatto al momento la maggioranza che sostiene Sonnini esiste solo sulla carta. Nei fati non c’è più. O è una nave piena di falle.
Dopo due anni di stop il Pd ha deciso di tornare a fare la Festa de l’Unità. Ci sarà dopo il Lars Rock Fest. Poteva essere l’occasione per coinvolgere tutte le forze del centro sinistra, per farla diventare da festa di partito, una iniziativa politica di coalizione, per rinsaldare insomma le fila di una alleanza che dopo un anno è già molto sfilacciata, per coprire le spalle a Sonnini e rilanciare il progetto… Poteva essere… ma non sarà così. Sarà la festa del Pd che evidentemente fa finta di gradire la compagnia, ma preferisce sempre ballare da solo.
m.l.
La Consigliera Regionale Silvia Noferi non solo ha sottolineato come si voglia attuare un progetto senza le tutele e le valutazioni previste dalla Legge, cioè la Valutazione di Impatto Ambientale, con una procedura totalmente antidemocratica https://www.facebook.com/search/top?q=silvia%20noferi ,indicandone tutte le criticità connesse ma ha anche presentato in Consiglio Regionale una mozione affinché il Presidente e la Giunta si attivassero presso il Governo al fine di scongiurare l’installazione della nave gasiera oltre a far sì che non fossero riconosciuti incentivi statali , tantomeno regionali. La mozione non è stata approvata https://www.facebook.com/photo/?fbid=411456534329927&set=a.315542720587976 . Il Consigliere Regionale Scaramelli ha votato a favore dell’installazione della nave gasiera. La stessa contrarietà della Consigliera Noferi è stata espressa dai Consiglieri Comunali del M5S nel Consiglio Comunale straordinario del 1 luglio
D’accordo con questa sinistra !!
MOLTO INTERESSANTE, DA LEGGERE FINO IN FONDO
Una gasiera moderna può avere una capienza massima di 200 mila metri cubi di gas liquefatto.
Per trasformare questo gas da liquido a gassoso, serve una quantità di energia del 30% della sua resa. È come se per rigassificare 10 metri cubi di gas, se ne bruciassero 3 per produrre l’energia necessaria per questo processo.
Quindi già si può capire senza bisogno di essere ingegneri che il prezzo finale ne risentirà tantissimo.
Se aggiungiamo il costo del trasporto, non possiamo aspettarci altro che bollette sempre più insostenibili.
Gli USA ci hanno promesso 15 miliardi di metri cubi di gas liquefatto, per trasportarlo servono 125 navi e 20 giorni per percorrere la tratta USA/ITALIA, altri 20 giorni per la tratta inversa e almeno 2 giorni per le operazioni di carico e scarico.
Per questo tragitto, una nave brucia 4mila kg di gasolio ogni ora, quindi 96mila kg al giorno che per 40 giorni fanno un totale di 4 milioni di kg di gasolio. Se moltiplichiamo per 125 viaggi, si bruciano 500 milioni di kg per portare il gas dall’America verso l’Italia. Un danno ambientale inestimabile e un costo enorme!
C’è anche da dire, che in America non ci sono sacche di gas naturale come in Siberia, quindi il gas viene estratto dalle rocce sedimentarie argillose attraverso un processo chiamato Fracking.
Questo processo è il peggiore per quanto riguarda l’ambiente e uno dei più costosi metodi di estrazione di gas. Inquina falde acquifere, stupra migliaia di km quadrati di territori, e rilascia metano nell’ambiente, che è un potentissimo gas serra.
L’acqua usata per questi processi, deve essere smaltita perché contaminata. Sapete come?
Viene immessa nel sottosuolo causando altro inquinamento e stimolando faglie sismiche. Basti vedere che in Oklahoma, nel 2008 c’è stato un solo terremoto mentre nel 2015 oltre 900; proprio a causa dello smaltimento di queste acque.
In sostanza, mentre Cingolani spalleggiato da Draghi si affanna a dire che importare gas dall’America sia un’operazione brillante, viene dimostrato che economicamente ed ecologicamente è un’operazione di una cretinaggine e di un’ incompetenza surreale! Oltre al prezzo finale che sarà inevitabilmente altissimo. Prezzo che va a carico dei consumatori finali. Cioè noi!
