CHIUSI, IL PALLONE E LA FINE DEGLI “AUTARCHICI”
CHIUSI – Il popolo sportivo di Chiusi, quest’anno ha scoperto e si è appassionato al basket con le imprese, alcune straordinarie, della Umana San Giobbe, ma dal lato calcistico ha vissuto una stagione tra le più tristi della sua storia. La prima squadra cittadina, la Nuova Polisportiva in Promozione ha preso schiaffi e pallonate in casa e fuori ed è mestamente retrocessa; la seconda formazione, quella della ASD Città di Chiusi nonostante un buon girono di ritorno è finita disputare i play out… Ma a questo punto, i risultati di entrambe le squadre, contano poco. Anzi niente. Dalla prossima stagione comincia tutta un’altra storia. Come abbiamo già annunciato qualche settimana fa le due società, dopo il divorzio del 2013, hanno deciso di tornare insieme, sotto lo stesso tetto, operando una fusione che porterà ad una squadra unica e unico settore giovanile, che ripartirà dalla Prima categoria, quella più in alto. Dopo aver assaggiato la serie D, per molti anni l’Eccellenza e la Promozione, il Chiusi calcio torna in campi che aveva dimenticato… Ritroverà l’antico derby con l’Oimpic Sarteano, che ha vito il campionato di Seconda Categoria. Ma sarà comunque un calcio più piccolo, più polveroso. Più povero.
E finisce qui, dopo 9 anni, anche l’avventura degli “Autarchici”. Quella specie di Athetic Bilbao de noantri, fatta al 100% da giocatori del posto o nati calcisticamente nel posto, che ha ridato fiato, visibilità, opportunità a giocatori che si sarebbero probabilmente persi… che ha portato al campo sportivo più gente della più blasonata Polisportiva, che ha teorizzato e messo in pratica il dogma del “calcio per passione e non per soldi” insieme a quello dell’identitàpaesana: giocare per i colori della propria città basta e avanza… è già un onore. L’autarchia, dunque come paradigma e cornice di una esperienza sportiva. I giocatori stessi della ASD, per 9 anni, si sono non solo adattati a questa filosofia, ma l’hanno fatta propria, se la sono cucita addosso, come si cuce uno stemma sulla maglia… E adesso che la storia è finita e ne comincia un’altra c’è scappata anche qualche lacrimuccia, pure a mezzo social. Probabilmente gli “autarchici” proveranno a portare almeno un po’ della medesima filosofia anche nel nuovo sodalizio unitario, perché loro il calcio lo concepiscono così e non come un business. Poi certo, il Chiusi è il Chiusi, per decenni è stato, con la Sinalunghese, la squadra più rappresentativa della Valdichiana, una delle più importanti della provincia di Siena. Ha pure un bell’impianto, degno di categorie superiori, e per questo non potrà vivacchiare in Prima categoria. La Prima è il punto di ripartenza, come fu la C2 per la Fiorentina, dopo il fallimento di Cecchi Gori…
Anche se i tempi sono grami e cupi, il nuovo Chiusi potrà mantenere qualche briciola di autarchia, ma dovrà per forza di cose tentare da subito la risalita, l’assalto alla Promozione, come minimo… Contemperare le de cose, una bella sfida.
Il nuovo presidente dovrebbe essere, salvo sorprese, Paolo Ferretti, già giocatore autarchico. Roberto Ferretti e Silvio Paggetti in quota Polisportiva, Giovanni Cupelli in quota Asd, e altri daranno una mano nel Cda. Amedeo Fei farà un passo indietro, o di lato. In ogni caso non sarà più il front man. E anche questa è una bandiera che si ammaina.
Nel calcio molte società, anche famose, hanno dovuto fare i conti con fallimenti e retrocessioni agli inferi. I due Chiusi dopo una annata terribile, hanno deciso di rimettere tutti i palloni nello stesso sacco, di comprare una maglia sola e di ripartire insieme, riunendo la famiglia, ponendo fine alla “secessione”…
Al momento prevale la tristezza per il calo di categoria, per la fine di una storia che è stata in certi momenti esaltante e fortemente identitaria, una storia di orgoglio e di tenacia nel proporre un calcio più povero, ma meno inquinato e inquinante, più sostenibile. E’ normale che sia così. E’ sempre così quando finisce un viaggio, un’avventura… Per molti giocatori, soprattutto degli Autarchici, quella che si è appena conclusa sarà l’ultima stagione disputata. Non ce ne saranno altre. Qualcuno lo ha anche scritto sul proprio profilo social… Ci sarà da ricostruire parecchio, come dopo un’alluvione, un terremoto o un bombardamento. O più semplicemente dopo la fine di un ciclo.
In una intervista a Luca Cardinalini, di Dribbling (Rai 2), l’allora capitano della Asd Francesco Ferretti, ad una domanda sul mercato rispose serafico: “Il mercato? io lo faccio tutte le mattine, col furgone dei formaggi”. Quella era la filosofia degli “Autarchici”. Vedremo cosa si inventeranno Ferretti & C. per impostare la ripartenza del nuovo Chiusi. Una ripartenza che in questo caso più che un contropiede fulminante sembra essere una partenza in salita. Ma ci sono corridori che in salita si esaltano e aspettano lo strappo più duro per scattare. Paolo Ferretti, in campo era un mediano alla Benetti, uno di quelli di lotta e di governo, spalle larghe e carattere da vendere. Uno difficilmente impressionabile e pronto alla pugna. Sarà un presidente da combattimento. Con lui la leadership della nuova società unitaria passa dalla Polisportiva all’area Autarchica, ex secessionista, anche questo è un segnale ai naviganti.
m.l.