DOVE VA LA SINISTRA? UN MESSAGGIO DI ROSY BINDI AL PD: OCCHIO ALLE AMMUCCHIATE! CHIUSI: I SILENZI DI SONNINI E I MAL DI PANCIA DEI SUOI ALLEATI

venerdì 12th, novembre 2021 / 13:05
DOVE VA LA SINISTRA? UN MESSAGGIO DI ROSY BINDI AL PD: OCCHIO ALLE AMMUCCHIATE! CHIUSI: I SILENZI DI SONNINI E I MAL DI PANCIA DEI SUOI ALLEATI
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In una intervista di ieri 11 novembre a Tiziana Panella (la 7), Rosy Bindi ha parlato dell’elezione del nuovo presidente della Repubblica, dell’eventualità di ritrovarci con Berlusconi al Quirinale e anche delle prospettive politiche in vista delle elezioni del 2023. A questo proposito l’ex presidente del Pd e della Commissione antimafia, nonché ex ministro della sanità ha messo in guardia il Pd da facili suggestioni e da errori strategici.

“Attenzione a prefigurare un nuovo Ulivo per poi trovarci… nell’Unione” ha detto, intendendo per Unione l’alleanza dell 2008 che andava da Mastella a Bertinotti e che sappiamo tutti la fine che fece…

Rosy Bindi dice insomma NO ad una coalizione che potrebbe andare da Calenda a Fratoianni e che sarebbe – come l’Unione del 2008 – una “ammucchiata” senza basi reali e solide.

“Costruire un Ulivo 2.0 non significa costruire un’ammucchiata… Costruire un’azione politica della sinistra in Italia, significa porsi il problema di condividere una visione del Paese, significa costruire un programma il quale forze politiche, sociali e culturali vadano al confront con il centro destra. Io vorrei che il Pd aprisse una grande fase costituente della sinistra italiana, alla quale non inviti solo i partitini che sono quelli che sono usciti dal Pd, a inviti tutta quell’Italia che si riconosce in certi valori: sul lavoro, sulla solidarietà, sulla sanità pubblica, sulla scuola pubblica sugli immigrati, sull’Europa, sulla lotta ale disuguaglianze. Questa Italia esiste, è ogni giorno in prima fila nel paese e credo che abbia diritto di essere ascoltata in una sede politica, per ritrovarsi poi in una proposta politica… C’è un anno e mezzo di tempo per costruire un’operazione politica di questo genere…  Come me credo si sentirebbero rimotivati e a loro agio tanti italiani e tante italiane che i questi anni non sono rimasti ai margini, non sono più andati a votare o si solo fatti affascinare da suggestioni sensazionalistiche…”.

Nel dire questo, Rosy Bindi, per tutta l’intervista usa sempre il termine “sinistra”. Mai quello di “centrosinistra”. E anche questo è un indizio di cosa intenda e a chi sia rivolto il suo messaggio. Che ovviamente è rivolto in primo luogo al Pd, al segretario Letta che adesso è anche il deputato del collegio di Siena, dove Rosy Bindi abita quindi è anche il suo deputato di riferimento. L’intervista a Tiziana Panella l’ha rilasciata dalla sua casa di Sinalunga.

L’ex presidente Pd parla di assetti e coalizioni della sinistra a livello nazionale. Ma le sue parole, le sue titubanze su coalizioni larghe, ma informi, che sono più ammucchiate che progetti politici, sembrano attagliarsi perfettamente alla situazione che si è determinata a Chiusi, per esempio, con le lezioni comunali del 3-4 ottobre scorso.

A Chiusi una alleanza larga e inedita è stata messa in piedi, il Pd adesso è alleato in Comune con le due ex forze di opposizione (M5S e  il raggruppamento di sinistra Possiamo), con il Psi e con Sinistra Civica ed Ecologista. C’è mancato un pelo che ci fosse anche la componente di Calenda che alla fine si è accasata in una delle due liste concorrenti, quella sponsorizzata e sostenuta da Italia Viva.

Tutto ciò è avvenuto però senza alcuna Bad Godesberg, senza nessun “processo costituente” del tipo di quello chiesto da Rosy Bindi.  Si sono semplicemente rimescolate le carte rispetto alla legislatura precedente, in nome di un presunto “cambio di metodo”. Nei fatti, ad un mese dal voto che ha premiato il centro sinistra (ma non tutte le componenti di esso), la nuova coalizione è al governo della città, ma è praticamente scomparsa dai radar e i deboli e rari segnali che manda, sono segnali di mal di pancia, incazzature interne, divergenze.

