CHIUSI: LA MEMORIA A META’. UNA CERIMONIA UN PO’ COSI’….

giovedì 27th, gennaio 2022 / 16:09
CHIUSI: LA MEMORIA A META’. UNA CERIMONIA UN PO’ COSI’….
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CHIUSI – “In questa stazione nel 1943 transitarono e sostarono i treni carichi di bambini, donne e uomini diretti ai campi di sterminio nazisti e anche qui ebbe testimoni il dramma di quegli innocenti”. Così c’è scritto sulla epigrafe “scoperta” questa mattina alla Stazione di Chiusi dal sindaco Sonnini in occasione della Giornata della Memoria. Lapide che riporta anche una frase di Liliana Segre: “Coltivare la memoria è ancora oggi un vaccino contro l’inrolleranza e ci aiuta, in un mondo così pieno di ingiustizie e di sofferenza a ricordare che ciascuno ha una coscienza. E la si può usare”. Ecco sono vere entrambe le frasi. La prima però è incompleta. Imprecisa. La stazione di Chiusi, nell’autunno del ’43, non vide soltanto testimoni del dramma di quegli innocenti. Vide anche atti di solidarietà umana e di eroismo a favore di quegli innocenti. E, diciamolo pure: di resistenza alla barbarie. Atti in alcuni casi dettati esclusivamente dalla coscienza, a conferma della frase di Liliana Segre. 

Stamattina alla cerimonia per la Giornata della Memoria, davanti alla stazione di Chiusi, davanti al sindaco della città, alla vicesindaco di Chianciano Rossana Giulianelli, al presidente dell’Unione dei Comuni Giacomo Grazi e di tutte le forze dell’ordine, Don Antonio  Canestri, parroco di Chiusi Scalo e Vicario della Diocesi, ha letto un brano che ricorda l’iniziativa dell’allora Vescovo di Chiusi Mons. Carlo Baldini che raccolse dei biglietti lanciati fuori dai vagoni piombati fermi alla stazione e poi scrisse alle famiglie di “quei disgraziati” una cartolina, uguale per tutti: “Ho visto vostro figlio di passaggio per Chiusi. Sta bene e vi saluta”. Un gesto certamente umanitario. Tendente ad alleviare il dolore di chi aveva visto portar via un familiare. Ma anche una bugìa colossale. Quelle persone, dentro quei carri bestiame, non stavano bene per niente. E non salutavano nessuno. Chiedevano aiuto. Acqua, pane. Non sapevano cosa li attendeva all’arrivo, non sapevano niente di Auschwitz, di Dachau, di Treblinka, di Birkenau.  Il vescovo di Chiusi, spedendo quelle mille e passa cartoline fece una cosa buona e giusta, ma non la raccontò tutta…  Neanche lui sapeva dei campi di prigionia, ma quel messaggio inviato alle famiglie pur dettato da umana pietà, resta una verità camuffata.

Ci fu invece chi, senza essere vescovo e nemmeno prete o partigiano, vedendo quello strazio, prese la mazza e le tronchesi e, senza pensare troppo alle possibili conseguenze, aprì alcuni di quei vagoni, favorendo la fuga di alcuni deportati. Quelli che ce la fecero a saltare dal treno e a dileguarsi nel buio…

Erano ferrovieri. O meglio operai delle Ferrovie, manovratori. Quelli che azionavano gli scambi a mano… Gente semplice. Lavoratori di stanza alla stazione di Chiusi, diventati eroi loro malgrado.

Stamattina però, nella cerimonia davanti alla stazione si è parlato della Shoa a Praga e di quella azione umanitaria del vescovo. Nessun cenno a quei ferrovieri. E nemmeno a quelli che, in quei mesi del ’43-44 sempre a Chiusi, ospitarono a casa loro ebrei, comunisti, soldati italiani sbandati trovati sui treni… A questo proposito c’è la testimonianza di Marcella Levi Bianchini ebrea romana ospitata, anzi nascosta, a Chiusi dalla famiglia di un ferroviere fino alla Liberazione…  Testimonianza riportata nel libro “E ora dove vado?” (Edizioni Associate, Roma 1994), ripresa anche nel libello “Nove mesi” del sottoscritto (edizioni Del Bucchia, 2009).

Ogni iniziativa che tenda a mantenere viva la memoria è positiva ed encomiabile. Ci fa piacere che il Comune di Chiusi abbia voluto apporre quella epigrafe alla stazione accanto a quella che ricorda le vittime civili del bombardamento del 21 novembre 1943.  Mi fa piacere che l’abbia fatto insieme alla sezione ANPI.  Personalmente però ritengo che parlare della Shoa a Praga e dell’azione del Vescovo, senza fare alcun cenno a quei fatti locali certamente inerenti la vicenda delle deportazioni naziste, sia stato un piccolo scivolone, che denota un approccio del tutto scolastico alla questione, e forse anche un po’ di piaggeria e di sudditanza politico-psicologica della attuale amministrazione comunale. C’era gente venuta da Panicale, da Castiglione del Lago, questa mattina alla cerimonia alla stazione. Gente che aveva letto l’articolo pubblicato ieri su queste colonne su quei ferrovieri eroi per caso e loro malgrado. Ovvio che non era e non è obbligatorio citare Primapagina, ci mancherebbe altro, ma un cenno a quelle storie poteva essere fatto anche “in autonomia”. E’ roba scritta sui libri. La Biblioteca Comunale ha anche uno scaffale dedicato alla Giornata della memoria e lì ci sono tutti… In certe circostanze, il compitino scolastico da terza media non è sufficiente. La storia di quei treni, a Chiusi non c’è solo passata, ci si è fermata, ha avuto dei sussulti e conseguenze umane e politiche. Chi governa la città certe cose le deve sapere e ne deve tenere conto. E magari chi governa oggi una città, parlando di lager e deportazioni, un cenno alle deportazioni e alle shoa attuali dovrebbe farlo. Perché ce ne sono anche oggi. Anche ai confini dell’Europa…

m.l.

 

 

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