LA NUOVA MODA DI FARE LA FESTA AGLI ALBERI
CHIUSI SCALO – C’è una moda in voga da anni nei Comuni. E’ quella di potare gli alberi, anche quelli dei viali, delle piazze e dei parchi pubblici alla maniera di Mastro Titta. Cioè tagliandogli la testa, come er boia de Roma faceva ai malcapitati condannati a morte dello Stato della Chiesa. Che era della Chiesa, ma mica tanto misericordioso. Quella degli alberi la chiamano capitozzatura e consiste in taglio drastico e netto all’altezza dell’inizio della chioma… o poco più su.
E c’è anche una tendenza ancora più drastica, quella di eliminarli del tutto gli alberi, perché – diciamolo – sono anche una scocciatura: perdono e foglie, sporcano, poi vanno potati ciclicamente e vanno anche “attenzionati”, per vedere se hanno problemi e possono essere pericolosi. E siccome se poi qualche pianta cade (e succede) e fa qualche danno a persone o cose ci vanno di mezzo gli amministratori, oltre che i tecnici comunali. Quindi per non rischiare si mettono in azione le motoseghe. Con buona pace dell’ombra, dell’ossigeno, della frescura che le piante garantiscono, oltre che del “decoro” urbano e di parchi e giardini che speso si vedono ridotti a vialetti che sembrano le strade di Hiroshima dopo il passaggio di Enola Gay…
I paesi della zona non fanno eccezione, polemiche sono sorte via via e a Montepulciano, a Città della Pieve, a Cetona… E anche a Chiusi. In particolare allo Scalo dove anche gli alberelli piantati una trentina di anni fa nelle aiole laterali delle strade del centro, sembrano spazzolini del cesso ( la forma è quella).
In questi giorni è in corso un’operazione di “sfoltimento” nel Parco della Rimembranza, ovvero i Giardini Pubblici dello Scalo, che sono un bel polmone verde con dei bei viali alberati. Gli operai del Comune, stanno provvedendo alla potatura e nello stesso tempo all’abbattimento di decine di piante, in particolare lungo il viale sul lato nord quello che costeggia le vecchie case popolari e il commissariato di PS di via Cassia Aurelia.
In Comune dicono che si tratta di alberi che un apposito studio sulla salute delle piante ha catalogato come malate e a rischio caduta. Quindi un’operazione necessaria, come quando si amputa una gamba per evitare guai peggiori. Una cosa del genere fu fatta alcuni anni fa, quando furono eliminati diversi pini e altri alberi. Sempre nei giardini pubblici anche i pioppi piantati nei primi anni ’90 lungo l’argine del canale Montelungo sulla base di una legge, la 113 del 1992 (un albero per ogni nato) sono stati “capitozzati”, riducendone la chioma e l’altezza a pochi metri. Di ombra quest’estate ne faranno meno. Molta di meno.
Quella legge del ’92, che per certi versi era rivoluzionaria, forse troppo, è stata modificata nel 2013, con una norma successiva che ne limita l’obbligo solo ai Comuni con più di 15.000 abitanti, ma ne amplia l’applicazione estendendo l’obbligo di piantumazione di un albero non solo per ogni nuovo nato, ma anche per ogni adozione di minorenne. Viene da chiedersi come mai nei comuni sotto i 15 mila abitanti la norma non debba valere come obbligo. Hanno bisogno di meno ombra e di meno ossigeno?
In ogni caso se da un alto è giusto monitorare le piante da parte delle amministrazioni, per evitare rischi (ci sono stati incidenti con morti per la caduta di alberi, anche nella zona), d’altro canto sembra spesso eccessiva la smania di azionare le motoseghe, quasi che gli alberi fossero un nemico subdolo e pericoloso, da combattere ed eliminare…
I pini che sono tra le piante più diffuse nei parchi e nei viali, si sa hanno una vita media che non va oltre i 100 anni e a 60-70 già possono mostrare segni di cedimento, hanno radici superficiali che spaccano le strade e i marciapiedi e non garantiscono una tenuta sicura in caso di vento forte o altri eventi atmosferici, quindi sono i primi indiziati per la condanna a morte. Ma la mannaia dei Mastro Titta degli uffici tecnici non risparmia nemmeno cipressi, lecci, aceri, querce (di recente a Chiusi Scalo ne son state tagliate alcune secolari o quasi, nella zona della Fonte del Porto, nei pressi della sede della Contrada della Fornace).
Nessuno da queste parti si incatena alle piante per evitarne il taglio, anzi la cultura della motosega è piuttosto diffusa anche nel privato, non solo negli enti pubblici. Basta dare un’occhiata in giro ai giardini e spazi verdi delle villette sparse nel territorio per rendersi conto della furia iconoclasta contro gli alberi, forse retaggio della cultura contadina e mezzadrile che si basava sull’utilitarismo e quindi sulla utilità immediata delle piante, non sulla loro bellezza, sull’immagine che danno al paesaggio, sull’utilità alla lunga…
Sui social c’è chi imperterrito segnala gli scempi perpetrati con certe potature improbabili. Ma anche quella sembra una battaglia persa in partenza. Grida nel deserto.
I privati meno, ma i comuni spesso – anche per le pressioni di una certa opinione pubblica – sostituiscono almeno in parte gli alberi tagliati con altre piante, ma quasi sempre i sostituti sono alberelli, spazzolini, che ricordano gli alberelli eterei dei paesaggi di sfondo dei dipinti del Perugino… Che di ombra ne fanno poca anche negli affreschi.
Del resto siamo nella terra del Perugino e nella terra del Buongoverno delle città e delle campagne di Ambrogio Lorenzetti, l’attenzione alla sicurezza anche in relazione al rischio caduta piante, è doverosa, ci mancherebbe. Ma anche un maggior rispetto per le piante come essenziali compagne di vita, forse non guasterebbe.
m.l.
Comitati niente? la castrazione degli alberi vabbene? VOcazione green di pd e 5s, muta? Ah beh si bé
eppure gli alberi fanno ossigeno quindi Aria, e fanno paesaggio, quindi ambiente… ah beh, sì beh… (C’è chi dice: “non voterò più un sindaco che permette la capitozzatura degli alberi o li abbatte”. Dovrà smettere di votare. E cambiare comune non gli servirà a niente, perché lo fanno tutti, belli e brutti, rossi, rossastri e neroverd e pure quelli che s definiscono civici e di solito sono neroverdi camuffati)