Inoltre c’è anche da segnalare che qualsiasi fuoriuscita nelle operazioni di rigassificazione fatte in Italia, potrebbe avere effetti disastrosi; visto che le navi gasiere saranno a ridosso delle nostre coste.
In barba a tutte le norme, il governo dei migliori sta conducendo una politica che l’Italia pagherà a caro prezzo per i prossimi 100 anni almeno. Il tutto perché bisogna seguire ciò che viene imposto dai nostri dittatori Americani, e per danneggiare (anche a costo di tagliarci le palle) la Russia.
Quando capiremo che qualcuno oltre Atlantico, con questa guerra sta indebolendo miserabilmente l’Europa, sarà già troppo tardi! La conclusione è sempre la stessa: DRAGHI VA FERMATO!
Giuseppe Salamone
Ma dove sono finiti gli ecologisti,i verdi e la Gretina ?
DRAGHI dice : tutto risolto ! Ma quanto pagheremo di più? Perché non lo dice ? Tanto noi italiani siamo coglioni?
Draghi se ne vada a casina,prima possibile !
BASTA con questa politica : mi paglio le palle per far dispetto a mia moglie !!
Ti sei tutelato ehh! Birbante te le pagli e sei contento …. cOme i politici navigati
Luana ciao,dici a me ?
Certo che dico a te Niccolò Martinozzi
Dalla vicenda delle concerie a questa dell’impianto di Piombino fino al sostegno alle politiche di guerra del governo Draghi, e l’elenco potrebbe continuare a lungo, il PD non ne sta indovinando una, o per lo meno non ne sta facendo una di sinistra. Credo che sia a livello locale, vedi foto del Sindaco che in regione si fa fotografare sorridente vicino al consigliere Scaramelli, che a Chiusi sostiene uno dei gruppi di opposizione, che a livello regionale e nazionale, sia arrivato il momento di chiarire da che parte stanno.
Infatti il problema adesso è: il Pd a Chiusi lavora per ricucire gli strappi e per far passare i mal di pancia agli alleati o al contrario non vede l’ora di toglierseli dai piedi per cambiare “stampella”? Intanto mi pare evidente – come è scritto nell’articolo – che la nuova coalizione di maggioranza sbandierata anche dai dirigenti Pd come un fatto nuovo e come un cambio di linea, un anno fa, adesso sia un sodalizio poco coeso, già in frantumi e a cui nessuno crede, neanche tra chi la propose… E inoltre: di fronte alle questioni poste da Nasorri con le dimissioni da coordinatore, dai 5 Stelle sul Governo Draghi, adesso anche dai Podemos sulla guerra, sul rigassificatore, il Pd quanto può rimanere in apnea, senza fiatare? e i Podemos (unici presenti in consiglio) quanto sono disposti ad aspettare per avere i chiarimenti richiesti? e se i Podemos escono dalla maggioranza, che succede, sarà sufficiente cambiare stampella?
Il PD sconta i limiti del post populismo e della ridefinizione del ruolo dei partiti di massa. Oggi assistiamo, un po’ sgomenti per dirla tutta, al passaggio dalla post-politica degli anni 2000 all’iper-politica dei nostri giorni. Non è sede questa per un’analisi (un po’ pallosa, in verità 🙂 ) di questa mossa un po’ generalizzata. Farò solo l’esempio del Labour inglese che, con Corbyn (barra del timone a ”sinistra”, per modo di dire), aveva incrementato gli iscritti da 150.000 a 600.000. Parliamo non di semplici sostenitori, ma di iscritti con diritto di voto, quindi in grado di incidere sulla scelta dei rappresentanti del partito, anche se magari non partecipano regolarmente alle riunioni di sezione. È chiaro che un tale processo di ripoliticizzazione pianta semi politici, tanto che persino i conservatori britannici si sono convinti a usare argomentazioni progressiste: Boris Johnson ora chiede esplicitamente un ritorno al «conservatorismo di una sola nazione», ovvero al tradizionale scetticismo dei Tory verso il libero mercato. Bene, con le dimissioni di Corbyn, l’attuale leader laburista Keir Starmer ha messo nel mirino proprio i dirigenti: se il partito deve essere trasformato in un altro veicolo della politica di professione, allora gli iscritti vanno privati del loro potere, incentivati ad andarsene o espulsi. Il processo è ben avviato: oltre 150.000 persone hanno lasciato i laburisti britannici nell’ultimo periodo.
