BIMBO UCCISO, CONVALIDATO IL FERMO DELLA MADRE. I CC CERCANO LA LAMA SPEZZATA DEL COLTELLO E RISCONTRI SULLE ORE PRECEDENTI…

martedì 05th, ottobre 2021 / 16:54
BIMBO UCCISO, CONVALIDATO IL FERMO DELLA MADRE. I CC CERCANO LA LAMA SPEZZATA DEL COLTELLO E RISCONTRI SULLE ORE PRECEDENTI…
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CITTA’ DELLA PIEVE – Si attende l’esito dell’autopsia sul corpicino straziato del piccolo Alex, il bimbo di 2 anni ucciso a coltellate che la madre ha poi portato in un supermercato a Po’ Bandino, adagiandolo sul nastro della cassa. L’esame medico legale stabilirà l’ora del decesso, e quindi anche se il bambino era già morto o meno quando la madre lo ha posto sul nastro della cassa del supermercato.

Nel frattempo, oggi 5 ottobre, nella trasmissione “Ore 14” su Rai 2 condotta da Milo Infante, è stata data la notizia che i carabinieri di Perugia, stanno setacciando palmo a palmo, anche con l’l’ausilio di esperti e di metal detector l’area adiacente alla vecchia cabina della Terni, abbandonata da decenni, alla ricerca dell’arma del delitto. In realtà nella borsa che la donna aveva con sé all’interno del supermercato, è stato rinvenuto un coltello da cucina, che però ha la lama spezzata. Le forze speciali dei CC starebbero cercando la parte mancante.

Intanto il Tribunale di Perugia ha convalidato il fermo della donna, che ora è nel Carcere di Capanne, con l’accusa di omicidio volontario e precisamente per aver colpito più volte al collo e al torace il piccolo con un’arma da taglio. E gli inquirenti sembrano non avere dubbi. Nel provvedimento di convalida del fermo si legge infatti che contro di lei ci sono le «immagini dei sistemi di videosorveglianza», le «tracce trovate nei pressi del rudere» e le «dichiarazioni dei testimoni», tutti elementi che confermerebbero che venerdì 1 ottobre «la donna è sempre stata da sola con il bambino nei momenti precedenti e immediatamente successivi alla commissione dell’omicidio».

 «Lo stato dei luoghi e la tempistica non consentono di individuare altre persone al momento dell’omicidio del piccolo Alex, oltre alla madre».  Katalin Bradacs era sola la mattina quando è stata vista nel centro di Chiusi Scalo che spingeva il passeggino, era sola quando è stata ripresa dalle telecamere mentre si dirigeva verso Po’ Bandino, era «sola» mentre è stata vista «percorrere il sentiero che porta al rudere dove è avvenuto il delitto (fino alle 11.50)», «sempre sola, con il figlio in braccio, questa volta ferito e verosimilmente già privo di vita quando giunge nel supermercato» dove adagia il corpicino senza vita di Alex «sul rullo di una delle casse chiuse (intorno alle 15)». «Sono solo della Bradacs le tracce rinvenute nel campo davanti al Lidl e nei pressi del rudere dove, all’evidenza, è avvenuto l’omicidio del bambino».
Secondo il Tribunale è stata lei ad abbandonare il passeggino, «chiuso e accantonato», vicino a «una scarpata in un terreno incolto». Ed è stata sempre lei a cambiare la magliettina al piccolo, «che era intrisa di sangue e con segni evidenti del ripetuto accoltellamento», «prima di portare il bambino al supermercato inscenando una richiesta di aiuto».
Il giudice per le indagini preliminari Angela Avila scrive che «una messinscena sembra anche la ferita da taglio all’avambraccio sinistro della donna, che verosimilmente lei stessa si è provocata con la stessa arma usata per l’omicidio».
Poi c’è la storia della fotografia del piccolo ferito e insanguinato scattata con il cellulare e poi inviata al figlio maggiore della donna, in Ungheria, che l’ha subito girata al padre del bambino, il quale a sua volta ha allertato subito le autorità ungheresi e queste si sono messe in contatto con i Carabinieri in Italia…

Un altro elemento questo che per il Gip, certifica «la presenza della donna al momento del fatto» ma anche «l’inverosimiglianza di un omicidio commesso da terzi estranei». E fa propendere gli inquirenti stessi per l’ipotesi di un atto compiuto per vendetta, da parte della donna nei confronti del compagno, al quale il 24 settembre doveva consegnare il bambino, in Ungheria.

