CHIUSI SCALO, IL “BATTESIMO” DI PIAZZA GARIBALDI: BETTOLLINI LANCIA LE PISTE CICLABILI URBANE. DON ANTONIO “AVVISA” I CANDIDATI…
CHIUSI SCALO – La nuova Piazza Garibaldi ha avuto il “battesimo del fuoco”. In concomitanza con Sbottegando, nel week end ha visto sabato pomeriggio la presentazione del libro “Voce del verbo tradire” e domenica mattina l’inaugurazione ufficiale con classico taglio del nastro e benedizione da parte del sindaco Bettollini e del parroco Don Antonio Canestri. Entrambi gli eventi con buona partecipazione di pubblico.
La presentazione del libro ha dimostrato come basti davvero poco, pochissimo (una piazza adatta, un microfono e tre-quattro persone che abbiano qualcosa da raccontare), per far tornare la gente a stare insieme, a riassaporare il piacere di discutere o ascoltare e ha dimostrato che si può anche parlare d’altro, tranquillamente, pure in periodo preelettorale… C’erano, tra il pubblico, molti dei candidati alle prossime elezioni, di tutte e tre le liste finora annunciate e forse avranno capito che alcune delle cose che si troveranno ad affrontare e che echeggeranno in campagna elettorale, ma anche nel lavoro quotidiano successivo, sono cose che vengono da lontano, anche da molto lontano nel tempo, che Chiusi come città e questo territorio non sono realtà semplicissime, che la terra di mezzo ha tratti comuni al di là dei confini regionali e provinciali e molte connessioni. E che la storia, anche quella con la S maiuscola tante volte è passata da queste parti, vi si è fermata, lasciando segni indelebili, spesso sanguinosi…
Ecco, in una piazza come è adesso Piazza Garibaldi, eventi del genere se ne possono fare a iosa. L’ambiente – si è visto- si presta e risponde. E questo è un messaggio anche a chi si troverà a governare la città dal 4 ottobre, per i prossimi 5 anni.
All’inaugurazione di domenica mattina, il sindaco ha rivendicato la scelta del rifacimento della piazza come scelta concertata e condivisa, come esempio di ascolto delle richieste provenienti dalla società civile e categorie economiche e anche come uno dei punti programmatici del 2016 che è stato una delle promesse elettorali del 2016 che è stata mantenuta.
Bettollini ha inserito il rifacimento di Piazza Garibaldi in una sorta di progetto unico di riqualificazione urbana che ha coinvolto anche due strade storiche di Chiusi Scalo come via Piave e via Montegrappa e che adesso interesserà anche via Leonardo da Vinci. E ha lasciato a chi prenderà il suo posto un’idea per completare l’opera, quella di realizzare una rete di piste ciclabili urbane per collegare i punti nodali dell’abitato dello Scalo. La cosa ci fa piacere perché quello delle piste ciclabili urbane è un nostro vecchissimo pallino, una proposta fatta tanti anni fa e più volte rilanciata. Farà piacere forse anche ai Podemos che si apprestano a passare dall’opposizione all’area di governo in coalizione con il Pd, perché anche loro l’avevano nel proprio programma elettorale del 2016. Vedremo. Ci auguriamo che l’idea diventi progetto e realtà. E che preveda pure la chiusura al traffico, almeno nei week end e in certe ore… L’esperimento fu tentato nel 1989 e funzionò. Fu abbandonato per il peggiore dei vizi della politica: la paura di perdere consenso.
Il parroco Don Antonio Canestri ha benedetto la nuova piazza, ma prima della benedizione ha detto due parole e non ha fatto il Don Camillo contro Peppone. Ha sottolineato la “sintonia tra parroco e sindaco”, quando si tratta di “opere che vanno nella direzione del bene comune” e questo è sembrato, in qualche modo, non solo una pacca sulla spalla a Juri Bettollini, con il quale è stato spesso, oggettivamente, in sintonia, ma anche un messaggio a chi verrà dopo di lui. La Chiesa è “per il bene comune”, certamente, ma è da sempre anche governativa, a prescindere. Questo non lo dice Primapagina, lo dice la storia (con qualche eccezione che conferma la regola, soprattutto però ad altre latitudini).
Siccome molti, tra le pieghe della campagna elettorale incipiente, si domandano a chi daranno il proprio appoggio la Curia e le parrocchie, Don Antonio ha voluto forse mettere in guardia gli stessi candidati, lasciando intendere che l’appogio va meritato, non solo con l’appartenenza o la vicinanza al mondo della Chiesa, ma con l’impegno e proposte “in direzione del bene comune” e non della frantumazione sociale, delle divisioni pretestuose e preconcette.
m.l.