QUELLI CHE… IL GREEN PASS E’ DITTATURA, OH YES… MA BOCCACCIO, MANZONI E IL COLERA A NAPOLI NEL ’73 NON HANNO INSEGNATO NIENTE?

domenica 25th, luglio 2021 / 17:32
QUELLI CHE…  IL GREEN PASS E’ DITTATURA, OH YES… MA BOCCACCIO, MANZONI E IL COLERA A NAPOLI NEL ’73 NON HANNO INSEGNATO NIENTE?
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Ieri in tutta Italia si sono svolte manifestazioni di piazza contro il “green pass” (il certificato di vaccinazione, per intenderci) e contro la “dittatura sanitaria” di chi viole imporre il vaccino a tutti e il certificato per entrare addirittura al ristorante, per andare in vacano alla stadio… Eppure il vaccino è l’unico baluardo certo, al momento il più efficace, contro il covid, come altri vaccini lo sono stati per altre patologie.

A parte i saluti romani che si sono sprecati nelle manifestazioni suddette, il che la dice lunga su chi fosse la gente in piazza, si discute anche sulla obbligatorietà del vaccino e del certificato, se sia giusta o meno… Se mai il problema del green pass è che dovrebbe essere reso facile da ottenere, per chiunque, anche per chi non ha grande dimestichezza con il computer, magari andando in farmacia con il certificato di avvenuta vaccinazione…

Io che ormai una certa età non ricordo manifestazioni antivaccino negli anni ’60, quando noi ragazzi nati intorno alla metà dei ’50, venivamo vaccinati in massa e obbligatoriamente a scuola. “Ragazzi, stamattina vaccino… mettetevi in fila!”

Una volta un taglietto sul braccio, una volta una punturina, un’altra volta una zolletta di zucchero con delle gocce amarognole…  Mai vista una mamma venire a protestare. Né cortei davanti alla scuola.

Qualche reazione clinica avversa, dopo la vaccinazione sicuramente c’è stata, anche allora. Anche reazioni gravi, in qualche caso letali.  Ma in numero largamente inferiore a quello delle persone salvate con il vaccino dalla polio o dal vaiolo… Per questo la gente non protestava e la politica spingeva per le campagne vaccinali, non contro…

Nel 1973 a Napoli ricomparve il vibrione del colera… Che – dicevano i Tg dell’epoca (ce n’era uno solo) – si annidava nelle cozze. Ma anche nella situazione di endemica sporcizia di certi ambienti…   Il colera fece una ventina di vittime (furono 24, in tutto per la precisione), ma fece molto scalpore perché riportava in auge a Napoli e tutta l’Italia una paura ancestrale. Quella di un ritorno al passato, ad un problema che si pensava superato e invece era di nuovo lì…  Solo che nel ’73, in una Napoli che ancora non era stata riconquistata dalla sinistra, cosa che avvenne nel ’76, la gente in piazza chiedeva il vaccino, non protestava contro. La gente scese in piazza perché il vaccino anticolera  scarseggiava e non ce n’era per tutti…

La gente, anche il sottoproletariato dei bassi, quello che nel ’73 votava in larga misura per il Msi non per il Pci, aveva paura del colera, non del vaccino.  Non gridava alla dittatura sanitaria, ma inveiva contro una politica che non riusciva a garantire le dosi necessarie per aggredire un’epidemia che era comunque circoscritta e non planetaria come quella da covid 19. La tecnologia ha fatto passi da giganti dal ’73 ad oggi, la medicina pure. Non era mai successo che si trovasse un vaccino (anzi almeno 4 o 5) in un anno scarso… dalle prime vittime nella bergamasca del febbraio-marzo 2020 sono passati 15 -16 mesi e già siamo a 30 milioni di persone, pari al 48% della popolazione vaccinata con entrambe le dosi o con vaccino monodose, quindi già “coperto”  e 35 milioni vaccinate con la prima dose…