La lezione da trarre da tutto ciò, per la sinistra, è piuttosto amara. Mentre la maggior parte delle svolte a sinistra degli ultimi anni (da Syriza a Podemos a France Insoumise) hanno cercato di esprimersi sotto forma di nuove organizzazioni, il corbinismo è stato probabilmente l’ultimo sforzo per rivitalizzare gli agonizzanti partiti operai del passato. Nel caso del PD, l’anima “labour” ha ceduto lo scettro ai popolari, con la conseguenza di avere un partito centrista in cui assistiamo a un cambio di dirigenza che di fatto è solo un avvicendamento tra I nipotini di Zaccagnini e quelli di Martinazzoli (li rimpiango entrambi, vista lapochezza di ‘sti qua). Gli effetti, assai pesanti, di tutta questa deriva sono riassunti in accordi che vengono sottoscritti come politici ma intepretati come cartelli elettorali in cui finiscono per essere mortificate le alleanze. Ma non è mala fede: è la spia dell’assenza di una strategia di largo respiro, una politica della navigazione a vista. Ma il timoniere dorme, e lo scoglio aspetta paziente.
Dopo le derive liberiste e l’ubriacatura renziana si poteva sperare in un PD volenteroso di recuperare una vocazione progressista che guardasse a sinistra.
Questa speranza si sta infrangendo in un progressivo consolidamento verso un partito centrista che punta soprattutto a rappresentare un ceto benestante e moderato. Un partito che, come dicono le ricerche, trova voti più ai Parioli che non nelle periferie.
Credo che sia giunto il tempo di prendere atto che questa è la definitiva natura politica del PD e porsi il problema di come e con chi rappresentare quei 12 milioni di cittadini che sono sempre più ai margini, in una stato di povertà e precarietà, che sentono il valore del lavoro, che credono nella cooperazione
internazionale e non nel riarmo nell’urgenza della transizione ecologica le uniche possibilità per avere un futuro. Una fetta di popolazione rimasta delusa anche dai 5 stelle e che non può certo ritrovarsi in una frantumaglia di partitini i e movimenti vari.
Non basta un cambio di “stampella” per reggersi in piedi. L’accordo di coalizione ha un valore di prospettiva: tradirlo porterebbe a contraddire lo spirito che anima il lavoro che sta facendo la Giunta – di supporto al sociale, per dirne una – e significherebbe riportare indietro anche lo stesso PD. Quest’ultimo è attraversato da una serie di spinte all’apertura verso IV. E’ un fatto fisiologico: molti dei dirigenti attuali o almeno degli “influencer” interni sono eredi della stagione renziana e vedrebbero con favore una ricomposizione della frattura scissionista di IV. E’ chiaro che, se si verificasse, questo cambio di alleanza comporterebbe un costo piuttosto alto per l’attuale dirigenza politica oltre che amministrativa. Intanto, la necessità di visibilità che ha IV costringerebbe ad una redistribuzione di poltrone oltre che una ridefinizione di modi e tempi e finalità dell’azione amministrativa. Non si dimentichi che IV è portatrice di interessi di ceti che non sono animati – o lo sono solo in maniera strumentale – da finalità sociali. In secondo luogo, aprirebbe una grossa frattura nella credibilità del partito nel suo complesso: quale alleanza potrebbe essere praticabile già da domattina con loro? E come potrebbero avviare il ”campo largo” proposto come alleanza con M5S, vista la poca simpatia tra M5S e IV? Insomma, non sarebbe un buon affare, per il PD, rompere l’alleanza. Certo, c’è il problema del malcontento degli alleati. Su questo c’è da lavorare. Ma da parte di tutti: PD e alleati. Su questo va fatta chiarezza. L’azione individuale dei partiti componenti la maggioranza è un valore aggiunto al lavoro dell’amministrazione. L’astensione in consiglio non è un amo nascosto, ma è un gesto che richiama l’attenzione su aspetti che sono problematici e che non sono stati adeguatamente sviscerati o comunicati. Occorre riprendere il lavoro sul territorio, avanzare proposte, uscire dalla pania dei social e, se c’è bisogno, chiamare gli alleati al confronto. E’ anche questa una forma di contributo alla crescita dell’alleanza. Il Sindaco, quando l’abbiamo chiamato, si è sempre dimostrato disponibile ed aperto. Cerchiamo di “approfittare” di questa sua caratteristica. L’inerzia che sta prendendo piede è il pericolo maggiore per tutta l’alleanza. Rompere l’inerzia è già il primo passo per tornare a confrontarsi.
