CRONACA DI UN POMERIGGIO ANOMALO TRA STORIA E STORIE, TRA GIORNALISMO E LETTERATURA IN RIVA AL LAGO

martedì 16th, giugno 2020 / 16:29
CRONACA DI UN POMERIGGIO ANOMALO TRA STORIA E STORIE, TRA GIORNALISMO E LETTERATURA IN RIVA AL LAGO
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CHIUSI – Metti un sabato pomeriggio di giugno, metti un bel casale in campagna, una collina,  un lago nelle vicinanze, un’allegra compagnia, prosecco e salatini.

Poi, narrativa, storia e storie;  il direttore di un giornale e per pura casualità (o forse no, chissà) il protagonista di un romanzo che porta il nome dei proprietari del casolare. 

Questi gli ingredienti per una giornata insolita a casa della famiglia Raimondi, in località Poggio Pilella, un luogo immerso nel verde e inzuppato di sole nei ressi del lago di Chiusi, dove venerdì scorso  la parola, intesa come strumento prediletto del narrare, è stata la protagonista incontrastata del pomeriggio. Un evento letterario?

Non proprio. Una appendice ad uno dei corsi dell’Università Popolare chiusina tenuto in inverno, prima dell’emergenza Covid dal direttore di Primapagina Marco Lorenzoni. Un modo per chiudere il cerchio di quelle lezioni attraverso l’analisi di alcuni “libelli” dello stesso Lorenzoni. In un bel prato con portico. In totale sicurezza anti covid. Mascherine e distanziamento. Ma senza esasperazioni.

Forse più un incontro per raccontare e raccontarsi; per condividere storie e ricordi, azzardare interpretazioni.

Il lungo viale sterrato che conduce all’abitazione consente di lasciarsi alle spalle il chiassoso frastuono dei pensieri pesanti, delle responsabilità quotidiane, di quelle azioni indispensabili al vivere come fare la spesa, le file in banca, alla posta, dal dottore, le telefonate necessarie per informare.

Lo sguardo precede il passo, varca il cancello e intravede il pergolato con il tavolo da ping pong, la pallina arrestata sulla ghiaia.

Il distacco è compiuto, dalla dimensione reale si scivola verso una parallela, inconsistente, leggera e densa di significati. Del tutto personali. Ad ognuno i suoi.

Le sedie vengono disposte sotto il pergolato con la stessa compostezza con la quale ci si appresta a celebrare un rito e forse la narrazione un po’, a suo modo, lo è.

Una sorta di messa dove si celebrano storie, personaggi, ricordi, ideologie, speranze.

Una serie di volumetti di svariata lunghezza segna gli argini della conversazione, il  limite entro il quale far convergere i pensieri, per evitare che tutto si disperda e finisca nel nulla. I titoli:  Nove mesi,  Gazzosa, rivoluzione e rock and roll, Il vortice, Non è stato nessuno. La conversazione  che si alterna tra giornalismo, ricordi personali, interventi, opinioni, narrativa. Un cocktail d’effetto che rende prezioso il tempo di  tutti quei cervelli che amano la lettura.   E allora partiamo (secondo la scaletta dell’incontro):

Nove mesi, una raccolta di testimonianze, senza commenti a margine, sul periodo che va dall’8 settembre ’43 al 30 giugno ’44. La “gestazione” della ritrovata libertà e democrazia a Chiusi e nei paesi limitrofi. Un testo rapido che dà il senso e la misura di quello che successe in quei nove mesi, da vari punti di vista in una cittadina e in un territorio che pagarono un prezzo molto alto. Ma anche un testo che offre immagini e sprazzi di umanità, laddove l’umanità sembrava persa per sempre.

Gazzosa, rivoluzione e rock and roll è un libello improntato sul sogno di una generazione, sulla leggerezza dei vent’anni, sulla bellezza della musica, sui miti e la quotidianità dei ragazzi che hanno vissuto tra gli anni 60 e 70. Di chi si è trovato in mezzo al miracolo del boom economico e ha visto il cambiamento sulla pelle e sugli occhi della gente. E’ una passeggiata attraverso un decennio dove a fare da filo conduttore di tutto  è la musica. Clapton, Rolling Stones, Led Zeppelin, S. R. Vaughan ed infine Sprigsteen, The Boss, accompagnano i pensieri dell’autore fungendo da cassa di risonanza agli eventi clou di quel periodo: la Mille Miglia, l’inaugurazione dell’autostrada del sole, la vittoria di Gimondi sulla Milano-Sanremo, lo sbarco della tv nelle case degli Italiani.T

