CHIUSI: NON SOLO ACEA, I “CAMIN CHE FUMANO” CI SONO ANCHE ADESSO. NON SONO UN PROBLEMA?
CHIUSI – Ieri, l’amico Luciano Fiorani ha postato sul su profilo facebook la foto di un camino industriale con pennacchio di fumo in uscita. “Camin che fumano”, ha scritto Fiorani. E quella foto, come le famose vignette “senza parole” della Settimana Enigmistica, dice molte cose.
La prima è che quel camin che fuma non è dell’Ilva di Taranto, ma di una azienda di Chiusi, perché Fiorani l’ha fotografato probabilmente durante uno dei suoi giri in bicicletta. La seconda cosa che quella foto racconta è che quel camino non è del famigerato impianto Acea che non esiste, perché stoppato e mai realizzato. Ma è di una azienda in funzione e fuma che è una bellezza… Dalla foto, scattata in controluce, non si capisce bene di quale azienda si tratti, ma due sono le ipotesi più plausibili: Lodovichi e Metalzinco. La prima a nord e la seconda a sud di Chiusi Scalo.
Al di là di quale sia l’azienda del camino fotografato da Fiorani, entrambe le imprese citate emettono quotidianamente dei fumi, e qualunque sia il vento che tira, Chiusi Scalo uno dei due lo prende in faccia. Se tira la tramontana si prende i fumi della Lodovichi, se tira lo scirocco si becca quelli della Metalzinco. Faranno bene alla salute quei fumi che fuoriescono?
Qualcuno ha scritto, nei commenti alla foto di Fiorani, che quel camino non è di Acea “grazie ai comitati” che hanno fermato lo scempio e hanno impedito che quell’impianto nascesse. Bene. Ma le altre aziende insalubri a differenza del carbonizzatore Acea, che non esiste, esistono eccome e producono esalazioni da decenni. Eppure nessuno grida allo scandalo, o teme avvelenamenti collettivi. Ma se la Lodovichi a esempio, produce fumi, ma non esalazioni cancerogene, come ha fatto per anni, è solo grazie alla stampa locale: prima l’Unità e il Nuovo Corriere Senese, poi Primapagina che denunciò l’uso da parte del’azienda dell’olio di creosoto, sostanza cancerogena e vietata in mezza Europa… Tutti e tre i giornali e l’autore degli articolo (il sottoscritto) finirono per tre volte in tribunale. Successe nel 1989 e poi di novo nel 1994… L’azienda che denunciò la stampa per diffamazione perse tutte e tre le volte e fu costretta a cambiare prodotto per il “bagno delle traversine”.
Ci auguriamo che adesso, a distanza di quasi 30 anni, la Lodovichi e la Metalzinco (che a sua volta fu oggetto di attenzioni e perfino di un libro a cura di Romano Romanini) non usino sostanze tali da creare esalazioni pericolose, ma quella foto di Luciano Fiorani ci dice che la guardia va tenuta alta, anche al di là e oltre il caso Acea. Perché il problema delle industrie insalubri e dei rischi connessi, a Chiusi esiste anche senza il carbonizzatore. Ed esiste anche se la gente, almeno in una parte rilevante, ha percepito il pericolo legato all’impianto Acea, ma non sembra percepire quello delle industrie insalubri presenti e operanti a Chiusi scalo e nelle immediate vicinanze, magari “oltre confine”.
