LE PENNELLATE DEL PERUGINO E LE NOTE DI MICAH P. HINSON: DUE SERATE MAGICHE A CITTA’ DELLA PIEVE E CHIUSI

domenica 01st, agosto 2021 / 17:30
LE PENNELLATE DEL PERUGINO E LE NOTE DI MICAH P. HINSON: DUE SERATE MAGICHE A CITTA’ DELLA PIEVE E CHIUSI
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CHIUSI –  Questo territorio, a  cavallo del confine umbro-toscano, viene spesso raccontato come una sorta di zona morta, dove succede poco o niente e quel poco non piace nemmeno a tutti. L’emergenza covid che da un anno e mezzo impone restrizioni, attenzioni, cautele, misure di prevenzione, ha contribuito e contribuisce pesantemente ad acuire questa percezione. Ma nonostante il clima ancora un po’ surreale e la paura latente che impedisce a molte persone di muoversi e le fa anche uscire poco di casa, il territorio offre ogni tanto delle perle rare. Appuntamenti ed eventi sparsi qua e là, spesso “di nicchia”, cioè non proprio di massa, che però hanno l’asticella della qualità molto in alto.
Ieri, 31 luglio, ce ne sono stati due a meno di 10 km di distanza l’uno dall’altro. Purtroppo in contemporanea quindi l’uno escludeva l’altro (peccato).
A Città della Pieve, dove tra il sagrato della Cattedrale e il Palazzo della Corgna si è parlato di arte, in rapporto al territorio. Ovvero del figlio più illustre della città, Pietro Vannucci detto il Perugino, e in particolare dei suoi anni giovanili, della sua formazione, del legame che l’artista, tra i principali del Rinascimento, ha sempre avuto con la Pieve, tanto da firmare alcune opere “Petrus de Castro Plebis”… Una conferenza certamente dotta, ma non per accademici, molto divulgativa, di grande interesse, tenuta da due storici dell’arte come Vittoria Garibaldi già Sovrintendente ai Beni architettonici, nonché Direttrice della Galleria nazionale dell’Umbria e curatrice di tante mostre dedicate al Perugino, considerata tra i massimi conoscitori dell’opera del pittore, e Alessandro Delpriori, storico dell’arte e docente presso l’Università di Camerino i quali si sono avvalsi dell’ausilio di immagini in 3D ad altissima qualità che hanno ricreato perfettamente la sensazione di stare in un grande museo, grazie ad una innovativa tecnologia che è stata illustrata nell’ultima parte dell’incontro dal referente di “Archimede Arte”, azienda che opera nel settore della digitalizzazione. Insomma una serata in cui l’arte – quella del Perugino, quindi arte con la A maiuscola – è stata discussa, spiegata, illustrata al popolo e conoscere più profondamente certi aspetti magari meno noti delle opere di un artista e del patrimonio stesso di una città è un arricchimento fondamentale anche per chi ci abita…  Bisognerebbe farne più spesso iniziative del genere, non solo quando cadono i centenari…
Il secondo evento si è tenuto invece a Chiusi città, nel fresco del giardino di Piazza Vittorio Veneto, che i chiusini chiamano “il prato”. Era il secondo appuntamento dello Zal Fest, la rassegna su 4 date e due location, una toscana (Chiusi) e una umbra (Castiglione del Lago), che dall’anno scorso sostituisce temporaneamente il Lars Rock Fest stoppato dal Covid. Dopo la prima tappa, sabato 24 con il poeta Guido Catalano, ieri sera sul palco del Prato di Chiusi c’era un folksinger americano. Nato nel Tennessee come Elvis e residente in Texas, cioè nel profondo Sud degli States: Micah P. Hinson. Conoscendo i gusti e il tipo di musica che di solito propongono Alessandro Sambucari e i suoi amici del Gruppo Effetti Collaterali al Lars, Micha P. Hinson è sembrato forse un po’ fuori contesto, fuori target. Altra roba insomma rispetto al rock d’avanguardia e di ultima generazione, molto diverso anche dai vecchi leoni del punk e post punk come i Wire o The Gang of Four: un menestrello old style che ha regalato però una serata molto piacevole, quasi magica. Grazie anche ai “tappeti sonori” stesi dal bravissimo Alessandro “Asso” Stefana con chitarra, banjo e chitarra lap steel e dal batterista Zeno De Rossi (sodale di “Asso” nei Guano Padano), che non era neanche previsto e si è aggiunto all’ultimo momento.
Concerto minimal, su un palco minimal, con atmosfere blues, da sobborghi di Nashville, note da colonne sonore di film “on the road” o sulla grande depressione…  Ci è sembrato ci fosse molto del vecchio Woody Guthrie, anche nel modo di tenere e suonare la chitarra e in quella sigaretta sempre accesa, nello stile di Micah P. Hinson. In quella voce non banale a dispetto di un corpo piuttosto minuto e un look anch’esso molto minimalista.
La dimostrazione, racchiusa nel concerto del menestrello one man band Micha P. Hinson e delle sue spalle italiane Asso e De Rossi è che si possono fare cose molto buone anche in periodi complicati e in situazioni di ristrettezze. E’ stato piacevole sentire tra il pubblico dialetti diversi, dal napoletano al lombardo. Perché c’è gente che è venuta apposta a Chiusi per la serata dello Zal Fest… Peccato per chi se l’ è persa.
m.l.
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