CHIUSI: LA MEMORIA A META’. UNA CERIMONIA UN PO’ COSI’….
CHIUSI – “In questa stazione nel 1943 transitarono e sostarono i treni carichi di bambini, donne e uomini diretti ai campi di sterminio nazisti e anche qui ebbe testimoni il dramma di quegli innocenti”. Così c’è scritto sulla epigrafe “scoperta” questa mattina alla Stazione di Chiusi dal sindaco Sonnini in occasione della Giornata della Memoria. Lapide che riporta anche una frase di Liliana Segre: “Coltivare la memoria è ancora oggi un vaccino contro l’inrolleranza e ci aiuta, in un mondo così pieno di ingiustizie e di sofferenza a ricordare che ciascuno ha una coscienza. E la si può usare”. Ecco sono vere entrambe le frasi. La prima però è incompleta. Imprecisa. La stazione di Chiusi, nell’autunno del ’43, non vide soltanto testimoni del dramma di quegli innocenti. Vide anche atti di solidarietà umana e di eroismo a favore di quegli innocenti. E, diciamolo pure: di resistenza alla barbarie. Atti in alcuni casi dettati esclusivamente dalla coscienza, a conferma della frase di Liliana Segre.
Stamattina alla cerimonia per la Giornata della Memoria, davanti alla stazione di Chiusi, davanti al sindaco della città, alla vicesindaco di Chianciano Rossana Giulianelli, al presidente dell’Unione dei Comuni Giacomo Grazi e di tutte le forze dell’ordine, Don Antonio Canestri, parroco di Chiusi Scalo e Vicario della Diocesi, ha letto un brano che ricorda l’iniziativa dell’allora Vescovo di Chiusi Mons. Carlo Baldini che raccolse dei biglietti lanciati fuori dai vagoni piombati fermi alla stazione e poi scrisse alle famiglie di “quei disgraziati” una cartolina, uguale per tutti: “Ho visto vostro figlio di passaggio per Chiusi. Sta bene e vi saluta”. Un gesto certamente umanitario. Tendente ad alleviare il dolore di chi aveva visto portar via un familiare. Ma anche una bugìa colossale. Quelle persone, dentro quei carri bestiame, non stavano bene per niente. E non salutavano nessuno. Chiedevano aiuto. Acqua, pane. Non sapevano cosa li attendeva all’arrivo, non sapevano niente di Auschwitz, di Dachau, di Treblinka, di Birkenau. Il vescovo di Chiusi, spedendo quelle mille e passa cartoline fece una cosa buona e giusta, ma non la raccontò tutta… Neanche lui sapeva dei campi di prigionia, ma quel messaggio inviato alle famiglie pur dettato da umana pietà, resta una verità camuffata.
Ci fu invece chi, senza essere vescovo e nemmeno prete o partigiano, vedendo quello strazio, prese la mazza e le tronchesi e, senza pensare troppo alle possibili conseguenze, aprì alcuni di quei vagoni, favorendo la fuga di alcuni deportati. Quelli che ce la fecero a saltare dal treno e a dileguarsi nel buio…
Erano ferrovieri. O meglio operai delle Ferrovie, manovratori. Quelli che azionavano gli scambi a mano… Gente semplice. Lavoratori di stanza alla stazione di Chiusi, diventati eroi loro malgrado.
Stamattina però, nella cerimonia davanti alla stazione si è parlato della Shoa a Praga e di quella azione umanitaria del vescovo. Nessun cenno a quei ferrovieri. E nemmeno a quelli che, in quei mesi del ’43-44 sempre a Chiusi, ospitarono a casa loro ebrei, comunisti, soldati italiani sbandati trovati sui treni… A questo proposito c’è la testimonianza di Marcella Levi Bianchini ebrea romana ospitata, anzi nascosta, a Chiusi dalla famiglia di un ferroviere fino alla Liberazione… Testimonianza riportata nel libro “E ora dove vado?” (Edizioni Associate, Roma 1994), ripresa anche nel libello “Nove mesi” del sottoscritto (edizioni Del Bucchia, 2009).
