QUANDO L’ELETTORATO E’ IRRICONOSCENTE E TI VOLTA LE SPALLE. IL CASO LANZANI E IL CASO-CHIUSI

venerdì 15th, ottobre 2021 / 10:37
QUANDO L’ELETTORATO E’ IRRICONOSCENTE E TI VOLTA LE SPALLE. IL CASO LANZANI E IL CASO-CHIUSI
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La politica è una bestiaccia. E l’elettorato è pure peggio. Il più delle volte non è riconoscente. Un po’ come nel calcio: non ci sono più i giocatori bandiera, e quelli bravi cambiano casacca con facilità, basta fiutare qualche dollaro in più, come i capitani di ventura e i mercenari che facevano il mestiere delle armi nel ‘500.

Dicevo della scarsa riconoscenza. E dei conti, che quando si tirano le somme dei voti, non tornano mai.

Faccio qualche esempio: il mio amico Alessandro Lanzani è stato per 6 mesi in prima linea nella guerra al Covid a Milano e per una settimana anche a Chiusi. Faceva tamponi gratuiti per strada, nelle piazze. Quelli della tenda gialla. Per 6 mesi è stato intervistato da tutte le Tv, anche quelle nazionali (Rai, Mediaset, la 7), dalle radio della controcultura e da quelle mainstream (da Radio Popolare a Radio Rai, da tutti i giornali compresi Repubblica e Corriere della Sera. Quell’esempio civile di sanità militante era diventato una sorta di nuova frontiera di modello da seguire e riproporre. Lo cercavano anche i professoroni e i virologi che nell’inverno scorso erano sempre in Tv, ricordo anche io telefonate in diretta, da Chiusi con Crisanti o Menichetti, il primario de Cisanello di Pisa….  Ebbene Alessandro Lanzani alle elezioni del 3-4 ottobre era candidato con la lista Milano in Comune, una lista di sinistra, sganciata dalla coalizione di Beppe Sala. Una lista di testimonianza, certo, che però nelle passate elezioni aveva eletto un consigliere (Basilio Rizzo, figura storica della sinistra milanese). Stavolta, nonostante la grande visibilità sia mediatica che sul campo (con la tenda gialla Lanzani e i suoi sodali hanno battuto decine di piazze, in centro e in periferia facendo centinaia e centinaia di tamponi), la lista Milano in Comune si è fermata all’1 virgola. Lanzani a poco più di 100 preferenze personali. Sala invece ha stravinto al primo turno, senza neanche bisogno d andare a ballottaggio. L’elettorato, anche quello di sinistra, non ha riconosciuto né premiato la battaglia per una sanità pubblica più vicina ai cittadini fatta da Lanzani. Ha votato Sala o non ha votato. L’esperienza elettorale di Alessandro Lanzani è la prova del nove che non sempre (anzi, quasi mai) le battaglie civili, anche quelle mediaticamente visibili e riconoscibili, si traducono in voti.

A Chiusi, che non è Milano naturalmente, ma è a suo modo realtà paradigmatica, alle elezioni comunali del 3-4 ottobre ha partecipato la lista Chiusi Futura, dichiaratamente civica, ma appoggiata dai tre partiti di destra che avevano i loro principali esponenti tra i candidati. E in più aveva anche candidati espressione del Comitato Aria, quello che condusse la battaglia, vittoriosa, contro il carbonizzatore proposto da Acea, nel 2019, inizio 2020. Teatro gremito, centinaia di lenzuoli alle finestre, 2.500 firme depositate in Comune… Anche in questo caso, come è successo a Lanzani a Milano, la destra che negli stessi due giorni, per le suppletive del collegio 12 della Camera ha votato compatta (971 voti) Tommaso Marrocchesi Marzi, il competitor di Enrico Letta, alle comunali si è dileguata e non ha votato né la lista, né i tre candidati di Lega, Fratelli d’Italia e Forza Italia.  La lista di voti ne ha presi la metà di quelli ottenuti da Marrocchesi. Solo 590.  Anche il grande consenso del Comitato Aria durante la bagarre contro Acea, al momento del voto si è polverizzato e non si è tradotto in migliaia di preferenze, fermandosi a qualche decina. Lucia Lelli, esponente del Comitato, è stata eletta, insieme al candidato sindaco Massimo Tiezzi, ma di preferenze ne ha prese solo 84. Più di tutti, ma non molte.  Diciamo che il paragone con la vicenda Lanzani è fin troppo facile. Anche se parliamo di fronti diversi. 

