CHIUSI, IL BRAND ETRUSCHI E’ IMPORTANTE. MA A LIVELLO TURISTICO FUNZIONA POCO

martedì 30th, novembre 2021 / 12:10
CHIUSI, IL BRAND ETRUSCHI E’ IMPORTANTE. MA A LIVELLO TURISTICO FUNZIONA POCO
0 Flares 0 Flares ×
CHIUSI – Il Comune di Chiusi ha partecipato nei giorni scorsi alla Borsa Mediterranea del Turismo Archeologico a Paestum, in Campania. Nell’occasione ha rappresentato un “prodotto turistico omogeneo” che risponde alla denominazione “Toscana Terra Etrusca” e del quale Chiusi è capofila. Un evento senza dubbio importante, come è importante, per Chiusi, che la Toscana le riconosca un ruolo primario di coordinamento tra le tante città etrusche della regione. Il che è certamente un riconoscimento al ruolo che Chiusi ebbe nell’Etruria, ai tempi di Porsenna, ma forse anche al lavoro fatto in questi anni, per promuovere il “brand” degli Etruschi come tratto distintivo e identitario di un territorio. In Toscana ci sono tante città di origine etrusca e ricche di testimonianze di quella antica ed enigmatica civiltà: oltre Chiusi, Cortona, Volterra, Piombino (Populonia), Grosseto (Roselle), Pitigliano e Sorano, Murlo…
L’obiettivo del progetto-prodotto turistico citato  “è quello di trasformare la gloriosa quanto misteriosa civiltà etrusca in un attrattore turistico quale motivo di esperienza per la valorizzazione e la promozione dei territori. Per fare ciò è stato ideato un percorso, grazie anche al lavoro dell’agenzia Toscana Promozione Turistica, per strutturare il tutto anche con la partecipazione di altre regioni italiane”, così si legge nella presentazione.
“Essere capofila di un progetto riguardante la civiltà etrusca è un onore, anche perché è rivolto non solo al territorio ma è di interesse nazionale. Attraverso Toscana Terra Etrusca abbiamo fatto tappa anche alla Borsa Mediterranea del Turismo Archeologico di Paestum e questo non può che essere un ottimo segnale per la bontà del progetto. L’obiettivo è quello di valorizzare sempre più una civiltà come quella etrusca che può senza dubbio essere uno dei punti cardine su cui basare il turismo del nostro comune”, afferma  Valentina Frullini, vicesindaco e assessore al turismo e attività produttive a Chiusi. A coordinare il progetto a livello regionale è Chiara Lanari, ex vicesindaco di Chiusi, adesso nello staff dell’assessorato alla cultura della Regione Toscana.
Che Chiusi punti sul brand etruschi, anche sul fronte turistico, è nell’ordine delle cose. Sugli Etruschi Chiusi ha molto da raccontare e molto da far vedere. Sicuramente molto più di altre realtà.
Dieci anni fa, come Primapagina proponemmo l’idea di rilanciare proprio come brand e come progetto turistico la “Dodecapoli Etrusca”, cioè una rete di relazioni e un marchio unico che vedesse insieme le città e i territori che ne facevano parte. Il sindaco di allora Scaramelli e alcuni suoi colleghi (Volterra, Cortona, Perugia, Orvieto, Montalto di Castro, Cerveteri…) si mostrarono interessati. Qualche contatto ci fu, ma come spesso succede tra il dire e il fare… Alcuni di quei sindaci di lì a poco passarono la mano e il progetto rimase sulla carta. Adesso il prodotto turistico presentato a Paestum e coordinato da Chiara Lanari un po’ somiglia a quell’idea e se andrà avanti ne saremo felici. Senza farci però troppe illusioni sul ritorno in termini turistici. Non perché il progetto non sia valido, ma perché purtroppo gli Etruschi non sono mai stati un grande “attrattore” turistico. Perché fuori dall’Etruria sono scarsamente conosciuti. A scuola si studiano poco o niente e poco si sa di loro. Perché ciò che hanno lasciato e che resta della loro civiltà fa riferimento solo al  mondo dei morti. Tombe bellissime, alcune dipinte con scene di vita e trovate corredate di monili e oggetti vari, certamente interessanti, ma non di grandissimo impatto per il visitatore medio.
