PD, IL COMITATO REGIONALE BOCCIA LA CANDIDATURA BERNI E SCONFESSA IL GRUPPO DIRIGENTE SENESE. A CHIUSI GUERRA FREDDA TRA PARTITO E SINDACO

C.V.D., come volevasi dimostrare. Il Comitato Regionale del Pd Toscano ha approvato questa notte la lista senese per le regionali di settembre. Ma il nome di Gabriele Berni, non c’è. La decisione finale del vertice regionale conferma dunque in toto ciò che su queste colonne avevamo scritto a proposito della incandidabilità di Berni. E infatti il sindaco di Monteroni d’Arbia, che non è a fine mandato, ma è stato rieletto nel 2019, è stato depennato. Al suo posto è stato inserito tale Stefano Betti talmente noto che nessuno sa chi sia. Ma tanto non deve vincere. Non toglie e non aggiunge niente ad una lista che oggettivamente appare deboluccia: Simone Bezzini, Anna Paris, Stefano Betti, Elena Rosignoli, Giovanni Mezzedimi ed Elena Salviucci. Questa la squadra con la quale il Pd senese affronterà le urne il 20 e 21 settembre e cercherà di battere da un lato la Lega e la destra e dall’altro anche l’alleato Stefano Scaramelli. A Chiusi e in Valdichiana dove Scaramelli gioca in casa, il ticket sarà Bezzini-Rosignoli e impedire che il consigliere uscente faccia un buon risultato migliore del loro, non sarà semplicissimo.
Questo comunque il quadro. Il nome di Bettollini è stato in ballo fino all’ultimo secondo. Lui magari smentirà, ma pare che una telefonata nella notte da parte di Simona Bonafè l’abbia ricevuta. Se il sindaco di Chiusi avesse detto sì, avrebbe forse potuto entrare in extremis nella lista dei candidati.
Ma non è così che si costruisce una candidatura, tantomeno una candidatura forte. Non è con un blitz dell’ultimo minuto che si risolve una questione che ha addirittura spaccato il partito e creato tensioni tra partito e amministrazione in un comune non proprio secondario. Non sappiamo come è andata e cosa abbia risposto Bettolini alla segretaria regionale del Pd, ma se ha declinato l’offerta tardiva e sconclusionata, ha fatto bene. Tanto più che non aveva e non ha, su questa vicenda, l’appoggio del Pd a Chiusi, in Valdichiana e a Siena.
Certo il segretario provinciale Valenti e con lui tutto il Pd senese che ha approvato senza battere ciglio la lista con Berni ne esce male. Malissimo. La candidatura Berni era una forzatura e il regionale l’ha bocciata. Bocciando di fatto chi l’ha proposta.
E così Valenti & C. hanno cacciato anche il sindaco di Monteroni in una situazione complicata, con le opposizioni che adesso lo massacreranno per aver tentato di volare in regione, anteponendo il suo interesse personale di carriera all’impegno assunto solo un anno fa con gli elettori.
Noi, da queste colonne salutammo l’elezione di Andrea Valenti a segretario provinciale del Pd senese come un segnale positivo di sganciamento dall’era renziana e perché sembrava spostare un po’ più a sinistra l’asse di comando del partito, ma oggi diciamo che questa vicenda l’ha gestita con i piedi. Adesso dovrà sperare che il Pd vinca le regionali e faccia un buon risultato anche in provincia di Siena. Altrimenti finirà sulla graticola, con tutto il gruppo dirigente.
Chiusi, nel suo piccolo, sta diventando la cartina di tornasole, di questa situazione. Con il sindaco Bettollini che non ha esitato a definire scarsa la squadra proposta dal Pd e ieri sera ha postato sul suo profilo facebook un commento sarcastico e molto acido sotto la foto di un leone con la criniera al vento:
“È proprio vero: fai del bene e ti tirano i calci …. ma un leone non si preoccupa mai del parere delle pecore. State tranquilli amici!”.
Ovvio che il riferimento era al comunicato uscito due ore prima sulla pagina social del Pd di Chiusi, che pur non esprimendo alcun giudizio sul suo operato e su quello della giunta trasudava “freddezza” e gelo nei confronti dell’amministrazione comunale. Altro che separati in casa, qui sembra che le parti siano sul punto di rivolgersi agli avvocati, e nel frattempo si tirano i piatti…
Questa sera ci sarà la terza e ultima cena in piazza organizzata dal Pd come Festa de l’Unità itinerante. L’appuntamento è nel centro di Chiusi Scalo. Ieri sera tra i volontari che stavano facendo il sopralluogo per preparare l’allestimento dei tavoli serpeggiava amarezza, incredulità, disorientamento. Qualcuno ostenta fastidio per la richiesta in pubblico di un chiarimento e di un giudizio sul suo operato, fatta dal sindaco all’incontro di mercoledì, altri non capiscono come mai il partito abbia deciso di scaricare Bettollini e la giunta.
