CHIUSI: NON SOLO ACEA, I “CAMIN CHE FUMANO” CI SONO ANCHE ADESSO. NON SONO UN PROBLEMA?

giovedì 10th, settembre 2020 / 15:14
CHIUSI: NON SOLO ACEA, I “CAMIN CHE FUMANO” CI SONO ANCHE ADESSO. NON SONO UN PROBLEMA?
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CHIUSI – Ieri, l’amico Luciano Fiorani ha postato sul su profilo facebook la foto di un camino industriale con pennacchio di fumo in uscita. “Camin che fumano”, ha scritto Fiorani. E quella foto, come le famose vignette “senza parole” della Settimana Enigmistica, dice molte cose.

La prima è che quel camin che fuma non è dell’Ilva di Taranto, ma di una azienda di Chiusi, perché Fiorani l’ha fotografato probabilmente durante uno dei suoi giri in bicicletta. La seconda cosa che quella foto racconta è che quel camino non è del famigerato impianto Acea che non esiste, perché stoppato e mai realizzato. Ma è di una azienda in funzione e fuma che è una bellezza…  Dalla foto, scattata in controluce, non si capisce bene di quale azienda si tratti, ma due sono le ipotesi più plausibili: Lodovichi e Metalzinco. La prima a nord e la seconda a sud di Chiusi Scalo.

Al di là di quale sia l’azienda del camino fotografato da Fiorani, entrambe le imprese citate emettono quotidianamente dei fumi, e qualunque sia il vento che tira, Chiusi Scalo uno dei due lo prende in faccia. Se tira la tramontana si prende i fumi della Lodovichi, se tira lo scirocco si becca quelli della Metalzinco. Faranno bene alla salute quei fumi che fuoriescono?

Qualcuno ha scritto, nei commenti alla foto di Fiorani, che quel camino non è di Acea “grazie ai comitati” che hanno fermato lo scempio e hanno impedito che quell’impianto nascesse. Bene. Ma le altre aziende insalubri a differenza del carbonizzatore Acea, che non esiste, esistono eccome e producono esalazioni da decenni. Eppure nessuno grida allo scandalo, o teme avvelenamenti collettivi.  Ma se la Lodovichi a esempio, produce fumi, ma non esalazioni cancerogene, come ha fatto per anni, è solo grazie alla stampa locale: prima l’Unità e il Nuovo Corriere Senese, poi Primapagina che denunciò l’uso da parte del’azienda dell’olio di creosoto, sostanza cancerogena e vietata in mezza Europa… Tutti e tre i giornali e l’autore degli articolo (il sottoscritto) finirono per tre volte in tribunale. Successe nel 1989 e poi  di novo nel 1994… L’azienda che denunciò la stampa per diffamazione perse tutte e tre le volte e fu costretta a cambiare prodotto per il “bagno delle traversine”.

Ci auguriamo che adesso, a distanza di quasi 30 anni, la Lodovichi e la Metalzinco (che a sua volta fu oggetto di attenzioni e perfino di un libro a cura di Romano Romanini) non usino sostanze tali da creare esalazioni pericolose, ma quella foto di Luciano Fiorani ci dice che la guardia va tenuta alta, anche al di là e oltre il caso Acea. Perché il problema delle industrie insalubri e dei rischi connessi, a Chiusi esiste anche senza il carbonizzatore. Ed esiste anche se la gente, almeno in una parte rilevante, ha percepito il pericolo legato all’impianto Acea, ma non sembra percepire quello delle industrie insalubri presenti e operanti a  Chiusi scalo e nelle immediate vicinanze, magari “oltre confine”.

Nei i tanti commenti agli articoli sulla diatriba Pd-Bettollini e sulle imminenti elezioni regionali, più d’uno ha giustamente chiesto che i candidati, sia quelli alla presidenza che quelli al consiglio si pronuncino sulla questione carbonizzatore e su possibili ritorni di fiamma…  Come giornale riteniamo che la questione della essere chiarita, ma riteniamo anche che la norma di Piano del Comune di Chiusi che vieta la realizzazione di impianti insalubri per il trattamento dei rifiuti, sia un paletto importante e non facilmente aggirabile da parte della Regione, che quella norma l’ha approvata. Riteniamo però, altresì, necessario che sia i candidati alle regionali, sia, soprattutto, i candidati che si sfideranno alle comunali 2021, pongano attenzione ai “camin che fumano” già oggi , non  solo a quelli che potrebbero fumare, tra qualche anno. Ai camin che fumano e anche a tutte le altre questioni ambientali che riguardano il perimetro urbano e il territorio circostante, comprese le megastalle, i mega impianti vivaistici, le aree degradate e a rischio, quelle da bonificare e riportare magari ad uso pubblico (ce ne sono diverse anche nei centri abitati e tra queste anche alcune di competenza delle Fs). Questo è a nostro avviso uno dei “grandi temi” da affrontare, se non si vuol fare solo propaganda…

Marco Lorenzoni

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