Tra le righe aleggia un’aura di invadente ottimismo destinato a soccombere ne Il vortice, lo scritto successivo di Lorenzoni, nel quale c’è sangue e piombo. L’euforia del racconto precedente qui lascia spazio al lato oscuro della lotta idealista vissuto da alcuni abitanti di una piccola e sonnacchiosa cittadina  di provincia che dal nulla si ritrovò al centro della cronaca per attentati, attivismo politico e alcuni dei suoi ragazzi finiti in manette. Il tono dell’autore ne Il vortice si fa cupo, sofferente, vengono ricordati eventi tragici come l’uccisione di Pasolini, la guerra del Vietnam, le battaglie per il divorzio o per i decreti delegati, la rivoluzione dei garofani in Portogallo, ma anche il pugno nello stomaco nel trovarsi amici fraterni invischiati con le Br. Con la sensazione di non averci capito granché..   C’è poi la propaganda e la contro-propaganda che n quegli anni filtrava attraverso i volantini e il ciclostile che era sempre in movimento, emanando odore di carta, inchiostro, umidità e fumo sposandosi perfettamente con il profumo della politica. C’è l’amarezza per omicidi come quelli di Sergio Ramelli, che era un ragazzotto fascistello, ma anche lui vittima allo stesso modo della stessa strategia come Varalli e Zibecchi, “martiri” della sinistra. C’è la dicotomia mai risolta tra generazioni diverse, tra il padre comunista e partigiano e il figlio estremista, ma un po’ aleatorio…

Un racconto forte questo, che lascia il segno e ci rimanda ad un periodo in cui per un’ideale si poteva  sacrificare il proprio presente esattamente come fecero molti uomini gloriosi del passato da Garibaldi, a Gramsci, narrando di un momento in cui la politica era nutrita da principi forti e meno incline a seguire le logiche di mercato. Uno scritto che nasce forse anche dall’esigenza di dire cose scomode, che si è sempre evitato di dire, ma che comunque riemergono dalle coscienze  rivendicando il loro diritto ad essere.

Di tutt’altro genere è invece Non è stato nessuno, un piacevolissimo giallo che vede al centro della vicenda la morte di un anziano signore, Antonio Raimondi ucciso nei pressi delle tombe etrusche di Chiusi. Ripercorrendo la sua vita a ritroso, Lorenzoni introduce  personaggi, narra episodi e descrive luoghi conosciuti facendoli interfacciare con località esotiche ed eventi di pura finzione letteraria. La vicenda si dipana tra Chiusi, Gubbio, Napoli, Roma, Sud America, Argentina, Paraguay e Cile.

L’autore, andando a ritroso nel tempo, affida l’analisi degli eventi alla mente perspicace di un  giornalista controcorrente Lorenzo Marchi, che trovandosi ad indagare sull’omicidio del povero Raimondi scopre informazioni su fatti storici piuttosto oscuri come la trattativa segreta tra Tedeschi ed Inglesi avvenuta pare anche nella Fortezza di Chiusi, nei giorni della Liberazione della città. L’ensamble si avvale anche di qualche mistero, di  un dipinto strano,di  una cornice scomparsa, di un amore lontano, di  un monastero, di un bambino.

Il testo è uno scrigno che racchiude in sé suspense, ironia, vicende storiche,  critica  feroce al nazismo e al fascismo, disincanto; rabbia di chi vede il mondo andare  verso una direzione pericolosa, ma che lascia senz’ombra di dubbio trapelare anche l’amore per questo spicchio di Toscana, per le sue tradizioni e i suoi tesori. Compresi il brustico e il tegamaccio…

Lo stile giornalistico di Lorenzoni in questo scritto si fa narrativa; il fatto da puramente divulgativo diventa racconto dotato di una struttura interna e costituito da eventi, luoghi e personaggi autonomi con  caratteri  e psicologia propri.

Insomma un pomeriggio interessante quello di pochi giorni fa a casa Raimondi, uno di quegli eventi che non ti cambiano la vita, ma sanno fare comunque la differenza. Un momento dove il racconto si fa viaggio e la scrittura diventa arte per dare consistenza alla parola, al pensiero.

Ripercorrendo il vialetto di ghiaia alle 19 di sera la luce arancione del sole contrassegna il ritorno dei pensieri pesanti, delle responsabilità quotidiane, della spesa, del lavoro, della casa, dei compiti dei figli. I volumetti nella valigetta del Direttore sono silenti.

In attesa, insieme ad altri racconti, di una prossima volta.

Paola Margheriti

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