REGIONALI E REFERENDUM: GIANI E NO. LE RAGIONI DI DUE VOTI COMPLICATI

venerdì 18th, settembre 2020 / 16:41
REGIONALI E REFERENDUM: GIANI E NO. LE RAGIONI DI DUE VOTI COMPLICATI
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CHIUSI –  Devo essermi perso qualche passaggio, perché c’è qualcosa che non torna. C’è una regione importante come la Toscana che per la prima volta dal 1970 è politicamente “contendibile” e rischia di passare di mano. Dal centro sinistra alla destra. Non al centro destra, ad una destra fascistoide, razzista omofoba, che propone tre grandi termovalorizzatori, uno per ogni macro-area, come le Asl…

Ci sono le elezioni domenica e lunedì prossimi e c’è il partito di maggioranza, che nella provincia che è stata “la più rossa d’Italia” la chiusura della campagna elettorale con un ex ministro e tutti i candidati del collegio, più una deputata, la farà non in piazza del Campo o che so, in piazza grande a Montepulciano o anche in piazza della stazione a Chiusi Scalo, ma la fa al lago di Chiusi, alle 18. E quanta gente ci sarà mai alle 18 al lago di Chiusi? Certo il lago di Chiusi è un bel posto, ma non è Riccione.

Un tempo, non dico ai tempi del Pci, del Psi e della Dc, ma anche più recentemente, le campagne elettorali i partiti principali le chiudevano nelle piazze principali, c’era la corsa ad accaparrarsi lo spazio e l’orario per il comizio finale, laddove c’era più gente. Anche quella di passaggio. Le campagna elettorale per le regionali toscane del 2020, il Pd di Siena la chiuderà in piena campagna. In un luogo ameno, ma appartato. Dove quando c’è parecchia gente si intravedono 15, 20 persone tra pescatori , runners, bikers e mamme con bambini…  Invece di cercare un luogo frequentato o rappresentativo, dove le bandiere le vedono tutti e le voci diffuse dagli amplificatori tutti le sentono, il Pd va a nascondersi in campagna. Va, diciamolo, a fare un pic nic. E in effetti a seguire, dopo la passerella dei candidati è prevista anche la cena, a base di pesce. Che sarà ottima. Le salsicce delle feste de l’Unità sono un lontanissimo e triste ricordo. Ora si vola più in alto.

Vedremo se la scelta del lago sarà per sottolineare la “svolta ecologista” e l’attenzione all’ambiente della coalizione di centro sinistra. Ma ad occhio e croce sembra, nel suo piccolo, anche questo un autogol. Personalmente voterò lo stesso il candidato presidente del Centro sinistra Giani. Il voto di lista invece lo darò, usando il voto disgiunto, a Sì Toscana a Sinistra, sperando che entri in consiglio regionale. Un presidio di sinistra non guasta. Votare il candidato presidente di Sì Toscana a Sinistra, Tommaso Fattori purtroppo non serve. Potrebbe favorire la vittoria della leghista Ceccardi.  La politica è anche compromesso e questo del voto disgiunto, lo ripeto, mi sembra un compromesso onorevole per non far perdere il centro sinistra (e evitare la vittoria della destra) e provare a far entrare Fattori o chi per lui in consiglio regionale.

Quanto al referendum, sono orientato a votare NO. Perché mi sembra che anche stavolta, come fece Renzi nel 2016, i partiti della coalizione di governo stanno provando a trasformare il referendum in un plebiscito a favore del governo e dei partiti che lo sostengono, scozzando le carte anche al loro interno. Trattandosi invece di riforma costituzionale le vicende ordinarie dei partiti dovrebbero starne fuori. In secondo luogo ho l’impressione che il taglio lineare dei parlamentari tagli la rappresentanza (e quindi la democrazia) ma non intacchi minimamente il potere decisionale delle segreterie di partito. Mi sembra che anche questa riforma vada nella medesima direzione della riduzione degli organi elettivi, come è successo con le province, per le quelli è stato eliminato solo il voto dei cittadini…  Riducendo il numero dei parlamentari si ridurranno anche le possibilità di eleggere dei rappresentanti per le zone periferiche e per le minoranze. E invece ridurre il potere della casta, il taglio lineare, la renderà più forte e sempre più “ristretta”, come un club del golf…  D’altra parte l’inventore dei 5 Stelle Casaleggio teorizzava l’inutilità del parlamento e la tendenza a farne a meno nell’arco di qualche anno…  Io sono stato comunista, del Pci, e ricordo che allora – anni ’70-80 – anche nel Pci si discuteva e c’era chi propugnava la necessità di una taglio dei parlamentari, ma quella posizione derivava dalla nascita delle Regioni e del Parlamento europeo, che avevano aumentato e trasferito il potere legislativo in altre sedi, oltre al parlamento nazionale. Insomma il Sì, oggi mi sembra una concessione tardiva e parziale all’antipolitica, all’antiparlamentarismo, al populismo…

Tra i fautori e sostenitori del No ci sono anche personaggi che non mi piacciono e ai quali non affiderei nemmeno il gettone del carrello della spesa, ma anche il “fronte del Sì” quanto a compagnia (tra Salvini, Meloni e Di Maio) non è messo molto meglio, dal mio punto di vista. Riconosco che mandare a casa un po’ di fannulloni che siedono in Senato e alla Camera e sono lì per grazia ricevuta o per motivi incoffessabili, sarebbe anche cosa buona e giusta, e non demonizzo chi fa campagna per il sì, ma la il miglioramento della classe politica e del funzionamento delle istituzioni non può avvenire a mio modestissimo parere, con scorciatoie di questo tipo.

m.l.

 

 

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