CHIUSI, FUMATA NERA: PER ORA NIENTE FUSIONE TRA LE DUE SOCIETA’ DI CALCIO. L’AMAREZZA DEL SINDACO

martedì 30th, giugno 2020 / 17:24
CHIUSI, FUMATA NERA: PER ORA NIENTE FUSIONE TRA LE DUE SOCIETA’ DI CALCIO. L’AMAREZZA DEL SINDACO
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CHIUSI – Fumata nera. Per ora almeno. La riunione della Commissione Consiliare con le due società calcistiche Polisportiva Chiusi e Asd Città di Chiusi, per discutere di una eventuale fusione e per ripartire su una base nuova e diversa già dalla prossima stagione, non ha sortito esiti. Nessun comunicato ufficiale (e sarebbe il caso che la commissione lo facesse), ma da quanto trapela, la Polisportiva Chiusi avrebbe detto “no grazie” esprimendo contrarietà al matrimonio. Gli autarchici del presidente Cupelli sarebbero stati favorevoli invece, ma in presenza del no dell’altro sposo hanno per ora allargato le braccia. Se ne riparlerà forse più avanti.

L’iniziativa del sindaco Bettollini che – preoccupato per la gestione dell’impianto su cui il Comune ha investito oltre un milione di euro di recente – ha spinto verso la soluzione di una società ex novo, non ha avuto successo. Non è stato neanche un “quasi gol”. Il toro è andato fuori, di un bel po’.

Abbiamo parlato poc’anzi e anche in articoli precedenti di matrimonio tra le due società, ma i matrimoni si fanno in due. E in questo caso più che un matrimonio, nelle intenzioni del primo cittadino c’era un… menage a troi.

Sì, perché la bozza di statuto della nuova società prevedeva un cda tutto nuovo, composto tra tre membri espressione della Polisportiva Chiusi, tre della Asd Città di Chiusi e tre di nomina del Consiglio Comunale. Cioè il Comune che è proprietario dell’impianto sportivo sarebbe entrato direttamente, tramite persone nominate, nell’operazione. Non sarebbe il primo caso e lo stemma del Comune di Chiusi sulle maglie delle squadre della nuova società, ne sarebbe stato il suggello. La prima squadra e le altre (comprese tutte le giovanili) avrebbero insomma giocato con il nome e lo stemma della Città di Chiusi sulla maglia, come simbolo di identità e di rappresentanza effettiva della comunità locale. Un po’ come il Cagliari che gioca con lo stemma della Regione Sardegna. Idea suggestiva dal punto di vista dell’immagine.

Ovvio  che i debiti pregressi accumulati, ognuno avrebbe dovuto pagare i propri, cioè sarebbero rimasti in capo a chi li ha fatti, non alla nuova società, che al contrario sarebbe ripartita “al pulito”.

Questo al momento non è possibile, pare, per il no della Polisportiva. Che adesso ha tempo fino al 10 luglio per iscriversi al campionato di Promozione, che è la categoria che le spetta e nella quale ha disputato l’ultimo campionato, sospeso e congelato causa covid.  Ce la farà? C’è da augurarsi di sì, perché la categoria non è – come abbiamo già scritto in  altri articoli – ininfluente riguardo al futuro, cioè riguardo a contributo della federazione, alle sponsorizzazioni e anche all’appeal del settore giovanile e scuole calcio, che, con una discesa agli inferi, rischierebbe di svanire a vantaggio di altre società del comprensorio.

L’impressione è che se per adesso l’accordo è saltato, non è detto che in futuro non se ne possa riparlare.

E questa vicenda ha anche messo in evidenza un certo isolamento – non solo le difficoltà economiche – dell’attuale dirigenza della Polisportiva che per favorire una evoluzione potrebbe anche farsi da parte a stretto giro e lasciare campo libero a forze fresche. Sempre naturalmente, al netto delle situazioni debitorie. Che però, secondo quanto ha affermato il presidente Amedeo Fei, non fanno paura e sono inferiori a quelle che lui e l’attuale management trovarono quando presero in mano la società.

Con la ripresa della normale attività, e con la possibilità (che adesso non c’è causa emergenza Covid) di allestire tornei ed eventi, la società potrebbe mettere un po’ di fieno in cascina e recuperare un po’ di spese.

Resta però sullo sfondo un futuro abbastanza incerto e resta anche l’amarezza del sindaco e – diciamolo pure – la sua incazzatura per il nulla di fatto e quel “niet” pronunciato da Fei & C. Un “niet” non tanto e non solo alla fusione con gli Autarchici, nati da una costola della Polisportiva, ma anche alla proposta messa sul tavolo da Comune, creando una “frizione” che cambia anche lo scenario.

Nel 2011 e 2016 alle comunali la Polisportiva Chiusi è stata senza dubbio uno degli ambienti che diedero una mano prima a Scaramelli poi a Bettollini, in maniera molto evidente. Poi ci sono sempre sullo sfondo i rapporti di parentela stretta tra il presidente della Polisportiva Fei e la vicesindaca Lanari (è sua nipote) e quella alla lontana, con l’assessore Micheletti. Quest’ultimo è notoriamente sulla linea del “passo in avanti”, rispetto agli equilibri attuali, Chiara Lanari è rimasta molto defilata, anzi totalmente in disparte, sulla vicenda,  ma la situazione che si è creata rischia di mettere oggettivamente in difficoltà, loro malgrado, tutti e due sia sul versante parentale che su quello della Giunta e della Maggioranza.

Le opposizioni non lo hanno fatto, ma potrebbero anche sguazzarci un po’. Soprattutto se l’Amministrazione dovesse decidere in qualche modo di aumentare il contributo per la gestione dell’impianto sportivo, Non lo farà, perché non lo può fare, ma solo parlarne potrebbe scatenare cattivi pensieri.

Il pallone, dunque a Chiusi resta sgonfio e pieno di graffi… Ad oggi la situazione è la stessa di quando questa querelle è cominciata. Le squadre restano due. Una può giocare in Promozione se riesce ad iscriversi, l’altra in Seconda categoria. Solo la prima ha il settore giovanile. Entrambe giocano nell’impianto comunale, dato in gestione alla Polisportiva, che però afferma di non farcela a sostenere le spese di conduzione. Il rebus è tutt’altro che risolto. E certe incrostazioni sono tenaci, difficili da eliminare.

m.l.

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