CHIUSI, BETTOLLINI PRONTO A FARE LE PRIMARIE. MA IL PD NICCHIA ANCORA…

lunedì 04th, gennaio 2021 / 19:28
CHIUSI, BETTOLLINI PRONTO A FARE LE PRIMARIE. MA IL PD NICCHIA ANCORA…
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CHIUSI – “(…) L’anno vecchio è finito ormai/ma qualcosa ancora qui non va.  Si esce poco la sera compreso quando è festa/ e c’è chi ha messo dei sacchi di sabbia vicino alla finestra/ e si sta senza parlare per intere settimane/ e a quelli che hanno niente da dire del tempo ne rimane”.

Ecco, sono passati più di 40 anni da quando uscì “l’anno che verrà” di Lucio Dalla, la canzone che forse meglio di qualunque altra e meglio di tanti discorsi descrive il clima degli anni di piombo. Anche adesso, causa covid, si sta senza parlare per intere settimane…  E anche il 2020 è finito ormai, ma qualcosa ancora qui non va. A Chiusi per esempio, è dal mese di luglio che va avanti la guerra fredda tra Pd e sindaco Bettolini, e dopo 6 mesi di schermaglie a distanza, incontri gelidi, interviste e comunicati (pochi) siano ancora al punto di partenza. E le elezioni comunali si avvicinano a passi da gigante. Mancano solo 4-5 mesi, meno del tempo che il partito di maggioranza ha perso infognandosi in una diatriba che lo ha di fatto dilaniato.

Siamo già a gennaio e non si vedono spiragli che facciano pensare ad una soluzione che in un modo o nell’altro chiuda la partita. Sembra una di quelle serie Tv che vanno a rilento e non finiscono mai, tipo Beautiful, con la differenza che qui di beautyfull c’è poco o niente. L’ultimo capitolo è andato in onda una settimana fa, a fine dicembre. Per la verità, nell’occasione ci sarebbe stato anche un colpo di scena, ma il Pd continua nella consegna del silenzio, immerso nell’impasse più totale. In sostanza continua a non decidere. All’incontro avrebbero partecipato la segretaria del partito Simona Cardaioli e Claudio Del Re per la segreteria del partito, il sindaco Bettolini, il capogruppo Agostinelli, gli assessori Sara Marchini e Daniela Masci, il consigliere comunale Marco Vannuccini (che l’incontro lo aveva chiesto un mese fa), Luciano Ceccuzzi e il responsabile provinciale enti locali del Pd Alessio Pianigiani.  Un bel parterre, anche se non abilitato a decidere.

Il sindaco Bettollini, secondo alcune indiscrezioni (confermate), sulla base del giudizio positivo espresso dal partito sull’operato dell’amministrazione e anche del consenso ricevuto nelle assemblee degli iscritti e ribadito dalle due lettere con raccolta di firme di 66 iscritti, ha ribadito la sua convinzione di meritare la ricandidatura, ma visto che il Pd sembra avere altre idee, avrebbe messo sul piatto la propria disponibilità a fare le primarie, accettando la sfida di uno o più candidati alternativi. Questo è un fatto nuovo, il colpo di scena. Perché potrebbe essere la soluzione per togliere le castagne dal fuoco.

Una soluzione che consentirebbe al Pd e al sindaco stesso di uscire onorevolmente dal cul de sac in cui si sono infilati, evitando una rottura clamorosa e magari una lista civica-Bettolini in contrapposizione al partito. E ha lasciato intendere, il sindaco, anche la disponibilità, in tal caso, a riprendere la tessera.

Diciamo che ha teso una mano al vertice del partito che lo osteggia. E ha in questo modo anche avvalorato una eventuale candidatura di uno/una sfidante. Compresa quella della stessa Simona Cardaioli, di cui abbiamo parlato anche su queste colonne e che nessuno, né l’interessata, né il Pd, ha mai smentito.

Solo che anche l’offerta della disponibilità a fare le primarie da parte di Bettollini, per adesso non ha sortito effetti dall’altra parte. La segretaria non ha risposto né sì, né no. Né ha detto “presenterò la proposta negli organismi e poi decideremo”. Niente.