Però resistono sacche di scetticismo, di ostilità verso i vaccini e tirare in ballo la libertà dei cittadini di fronte ad un problema di sicurezza sanitaria generale, sembra più propaganda politica di bassa lega (dove la elle potrebbe essere anche maiuscola) piuttosto che convinzione filosofica. E vedere, oggi, come fosse più avanti il popolo napoletano del ’73, anche quello che campava di contrabbando e magari alle elezioni votava per l’estrema destra fascistoide, di certi esponenti politici e di certi benpensanti che in questi giorni inondano i social (e le piazze) di messaggi ed elucubrazioni no-vax, fa impressione.
Stiamo scivolando più indietro di quando a Napoli ricomparve il colera, quasi 50 anni fa…  Eppure anche la letteratura, quella con la L maiuscola ci ha spiegato che la medicina può anche essere amara, ma è sempre meglio della malattia e della morte.
Il Decameron di Boccaccio, per esempio, che prende spunto proprio dalla peste che colpisce Firenze nel 1348 e che si apre con la terrificante rappresentazione della morte. La descrizione che Boccaccio fa della peste e dei suoi effetti è lucida, distaccata, quasi scientifica, costruita su immagini molto precise dei “sintomi” (i bubboni, le macchie…) , degli effetti e dell’esito (“certissimo indizio di futura morte” ), ma anche degli effetti del contagio di come esso avviene, e dei rimedi che ciascuno escogita, non sempre efficaci, fino alla disgregazione sociale e morale, la perdita del senso di comunità a favore dell’individualismo, del mors tua vita mea… con le persone l’una contro l’altra, anche all’interno della medesima famiglia… Non  a caso Boccaccio sceglie come protagonisti 10 giovani che per sfuggire alla peste, si ritirano “in quarantena” in una villa e  lì raccontano per passare il tempo, esorcizzando la morte e trovando nuova ragione di vita. Che è un po’ il senso del green pass di oggi: ritrovare una possibilità di socializzare…
500 anni dopo Boccaccio, anche Alessandro Manzoni, ne I promessi sposi, parla della peste. Quella di Milano del 1600.  Lo fa con grande rigore storico: a Milano giungono le notizie dei primi morti ma le autorità ed in particolare il governatore rimangono piuttosto indifferenti al problema; anche la popolazione rifiuta l’idea del contagio. L’epidemia si diffonde, ma in modo non rapido: la gente rimane scettica e si scaglia contro i medici che mettono in guardia contro la peste. Lentamente la diffusione del temibile morbo diventa sempre più ampia; la popolazione è in preda ad un delirio a una moria collettiva. Il tentativo di spiegare il diffondersi della peste crea il mito degli untori. Si additano i colpevoli… Si sospetta di tutti e vengono inventate storie diaboliche e fantasiose cui anche i medici sembrano dar credito. I monatti dettano legge tra il popolo, lasciandosi andare ad atti di sciacallaggio e saccheggio. Solamente i frati Cappuccini riescono a portare aiuto concreto sacrificandosi eroicamente. Manzoni accredita in qualche modo l’interpretazione della peste come come castigo divino,  ma descrive alla perfezione come l’epidemia cambia la vita della città, ma anche i rapporti tra i vari personaggi del romanzo e il loro stesso carattere… Nei passi dedicati alla peste dal Manzoni affiorano i grandi contrasti fra istinto primordiale e ragione, fra ignoranza, superstizione e cultura illuminata, fra apparenza e realtà, tra potere e servizio…
Assistere oggi, nel 2021, dopo aver letto Boccaccio e Manzoni (fosse anche solo a scuola), dopo il colera di Napoli del ’73, a manifestazioni antiscientifiche, a manifestazioni con gente che scende in piazza per dire no al green pass, perché limita la libertà individuale, e non ha un cazzo da dire su assessori che vanno in giro armati, sparano e uccidono o addirittura li difende, beh, non è un bel vedere. Fa venire il mal di stomaco e anche una grande tristezza.
m.l. 
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