LA SINISTRA CHE SI CERCA E NON SI TROVA… E SE CHIUSI DIVENTASSE UN “PICCOLO LABORATORIO POLITICO”?

mercoledì 19th, febbraio 2020 / 16:13
LA SINISTRA CHE SI CERCA E NON SI TROVA… E SE CHIUSI DIVENTASSE UN “PICCOLO LABORATORIO POLITICO”?
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C’è stato qualche giorno fa a Roma un incontro politico cui hanno partecipato circa 400 persone… Che non sono poche. Qualcuno l’ha definita una “réunion delle anime perse” o disperse, un raduno di orfani. Le anime perse e gli orfani della sinistra, dell’ecologismo. Di quell’arcipelago rosso-verde che non può essere scomparso nel nulla come un atollo fantasma, ma che da un decennio almeno non trova una precisa rappresentanza e soprattutto una casa comune.

All’incontro romano convocato da Nicola Fratojanni di Sinistra Italiana c’erano anche alcuni ex 5 Stelle come Paola Nugnes, Elena Fattori o l’ex ministro Fioramonti che si è autodefinito un “impollinatore” di nuove strade…

C’era anche la neo vicepresidente della Regione Emilia Romagna, la supervotata Elly Schlein (foto). Il volto nuovo, simbolo della vittoria elettorale di Bonaccini, al pari delle sardine. Ma con una storia già consolidata alle spalle e con una lista semi improvvisata che ha preso un sacco di voti, partendo da sinistra del Pd.

L’incontro doveva essere il calcio d’inizio del Congresso di Sinistra Italiana, ma si è trasformato in una sorta di costituente di un “campo largo” della sinistra rosso-verde. Che però adesso vuole dialogare con il Pd.

«Oggi riuniamo il meglio della sinistra e dell’ambientalismo italiano per porre tutti insieme alcune domande: come possiamo contribuire a battere la destra nella società, l’unica condizione per batterla anche nelle urne. Oggi la condizione del Pd è diversa rispetto a quando c’era Renzi. Voglio discutere con quel campo. Ma basta un unico soggetto? Misuriamoci sull’efficacia».

Il leader di Sinistra Italiana non chiude all’ipotesi di un corpo unico con il Pd, ma vuole capire meglio, capire soprattutto se sia quella la strada giusta o se è meglio dialogare e magari allearsi, ma rimanere corpi separati. In Emilia la “coalizione” ha funzionato. A primavera potrebbe essere riproposta in Toscana.

Ma c’è chi come il romano Smeriglio, candidato alle Europee con il Pd, parla di “necessità di ricomporre la diaspora” e cita Bernie Sanders che sta vincendo le primarie democratiche negli Usa.

Elly Schlein, applauditissima leader della lista Emilia Romagna Coraggiosa (22mila preferenze) non usa mezze misure:  “la sinistra o è ecologista, progressista e femminista o non è” poi aggiunge: “Non sono qui a lanciare una ‘Coraggiosa nazionale’, è presto per decidere un soggetto unico o federativo, dobbiamo arrivarci tutti insieme. Ma non possiamo illuderci che basti riproporre nome e simbolo senza cambiare metodo». Qualcuno anche nella platea la vede già come la figura giusta per guidare questa operazione. Lei però si sfila: «il problema dell’uomo solo al comando non si risolve sostituendolo con un altro uomo o un’altra donna».  Per l’immediato Elly Schlein propone “una rete permanente”, “una chat, per costruire territorio per territorio forme di riaggregazione, guardando alle prossime amministrative, ma sapendo che tutto il paese non è come l’Emilia”.

Quanto al Pd Elly Schlein dice di guardare ad esso con attenzione, ne apprezza le aperture, anche se però, “non si capisce bene come si apre e a chi”…

In ogni caso il messaggio è chiaro: serve un campo unitario, basta con le listarelle e gli orticelli. Un campo radicale, ecologista, femminista. Ma non velleitario o vetero comunista. In questo senso il Pd sembra l’interlocutore principale e privilegiato, non Marco Rizzo. E l’assemblea romana di Fratoianni & C: sembra proprio un messaggio lanciato sì ai naviganti dispersi tra le onde, ma anche e soprattutto al partito di Zingaretti, ai sindaci delle città grandi e piccole, ai consiglieri regionali. Prima di tutto quelli delle regioni e delle città che andranno al voto tra il 2020 e il 2021…

In questo senso, Chiusi, per esempio, potrebbe essere nel suo piccolo un laboratorio in tal senso. 

