CHIUSI, E LA POLITICA SNOBBO’ ANCHE LA CELEBRAZIONE DELLA LIBERAZIONE. MEMORIA CORTA, RESPIRO CORTISSIMO
CHIUSI – In un articolo uscito ieri si dà conto della cerimonia tenutasi ieri, domenica 26 giugno, per ricordare la Liberazione della città dalla dittatura fascista e dall’occupazione nazista, avvenuta nel ’44. E’ stata, come abbiamo scritto, una bella giornata. Con momenti di vera commozione. Abbiamo scritto anche che per Chiusi il 26 giugno è “il giorno più bello” perché segna l’inizio dell’era democratica. La fine dell’incubo della guerra e la rinascita civile, sociale, morale dopo il ventennio, dopo l’avventura bellica decisa da Mussolini, dopo la sanguinosa occupazione tedesca.
Quello che in quell’articolo non abbiamo scritto e che invece scriviamo oggi è che è stato un peccato che l’iniziatva sia stata poco partecipata. Solo nel momento finale, al Teatro Mascagni, si è vista un po’ di gente. Poca però. Troppo poca rispetto all’importanze e alla rilevanza dell’avvenimento e della commemorazione stessa. Non solo perché c’era l’ambasciatrice del Sud Africa, Paese verso cui Chiusi ha un debito perenne di riconoscenza. A liberare la città dai nazisti e dai fascisti furono infatti i soldati sudafricani, tutti volontari e tutti molto giovani, alcuni appena ventenni venuti a combattere in Italia con l’Armata britannica, l’esercito più globalizzato del mondo: c’erano anche indiani, pakistani, neozelandesi, canadesi, oltre agli inglesi naturalmente. Molti di loro non fecero ritorno a casa, a Chiusi una settantina ci lasciò la pelle.
Chiaro il motivo per cui la presenza dell’ambasciatrice del Paese che è stato a sua volta “liberato dall’apatrheid” da Nelson Mandela e sa cosa significhi la parola “resistenza”, avrebbe meritato una maggiore partecipazione. Ma anche il ricordo della liberazione di Chiusi, il ricordo dei partigiani, dei militari chiusini, dei civili caduti a Chiusi e in altri luoghi tra il ’43 e il ’45 avrebbe meritato un pubblico più numeroso e più partecipe. Il Comune nell’organizzare l’evento la sua parte l’ha fatta, quest’anno, come negli anni passati. E lo stesso hanno fatto, l’Anpi, la Filarmonica, primapagina, gli attori della Fondazione Orizzonti…
Però anche l’Anpi non era presente in forze, ma solo con la delegazione ufficiale. Mancavano soprattutto le nuove leve, quelle entrate di recente nell’associazione e nel direttivo della stessa. La politica, intesa come partiti movimenti, liste elettorali, è rimasta pressoché latitante. Nessun rappresentante delle opposizioni, pochi anche quelli della maggioranza. Non tutti neanche gli assessori… Assenti le forze politiche non presenti in Consiglio comunale… A parte akcuyni esponenti Pd (non moltissimi) e qualche volto dei Podemos abbiamo notato solo il rappresentante del PC. Ci auguriamo ci sia sfuggito qualcuno… Di tutti gli ex sindaci solo uno era presente nella sala del Mascagni. Ma non alla “via crucis” laica ai monumenti…
Ognuno avrà avuto i propri impegni, ognuno le sue priorità, ma se la politica snobba, diserta, si dimentica del “giorno più bello” e più importante della città, della data fondativa della Chiusi democratica e antifascista, non è un bel segno.
Il fatto che siano passati 78 anni dal giugno fatidico del ’44 non può essere una giustificazione dell’indifferenza. Ci sono ancora molti chiusini che hanno avuto familiari morti sotto le bombe, per rappresaglia o in combattimento, familiari sfollati nelle campagne intorno al lago mentre in paese infuriava la battaglia, ci sono ancora i parenti dei partigiani e dei militari combattenti, in qualche caso figli, non nipoti e bisnipoti. Ci sono ancora a Chiusi edifici che portano i segni delle cannonate, dei proiettili delle mitragliatrici, dei cingoli dei carriarmati… E ci sono strade, piazze, giardini intitolati ai martiri e agli eventi di 78 anni fa: via Ermanno Baldetti, Via Mario Morgantini, via Martiri Perugini, Piazza XXVI Giugno ’44 ecc… Eppure sembra che la memoria sia completamente svanita, scolorita come le lapidi delle tombe dei caduti al cimitero… Per fortuna almeno lì, adesso c’è una stele che li raggruppa tutti…
Buona parte della città, anche della città che conta, che decide, quella che si è presentata alle elezioni meno di un anno fa, e anche quella che ha il compito di educare e istruire le nuove generazioni ieri è rimasta a casa. E ha perso un’occasione, non ha dato una bella prova di sé. Ha mostrato memoria corta e respiro cortissimo.
Che sia tutta colpa del gran caldo ci può anche stare. Ma come ipotesi non ci convince più di tanto…
Il 29 toccherà a Montepulciano celebrare la sua liberazione. Speriamo che come partecipazione popolare vada un po’ meglio…
m.l.
Dei 52 Stati che all’Onu NON hanno condannato l’invasione russa dell’Ucraina, 26, la metà, sono africani.
Il Sudafrica, potenza africana ASTENUTA, si é poi apertamente schierata con la Russia.
In un momento di così forte disorientamento, sociale, politico, economico, con un Sindaco del Partito Democratico, che sostiene il Presidente Draghi che afferma “,,,contnueremo ad aiutare l’Ucraina finchè l’Ucraina non vincerà la guerra” (cosa di per sè impossibile se non intervengono gli USA), a casa, forse, sono rimasti i non ipocriti
quindi i chiusini non avrebbero partecipato alla celebrazione della Liberazione dal nazifascismo, perché c’era l’ambasciatrice del Sudafrica, considerata filoputin? Però credo sia anche filo-Mandela… Gisella lasciamo perdere, via…
Secondo me il discorso è più semplice: è che non c’è (o non c’è più) la percezione della rilevanza che ebbe la liberazione e quindi della rilevanza della celebrazione. E non c’è la percezione che sia un “obbligo politico e morale” e un fatto di riconoscenza umana, civile, politica e storica verso chi diede la vita per liberare Chiusi e l’Italia dalla dittatura fascista e dall’occuipazioe nazista, neanche da parte di chi ricopre ruoli pubblici di rappresentanza. Prova ne sia che qualcuno partecipa finché è in carica e non partecipa se la carica l’ha persa o è passato ad altro incarico. E in tutto ciò, come nella celebrazione, non c’entra niente l’appartenenza politica. La liberazione riguarda tutti, non una parte. Non certo solo i “comunisti” o gli ex comunisti. Solo chi è nostalgico della Repubblica di Salò può storcere il naso e disertare l’evento. Ma i nostalgici di Salò non dovrebbero avere diritto di cittadinanza. Anzi non ce l’hanno, per legge. Accusare l’ambasciatrice del Sudafrica di essere filorussa, e per questo disertare una celebrazione, è come disertare e non riconoscere il Giorno della Memoria perché Auschwitz fu liberata dalle truppe russe…