LA MEMORIA DI UN TERRITORIO: STRAORDINARIO REPORTAGE DI ANDREA VALENTI SULLE MINIERE DELL’AMIATA

mercoledì 20th, ottobre 2021 / 11:52
LA MEMORIA DI UN TERRITORIO: STRAORDINARIO REPORTAGE DI ANDREA VALENTI SULLE MINIERE DELL’AMIATA
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ABBADIA SAN SALVATORE –  Andrea Valenti è il segretario provinciale senese del Pd. Il 17 ottobre scorso ha pubblicato su facebook un post corredato da una cinquantina di fotografie. Un vero e proprio reportage che è un tributo alla storia e alla memoria collettiva della sua terra, e anche –  a suo modo – un atto politico. Perché ricordare certe storie  anche attraverso la fotografia è comunque un’azione politica. Spesso più dirompente di tante dichiarazioni e di tanti documenti emessi dopo interminabili riunioni…
Andrea Valenti, accompagnato dall’ex assessore provinciale Sauro Mambrini che gli ha fatto da guida, si è immerso per qualche ora nel ventre del vecchio sito minerario di Abbadia San Salvatore. Dove ha scattato un centinaio di foto. Come ha scritto nel suo post i due hanno seguito “il percorso del minerale che esce fradicio e mescolato alla terra dal sottosuolo e diviene mercurio”.
“Non ho sufficienti parole per descrivere le emozioni provate davanti ai pozzi, alla cabina di controllo degli ascensori, ai forni, alle macchine, agli essiccatori, alla centrale elettrica, gli impianti di condensazione, le officine. Spero di riuscirci con le foto. Ne ho scattate 400, salvate 150, ne pubblico una cinquantina. Se servissero a qualcuno, sia quelle non pubblicate che queste in alta definizione, per qualunque motivo di pubblico interesse, sono a disposizione…” scrive Valenti.
Sì, con le foto ci è riuscito benissimo. Quegli scatti rendono perfettamente l’idea di cosa fosse la miniera. E anche di quale patrimonio di archeologia industriale e dunque di memoria, ci sia ad Abbadia. E sarebbe bene che venisse salvato e reso fruibile.
La miniera è stata definitivamente chiusa 45 anni fa. Valenti nasceva allora.
“Di fronte agli oggetti e ai luoghi che sono sopravvissuti anche a chi li ha usati, con il sudore vero e il sacrifico si rischia di commuoversi ad ogni passo. E, grazie a Sauro, sabato è successo anche questo”,  scrive ancora il segretario Pd senese, ricordando che “la storia della miniera è sì la storia di un sito produttivo e dello sviluppo, della crescita e del declino di una comunità, ma è anche e soprattutto la storia della lotta sociale di questa comunità.
Degli scioperi e delle occupazioni. Dei morti, tanti, come ci ricorda una lapide dolorosamente aggiornata. Del cottimo, che per diventare collettivo sono dovuti arrivare gli anni ’60 dello scorso secolo.
Delle medagliette, che a fine turno dovevano essere tutte dalla parte giusta della bacheca. E se non c’erano tutte, qualcuno era dentro. Allora suonava la sirena. Una sirena che si sentiva in paese. Ed ho pensato alle mogli, alle mamme, che da casa la sentivano suonare. Che si saranno chieste per chi suonava, e come la campana di John Donne citata da Hemingway, suonava per tutte. Suonava anche per loro. E anche questo va raccontato, ogni giorno”. 
Viene in mente la canzone “Una miniera” dei New Trolls: “Il sole nasceva ma io non lo vedevo mai laggiù era buio
Nessuno parlava solo il rumore di una pala che scava che scava. Le mani la fronte hanno il sudore di chi muore… Il gruppo genovese la pubblicò nel 1969, l’anno dell’autunno caldo, le miniere amiatine erano ancora i funzione. 
Ad Abbadia San Salvatore una parte delle vecchie miniere è stata recuperata, è diventata un “parco-museo” che è visitabile (fino al 1 Novembre è aperto il venerdì dalle ore 14:30 alle ore 18:30, il sabato, la Domenica ed i Festivi, dalla ore 9:30 alle ore 18:30. Negli altri giorni su richiesta per gruppi di minimo 10 persone. Per informazioni e prenotazioni telefonare al numero 3515949387 oppure inviare un’ e-mail a info@museominerario.it). L’opera di recupero dunque è avviata da tempo, ma come si vede dalle foto scattate da Andrea Valenti molto lavoro resta ancora da fare. E ha ragione Valenti nel dire che “non si può che uscire da lì con la consapevolezza che quella miniera è ancora tale. Non di mercurio, ma di prospettive. Che solo da dove il filo dello sviluppo si è interrotto lo stesso filo può essere riallacciato”.
Nel  fare i complimenti a Valenti per il reportage, che per Abbadia e dintorni vale come un film di Ken Loach, ci permettiamo di dire che quelle foto meriterebbero una mostra, magari accompagnata da un testo di Mambrini, da farsi non solo ad Abbadia. Perché le miniere di mercurio dell’Amiata non sono una questione solo amiatina, ma sono state un luogo della storia sociale e politica di tutta la provincia di Siena e di tutto il Paese. Basti pensare ai fatti del 1948, dopo l’attentato a Togliatti, ma quella è un’altra storia.
m.l.
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