Ora, è chiaro che non ci sarebbe niente di strano se il partito di maggioranza, nella sua autonomia, avesse delle perplessità o dei dubbi sull’amministrazione o avesse dei motivi per cui ritenga utile di dover cambiare cavallo. Può succedere. E succede. In tal caso però si ringrazia il sindaco per il lavoro svolto, gli si augura buona fortuna per il futuro e sulla base di quei motivi (altri porgetti, altro modulo di gioco, altre ambizioni, che però vanno spiegati a lui e al popolo) si annuncia la volontà di cambiare. Questo a Chiusi non è avvenuto. Il problema è che queste perplessità o dubbi non sono stati espressi. E il giudizio lo ha chiesto Bettollini, augurandosi che arrivi ala svelta, ma il Pd non lo ha dato, neanche di striscio. Di fatto ha scaricato Bettollini e la giunta, senza fornire alcuna motivazione, annunciando che un giudizio la darà, ma a tempo debito e nelle sedi opportune, il che equivale ad un richiamo a Bettolini a stare nel suo, che il partito ha i propri tempi e le proprie modalità, e non spetta a lui dettare l’agenda.
Adesso però il sindaco, ma a questo punto anche la giunta, si sentono scaricati sulla base di comunicati e interventi laconici e “freddi”, diciamo pure “gelidi”, da parte del partito. Tutto questo non è normale. Ma non lo è secondo un ragionamento “di scuola”, sul metodo, sul rapporto tra partito e una sua amministrazione, non c’entra niente coi nomi dei protagonisti.
Il nuovo gruppo dirigete del Pd chiusino, magari con l’intento lodevole di uscire dalla logica dell’uomo solo al comando e della identificazione totale partito-amministrazione, ha riportato indietro le lancette dell’orologio, ripristinando logiche da Komintern e una prassi da partito staliniano e si è infilato in un cul de sac da cui adesso faticherà ad uscire e ad uscirne indenne. Se non riuscirà a ricucire lo strappo con gli amministratori rischierà grosso anche alle regionali e soprattutto alle elezioni comunali 2021.
Stasera, intanto, sarà difficile vedere Bettollini e gli altri assessori sorridenti alla cena in via Leonardo da Vinci.
m.l.
Le dichiarazioni del sindaco, che ha definito pecore chi lo critica, lasciano per lo meno perplessi, ora se le pecore sono i cittadini è grave, se le pecore che lui nomina sono nel PD significa che sta sputando nel piatto dove ha mangiato fino ad ora.
Le dichiarazioni di Andrea Valenti, segretario provinciale PD, sono di altra natura. Comunque ormai qualcuno si è bruciato con le sue stesse mani
Visto che i brai giornalisti sembrano sgomenti e non dicono niente, per chiarezza, questo è il comumicato di Valenti, segretario provinciale del PD
Leggo sulla stampa che il sindaco di Chiusi mi ritiene sfiduciato, e leggo le sue legittime motivazioni.
Magari non sarebbe male dirla tutta, ma se Juri Bettollini non ne ha il coraggio, nonostante i post ad effetto con leoni e compagnia, forse tocca dirla a me.
Il problema di Bettollini è uno solo, che in quella lista non c’è lui. E, nella sua logica, se non c’è lui non c’è nessuno.
Ma la domanda da farsi allora è un’altra. Perche non c’è lui in quella lista?
La risposta è semplice: perché il suo territorio non ce l’ha voluto. Nessuno. Nè la sua unione comunale né le altre unioni comunali della val di chiana. Sono stati fatti non uno, ma tre passaggi sulla sua candidatura. Ad ogni passaggio la situazione è peggiorata, fino ad arrivare all’ultimo, dove mi hanno fatto sapere che in caso di sua candidatura c’erano segretari e iscritti pronti a restituire la tessera.
Lui definisce sfiducia un voto unanime in direzione, non saprei come definire questi passaggi, sicuramente non ‘attestazione di stima’
Dato che è un tipo sportivo, mi ha minacciato solo tre volte al telefono, mandato i suoi soliti messaggi intimidatori che in tutta mi fanno sbadigliare, mi ha detto per due volte che si sarebbe dimesso senza che nessuno glielo abbia chiesto. Poi naturalmente non l’ha fatto.
Probabilmente a Juri dispiace il bel clima che si respira in Val di Chiana per la candidatura di Elena Rosignoli e di Simone Bezzini. Se lui fosse stato con me alla festa del suo partito nel suo comune sabato scorso lo avrebbe respirato.
Ma per alcuni vale il concetto che o giochi o dai noia.
Sarebbe bene che un sindaco, pur con tutte le velleità del caso, pensasse a lavorare bene per il suo comune invece di avvelenare il clima della campagna elettorale del Partito per il quale è eletto, e si impegnasse al massimo per la campagna elettorale.
Se io sono sfiduciato non lo decide di certo lui, con i consueti modi arroganti che – ma sembra non averlo capito – sono venuti a noia a tutti da un pezzo.
E se così fosse tornerò serenamente a fare quello che faccio, ringraziando per le opportunità che il mio partito mi ha dato.
Ma finché sono segretario le cose si fanno ascoltando i territori. Non chi urla più forte.
Ricordo a Juri, in conclusione, che se qualcuno ha subito uno sgarbo, e non da me, è chi aveva alle spalle un pezzo di territorio e si è visto escluso, non di certo lui. E che questo sgarbo non viene da me, ma da una frammentazione in una corrente che, in passato, con tanto ardore ha sostenuto.
Mi aspetto i soliti commenti sprezzanti qui sotto. Faccia pure. Io a differenza di lui non banno nessuno.
Ora basta polemiche. Facciamo una bella campagna elettorale.