CHIUSI, INQUINAMENTO DA NICHEL DELLA FALDA DI FONDOVALLE: NON E’ STATO NESSUNO… A CHI SPETTA LA BONIFICA DELL’AREA?

lunedì 17th, maggio 2021 / 15:08
CHIUSI, INQUINAMENTO DA NICHEL DELLA FALDA DI FONDOVALLE: NON E’ STATO NESSUNO… A CHI SPETTA LA BONIFICA DELL’AREA?
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CHIUSI – Si torna a parlare dell’inquinamento da nichel nella zona industriale delle Biffe (falda acquifera) e in particolare nell’area dell’ex centro carni, precisamente laddove sorge il depuratore di Bioecologia, recentemente rilevato da Acea. A riportare in auge la questione è stata una Interrogazione della Lega in Regione e anche la risposta che la Regione ha fornito, spiegando che la zona in questione (quella rilevata da Acea) è stata inserita nel febbraio del 2020 nell’elenco dei siti interessati da procedure di bonifica.
In effetti la bonifica dell’area ex centro carni e di tutta l’area circostante era prevista come conditio sine qua non, per la realizzazione del famigerato carbonizzatore Acea, poi saltato. Quindi che ci fosse bisogno di bonificare la zona industriale di Chiusi Scalo era un fatto assodato. La Regione lo ha solo confermato.
Come si ricorderà, la questione nichel venne fuori nell’ottobre del 2013 grazie a questo giornale, che pubblicò i dati sulle verifiche periodiche effettuate da Arpat sui piezometri (punti di prelievo) situati nell’area del depuratore Bioecologia. Dati che segnalavano la presenza di nichel oltre la soglia consentita nella falda superficiale (fino a 4 metri di profondità).
Da lì partì una campagna di stampa e una serie di iniziative, compreso un esposto alla Procura e a tutti gli enti interessati firmato da un comitato di cittadini, corredato anche da analisi delle acque superficiali fatte fare privatamente, che evidenziavano presenza di nichel oltre soglia anche nei fossi e nei canali di scolo che attraversano la zona industriale delle Biffe e finiscono nella Chianetta, quindi al Chiani e al Tevere.
La vicenda tenne banco er un anno intero e a settembre 2014 il Comune di Chiusi, in seguito a rilievi e verifiche presentò una denuncia penale nei confronti di una azienda privata (la Nigi Srl) e di una agenzia governativa (Agea) ipotizzando che l’inquinamento da nichel della falda e delle acque superficiali, fosse stato originato dallo sversamento di materiale di risulta da attività di macellazione animali, stoccato in un capannone e in un piazzale che si trova a poche decine di metri a monte dell’area del depuratore. Lo sversamento avvenne nel 2008 (anno di inizio dell’inquinamento da nichel) durante le operazioni di rimozione di migliaia di contenitori. Se ne ruppero talmente tanti che venne il dubbio che la cosa più che maldestra fosse voluta. La bonifica dei terreni interessati dallo sversamento fatta nell’immediato con rimozione di uno strato di terra evidentemente non era stata sufficiente, dato che nel 2013, a distanza di 5 anni, il nichel ancora era presente nella falda.
Dell’ inquinamento da nichel si parlò anche durante l’Inchiesta Pubblica sul progetto Acea, quando l’avvocato Kerengi presentò uno studio commissionato nel 2014 da Bioecologia su prescrizione Arpat che accertava la presenza del metallo pesante nella falda. Ma quello nel 2014 lo dicevano anche i dati Arpat.
Dati confermati anche in un comunicato del Comune che nel dicembre 2014 riferiva di un incontro tenutosi il 18 novembre, presso la sede della Provincia tra il Capo della PM Giannini e il vicesindaco di Chiusi Sonnini e i referenti di Arpat (Perissi), Asl (Provvisiero) e Provincia (Vivi) con il quale si chiuse di fatto l’attività di indagine che aveva portato alla denuncia.  Così si legge nella nota: “L’attività di indagine svolta dal comune di Chiusi ha riguardato prelievi su pozzi privati autorizzati, scavi su terreno e impiego di geomagnetometro per la rilevazione di rifiuti interrati nell’area della Pania, indagini che hanno fornito risultati confortanti.Le indagini hanno permesso di stabilire che la presenza di nichel interessa solo la falda superficiale delle aree interessate e che l’analisi della documentazione prodotta e dei dati raccolti messi a disposizione di Provincia di Siena, Arpat e Usl, permettono di escludere il coinvolgimento dell’azienda Bioecologia tra le possibili cause della contaminazione delle acque della falda superficiale. Pertanto i dati anomali che sono stati rilevati fanno supporre che le cause potrebbero essere dovute a fattori naturali o ad eventuali fattori antropici pregressi. In tale ottica l’indagine condotta dalla Polizia Municipale e del Corpo Forestale ha rilevato in una zona circoscritta utilizzata in passato per il deposito di farine animali dei valori anomali di nichel, gli atti sono stati trasmessi come previsto per legge alla Magistratura. In ogni caso, ed è questo l’aspetto principale, la Usl, come già comunicato in giugno, ha escluso in qualunque modo la presenza di un problema di salute pubblica visto che l’acqua non è destinata ad approvvigionamento idropotabile come del resto nessuno dei pozzi privati autorizzati nella zona hanno questo tipo di destinazione. Inoltre la legge non prevede alcun limite per le acque destinate all’utilizzo irriguo o per abbeverare gli animali, in ogni caso i valori rilevati non sono da ritenersi preoccupanti anche per usi diversi da quello idropotabile”.
