CHIUSI: IL COMITATO ARIA FA RICORSO AL TAR SUL DEPURATORE EX BIOECOLOGIA, ORA ACEA

lunedì 02nd, novembre 2020 / 11:49
CHIUSI: IL COMITATO ARIA FA RICORSO AL TAR SUL DEPURATORE EX BIOECOLOGIA, ORA ACEA
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CHIUSI – Il Comitato Aria sposta il tiro, dal progetto carbonizzatore che era tutto da realizzare al Depuratore esistente, sempre nell’area ex Centro Carni e acquistato anche quello da Acea.
Come è noto, il progetto Acea prevedeva sì il Carbonizzatore, ma anche lo smantellamento e il rifacimento con tecnologie più avanzate del Depuratore ex Bioecologia, che tratta circa 100 mila tonnellate anno di reflui fognari, liquami industriali e percolato di discarica. Ma dal 2016 tratta anche una parte dei reflui fognari di Chiusi Scalo, che prima finivano a dispersione nei campi. E nella Chianetta, quindi nel Chiani e infine nel Tevere, perché le acque reflue di Chiusi Scalo, vanno in parte verso il lago di Chiusi e in parte verso il cosiddetto “Fondovalle” e il Tevere.
La vecchia società di gestione dell’impianto (Bioecologia Srl) finanziò la realizzazione dei marciapiedi nella zona delle Biffe, proprio come risarcimento per la materia prima che il Comune le avrebbe fornito, allacciando parte della rete fognaria al depuratore: il 20% circa del totale della materia trattata.
Il Comitato Aria torna a parlare di quel Depuratore, e lo fa con la… carta bollata. Precisamente con un Ricorso al Tar della Toscana, “avverso il provvedimento di Compatibilità Ambientale rilasciato dalla Regione Toscana a conclusione della VIA Postuma”. Ovvero la Valutazione di Impatto ambientale fatta a posteriori, “ora per allora”, in quanto la VIA non era stata mai effettuata…
Ebbene, la procedura regionale di VIA postuma si è conclusa con il parere positivo di compatibilità ambientale rilasciato dalla Giunta Regionale Toscana, in seguito al parere favorevole della Conferenza Servizi.
Dopo uno studio approfondito di tutta la documentazione del procedimento abbiamo deciso di presentare ricorso al TAR della Toscana avverso al provvedimento per motivi legislativi, amministrativi e tecnici. Non entriamo qui nei dettagli delle motivazioni che sostengono la richiesta di annullamento, vista la pendenza del procedimento, ci limitiamo a dire che abbiamo rilevato carenze molto significative negli aspetti tecnico-ambientali sia del progetto che delle valutazioni dell’Organo di controllo nonché carenze procedurali di coinvolgimento della cittadinanza”, scrive il Comitato che così prosegue:
“Nonostante tutte le normative e molteplici Enti preposti al controllo, l’impianto di Bioecologia, un impianto di trattamento di rifiuti speciali che la normativa classifica come “insalubre di prima classe”, ha aumentato di quasi il 50% la propria capacità produttiva senza che venisse mai effettuata la VIA, peraltro obbligatoria fin dall’inizio delle sue attività. Leggiamo nella documentazione acquisita che il progetto sarebbe compatibile da un punto di vista ambientale perché “(…) si tratta di proseguimento di attività di trattamento rifiuti già autorizzata e consolidata nel tempo (…)”.
Quindi, ci sembra che il ragionamento sia quello che “siccome esiste ed è autorizzata (irrilevante che la VIA non ci sia mai stata) allora è compatibile dal punto di vista ambientale”. Ma la parola finale non spetta di certo a noi. Sarà il TAR a valutare nel merito e decidere”.
Il Comitato Aria definisce l’iniziativa “molto rilevante in quanto mira a ricordare e riaffermare il diritto dei cittadini a prendere parte ai processi decisionali che, in tema ambientale, sono destinati a influenzare la loro salute e a trasformare il territorio e l’ambiente in cui vivono”.
Questo giornale nel corso degli anni (ormai 30) ha scritto tante volte del Depuratore Bioecologia,  da quando l’allora sindaco Ceccobao, rispondendo ad alcuni nostri servizi sule esalazioni maledoranti  e alle proteste dei comuni umbri del Fondovalle, lo definì “un giardino degli odori”, fino alla scoperta dell’inquinamento da nichel della falda, avvenuta nel 2013, proprio in seguito ad alcuni controlli di Arpat sull’area dell’impianto. E anche durante la bagarre sul progetto Acea abbiamo sempre sostenuto che fosse importante focalizzare l’attenzione anche sul depuratore esistente. 
Se il comitato Aria ha riscontrato carenze molto significative negli aspetti tecnico-ambientali sia del progetto che delle valutazioni dell’Organo di controllo nonché carenze procedurali” bene ha fatto a presentare il ricorso al Tar. E farebbe bene – crediamo – anche a rendere note queste carenze se sono comprensibili e non si tratta solo di cavilli tecnico-procedurali.
Una cosa è certa:  il Depuratore esiste, tratta una quantità ingente di rifiuti speciali (acque reflue fognarie, liquami industriali, percolato di discarica), alcuni dei quali, già da progetto Acea, avrebbero dovuto essere eliminati. Ma, come dicevamo, tratta e depura anche parte dei reflui fognari comunali, e questo è un servizio “essenziale” che non può essere interrotto. I camion che arrivano da altre zone della Toscana si possono anche fermare, la depurazione delle fogne della città no. Chiaro, però, che il servizio deve essere svolto secondo le norme e con tutte le attenzioni del caso, senza “scorciatoie” amministrative e autorizzative. E questo vale per Acea come per chiunque altro.
Sarebbe interessante sapere anche se la Procura ha mosso qualche passo in ordine alla denuncia che il Comune di Chiusi trasmise nel settembre 2014 a proposito dell’inquinamento da nichel. Sono passati 6 anni e sarebbe interessante sapere da Arpat se quel tipo di inquinamento sussiste ancora o negli anni è scemato o aumentato.
m.l.
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