L’INCREDIBILE VIAGGIO DEI VAPORETTI DI VENEZIA DA NANTES ALLA LAGUNA…
CHIUSI – Dopo la bella storia dei suoi avi russi sbarcati in Lombardia alla metà dell’800 per lavorare e commerciare la seta, l’amico Sergio Wedenissow ce ne propone un’altra, anche questa interessante. E forse poco nota. Ancora una volta si tratta di una storia che lega l’Italia ad un’altra parte di Europa. Chi ha vissuto o ha visitato almeno una volta Venezia avrà certamente notato i “vaporetti”, quelle piccole navi che fanno la funzione degli autobus sui canali della laguna e che quest’anno, 2021, compiono 140 anni. I primi 8 entrarono in funzione infatti nel 1881. Come i commercianti e industriali russi della seta, anche i vaporetti veneziani non sono nati in Italia. Ma arrivarono a Venezia via mare e via… fiume da un’altro Paese europeo. Dal nord della Francia. Precisamente da Nantes, che è sulla Loira e come Venezia è una città sull’acqua e sui canali.
La storia dei “vaporetti” o Bateaux omnibus come li chiamavano i francesi, Sergio Wedenissow l’ha raccolta da un suo amico d’oltralpe, Serge Plat, che ha rimesso insieme articoli di giornale, atti commerciali e politico-amministrativi dell’epoca e ha ricostruito la vicenda, dalla commessa al viaggio per arrivare a Venezia, fino all’entrata in funzione sul Canal Grande, non senza polemiche e preoccupazioni. E azioni di contrasto.
I vaporetti “omnibus” di Venezia furono infatti costruiti nei cantieri navali di monsieur Paul Oriolle a Nantes e per arrivare a Venezia alcuni navigarono sotto costa nell’Oceano Atlantico fino alla penisola iberica, passarono lo stretto di Gibilterra e poi attraversarono il Mediterraneo circumnavigando, sempre sotto costa, tutta la penisola italiana, dalla Costa Azzurra alla Sicilia e dalla Sicilia a Venezia per lo Ionio e l’Adriatico. Altri battelli invece seguirono la via fluviale attraverso il canale della Garonna fino a Tolosa e poi il Canal du Midì fino al porto di Sète nel Mediterraneo per poi circumnavigare l’Italia. Un bel viaggio per imbarcazioni tutto sommato piccole e da acque calme.
L’idea venne ad un certo Alessandro Finella, piemontese che però andò a vivere a Venezia e anche a Parigi…
Come i soliti russi innamorati della seta, anche Finella vide in quelle imbarcazioni a vapore, simbolo della prima rivoluzione industriale, ma a fine ‘800, ancora in auge per consentire la mobilità pubblica in città bagnate da corsi d’acqua navigabili, un possibile business…
A Venezia per la verità dei vaporetti c’erano già nel 1869 e facevano servizio verso alcune isole della laguna, per esempio dalla Riva degli Schiavoni a Chioggia, ma erano essenzialmente servizi “turistici”, una tantum. Non erano ancora un servizio “omnibus” per turisti e residenti, come a Londra, Parigi o Milano era il Tramway…
A Finella viene l’intuizione di creare una Compagnia di Navigazione in Francia, ma con l’obiettivo di aggredire il mercato a… Venezia. Nel 1879 ottiene dal Prefetto di Venezia Conte Sormani Moretti una licenza per la gestione di un servizio battelli, sul tipo delle Hirondelles e dei Bateaux Mouches sulla Senna a Parigi. Trova dunque dei soci in Paul Oriolle e Frederic Williams e nel settembre 1880 nasce a Parigi la Compagnia Anonima nota come “Compagnie Omnibus de Venise”. Inizia la produzione e il business…
Solo che l’arrivo dei vaporetti francesi a Venezia, benedetto da una visita della Regina Margherita di Savoia, scatena un’ondata di perplessità e – come dicevamo – anche di “azioni di contrasto”. Scatta ad esempio lo sciopero dei gondolieri subito seguiti dai “battellanti dei traghetti e dai barcaioli che temono di perdere quote di mercato e quindi la loro fonte di sussistenza… Lo sciopero dura una decina di giorni e alla fine il Municipio deve ascoltare le ragioni di gondolieri, battellanti e barcaioli. Ne esce una proposta, che è quella di costituire una società tra questi ultimi, per fornire gondole e gondolieri ai privati (albergatori, ristoratori ecc..) e trovare così una fonte di guadagno sicura ma anche compattezza nella categoria…
Alessandro Finella muore 10 anni dopo, stroncato da un malore, piuttosto misterioso, all’età di 50 anni, il 24 maggio del 1891. Qualcuno anche sulla stampa insinuò che potesse trattarsi di suicidio, perché l’imprenditore non navigava in buone acque dal punto di vista finanziario… Ma la circostanza non trovò riscontri. Anzi sembra che i contratti per i vaporetti veneziani lo avessero rimesso in carreggiata…
Da allora i vaporetti continuarono a solcare per decenni il Canal Grande e a fare servizio omnibus. I gondolieri e barcaioli trovarono i loro spazi e e ancora son lì che scorrazzano i turisti di tutto il mondo.
Perché raccontiamo qui, adesso, questa storia? Primo perché è una storia interessante, secondo perché qui da noi, pur non avendo cantieri navali, né un Canal du Midì da navigare (il Canale maestro della Chiana si può costeggiare in bici, però, da Chiusi ad Arezzo), abbiamo comunque una squadra di basket che si sta giocando l’acccesso alla serie A2 e una grande stalla che sono entrambe di proprietà del sindaco di Venezia Luigi Brugnaro. Un legame con la laguna, insomma Chiusi e dintorni ce l’hanno.
E, in questi giorni di primavera ventosi e grigiastri, vedere tante persone scendere dal treno con la bici appresso e poi incamminarsi pedalando verso il Sentiero della Bonifica e verso le nostre città d’arte viene da chiedersi come mai a nessuno viene un’idea geniale, come quella di Finella, per assecondare, aiutare e “servire” al meglio il flusso turistico. Certo La Valdichiana non è Venezia, i numeri non sono neanche lontanamente paragonabili, ma nel raggio di 50 km dalla Valdichiana ci sono Siena, Arezzo e Perugia che come città d’arte sono tra le più rilevanti al mondo, oltre a una miriade di centri piccoli e medi che di cose da raccontare ne hanno parecchie: da Chiusi a Montepulciano, da Città della Pieve ad Orvieto, da Pienza a Cortona… I vaporetti farebbero difficoltà a navigare (sul Trasimeno ci sono comunque), ma qualcosa di simile, magari su rotaia, perché no?
m.l.