Quindi danno ambientale sì, pericoli no, secondo gli enti competenti.  Rimaneva però la denuncia presentata dal Comune. E a quel punto non rimaneva che attendere l’esito del procedimento giudiziario al Tribunale di Siena. Che è arrivato, con qualche annetto di ritardo: sentenza di assoluzione sia per i fratelli Nigi che per i responsabili dell’agenzia governativa Agea, in parte per non aver commesso il fatto e in parte per avvenuta prescrizione del reato. Saremo più precisi quando avremo il dispositivo della sentenza.
Insomma anche per la vicenda nichel “non è stato nessuno”.  Però lo sversamento c’è stato, ha causato inquinamento. E pure la presenza di nichel oltre soglia nella falda è accertata.
Nel 2020, come dicevano, la Regione certificava ancora una volta la necessità della bonifica dell’area. E questo è un altro fatto. Ma chi la deve fare, la bonifica?
Se il progetto Acea fosse andato avanti, avrebbe dovuto farla Acea, perché l’obbligo sarebbe stato inserito nella concessione edilizia (questo il sindaco lo ha detto più volte durante la discussione sul carbonizzatore). Non costruendo niente l’obbligo Acea non lo avrà. Probabilmente non lo avranno nemmeno i responsabili dello sversamento del 2008, data la sentenza del tribunale, quindi spetterà alla Regione stessa.
“Il comune ha fatto ciò che doveva fare”, ha detto più volte il sindaco Bettollini e lo disse anche il vicesindaco di allora Gianluca Sonnini in occasione di una iniziativa pubblica, promossa da questo giornale e dal Comitato che si era costituito all’epoca, tenutasi il 14 dicembre 2014 presso la saletta Cgil di Chiusi Scalo. Iniziativa nella quale, parlando dell’inquinamento da nichel dell’area industriale, fu affrontato anche l’allarme per un numero elevato di tumori e altre malattie gravi e rare riscontrato tra gli abitanti della zona delle Biffe e anche a Ponticelli frazione pievese che si trova a valle rispetto alla zona industriale chiusina. Da allora alla nostra redazione sono pervenute molte segnalazioni da parte di persone che hanno avuto familiari morti o colpiti da tumore o patologie insolite. E il dato degli ultimi 20 anni riferito al quartiere Biffe, sembra effettivamente fuori scala rispetto ad altre aree di Chiusi Scalo e di altri centri urbani. Può essere una casualità, ovviamente. Ma anche no.
Oltre al nichel nella falda (riscontrato a partire dal 2008) potrebbero esserci o esserci stati altri fattori di rischio, anche a monte della zona industriale, che negli anni possono aver determinato l’insorgere di patologie: l’inquinamento dell’acqua dei pozzi per innaffiare gli orti; cavi alta tensione troppo vicini alle case; interramento illegale di rifiuti tossici; fumi ed esalazioni industriali ecc. tutte ipotesi di cui a Chiusi si è parlato più volte.
Però se per il Carbonizzatore Acea c’è stata una sollevazione popolare, su questi altri aspetti l’attenzione è stata sempre solo di pochi e si è registrata più titubanza e difficoltà a parlarne che voglia di vederci chiaro. Non vogliamo parlare di omertà, forse si tratta più probabilmente di “pudore”, di disabitudine ad affrontare tematiche dolorose in pubblico, della tendenza a non mettere il dito nella piaga, per esorcizzare la piaga…
Chi conosce il film Erin Brockowich con Julia Roberts o ha visto due sere fa “Io non mi arrendo” con Beppe Fiorello su Rai 1, tratto dalla storia vera di un poliziotto impegnato a smascherare i responsabili del disastro nella “terra dei fuochi”, sa di cosa parliamo. E chi ha avuto in casa morti e malati lo sa ancora meglio.
Nessuno dice che Chiusi Scalo è una terra dei fuochi. Che la zona industriale delle Biffe è un ricettacolo di inquinamento e una fabbrica di tumori. Però quella è un’area che qualche problemino ce l’ha ed è sicuramente da bonificare, anche per la presenza di siti dismessi e degradati. Così come sono a nostro avviso da monitorare altre aree contigue. Se qualcuno ci dicesse con certezza che il numero dei tumori e delle malattie rare apparentemente più elevato che altrove non è superiore alla norma o è solo frutto di causalità, ci darebbe una buona notizia.
L’imminente campagna elettorale amministrativa potrebbe essere una buona occasione per approfondire. O almeno per affrontare il problema.
E’ normale che queste tematiche vengano utilizzate anche in funzione politica ed elettorale. Che qualcuno provi a sfruttarle a proprio vantaggio.
In un post sull’argomento Romano Romanini, uno dei firmatari dell’appello per una lista civica e figura di punta del Comitato Aria scrive: “Certo è che l’inadeguatezza politico-amministrativa è tale da rendere evidente che ormai non possiamo più affidare a questi signori il nostro futuro”. L’opinione è ovviamente legittima e rispettabile. Ma “questi signori” chi? il sindaco Bettollini o quelli del suo partito che erano con Bettolini e ora l’hanno fatto fuori e puntano all’accordo con le attuali opposizioni? Quelli dello sversamento denunciati dal Comune o i giudici del tribunale che li hanno assolti? Quelli della Regione che traccheggia e fa a scarica barile con Arpat e Asl? Oppure chi?
E che la Lega scopra adesso la questione-nichel, di cui si parla dal 2013, fa sorridere, anzi fa venire il prurito…
m.l.
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