IL PD E I CANDIDATI INTERCAMBIABILI: STEFANO BETTI NEL 2014 A CETONA FU ELETTO NELLA LISTA CONTRAPPOSTA A EVA BARBANERA. ADESSO E’ NELLA LISTA CON BEZZINI E ROSIGNOLI

martedì 25th, agosto 2020 / 11:36
IL PD E I CANDIDATI INTERCAMBIABILI: STEFANO BETTI NEL 2014 A CETONA FU ELETTO NELLA LISTA CONTRAPPOSTA A EVA BARBANERA. ADESSO E’ NELLA LISTA CON BEZZINI E ROSIGNOLI
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CETONA  – Le regionali toscane si avvicinano. Manca ormai meno di un mese. Siamo già nella campagna elettorale propriamente detta. Quella ufficiale che si fa nei 30 giorni precedenti il voto. Sui social qualcuno ha fatto notare, per esempio, che i manifesti fatti affiggere qualche settimana fa da Stefano Scaramelli negli spazi normali delle affissioni pubbliche, adesso dovrebbero essere oscurati.

Nei 30 giorni i manifesti elettorali o dei candidati possono stare solo negli appositi pannelli predisposti dai comuni. Giusta osservazione. Ovvio che non spetta a Scaramelli andare a coprire quei manifesti, ma a chi si occupa delle affissioni e a chi deve controllare che la campagna elettorale si svolga regolarmente, senza privilegi o scorciatoie per nessuno.

Qualcun altro ha storto il naso per il fatto che i candidati del Pd Bezzini e Rosignoli con i dirigenti locali del partito nel loro tour elettorale a Chiusi, hanno tenuto una iniziativa politica di propaganda nei locali dell’Associazione Pubblica Assistenza, che adesso non potrà negare stesso spazio e stessa accoglienza anche ad altri schieramenti. In effetti che un partito utilizzi per fare propaganda elettorale una associazione volontaristica e che l’associazione si presti alla propaganda di un partito partecipando attivamente all’iniziativa non è molto normale. Sarebbe meglio evitare. 

Anche la Primavera a suo tempo incontrò la Pubblica Assistenza e altre associazioni, ma nella propria sede, non nei locali delle associazioni. E comunque una cosa è incontrare una associazione per “ascoltare cosa ha da dire” e altra cosa è fare iniziative politico-propagandistiche nella sede di una associazione.  Il Pd spiegherà, se vorrà, di che tipo di iniziativa si è trattato, a Chiusi.

Ieri, qui su primapagina, abbiamo parlato dei candidati di “seconda linea”, ovvero delle liste  secondarie, sia in appoggio ai candidati delle forze principali sia in solitaria (come i due partiti comunisti, Sì Toscana a Sinistra, o gli ex leghisti di Patto per la Toscana…). Oggi vorremmo invece parlare di quei candidati buoni per tutte le stagioni, e che talvolta spuntano fuori all’improvviso come il coniglio dal cilindro del prestigiatore, senza che nessuno si spieghi il motivo. E magari spuntano fuori dalla parte opposta a quella in cui stavano prima. 

Quando il Comitato regionale del Pd bocciò la candidatura di Gabriele Berni nella lista per il collegio senese, sostituendo il sindaco di Monteroni, con tale Stefano Giuseppe Betti di Cetona, lo stesso segretario provinciale del Pd di Siena Andrea Valenti ammise di non conoscere il subentrante. La cosa fa un po’ sorridere, ve lo immaginate un allenatore di calcio che ad un certo punto si vede sostituire un giocatore dal patron che sta in tribuna il quale sempre dall’alto poi mette in campo un altro giocatore che l’allenatore nemmeno conosce? ecco questo è successo. Ma una spiegazione c’è.

Il candidato Pd alle regionali Stefano Giuseppe Betti infatti non è proprio di provenienza Pd. Nel 2014, alle elezioni comunali di Cetona, si candidò nella lista di Armandino Bennati. Una lista civica, non di destra, ma comunque contrapposta a quella del Pd capeggiata da Eva Barbanera.  Fu pure eletto, con 57 preferenze.

Non sappiamo se è stata la gran mole di voti, quindi il seguito personale di Betti, a ingolosire Simona Bonafè e il regionale Pd, fatto sta che nella lista per le regionali Bettollini e Berni non ci sono e Betti invece sì. Punto. 

Il Pd non solo ha messo in piedi una lista oggettivamente deboluccia nel senese, ma candida pure uno che qualche anno fa si fece eleggere per contrastare il Pd. Sono le dinamiche della politica moderna, fatta evidentemente anche di pedine intercambiabili…

Il fatto che Stefano Giuseppe Betti faccia parte del movimento politico Demos – Democrazia Solidale che è piuttosto vicino al Pd (ne fa parte anche Pietro Bartolo, candidato alle Europee) spiega la scelta dei vertici toscani del Pd, ma fino ad un certo punto. Perché magari potevano candidare un esponente di Demos che però non avesse trascorsi di opposizione al Pd, per dire. Insomma è come se alle prossime elezioni comunali di Chiusi, nella primavera 2021, il Pd, dopo aver giubilato Bettollini, candidasse qualche esponente del Comitato Aria. O uno dei due consiglieri dei Podemos. E magari così, dal nulla, senza senza alcun passaggio di confronto politico. Tutto è possibile. Ma poi se gli elettori vanno a fare una gita invece che a votare nessuno si potrà lamentare.

“La politica va riscoperta e va anche ripensata: non ci piacciono le semplificazione del leaderismo, della continua polarizzazione, della politica twittata o dell’autoreferenzialità: tutto si consuma in fretta, in chiacchiere e risse continue, senza spessore e senza memori. Diciamocelo sinceramente: una politica così ha allontanato tanti. Per noi è tempo di muoverci!” così si legge sul sito di Demos. Non hanno tutti i torti, ma la candidatura di Betti alle regionali, uno che fuori da Cetona nessuno ha mai sentito nominare né pronunciare una qualche parola,  se non è autoreferenzialità cos’è?

m.l. 

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