Nella cittadina etrusca il Pd, in attesa del congresso, sta mettendo mano, intanto,  alla ricomposizione di un minimo di quadro dirigente, dopo la diaspora dei renziani di Scaramelli. Non si esclude il ritorno alla segreteria di Simona Cardaioli. Una donna, una mai stata renziana. Come dicevamo sarebbe un ritorno alla guida del partito di maggioranza, perché Simona Cardaioli aveva già ricoperto tale incarico, prima di dover lasciare per combattere la difficile battaglia personale contro una malattia. E il fatto che il Pd stia pensando a lei è già di per sé una buona notizia. Significa che il problema è alle spalle e che Simona può tornare nella mischia. Potrebbe darle una mano Gianluca Sonnini, anche lui non renziano, giubilato da Scaramelli nel 2015 per lanciare Bettollini. Ma oggi anche Bettollini ha preso le distanze da Renzi e Scaramelli e insieme a Micheletti, Sara Marchini e Simone Agostinelli (tutti se non  antirenziani assatanati, quantomeno poco renziani) e a qualche figura della vecchia guardia dei Ds e a qualche new entry dalla società civile, queste ultime da ratificare in sede congressuale e non per semplice cooptazione,  può ricreare un qualcosa che somigli ad un partito politico.

Bettollini lo abbiamo sentito spesso dire “io non mi alleo con nessuno”, ma anche questa è una posizione destinata ad attenuarsi, perché di alleanze sia il Pd che Bettollini se sarà lui il candidato del 2021, avranno bisogno.

Non si può escludere che anche a Chiusi venga tentata da parte delle destre e delle opposizioni una operazione tipo quella fatta a Città della Pieve con Fausto Risini. Ovvero una lista civica in teoria e sulla carta, ma nei fati una aggregazione politica sostenuta dalla Lega in primo luogo e poi da tutto il resto del mondo anti Pd. Perché né la Lega da sola o con la destra fascistoide, né il resto del modo hanno la certezza di poter scardinare e demolire il fortino bettolliniano. Ma ci possono provare, con qualche possibilità di riuscita che solo 5 anni fa era impensabile. Come in effetti è successo a Città della Pieve. E a Fabro. E prima ancora a Chianciano e in qualche misura anche a Pienza.

Quindi Bettollini o chi per lui e il Pd dovranno non potranno fare troppo gli schizzinosi e dovranno, al contrario, tentare di lanciare loro il “campo largo” del centro sinistra, coinvolgendo più soggetti e più sensibilità possibile.  Ciò non vuol dire fare un accordo preventivo con i Podemos, che nelle due figure di riferimento Luca Scaramelli e Daria Lottarini sembrano non averne alcuna voglia. Ma tra i 600 elettori che nel 2016 votarono Possiamo e tra gli altrettanti che votarono M5S, c’è di sicuro qualche elemento che può sedersi al tavolo con i due partiti di maggioranza per riaprire un ragionamento di sinistra e a sinistra, sulla base delle cose che dicono Fratoianni ed Elly Schlein in Emilia Romagna e a livello nazionale.

Tra due-tre mesi si voterà per la Regione e già quella campagna elettorale potrebbe rappresentare il primo banco di prova, il primo “tavolo di confronto”, almeno su alcuni temi specifici: le questioni ambientali ad esempio; il tema dei rifiuti e degli impianti di smaltimento, quello dei trasporti, quello della sanità, o quello della cultura e degli eventi, per dirne alcuni. Ma anche il tema dell’accoglienza, dell’antifascismo, della barriera al razzismo e allo smantellamento dello stato sociale e delle conquiste civili…

La campagna elettorale regionale toscana e poi, quasi a ruota, quella per le comunali di Chiusi potrebbero essere due moment decisivi per “testare” la possibilità di ricreare il campo rossoverde, femminista, ecologista, antirazzista ed europeista che vagheggia la giovane vicepresidente dell’Emilia Romagna e che in qualche modo è anche ciò che vagheggiano le Sardine.

