LA SINISTRA CHE SI CERCA E NON SI TROVA… E SE CHIUSI DIVENTASSE UN “PICCOLO LABORATORIO POLITICO”?
C’è stato qualche giorno fa a Roma un incontro politico cui hanno partecipato circa 400 persone… Che non sono poche. Qualcuno l’ha definita una “réunion delle anime perse” o disperse, un raduno di orfani. Le anime perse e gli orfani della sinistra, dell’ecologismo. Di quell’arcipelago rosso-verde che non può essere scomparso nel nulla come un atollo fantasma, ma che da un decennio almeno non trova una precisa rappresentanza e soprattutto una casa comune.
All’incontro romano convocato da Nicola Fratojanni di Sinistra Italiana c’erano anche alcuni ex 5 Stelle come Paola Nugnes, Elena Fattori o l’ex ministro Fioramonti che si è autodefinito un “impollinatore” di nuove strade…
C’era anche la neo vicepresidente della Regione Emilia Romagna, la supervotata Elly Schlein (foto). Il volto nuovo, simbolo della vittoria elettorale di Bonaccini, al pari delle sardine. Ma con una storia già consolidata alle spalle e con una lista semi improvvisata che ha preso un sacco di voti, partendo da sinistra del Pd.
L’incontro doveva essere il calcio d’inizio del Congresso di Sinistra Italiana, ma si è trasformato in una sorta di costituente di un “campo largo” della sinistra rosso-verde. Che però adesso vuole dialogare con il Pd.
«Oggi riuniamo il meglio della sinistra e dell’ambientalismo italiano per porre tutti insieme alcune domande: come possiamo contribuire a battere la destra nella società, l’unica condizione per batterla anche nelle urne. Oggi la condizione del Pd è diversa rispetto a quando c’era Renzi. Voglio discutere con quel campo. Ma basta un unico soggetto? Misuriamoci sull’efficacia».
Il leader di Sinistra Italiana non chiude all’ipotesi di un corpo unico con il Pd, ma vuole capire meglio, capire soprattutto se sia quella la strada giusta o se è meglio dialogare e magari allearsi, ma rimanere corpi separati. In Emilia la “coalizione” ha funzionato. A primavera potrebbe essere riproposta in Toscana.
Ma c’è chi come il romano Smeriglio, candidato alle Europee con il Pd, parla di “necessità di ricomporre la diaspora” e cita Bernie Sanders che sta vincendo le primarie democratiche negli Usa.
Elly Schlein, applauditissima leader della lista Emilia Romagna Coraggiosa (22mila preferenze) non usa mezze misure: “la sinistra o è ecologista, progressista e femminista o non è” poi aggiunge: “Non sono qui a lanciare una ‘Coraggiosa nazionale’, è presto per decidere un soggetto unico o federativo, dobbiamo arrivarci tutti insieme. Ma non possiamo illuderci che basti riproporre nome e simbolo senza cambiare metodo». Qualcuno anche nella platea la vede già come la figura giusta per guidare questa operazione. Lei però si sfila: «il problema dell’uomo solo al comando non si risolve sostituendolo con un altro uomo o un’altra donna». Per l’immediato Elly Schlein propone “una rete permanente”, “una chat, per costruire territorio per territorio forme di riaggregazione, guardando alle prossime amministrative, ma sapendo che tutto il paese non è come l’Emilia”.
Quanto al Pd Elly Schlein dice di guardare ad esso con attenzione, ne apprezza le aperture, anche se però, “non si capisce bene come si apre e a chi”…
In ogni caso il messaggio è chiaro: serve un campo unitario, basta con le listarelle e gli orticelli. Un campo radicale, ecologista, femminista. Ma non velleitario o vetero comunista. In questo senso il Pd sembra l’interlocutore principale e privilegiato, non Marco Rizzo. E l’assemblea romana di Fratoianni & C: sembra proprio un messaggio lanciato sì ai naviganti dispersi tra le onde, ma anche e soprattutto al partito di Zingaretti, ai sindaci delle città grandi e piccole, ai consiglieri regionali. Prima di tutto quelli delle regioni e delle città che andranno al voto tra il 2020 e il 2021…
In questo senso, Chiusi, per esempio, potrebbe essere nel suo piccolo un laboratorio in tal senso.
Nella cittadina etrusca il Pd, in attesa del congresso, sta mettendo mano, intanto, alla ricomposizione di un minimo di quadro dirigente, dopo la diaspora dei renziani di Scaramelli. Non si esclude il ritorno alla segreteria di Simona Cardaioli. Una donna, una mai stata renziana. Come dicevamo sarebbe un ritorno alla guida del partito di maggioranza, perché Simona Cardaioli aveva già ricoperto tale incarico, prima di dover lasciare per combattere la difficile battaglia personale contro una malattia. E il fatto che il Pd stia pensando a lei è già di per sé una buona notizia. Significa che il problema è alle spalle e che Simona può tornare nella mischia. Potrebbe darle una mano Gianluca Sonnini, anche lui non renziano, giubilato da Scaramelli nel 2015 per lanciare Bettollini. Ma oggi anche Bettollini ha preso le distanze da Renzi e Scaramelli e insieme a Micheletti, Sara Marchini e Simone Agostinelli (tutti se non antirenziani assatanati, quantomeno poco renziani) e a qualche figura della vecchia guardia dei Ds e a qualche new entry dalla società civile, queste ultime da ratificare in sede congressuale e non per semplice cooptazione, può ricreare un qualcosa che somigli ad un partito politico.