Entrambe le vicende ci dicono che l’elettorato, nella cabina elettorale, fa altri calcoli. Che non vota o non vota più né per appartenenza e attaccamento alla maglia, né per chi si espone in battaglie di principio.

A Chiusi, di attaccamento alla maglia ne hanno dimostrato poco anche i 5 Stelle. Cinque anni fa con il movimento sulla cresta dell’onda, tirarono fuori dal cilindro Bruna Cippitelli, una che nessuno aveva mai visto o sentito prima. E riuscirono ad eleggerla, insieme a Bonella Martinozzi. Dopo 5 anni all’opposizione, Bruna Cippitelli e Bonella Martinozzi, allineandosi alla linea nazionale, hanno portato il M5S nella coalizione di centrosinistra insieme al Pd e cespugli vari. Ma alla prova del voto, il 3-4 ottobre, Bruna Cippitelli, unica candidata 5S nella lista del centro sinistra è arrivata ultima con 27 preferenze. L’elettorato grillino le ha rifiutato il pass per il consiglio, l’ha lasciata completamente sola. 27 voti sono due famiglie, forse neanche al completo. In questo caso non è chiaro se a Bruna Cippitelli non sia stato riconosciuto il lavoro fatto in Consiglio dai banchi dell’opposizione (niente di che a dire il vero, minimo sindacale) o sia stata fatta pagare una scelta politica non condivisa. O tutte e due le cose. Fatto sta che anche il M5S si è mostrato a questo giro poco riconoscente e piuttosto feroce. L’ex capogruppo è passata in 5 anni dall’altare alla polvere. La scelta di allearsi con il Pd si è rivelata un suicidio per i 5 stelle chiusini. E l’ettorato li ha aiutati. Del resto sono sempre stati favorevoli all’eutanasia.

C’è infine un altro caso, sempre relativamente alle elezioni di Chiusi che va nella stessa direzione: riguarda la “fronda” interna al Pd, quella dei sostenitori dell’ex sindaco Bettollini. Che ci sarebbe stata era nell’aria. Che una parte si sarebbe riversata nel voto alla lista Barbanera sostenuta dai renziani, era altrettanto prevedibile e previsto. Non era previsto che la fronda tirasse il sasso nascondendo la mano. Infatti il sasso lo ha tirato, ma dove fa meno male. Cioè alle Suppletive, invece che alle comunali. Al segretario nazionale del Pd Enrico Letta sono mancati un migliaio di voti, avrebbe dovuto prenderne 500 in più del candidato sindaco, avendo dalla sua anche Italia Viva, che alle comunali era contro, ne ha presi 500 di meno. Non solo, ma 700 elettori hanno votato scheda bianca o nulla (alle comunali solo 250) e 300 hanno votato per il Partito Comunista di Rizzo che solo a Chiusi ha fatto un risultato del genere. Chiaro che si è trattato di un segnale inviato al Pd e ad una coalizione non da tutti digerita… ma la scelta delle suppletive invece dele comunali sembra anche dire che la fronda ha avuto paura di esprimersi, ha optato per il male minore, per un “segnale” che non inficiasse la vittoria alle comunali. E ci dice che anche le fronde il più delle volte si muovono con circospezione, perché “non si sa mai”. Meglio non rischiare più di tanto. La politica irriconoscente (in questo caso verso il defenestrato Bettollini), ma anche ostaggio di paure e di logiche da partito sovietico. E soprattutto di piccolo cabotaggio. Una politica dal fiato sempre più corto. E fatta per lo più di macerie. La foto del mio amico Lanzani in questo senso è perfetta. Calza a pennello.

m.l.

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