Infine c’è «il coltello con la lama spezzata» sequestrato dai carabinieri nella borsa della straniera «verosimilmente pare essere proprio l’arma dell’efferato delitto». E la lama spezzata potrebbe significare che i colpi inferti al bimbo siano stati di particolare violenza, con  “chiara volontà omicidiaria”… così si è espressa la criminologa Francesca Bruzzone nella citata trasmissione di Rai 2.

Emerge insomma un quadro inquietante: una donna di 44 anni che uccide il figlioletto per vendetta verso il padre dello stesso e lo fa in maniera brutale. Ma emerge anche una situazione psicologica e sociale della donna piuttosto precaria e problematica. Da tempo, dato che le era stato tolto anche il figlio maggiore. Sembra molto problematico anche il rapporto tra la donna e il compagno, il quale in una intervista ha dichiarato di aver richiesto il test del Dna per riconoscere il piccolo Alex, in quanto non era sicuro che fosse figlio suo, per poi dire che lo amava moltissimo. Il padre del bambino dice anche che Katalin aveva lavorato, fino a non molto tempo fa, nel mondo del porno (per questo non era sicuro della paternità) e in effetti pare che avesse lavorato anche come entreneuse al Cavallino Bianco di Chiusi, quando il locale era una delle sale a luci rosse più famose d’Italia. Ma è chiuso da anni. La donna avrebbe anche precedenti penali per ricettazione, sfruttamento della prostituzione e altri reati. Al momento del fermo aveva la carta di identità italiana scaduta nel 2020.

Resta da capire se nei giorni e nelle ore precedenti l’omicidio a Chiusi dove era alloggiata presso un conoscente, insieme al figlio, qualcuno avesse notato situazioni anomale che potessero far pensare a gesti inconsulti (qualche testimonianza avvalorerebbe questa tesi) e se, come pare, fosse già “attenzionata” dai Carabinieri che mentre setacciano l’area della vecchia Terni, stanno anche mettendo in fila testimonianze, riscontri, tasselli di verità. Perché era attenzionata? era stata segnalata? Ovvio che i CC devono fare il loro lavoro e non stare a spiegare, ma il “pregresso” può avere una certa importanza.

Sia Chiusi Scalo che Po’ Bandino non sono New York, il tratto di strada che le collega è breve (meno di 1 km) e frequentato da pedoni, ciclisti e automobilisti. Qualcuno avrà visto qualcosa, notato qualcosa. Tutto, anche un dettaglio può servire a far luce su un fatto terribile, che però, da quanto ha scritto il tribunale di Perugia, sembra ormai piuttosto chiaro. Anche se la donna non ha ammesso l’omicidio e ha parlato di presunte aggressioni, a questo punto l’unico dubbio sembra essere se si sia trattato di un gesto d’impulso, di un raptus, o di un omicidio pianificato, magari per vendetta. Katalin Bradacs  non ha cercato la fuga, ha atteso la polizia, è apparsa confusa, ma non sprovveduta. E anche questo è un classico nei casi del genere.

Sulla vicenda si sono accesi i riflettori dei media, la Tv del dolore si è messa subito in moto, troupe dei canali mainstream stazionano giorno e notte a Po’ Bandino e naturalmente non manca chi prova a ritagliarsi 2 minuti di visibilità e chi a tirar su due soldi per rilasciare un’intervista… Questo è il secondo classico. Il terzo sarà un libro di Katalin Bradacs fra qualche anno…  Tutti film già visti decine di volte, purtroppo.

m.l.

 

Nella foto (Ansa): qualcuno ha posto dei fiori sul cancello della vecchia cabina ella Terni abbandonata, dove forse è avvenuto l’omicidio del piccolo Alex.

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