CHIUSI: PIAZZA DON MOSE’, DOPO IL NOSTRO ARTICOLO LA TARGA RICOMPARE. E DA LASSU’ IL PRETE SORRIDERA’…

mercoledì 06th, luglio 2022 / 15:40
CHIUSI: PIAZZA DON MOSE’, DOPO IL NOSTRO ARTICOLO LA TARGA RICOMPARE. E DA LASSU’ IL PRETE SORRIDERA’…
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CHIUSI – Verrebbe fin troppo facile scrivere oggi “potenza della stampa”. Ieri scrivevamo della targa “Piazza Don Mosè Mannelli” all’Olivazzo rimossa e sparita dopo dei lavori edili e non riposizionata. Bene, meno di 24 ore dopo quell’articolo,  la targa è ricomparsa. Non esattamente nella posizione in cui si trovava e dove fu inaugurata il 2 maggio 2021, ma in una aiola, dove un tempo c’era un albero e adesso c’è invece un paletto in ferro con la targa he indica il nome del luogo: “Piazza Don Mosè mannelli, già Piazza Olivazzo”. Il Comune insomma è corso ai ripari. Dopo l’articolo di ieri. E questo è un fatto. Probabilmente aveva già deciso. Diciamo che la stampa ha dato una spintarella…

La soluzione trovata conferma che forse qualcuno si è opposto al riposizionamento della targa laddove era prima, altrimenti gli operai l’avrebbero murata dove stava.  Ma a questo punto si tratta di dettaglio. L’importate è che l’indicazione stradale “Piazza Don Mosè Mannelli” sia tornata visibile e evidente e che la decisione presa nel maggio del 2021 no sia stata cancellata così, per sport, senza ulteriori atti amministrativi. Confermata anche giustamente la dizione “già piazza Olivazzo”.

Quella targa su paletto di ferro può piacere o non piacere, si può dire che forse sarebbe stato giusto e opportuno rimettere la targa dove era, cioè sul muro, però l’importante è che ci sia. E la querelle può anche finire qui. Don Mosè, prete sui generis e prete di tutti ha la sua piazza, lì a pochi metri da dove abitava. L’amministrazione precedente vede confermata la decisione che assunse poco più di un anno fa. Il periodo di “vacatio” dovuto ai lavori in un edificio e a qualche frizione polemica, è finito. La soluzione trovata sembra una soluzione di compromesso. Ma è comunque una soluzione. Don Mosè Mannelli era un tipo generoso, che pagò anche di persona la sua generosità, uno che badava più alla sostanza che alla forma, contrariamente a buona parte degli ambienti ecclesiastici e religiosi non era un esteta e preferiva il risultato all’apparenza e ora da lassù, dove si trova adesso, guarderà in basso e sorriderà delle “sciornate” dietro cui si perdono spesso i suoi concittadini. Lui che è stato un prete conciliare, quello che  negli anni ’70 fece rimuovere l’altare barocco del Duomo per sostituirlo con quello spartano in pietra che c’è adesso, per guardare in faccia i fedeli durante la messa, sorriderà e apprezzerà anche quel paletto striminzito col suo nome sopra. A lui andrà bene anche così…

m.l.

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