A Chiusi per esempio una sinistra dispersa orfana, senza casa e senza bandiera c’è. Perché c’è sempre stata. Non è nei partiti, ma c’è in alcune associazioni, nelle compagnie teatrali, nei gruppi musicali, nei luoghi di lavoro…

Il Pd dal canto suo è quasi scomparso dalla scena, ma adesso si sta rimettendo in piedi dopo la sbornia renziana che l’ha fatto vacillare e gli ha fatto prendere strade sbagliate. Può essere un nuovo inizio.

Due mesi fa, nel pieno della bagarre sul caso Acea, Bettollini sembrava un animale ferito, chiuso in un recinto stretto, incapace di uscirne, isolato, senza un branco alle spalle, sbeffeggiato a destra e a manca. Colpito duro ai fianchi e in faccia è finito pure in ospedale.

Adesso il clima non è più quello. Piano piano il sindaco ha riconquistato metri di campo… è tornato a parlare di cantieri e opere pubbliche, di investimenti. E’ tornato ad incontrare la gente per spiegare il bilancio comunale e nessuno adesso lo fischia in pubblico o lo sbeffeggia. Qualche cicatrice se la porterà addosso a lungo e con lui anche i suoi assessori e consiglieri, ma oggi anche Bettollini sembra aver fatto tesoro di una esperienza dura, di quelle che non aveva mai vissuto prima, è meno drastico nei giudizi, più pacato nell’esposizione. Più riflessivo. Quella che due mesi fa era una “contraerea” diffusa pronta ad impallinarlo ad ogni movimento o dichiarazione e vedeva schierate con il fucile in mano anche persone che in precedenza lo avevano votato e sostenuto, adesso sembra ridotta ad un manipolo di pasdaran, agguerriti sì, ma asserragliati in alcuni fortilizi, piuttosto isolati.

Il caso Acea ha lasciato ferite profonde, restano qua e là sacche di resistenza, impermeabili a qualsiasi ragionamento se non al classico “non nel mio giardino!” Ma quello che due mesi fa sembrava impossibile, cioè riaprire un ragionamento politico sulla città, adesso appare una cosa meno problematica.

Certo qualcuno dovrà fare la prima mossa. A nostro modestissimo avviso dovrebbe farla il Pd, in quanto partito di maggioranza, non tanto Bettollini in persona o Agostinelli che è il capogruppo in consiglio. Può anche darsi che il tentativo non sortisca effetti, ma provarci ci sembra d’obbligo.

Del resto a Città della Pieve la deriva destrorsa e a tinte leghiste della nuova amministrazione ha già portato alle prime defezioni e a molti pentimenti…

Del resto Elly Schlein ha fatto in Emilia una cosa replicabile anche altrove e non parla solo agli emiliani…

E infine anche nell’area dei  5 Stelle è in atto un rimescolamento di carte, non solo in relazione al governo nazionale che li vede insieme al Pd e alla sinistra, ma anche come impostazione politica del Movimento. E’ comprensibile che Bettollini non veda di buon occhio un confronto coi 5 Stelle e viceversa. Ma la politica a volte induce a fare passi inusitati e confrontarsi non fa mai male. Il Pd non è più quello del 2016, e anche i 5 Stelle non sono quelli del 2018. Entrambi sono diversi da ciò che erano solo due anni fa. Alle comunali 2021 potrebbero non esserci nessuno dei due. Da qui la necessità per entrambi di smussare gli angoli e mettersi in gioco, senza preclusioni e preconcetti. Regalare i 5 Stelle alla destra iscrivendoli d’ufficio al campo salviniano ora che a livello nazionale hanno fatto scelte diverse e che qua e là stanno prendendo le distanze dalla destra e dal Capitano (vedi le dimissioni di Kati Neri a Città della Pieve),potrebbe rivelarsi errore fatale, così come considerare Bettollini & C. persi ad una qualsiasi politica di sinistra.

In altre epoche e in altri frangenti Chiusi ha provato a fare da apripista, a sperimentare aggregazioni inedite e idee nuove. Oggi l’obiettivo è duplice: fermare una destra feroce, oscurantista, pericolosa da un lato e dall’altro individuare strade e percorsi per ridare alla città una identità che sembra aver smarrito e una qualche idea di futuro. Se poi il confronto risulterà un campo di battaglia tra eserciti contrapposti, ognuno per sé e dio per tutti… Sarà il voto a decidere quale strada intraprendere.

m.l.

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