X Sorbera. Ma il Sindaco sul piano che tu hai detto da chi riceve gli imput politici e di alleanza ? Noi stiamo a discutere come se fossimo agli anni ’70-’80 quando ormai intorno a noi stà crollando un mondo e la politica è sempre più insufficiente a fermare tale movimento del quale approfittano forze interne ormai che fanno parte da diverso tempo del partiti che si sono insinuati dentro al PD stesso come IV partecipe al centro di ramoscelli che si vanno formando proprio per resistere alla situazione che loro stessi hanno creato. Tutto questo risponde ad una esigenza più o meno attuale della conquista da parte della destra e del centro dello scettro del comando perchè in grado di piegare le cose nella direzione voluta. Sono dei semplici agenti di questo stato di cose, si è capito questo oppure occorre ancora farsi le masturbazioni mentali su chi possa prevalere, sull’autunno, sul gas, sulla precarietà di energia, sullo spred dei BTP ? Ma non si vede che è una crisi di un sistema ormai ridotto all’osso e che rema per mantenersi a galla e garantire alle sue componenti la via di fuga verso altri ”immaginati paradisi” che non esistono ? Nell’attesa di questo i pesci piccoli sopportano il peso di tutto questo mentre cresce a dismisura la base reattiva socialmente che darà impulso al tentativo di rovesciare il sistema gattopardesco che l’ha esso stesso coinvolto. Si chiama tutto questo con un unica parola: ”fascismo”, ed è il prodotto naturale di questo stato di cose alla cui formazione avete partecipato anche voi.Rendetevene conto di questo e soprattutto se ne rendano conto coloro che con un sorriso di sufficenza hanno collocato tutto ciò in scenari che pensavano ormai superati e non facenti più parte dell’interpretazione della politica poichè ritenuti parte obsoleta di una componente di visionari politici.Questi sono spesso i mlitanti e votanti del PD e di quel centro che si và formando che ho detto prima. Quando invece ci si rende conto che la nave và contro gli scogli sommersi allora si vorrebbe cambiare rotta ma è l’impotenza che prende forma e contrasta con la direzione data dal capitano nocchiero che non ha mai agito per l’utilità del popolo che amministra,ne prima nè adesso e nè lo farà in futuro, se non per spandere ancora fumo,ligio alla visione politico-economica che ha sempre avuto.E l’ha sempre avuta, sennò non sarebbe stato chiamato a ricoprire la funzione di nocchiero con il magno gaudio di quasi tutti,fra cui tutti i reggenti politici di molti comuni,quasi tutti.Pensate che sia questa una visione troppo ristretta, troppo estrema ? Con tutte le differenze guardate alla storia e guardate cosa successe negli anni 20-30 del novecento.Dalla crisi della prima guerra mondiale scaturì la fame e la miseria di massa,dopo quella la grande crisi del 1929, i fascismi e la guerra. Pensate davvero che per appropriarsi delle risorse della terra e per continuare ad andare avanti di questo passo ” i rimedi” che mettono in ponte siano risolutivi della situazione in cui ci fanno dibattere oppure pensate che anche loro siano preda ed espressione delle prerogative e della natura del capitalismo che per sopravvivere crea la guerra, mette in campo anche la religione e la chiesa,che mostra la faccia umana verso gli umili ? Tutto fa parte di quel meccanismo che hanno creato sopra la vostre teste ed al quale anche voi, noi tutti, non potremo sfuggire.E allora qual’è l’unica alternativa se esiste ? Andargli contro con ogni mezzo,ma credo che ormai possa essere troppo tardi perchè la maggioranza delle persone ha portato il cervello all’ammasso ed è stata resa impotente rispetto a tutto questo, rispetto al tentativo di invertire la rotta. Sono discorsi apocalittici i miei ?