Per esempio il tempio termale di epoca romana trovato di recente a San Casciano Bagni, per le dimensioni dei reperti, per le caratteristiche del luogo, per la qualità degli oggetti e delle monete rivenute sul posto, è senza dubbio più evocativo. Come sono certamente di maggiore impatto all’occhio del turista (che non è quello dell’archeologo)  una piazza o un palazzo rinascimentale.
Ad Orvieto e Cortona o a Perugia e Volterra che sono città con un flusso turistico rilevante non sono i musei e le tombe etrusche la prima cosa che i turisti cercano e vanno a vedere. Anzi in molti casi i riferimenti agli Etruschi vengono saltati a piedi pari dai visitatori… Eppure sono siti di grande interesse.
Chiusi ovviamente fa bene a cercare strade che possano valorizzare e trasformare in richiamo turistico la propria storia etrusca, ci mancherebbe altro. Ogni sforzo in tale direzione merita un plauso. Ma siccome anche Chiusi, come Volterra, come Orvieto, come Cortona, come Perugia ha sì un grande patrimonio riferibile agli Etruschi, ma ha anche altre cose non meno rilevanti dal punto di vista storico-archeologico e culturale, crediamo che dovrebbe marciare su più binari. Quello degli etruschi, certamente, ma anche quello che riguarda il periodo della dominazione romana e poi longobarda,  e soprattutto quello del turismo religioso, avendo una cattedrale antica e molto bella, con alcune particolarità e curiosità di grande suggestione, oltre alle catacombe paleocristiane con una mole di epigrafi e iscrizioni seconda solo a Roma…
La cattedrale e le catacombe, l’impianto urbanistico della città, il reticolo sotterraneo, sono tutti elementi che all’occhio del visitatore standard appaiono di maggiore impatto rispetto alle tombe etrusche che restano da vedere assolutamente, ma che non hanno mai rappresentato (purtroppo) un “attrattore” di grandi flussi turistici. Perché, come dicevamo, gli etruschi non lo sono, da nessuna parte.
Così come ad Orvieto la gente ci va soprattutto per vedere il Duomo, a Cortona e Volterra per i palazzi medievali e rinascimentali, anche Chiusi dovrebbe insomma lavorare per diversificare l’offerta e per far conoscere ciò che possiede, oltre gli Etruschi. Chiusi ha storie del periodo medievale e rinascimentale interessantissime: si pensi alla Guerra di Siena, allo smacco inflitto ad Ascanio Della Corgna, al furto dell’anello nuziale della Vergine Maria…
A questo proposito, c’è gente che ha scritto o ha chiamato la nostra redazione per sapere se è possibile visitare oggi i luoghi citati nel libro “Voce del verbo tradire” edito appunto da primapagina e uscito nella primavera scorsa. Questo per dire che la curiosità turistica si può anche suscitare, si può stimolare anche raccontando piccole e grandi storie ignobili. O semplicemente raccontando il territorio. E forse una piccola guida per la visita ai luoghi del delitto del libro, la faremo…
D’altra parte quanti paesi e città hanno avuto un forte impulso turistico da libri, film, serie Tv o addirittura da spot pubblicitari? Si pensi a Città della Pieve con “Carabinieri”, a Gubbio e Spoleto con Don Matteo, a Montepulciano con “Under the Tuscan Sun” e “I Medici”, a Pienza e la Valdorcia con “Il paziente inglese”… Tutte realtà che hanno anche altre risorse artistiche, architettoniche, storiche e ambientali di assoluto rilievo e non avevano certo bisogno della pubblicità indotta da cinema e tv per essere conosciute. Eppure…
Chiusi su questo terreno non ha avuto le medesime fortune. Come gli Etruschi che si fecero fagocitare dai Romani, Chiusi è rimasta un po’ stritolata dal successo, anche fortunoso, di alcuni paesi limitrofi e – come abbiamo scritto tante volte – non ha mai puntato sul turismo come principale motore di sviluppo. Aveva altri motori che poi si sono inceppati, pure quelli…  Oggi guarda al turismo con maggiore attenzione… E ha giacimenti quasi inesplorati e per questo motivo con grandi potenzialità in prospettiva. Solo che dovrà imparare (anche dagli altri paesi) a fare più squadra. A remare in una direzione univoca. A valorizzare orgogliosamente le risorse di cui dispone che sono argenteria di prim’ordine, non 4 coccetti da mercatino dell’antiquariato…
m.l.
0 Flares Twitter 0 Facebook 0 Google+ 0 Email -- LinkedIn 0 Pin It Share 0 0 Flares ×
Consorzio di bonifica
Mail YouTube