Ogni iniziativa che tenda a mantenere viva la memoria è positiva ed encomiabile. Ci fa piacere che il Comune di Chiusi abbia voluto apporre quella epigrafe alla stazione accanto a quella che ricorda le vittime civili del bombardamento del 21 novembre 1943. Mi fa piacere che l’abbia fatto insieme alla sezione ANPI. Personalmente però ritengo che parlare della Shoa a Praga e dell’azione del Vescovo, senza fare alcun cenno a quei fatti locali certamente inerenti la vicenda delle deportazioni naziste, sia stato un piccolo scivolone, che denota un approccio del tutto scolastico alla questione, e forse anche un po’ di piaggeria e di sudditanza politico-psicologica della attuale amministrazione comunale. C’era gente venuta da Panicale, da Castiglione del Lago, questa mattina alla cerimonia alla stazione. Gente che aveva letto l’articolo pubblicato ieri su queste colonne su quei ferrovieri eroi per caso e loro malgrado. Ovvio che non era e non è obbligatorio citare Primapagina, ci mancherebbe altro, ma un cenno a quelle storie poteva essere fatto anche “in autonomia”. E’ roba scritta sui libri. La Biblioteca Comunale ha anche uno scaffale dedicato alla Giornata della memoria e lì ci sono tutti… In certe circostanze, il compitino scolastico da terza media non è sufficiente. La storia di quei treni, a Chiusi non c’è solo passata, ci si è fermata, ha avuto dei sussulti e conseguenze umane e politiche. Chi governa la città certe cose le deve sapere e ne deve tenere conto. E magari chi governa oggi una città, parlando di lager e deportazioni, un cenno alle deportazioni e alle shoa attuali dovrebbe farlo. Perché ce ne sono anche oggi. Anche ai confini dell’Europa…
m.l.
Condivido molto quello che hai scritto ma pretendere(è non sarebbe davvero una pretesa) che si abbia da parte delle autorità una visione un po’ più larga resta una cosa difficile ad attuarsi ed oggi è sempre di più così.Ti domando: che segno è questo ? Perchè oltre alla cultura personale ed alla conoscenza delle persone di dove derivino certe cose che sono passate nel nostro orizzonte temporale e culturale e quindi di ”nostro vissuto”,c’è da notare come hai detto una componente di piaggeria,di commemorazione solo quasi perchè la si debba fare anche se si condividano certe idee, con la mancanza di senso critico anche da parte delle stesse istituzioni ed associazioni.E siccome tutti o quasi notano e ripetono che ” non bisogna mai perdere la memoria” perchè è quella che fa ragionare sulle cose, allora io come del resto tanti altri notano che tali manifestazioni vengono ormai fatte per prassi e questo spesso ne fà perdere il valore,fino ad annullarlo e porlo nel dimenticatoio.Si, il valore che si basa sulla conoscenza ! E su questo tema occorre essere attenti e critici, criticare quando si deve e parlarne quando se ne possa e debba parlare, a tutti i livelli sociali e pubblici, nelle scuole soprattutto come veniva fatto qualche lustro fa da i nostri vecchi.Per esempio mio zio andava nelle scuole,sia a Chiusi, sia a Città della Pieve, sia a Castiglione del Lago e spiegava sia il perchè della Resistenza sia lo scontro violento e le tendenze a dimenticare su quanto era stato della compressione delle famiglie ebree ma non solo ebree da parte del regime fascista. Polemiche e tiritele infinite sono avvenute nel territorio di Castiglione del Lago per esempio sulla liberazione degli ebrei, anche con ”innesti nella storia” che hanno del nebuloso, sia da parte dei partigiani sia da parte della Chiesa Cattolica, alla quale per iniziativa politica di questi ultimi anni è stata affissa una riconoscenza che prima sembrava che non fosse dovuta ed in questa vicenda si innestano le nebulosità da parte di ambedue gli schieramenti della politica, poichè solo negli ultimi anni sono venute fuori delle asserzioni sulle quali non è facile stabilire gli elementi di verità, oltre a quelli di una normale e facilmente comprensibile amministrazione comportamentale di ogni persona.Credo che sul tema della liberazione degli ebrei ad Isola Maggiore sul Trasimeno siano scattate anche denunce che poi non sò se siano state ritirate o meno.Questo tanto per dire e voler segnare di come siano state infuocate le coscenze e le reazioni,anche di fronte al revisionismo storico che procede oggi inalterato senza alcuna vergogna su certi fatti.E’ sempre la verità della supremazia quella che viene ad essere messa in atto, e quando tale supremazia politica prima nel territorio era di un certo colore i fatti sono stati raccontati in un modo, adesso che quel colore è stato annacquato fino a schiarirsi per arrivare ad essere colorato di bianco tanto per intendersi ed a rappresentare politicamente certe istanze precise,sono venuti alla superfice tanti di quei fatti che hanno trovato gli uomini disposti a raccontare versioni diverse fino alla consacrazione civile e religiosa del valore che scaturiva dai loro racconti alle domande spesso preparate e non spontanee che venivano emesse. Ecco perchè la politica non sovraintende più e non comanda più i significati profondi densi di ”umanesimo civile ed anche religioso” delle comunità.Ma talvolta mi domando se le altre nazioni europee su questo piano storico-culturale siano come noi e reagiscano come reagiamo