Nei i tanti commenti agli articoli sulla diatriba Pd-Bettollini e sulle imminenti elezioni regionali, più d’uno ha giustamente chiesto che i candidati, sia quelli alla presidenza che quelli al consiglio si pronuncino sulla questione carbonizzatore e su possibili ritorni di fiamma… Come giornale riteniamo che la questione della essere chiarita, ma riteniamo anche che la norma di Piano del Comune di Chiusi che vieta la realizzazione di impianti insalubri per il trattamento dei rifiuti, sia un paletto importante e non facilmente aggirabile da parte della Regione, che quella norma l’ha approvata. Riteniamo però, altresì, necessario che sia i candidati alle regionali, sia, soprattutto, i candidati che si sfideranno alle comunali 2021, pongano attenzione ai “camin che fumano” già oggi , non solo a quelli che potrebbero fumare, tra qualche anno. Ai camin che fumano e anche a tutte le altre questioni ambientali che riguardano il perimetro urbano e il territorio circostante, comprese le megastalle, i mega impianti vivaistici, le aree degradate e a rischio, quelle da bonificare e riportare magari ad uso pubblico (ce ne sono diverse anche nei centri abitati e tra queste anche alcune di competenza delle Fs). Questo è a nostro avviso uno dei “grandi temi” da affrontare, se non si vuol fare solo propaganda…
Marco Lorenzoni
O è ignoranza o è malafede. Altro non mi viene in mente. Le autorizzazioni per impianti di trattamento dei rifiuti è competenza regionale. Quindi se un impianto di quel tipo venisse approvato dalla Regione la decisione implicherebbe una variante automatica al Piano Regolatore Generale. SE ci fosse una richiesta di impianto diverso il suo insediamento sarebbe di competenza comunale, anche se insalubriùe di prima classe. A questo punto scatterebbe il limite approvato sui nuovi impianti insalubri di prima classe.
Sappiamo dalle lamentele degli abitanti su rilasci di sostanze che rendono l’aria irrespirabile. Sappiamo che ARPAT non riesce a monitorare in maniera continua questi impiante.
A titolo personale ho proposto che vi sia una rete di monitoraggio dei particolati (PM10 e PM2.5) che ormai si possono fare con attrezzature a basso costo e con ragionevole precisione. Coinvolgere in questo anche competenze locali. Spero che negli incontri che si vorranno fare per le prossime amministrative si parli anche di questo.
E’ l’esercizio del controllo sui livelli di emissione che può fare molto. Dal lato del politico, oltre agli impegni sulle procedure di bonifica e risanamento (dove possibile: il dove necessario sarebbe atto dovuto), si può chiedere o, meglio, pretendere, sia che non vengano ritoccati al rialzo gli attuali limiti dei livelli di emissione (meglio sarebbe che si lavorasse al ribasso) sia precisi impegni su controlli puntuali e serrati.
Quella della Metalzinco è una storia vecchia. Sono passat decenni e nessuno si è preoccupato. Fra l’altro sono proprio le zincherie che spesso determinano l’inquinamento da nichel. Per quanto riguarda la fabbrica di traversine il monitoraggio con centraline PM10 può essere già un bel contributo.
Anche quella della Lodovichi è storia vecchia, il primo processo alla stampa che ne denunciava l’uso di sostanze cancerogene è del 1989, il secondo sempre dell’89 e il terzo del 1994, sono passati 30 anni… Non è vero che nessuno se ne è mai preoccupato o occupato.. Noi come giornale lo abbiamo fatto spesso. E’ ovvio che le emissioni sia della Lodovichi che della Metalzinco saranno a norma, altrimenti non potrebbero operare ed entrambe avranno sistemi di controllo e abbattimento e mitigazione delle emissioni, ma ciò che esce dai camini, anche se è nei limiti di legge, non è detto che faccia bene alla salute e che non sia fastidioso. C’è da augurarsi che chi deve controllare (Asl, Arpat ecc.) faccia ciò che deve fare.E sarebbe anche giusto che i risultati fossero resi pubblici, come Arpat faceva per il depuratore di Bioecologia. Fu da quei dati che si rilevò la presenza di nichel nella falda di Fondovalle…
Vorrei comprendere il significato di quanto contenuto al terzo punto di un manifesto elettorale ove si elencano ” Mozioni , atti politici a mia firma , leggi che riguardano Chiusi ” e si indica espressamente ” utilizzo zincheria nelle opere pubbliche Anas e Ospedali” ……..non so se non sono in grado di comprenderne il senso profondo o posso limitarmi all’evidenza dei termini utilizzati
manifesto elettorale di chi?
Di Colui che “SI RICORDA IL FUTURO” ……aggiungo che anch’ io me lo ricordo……..e post-truth: “tra il dire ed il fare c’è stato di mezzo il mare “
Rossella, chiunque si ricordi “il futuro” – slogan che l’agenzia pubblicitaria gli avrà fatto pagare una cifra ed è copiato dall’Eigedenken blochiano (vedi il volume “Ricordare il futuro” edito da Mimesi qualche anno fa) – in genere, è solito intonare la canzoncina “scurdammoce o’ passato”