I 150 ANNI DELLA “BRECCIA”: CI SIAMO DIMENTICATI PORTA PIA
CHIUSI – Ieri era il 20 settembre. A Chiusi e in tante altre città e paesi c’è una piazza o una via XX Settembre. A Chiusi è la piazza principale. Quella con la fontana e il municipio. La piazza del potere laico, civile. Ieri poi era un 20 settembre particolare, speciale diciamo. Perché faceva cifra tonda: 150 anni dalla “breccia di Porta Pia” e dalla fine del potere papalino, di quello Stato Pontificio, che per lungo tempo, nel cuore della penisola aveva fatto da tappo alle idee liberali e da ostacolo insormontabile all’unità italiana. Con la conquista di Roma da parte dei bersaglieri, l’unità d’Italia fu finalmente possibile e Roma divenne capitale. In 20 settembre insomma non è una data qualunque. Eppure non si son viste celebrazioni o interventi ufficiali per ricordare ciò che la “Breccia” significò… Non che da allora l’ingerenza della Chiesa Cattolica Apostolica Romana sulla politica e sulla vita quotidiana degli italiani sia scomparsa, ma di sicuro è stata ridimensionata.
La “Breccia” pose fine al potere temporale della Chiesa, ad uno Stato confessionale, al Papa Re.
Certo anche la monarchia sabauda e l’esercito piemontese per assicurarsi l’Unità d’Italia ne fecero di cotte e di crude, soprattutto nel Meridione e il Risorgimento fu anche una “guerra di conquista e di sottomissione”, ma fu anche molto altro: senza Mazzini e le sue idee repubblicane, senza la rivolta borghese e popolare elle cinque giornate di Milano, senza la costituzione avanzatissima della Repubblica Romana e il sacrificio di quei giovani e giovanissimi che combatterono per difenderla sotto le cannonate dei francesi venuti ad aiutare il papa, non ci sarebbe stata più tardi la cultura liberal democratica e poi socialista e pure comunista di Gobetti, de Fratelli Rosselli, di Turati e Gramsci e Nenni… Non ci sarebbe stata probabilmente nemmeno la Costituzione del ’48 che è ancora la nostra Carta fondamentale. E senza Porta Pia e la fine del potere temporale non ci sarebbe stato, forse, nemmeno il Concilio Vaticano II e tutte le battaglie e le vittorie sul terreno dei Diritti Civili, dal nuovo diritto di famiglia, al divorzio, alla legge sull’aborto, alla parità uomo-donna…
Certo nel mezzo, tra la Breccia di Porta Pia del 20 settembre 1970 e i giorni nostri,ci sono state le cannonate di Bava Beccaris sulla folla, la prima guerra mondiale, il fascismo, i patti lateranensi che mitigarono gli effetti di Porta Pia, la seconda guerra mondiale con la Resistenza, poi il boom economico, gli anni di piombo, la fine dei partiti tradizionali, l’esplosione di movimenti populisti e dell’antipolitica. Ci sono stati papi molto diversi tra loro: Leone XIII che nel 1891 cominciò a porsi il problema della “questione operaia”, Pio XII che invece benediceva i fascisti e poi Giovanni XXIII e Paolo VI che diedero avvio e conclusione al Concilio Vaticano II, infine Woytyla che stringeva la mano a Pinochet e si adoperò molto per far cadere i regimi socialisti dell’est europa, poi il conservatore e normalizzatore Ratzinger, infine Papa Francesco, che è uno dei pochissimi al mondo a parlare di disuguaglianze, di dignità del lavoro, di accoglienza…
Nessuno né a livello locale, né a livello nazionale, neanche con una trasmissione Tv, ha celebrato il XX Settembre e il 150° anniversario di Porta Pia. Un’occasione persa per una riflessione non solo su un avvenimento storico rilevate che ha cambiato lo scenario, ma anche sulle conseguenze di quell’avvenimento e su ciò che ha significato. In sostanza sulla laicità dello Stato.
A me personalmente la Breccia di Porta Pia torna in mente ogni volta che vedo un sindaco sfilare con la fascia tricolore in una processione religiosa. O magari ad un family day…
m.l.
Sì il XX settembre rappresenta una data di svolta storica, dalla quale non si è più tornati indietro. Non tutta l’Italia fu unificata, parte del Nord Est, dovette aspettare la fine della grande guerra. Certo il 1870, decretò la fine del potere temporale del clero. Un potere che nasce con S. Paolo, il quale intuì che bisognava andare a Roma, se si voleva diventare una religione di potere. Una breve parentesi quella rappresentata dall’unità d’Italia, per il pensiero laico. Infatti con il fascismo il potere temporale papalino, tornò al suo antico splendore. Anche se c’è da dire che al momento della firma dei Patti Lateranensi, il papa avrebbe voluto far abbattere la statua di Giordano Bruno. Il Duce si oppose, evidentemente per un attimo si ricordò di quando aveva idee di sinistra e era un mangiapreti. Poi la Costituzione nata dalla lotta antifascista, che prende le basi dalla Costituzione della Repubblica Romana. Quell’articolo sette, voluto fortemente da Togliatti, a mio avviso poteva essere precisato meglio a partire dalla cancellazione dei Patti del 1929. Togliatti fece un calcolo politico, quello di ricevere una qualche futura benevolenza della Chiesa Cattolica. Il papa forse lo fece balenare, ma si sa che in fatto di intrighi, il potere clericale non è secondo a nessuno. Infatti una volta ottenuto l’obbiettivo, quello di seguitare in qualche modo a gestire il potere temporale ritrovato con Mussolini, scaricò “Il Migliore”. Seguì il quarantennio democristiano. Un lungo periodo dove in rare occasioni il potere politico si ricordò della sovranità dello Stato Laico. Aborto e divorzio, ricerca sulle cellule staminali, coppie di fatto, sono solamente alcuni esempi inconfutabili. Oggi papa Francesco, non nasconde affatto di parlare delle problematiche materiali in cui si dibatte l’umanità. Con una differenza radicale rispetto ai suoi predecessori. Lui ha smesso di dare direttive su come si deve stare sotto le lenzuola, per parlare di economia solidale. Le recenti giornate di Assisi, hanno lanciato un messaggio assai esplicito in questa direzione. Prendendo le distanze dal passato della sua chiesa, che imponeva le sue verità sulle leggi del cosmo. La parte conservatrice clericale, difronte a tanta rivoluzione francescana, sta dimostrando sempre più insofferenza verso questo papa venuto dalla “fine del mondo”, tanto che in Germania si parla apertamente di scisma. Sì, papa Francesco non nasconde di maneggiare il potere temporale, ma lo fa per promuovere una rinascita dell’umanità, cosa assai diversa dalla gestione del potere temporale dei papi che lo hanno preceduto, che usavano il potere per sottomettere l’uomo, per frenare la scienza e l’affermarsi dei diritti. A me piacerebbe ascoltare intellettuali, qualche uomo di sinistra, esprimersi su queste grandi tematiche, per provare a contrastare la narrazione unica del liberismo che si è imposta nel mondo nell’ultimo trentennio.