noi. Guardando dall’alto tale domanda mi chiedo: ”ma è solo causa tutto questo della presenza in italia di quel famoso ”FATTORE K” ? Nell’immediato dopo guerra gli alleati lo sapevano benissimo che nel territorio le formazioni partigiane erano state formazioni in prevalenza costituite dalla presenza politica e quantitativa dei comunisti.C’erano anche altre componenti: i socialisti, quelli del partito popolare, quelli del partito che fu poi quello d’Azione, liberali e repubblicani, ma la prevalenza era senza dubbio contrassegnata dai comunisti,forse perchè partito questo meglio organizzato ed anche forse dovuto al fatto che era stato quel partito a subire le più dolorose compressioni sotto il regime fascista e che adesso liberatasi la pentola dal coperchio che impediva al contenuto di uscire tale contenuto sprizzava fuori a forza. Ecco, tutto questo probabilmente ha portato nel proseguo,la reattività di quelle sacche chete di popolazione che avevano avuto una parte anche preminente nel vecchio regime anche se non direttamente compromesse e che erano state silenti anche quando si manifestavano le ingiustizie verso altri cittadini ed anche verso le famiglie degli ebrei e mai si sono opposte ma che spesso la maggir parte delle volte si sono girate dall’altra parte e che oggi vengono a commemorare con le corone di alloro i fatti accaduti.A questi rivolgerei la domanda tanto per scendere nei particolari se sanno od abbiano mai saputo che torturatori e collezionisti di occhi hanno manifestato la loro attività non solo in Croazia e nelle repèubbliche slave sotto l nazismo occupatore ma che sono state nascoste nel dopoguerra e fatte espatriare all’estero per intervento diretto del vaticano e di papa Pio XII.La cosiddetta ”via dei topi” non se la sono inventata i partigiani comunisti delle Brigate Garibaldi ed i collezionisti di occhi alla Ante Pavelic non hanno varcato la frontiera scappando dall’Italia con passaporto rilasciato dalle autorità competenti ma protette da quel complesso ben organizzato anticomunista e misericordioso del Vaticano a cui gli stessi ebrei nel dopoguerra non hanno guardato tanto in maniera benevola….Sono state queste sacche il luogo fisico ma soprattutto ” politico e culturale” da dove è partito il revisionismo storico che si è dipanato fino ai giorni nostri e che ancora la fà da padrone e che ancora è quello a cui è soggetta spesso la Pubblica Amministrazione nei nostri territori,anche giusto se vogliamo ma alquanto ipocrita se poi si vogli cogliere con intenzioni di indipendenza il loro modo di porsi rispetto ai problemi,ma di ”indipendenza” in questa natura di cose non credo che ce ne sia, ed anche coloro che dicono a paroled di volere e ricercate l’indipendenza dalla politica dicono una solenne menzogna in quanto lo sanno bene che è la politica che guida le cose e gli interessi,sia individuali chè di gruppo.Lo si vede anche in questi giorni negli ultimi esempi che ci vengono offerti dall’elezione del Presidente della Repubblica : tutti disposti a parole a ricercare persone indipendenti e comuni ai due schieramenti ma nulla va bene quando vengono proferiti i nomi.In pratica a parole si dice tutto ma nella materialità di assicurarsi i percorsi che possono venir utili alle idee di ogni schieramento ognuno prospetta il proprio e nello stesso tempo dice che dovrebbe esserci unità in tale etica di ricerca e di partecipazione.In pratica -mi scuserete per il paragone trucido e maleducato -ma oggi si usa un detto per rendere l’idea di quanto passi in tale circostanza ed è quella di ”fare il finoc….col c…degli altri”….Allora tutto questo sovraintende ad un principio che svela la miserrima idea di chi ha sempre detto e gioito alla caduta degli ideali,ben sapendo che si trattava di un ideale solamente che era da cancellare ed che è stato e rimane quello di un socialismo dal volto umano cosa questa che il regime capitalista aborrisce a prescindere e non contempla ma lo vive solo come limitatezza ale proprie aspirazioni ed ai propri programmi. Quel socialismo dal volto umano che non è stato mai realizzato ma non per questo è da considerarsi una utopia.La considerano tale solo chi agisce e pensa con la sottocultura etica ed estremizzata che il capitale ci pone ogni giorno sotto gli occhi assumendo come dato inelutabile e di fatto che il mondo funzioni solo così.Ed oggi è questa infatti l’idea che fà funzionare il mondo ma le conseguenze si vedono bene e solo chi non le voglia vedere e ragionarci sopra non lo vede o perlomeno fa finta di non vederle pensando che non vedendole non esistano mentre il mondo sprofonda proprio perchè ha funzionato e continua a funzionare nel modo in cui vediamo. Scusate se vi sembra ”una filippica” questa ma credo che sia proprio il mondo e la gente comune che abbia bisogno di tali genere di ”filippiche” esistenti in un luogo dove prima cresceva ogni tipo di erba e dove oggi c’è solo sterpaglia ma non grazie a chi avrebbe voluto e vuole cambiare musica ma dovuto e voluto da chi resiste con ogni mezzo al cambiamento facendo gli interessi diretti ed indiretti della politica di quel capitale di cui parlavamo poco fa.Che esiste e non è davvero una invenzione cercata di essere posta in atto da parte di chi gli convenga.