Lo spererei che lo fossero, ma non credo per il semplice motivo che da anni il popolo è stato esautorato da governi non votati, è stato reso ”embedded” dal complesso mediatico, è stato imbevuto di menzogne sulla democrazia e su come si possa dipanare,è stato messo a confronto con una situazione crescente di aument vertiginoso di costi con i salari da miseria quando vengono corrisposti.Si può pensare che il lavoro esista se c’è qualcuno che lo possa dare? E questo qualcuno lo dà solo se ne ricava profitto diversamente non lo dà.Tutto il mondo funziona così ma non è mica detto che sia giusto e che debba funzionare così ? Allora di fronte a tutto questo a cosa serve la sinistra ? A fare le elocubrazioni mentali sul Conte che contesta Draghi e che poi si allinea per il bene dell’Italia ? Ma non vi sembra un moto impotente tutto questo ? Non c’è uscita a tutto questo se non ad un altro 1917 con un secolo di ritardo e sembrerebbe tutto ciò parossistico lo sò bene ma pensate anche ad un qualcuno disse in un lontano passato: ”Proletari di tutto il mondo unitevi, non avrete nulla da perdere se non le vostre catene”.Ma i proletari ci hanno detto che non esistono più, e ce l’ha detto questo soprattutto quella parte politica che ha sostituito la sinistra e ce l’ha detto con i fatti e con gli atti. Capito a che punto ci hanno fottuto a tutti ed ancora oggi coltivano l’illusione che domani sarà migliore dell’oggi, mentre intanto mandano armi e non sanno come cercare le risorse per il prossimo autunno-inverno per contenere le proteste sociali.Abbiamo rapinato per secoli il terzo mondo e l’abbiamo reso schiavo e dipendente con le razzie legalizzate, con le guerre nei loro territori per rapinar loro le risorse e le materie prime e su questa rapina fondare il tanto declamato nostro sviluppo. E quando c’erano problemi li abbiamo bombardati perchè erano terroristi. Nel nuovo secolo appena cominciato probabilmente nell’analisi politica si tornerà a Marx diversamente adesso toccherà a noi ed i prodromi già sono in atto velocemente , non sò se l’avete capito.
Carlo, non riesco a seguire tutto il tuo ragionamento. Intanto, mi pare che non si possa parlare di “infiltrazioni”: il PD è un fenomeno composito, assai articolato in cui sono compresenti istanze anche contraddittorie (confindustria e sindacalismo, capitalismo bancario e comitati operai, cattolicesimo neocatecumenale e atei, cattolicesimo onlus e affarismo, ecc.). Questo porta a una dialettica interna assai frastagliata con effetti a volte stralunati. Ma lo stesso M5S accoglie compresenze opposte: dai neofascisti ai compagni di strada della vecchi “nuova sinistra”. Sono aspetti caratteristici del moderno “partito” (se così li si può continuare a definire). L’ex partito di massa sopravvive come fornitore di politica (anche il M5S, che si è allineato alla dimensione partitica), ma è lacerato e divorato al suo interno da specialisti della comunicazione e dalla conflittualità di istanze divergenti. Di fronte a questo, abbiamo la mina vagante di movimenti (dai Gilets Jaunes agli assaltatori di Capitol Hill fino ai ragazzini che hanno preso d’assalto le spiagge di Peschiera del Garda) che apparentemente non hanno niente in comune ma che si presentano con caratteristiche pressoché identiche. Sono la spia di un cambio di modalità organizzative ma soprattutto di rivendicazioni non inquadrabili nella politica come l’abbiamo conosciuta noi e che si è incartata sulle paturnie di quattro occupanti di palazzi. Questa politica non capisce niente di quello che la circonda. E’ un fatto preoccupante perché potrebbe suscitare tentazioni inadeguate. La rivendicazione dell’accesso alle risorse e la risposta inadeguata che puntualmente viene fornita dalle istituzioni porta a un quadro a tinte parecchio fosche. Tornare al territorio e ai bisogni della gente, ascoltare (ma davvero) le persone e le loro necessità, supportare le famiglie e gli anziani, tornare alla politica come gestione della città, di tutta la città, significa rompere la separazione che oggi vediamo tra istituzioni e cittadini. E’ un passo minimo, ma va fatto: ogni grande percorso, per quanto difficile e lungo, comincia con un primo passo.