Le primarie sono uno degli elementi fondativi del Pd, ma il partito da qualche tempo a questa parte tende ad evitarle, privilegiando laddove possibile, candidature unitarie e condivise. Sono  però un obbligo statutario nel caso in cui in un comune ci siano più candidati o non si riesca a fare una sintesi condivisa.

Chiaro se il Pd dovesse decidere per le primarie tra Bettollini e un altro candidato (o più d’uno), chi perde, perde tutto. E chi vince si prende la candidatura e pure il partito.  Ed è chiaro anche che il candidato favorito sarebbe, per forza di cose, il sindaco uscente, che in questi mesi è rimasto al pezzo e ha portato avanti opere, accordi, protocolli, come se nulla fosse e non come un sindaco con la valigia in mano.

A Città della Pieve, nel 2014, il sindaco Riccardo Manganello accettò la sfida delle primarie e a sorpresa perse, contro l’outsider Fausto Scricciolo. Ma allora c’era il vento della rottamazione che soffiava forte e Manganello pagò caro il fatto di essere visto come il volto della conservazione, della vecchia guardia, addirittura dello strapotere moianese nei confronti del centro storico e delle altre frazioni. La situazione attuale a Chiusi (ma non solo a Chiusi) è diversa. Chi  rappresenterebbe la vecchia guardia, Bettollini o chi era insieme a Ceccobao? E poi Bettollini si presenterebbe alle primarie non solo come il sindaco uscente, quindi con l’elenco dei risultati ottenuti, ma anche come il sindaco che sta gestendo l’emergenza covid e le fase complicata della ripresa… E se riprende la tessera del partito, cadrà anche l’argomento principale di chi vuole farlo fuori.

Non è detto però che il Pd decida di farle, le primarie. L’impressione è che la segretaria e il gruppo dirigente vogliano tirarla per le lunghe, anche se ormai il tempo stringe, per sfiancare l’avversario e indurlo a sbroccare, a mettersi contro, per poi attaccarlo su quello. Altrimenti non si spiega il perdurante silenzio e la freddezza anche verso una via d’uscita che potrebbe davvero evitare la spaccatura traumatica e lo scontro frontale anche nelle urne.

Perché l’opzione lista civica-Bettollini non è da escludere del tutto. Dalle ultime mosse sembra di capire che Bettollini preferirebbe evitare un tale scenario, giocandosela dentro il partito e dentro l’eventuale coalizione, che ancora a dire il vero non c’è e non si sa quale potrebbe essere. Se con il Psi, come adesso, oppure con Psi e Italia Viva come alla Regione Toscana, o coi Podemos e magari anche i 5 Stelle ricalcando l’alleanza che sostiene il governo nazionale.

Una cosa è certa: il Pd non può continuare a stare in silenzio all’infinito.  E qualcosa sulla possibilità di andare alle primarie, la dovrà pur dire. Sempre che abbia un candidato o più d’uno da opporre a Bettollini. Certo, una sfida Bettollini-Cardaioli per la candidatura a sindaco, affidata al voto dei militanti e degli elettori sarebbe almeno un momento di chiarezza e un modo per mobilitare tutto il corpo del partito.

Una ricomposizione amichevole, sulla base di un preciso accordo che potrebbe prevedere un maggior coinvolgimento del partito nelle scelte e nella gestione dell’amministrazione, una squadra e un programma condivisi e magari una coalizione più larga e robusta, è l’altra ipotesi sul tappeto. Ma al momento appare piuttosto lontana e la più complicata da realizzare. La corda è stata tirata parecchio ed è molto sfilacciata. Non sarà facile riannodarla.

Sullo sfondo però, da un lato c’è la situazione personale e lavorativa di Bettollini, che dovrà pur sapere come deve organizzarsi la vita per i prossimi 5 anni, dall’altro per il Pd, c’è il rischio, molto concreto, in caso di rottura definitiva, di perdere il comune e favorire l’assalto al palazzo d’inverno da parte della destra o di una coalizione ibrida sostenuta dalla destra, come è successo nel 2019 a Città della Pieve, che non è certo lontana.

Un rischio che potrebbe consigliare sindaco uscente e Pd a trovarla una soluzione, perché in una situazione di emergenza come l’attuale una campagna elettorale fratricida e l’incognita di un governo locale di segno politico diverso e tutto da costruire e rodare, per la città potrebbe significare un salto nel buio.

m.l.

 

 

 

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