Carlo, ricordare e non dimenticare è un dovere del cittadino avveduto e lo è ancor di più per chi ha ruoli di responsabilità pubblica e politica. Contestualizzare i fatti, gli avvenimenti, le situazioni è importante, perché aiuta a capire che la Storia non è una cosa grande che non ci riguarda, ma spesso ci passa accanto e si ferma dalle nostre parti. Ricordare l’azione di quei ferrovieri che nel ’43 liberarono alcuni deportati alla stazione di Chiusi avrebbe certamente reso più comprensibile, più chiaro, il senso stesso della “lapide” che è stata posta sulla facciata della stazione accanto a quella che ricorda le vittime del bombardamento. Non averlo fatto – magari perché la scaletta preparata in precedenza nn lo prevedeva – denota un approccio del tutto scolastico e – come dici tu – “perché certe cose bisogna farle”. Secondo me è stata persa un’occasione. Quel fatto andava ricordato. Non per fare un piacere a me o a primapagina che quel fatto l’aveva segnalato il giorno prima, ma per rispetto di quei lavoratori che ne furono non solo testimoni, ma protagonisti, a rischio della vita…
Probabilmente la scaletta non lo prevedeva perchè la gente che è chiamata a decidere certe cose le ignora, le conosce superficialmente ed ha la cultura che è refrattaria all’impegno ed alla riflessione, e spesso -diciamolo pure-che non si vuole votare i cogl….per cose che ritiene inutili perchè la formazione che ha ricevuto è quella che è….. E’ la crisi di un sistema politico che presto vedrà la politica serva di interessi che vengono promanati e diretti da pochi contro l’interesse di molti. E quei molti sono coloro che oggi difendono le cazzate perchè hanno sempre superficialmente rifiutato l’idea che il sistema ormai ha acquisito il benessere e la civiltà per tutti o per la generalità delle persone. La cosa tragica sarà quella che quando vedranno che si erano sbagliati non sarà più tempo di recuperare ciò che hanno abbandonato alle ortiche. I poveri diceva qualcuno sono stati sempre così nella storia, hanno servito interessi più grandi di loro e si sono sempre opposti al cambiamento e poche volte sono stati utilizzati per rompere degli equilibri.La maggior parte delle volte sono stati utilizzati per rompere quegli equilibri che avrebbero visto prevalere i loro interessi ed hanno sempre fatto l’interesse di chi li manovrava. Come nel 1921-100 anni sono passati- ma le cose e gli indirizzi ed i contenuti etici sono sempre gli stessi, ed oggi gioiscono solo coloro che vedono che gli ideali sono stati abbandonati e messi dietro il sipario, soprattutto da parte dei poveri. Poveri non perchè non abbiano un conto in banca ma poveri di gnegnero come si dice dalle nostre parti.La storia si ripete e la ripetono coloro che avrebbero dovuto capire come funziona proprio perchè certi ideali sono il frutto del lavoro organizzato e del pensiero che si è battuto per i poveri.Oggi diciamo che basti erigere lapidi e dare l’idea che si osservino certe motivazioni e valori, ma tutto questo risponde al non curarsi di ciò che è stato se non in una maniera superficiale, distaccata, lontana, che produce il contrario alla fine di ciò che dovrebbe produrre.E non c’è verso che il pane che esce dal forno rispecchia la farina impiegata.