i problema è che a livello locale (inteso cone nei territori e Chiusi non fa eccezione) è che il Pd e anche il M5S non esistono. Sono sigle vuote di contenuto e ormai quasi vuote anche di persone. A livello locale al di là di Bonella Martinozzi si ha notizia di qualche altro 5 Stelle? E il Pd non si esprime mai su niente. Nè sui grandi temi nazionali e internazionali (si pensi alla guerra), né su quelli locali, al massimo rilancia o supporta qualche posizione dell’amministrazione comunale. Neanche sulla “bufala” della stazione in linea ha saputo prendere una posizione chiara e netta e si è barcamenato tra i “ma anche”… A Chiusi Il Pd ha annunciato La festa de l’Unità dal 12 al 17 luglio, un ritorno dopo 3 anni di stop… poteva essere un’occasione di rilancio politico, viste anche le fibrillazioni degli alleati, ma come sempre non andrà oltre un incontro con il sindaco e la giunta e uno con l’assessore regionale Bezzini (prima veniva Scaramelli). Stop. Nessun rilancio, nessuno scatto di fantasia. E’ un Pd che se resta così serve a poco.
sono d’accodo con te. Galleggiare facendosi trasportare dall’agenda dell’amministrazione comunale è un atteggiamento che ha già fatto parecchi danni in passato. Tutto viene demandato al momento istituzionale ma senza indicazioni strategiche né di priorità. La deriva che questo comporta è assai pericolosa. E al momento non si vedono vie d’uscita.
Il cambio di marcia e di alleanze operato alle ultime elezioni doveva segnare anche un cambio rispetto a tale atteggiamento. Evidentemente però non è cambiato assolutamente niente. E il problema non è Sonnini o Bettollini, meglio l’uno o meglio l’altro. Il problema è il PD e l’assenza di politica, di pensiero, di strategia… L’operazione cambio non ha funzionato, l’alleanza si è già sfaldata e ha il fiato corto, ma ormai è stata fatta e se il PD non esce dalla morsa del minimo cabotaggio, sarà dura durare 5 anni in queste condizioni anche per il malcapitato Sonnini al quale è stata venduta una macchina piena di magagne… Sembrava nuova ed era da buttare
Non esageriamo. La “deriva” locale del PD non è dovuta a cattiva volontà, è proprio un fenomeno fisiologico: stiamo assistendo a una trasformazione del partito tradizionale (e il PD è il caso scuola perché è stato l’ultimo tentativo di arginare e risolvere il problema dall’interno) in un qualcosa che già abbiamo visto (il partito dei notabili -vedi FI, IV, ecc.) e che è stato descritto dagli elitisti, in qualcosa che sta sfumando (il plebeismo leghista) e in qualcosa che non sappiamo ancora definire. E’ per questo che è così difficile analizzare i fenomeni locali. Questi ultimi sono sempre le onde di sciame di un terremoto con epicentro centralizzato. L’alleanza non è in crisi. La sua difficoltà è nelle differenti prospettive che ciascun componente incarna: abbiamo Possiamo,PSI e SCE che vorrebbero un’azione più d’impatto sia nell’affrontare i problemi, sia nella loro focalizzazione. M5S – ciò che ne resta,visto che hanno ancora aperti i loro problemi di organizzazione: non è solo Martinozzi, ma c’è Bruna e c’è Alessandro che attendono la soluzione del limbo in cui li ha cacciati Conte a livello centrale – oscilla tra un atteggiamento “interventista” (vedi il lago) e un atteggiamento più legato all’istituzionalismo. E poi il PD che si muove con la circospezione di un equilibrista sul filo. Fino ad oggi, il problema principale è stato un’unitarietà di intenti e di manifestazioni che ha finito per paralizzare l’azione politica dell’alleanza. E’ chiaro che ogni componente deve riconquistare autonomia, riprender a fare quel che meglio sa: questo significa dare apporto e linfa all’alleanza. Potremmo aprire un dibattito pubblico,su questi temi. Magari una bella tavola rotonda come si facevano qualche anno fa, col Direttore di Primapagina come moderatore. Pensaci.
Una bella favola rotonda poteva esser fatta alla festa de l’Unità. Con o senza il direttore di primapagina a moderare.