Un mese è poco per dare giudizi definitivi e stilare bilanci, ma ad oggi la percezione diffusa è quella di una amministrazione inesistente o quantomeno invisibile e di una maggioranza fasulla, litigiosa, incartata nelle proprie divisioni. Indecisa a tutto, avrebbe scritto Fortebraccio in uno dei suoi corsivi quando ancora c’era l’Unità.

Il contrario di quella “visione del Paese” evocata da Rosy Bindi. Qualcuno ha spacciato la nuova santa alleanza chiusina come il ritorno, finalmente, ad una sinistra unita dopo le stagioni delle rottamazioni e delle sbornie liberiste dei renziani (come se quelle sbornie non le avessero prese anche altri molto prima che arrivassero i renziani) qualcun altro in buona fede o dando una lettura un po’ naif della situazione, ha sperato che lo fosse. La realtà – per ora – ci dice che è stata fatta sì un’ammucchiata larga, ma che già dalle primissime battute sembra non avere fondamenta solide né un collante robusto che la tenga in piedi.

Nei giorni scorsi c’è stato il pronunciamento del Tar della Toscana sul Ricorso intentato dal Preside dell’Istituto Valdichiana, contro alcuni atti del Comune con i quali è stato affidato l’auditorium La Villetta ad una Fondazione privata che tiene un corso parauniversitaro. Il Tar non ha concesso la sospensiva degli atti, come chiedeva il ricorrente, che adesso se vorrà andare avanti nella controversia dovrà obbligatoriamente chiamare in giudizio anche la Provincia di Siena e non solo il Comune. In sostanza questo round lo ha vinto il Comune che -anche con la nuova giunta – si è difeso in giudizio contro il ricorso, eppure una serie di esponenti delle forze di maggioranza (da Luca Scaramelli dei Podemos, a Paolo Scattoni del Pd, a Bonella Martinozzi dei 5 S…) invece di gioire, non hanno fatto altro che sperticarsi nel tentativo di dimostrare che alla fine il preside Marra non ha perso e che la questione non è ancora chiusa. Una situazione kafkiana. Con il povero Sonnini, preso tra due fuochi e tirato per la giacchetta dall’uno e dall’altro.

Un Sonnini silenzioso come i suoi tre assessori, silenzioso e assente dalla scena su tutti i fronti. Un silenzio che  – sebbene sia il primo mese da sindaco e quindi siamo alle prime battute – sta diventando alquanto assordante.

Nonostante l’annuncio (non richiesto) fatto nel corso della seduta inaugurale del Consiglio il sindaco non ha ancora nominato il famoso quarto assessore, la figura “di alto profilo” che doveva mettere d’accordo tutti. Nulla si è mosso a quanto si sa per quanto riguarda il rinnovo del Cda della Fondazione Orizzonti che è scaduto e agisce in regime deroga (la stagione teatrale invernale è stata comunque già definita attingendo agli spettacoli rimasti sospesi lo scorso anno e durante il festival estivo), nulla si sa sui progetti per intercettare i fondi del PNRR e proprio ieri Draghi ha lanciato il “patto di ferro” con i sindaci, ricordando
che il governo mette a disposizione delle amministrazioni vari strumenti: dall’assistenza tecnica sul territorio alla possibilità di reclutare personale. Almeno mille esperti – dice – aiuteranno gli enti territoriali ad attuare il Piano. Il sindaco precedente Bettollini prima di chiudere il mandato lasciò un dossier con alcuni progetti concordati con Unione dei Comuni e Provincia di Siena. Qualcuno ci avrà messo le mani?

Poi ci sono le piccole cose  di ordinaria amministrazione, come quelle strisce pedonali davanti alla Chiesa di Chiusi Scalo che devono essere ripristinate, per evitare oggettive situazioni di pericolo. Situazione che abbiamo segnalato il 3 novembre. Sarà il caso di lasciar perdere per un po’ la vicenda Villetta per occuparsi anche di qualcos’altro? Quanto agli aspetti più marcatamente politici, noi siamo d’accordo con Rosy Bindi. E non ci dispiacerebbe vederla al Quirinale (ma questo lo avevamo già scritto).

m.l.

 

 

 

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