Bettollini lo abbiamo sentito spesso dire “io non mi alleo con nessuno”, ma anche questa è una posizione destinata ad attenuarsi, perché di alleanze sia il Pd che Bettollini se sarà lui il candidato del 2021, avranno bisogno.
Non si può escludere che anche a Chiusi venga tentata da parte delle destre e delle opposizioni una operazione tipo quella fatta a Città della Pieve con Fausto Risini. Ovvero una lista civica in teoria e sulla carta, ma nei fati una aggregazione politica sostenuta dalla Lega in primo luogo e poi da tutto il resto del mondo anti Pd. Perché né la Lega da sola o con la destra fascistoide, né il resto del modo hanno la certezza di poter scardinare e demolire il fortino bettolliniano. Ma ci possono provare, con qualche possibilità di riuscita che solo 5 anni fa era impensabile. Come in effetti è successo a Città della Pieve. E a Fabro. E prima ancora a Chianciano e in qualche misura anche a Pienza.
Quindi Bettollini o chi per lui e il Pd dovranno non potranno fare troppo gli schizzinosi e dovranno, al contrario, tentare di lanciare loro il “campo largo” del centro sinistra, coinvolgendo più soggetti e più sensibilità possibile. Ciò non vuol dire fare un accordo preventivo con i Podemos, che nelle due figure di riferimento Luca Scaramelli e Daria Lottarini sembrano non averne alcuna voglia. Ma tra i 600 elettori che nel 2016 votarono Possiamo e tra gli altrettanti che votarono M5S, c’è di sicuro qualche elemento che può sedersi al tavolo con i due partiti di maggioranza per riaprire un ragionamento di sinistra e a sinistra, sulla base delle cose che dicono Fratoianni ed Elly Schlein in Emilia Romagna e a livello nazionale.
Tra due-tre mesi si voterà per la Regione e già quella campagna elettorale potrebbe rappresentare il primo banco di prova, il primo “tavolo di confronto”, almeno su alcuni temi specifici: le questioni ambientali ad esempio; il tema dei rifiuti e degli impianti di smaltimento, quello dei trasporti, quello della sanità, o quello della cultura e degli eventi, per dirne alcuni. Ma anche il tema dell’accoglienza, dell’antifascismo, della barriera al razzismo e allo smantellamento dello stato sociale e delle conquiste civili…
La campagna elettorale regionale toscana e poi, quasi a ruota, quella per le comunali di Chiusi potrebbero essere due moment decisivi per “testare” la possibilità di ricreare il campo rossoverde, femminista, ecologista, antirazzista ed europeista che vagheggia la giovane vicepresidente dell’Emilia Romagna e che in qualche modo è anche ciò che vagheggiano le Sardine.
A Chiusi per esempio una sinistra dispersa orfana, senza casa e senza bandiera c’è. Perché c’è sempre stata. Non è nei partiti, ma c’è in alcune associazioni, nelle compagnie teatrali, nei gruppi musicali, nei luoghi di lavoro…
Il Pd dal canto suo è quasi scomparso dalla scena, ma adesso si sta rimettendo in piedi dopo la sbornia renziana che l’ha fatto vacillare e gli ha fatto prendere strade sbagliate. Può essere un nuovo inizio.
Due mesi fa, nel pieno della bagarre sul caso Acea, Bettollini sembrava un animale ferito, chiuso in un recinto stretto, incapace di uscirne, isolato, senza un branco alle spalle, sbeffeggiato a destra e a manca. Colpito duro ai fianchi e in faccia è finito pure in ospedale.
Adesso il clima non è più quello. Piano piano il sindaco ha riconquistato metri di campo… è tornato a parlare di cantieri e opere pubbliche, di investimenti. E’ tornato ad incontrare la gente per spiegare il bilancio comunale e nessuno adesso lo fischia in pubblico o lo sbeffeggia. Qualche cicatrice se la porterà addosso a lungo e con lui anche i suoi assessori e consiglieri, ma oggi anche Bettollini sembra aver fatto tesoro di una esperienza dura, di quelle che non aveva mai vissuto prima, è meno drastico nei giudizi, più pacato nell’esposizione. Più riflessivo. Quella che due mesi fa era una “contraerea” diffusa pronta ad impallinarlo ad ogni movimento o dichiarazione e vedeva schierate con il fucile in mano anche persone che in precedenza lo avevano votato e sostenuto, adesso sembra ridotta ad un manipolo di pasdaran, agguerriti sì, ma asserragliati in alcuni fortilizi, piuttosto isolati.
Il caso Acea ha lasciato ferite profonde, restano qua e là sacche di resistenza, impermeabili a qualsiasi ragionamento se non al classico “non nel mio giardino!” Ma quello che due mesi fa sembrava impossibile, cioè riaprire un ragionamento politico sulla città, adesso appare una cosa meno problematica.
Certo qualcuno dovrà fare la prima mossa. A nostro modestissimo avviso dovrebbe farla il Pd, in quanto partito di maggioranza, non tanto Bettollini in persona o Agostinelli che è il capogruppo in consiglio. Può anche darsi che il tentativo non sortisca effetti, ma provarci ci sembra d’obbligo.
Del resto a Città della Pieve la deriva destrorsa e a tinte leghiste della nuova amministrazione ha già portato alle prime defezioni e a molti pentimenti…
Del resto Elly Schlein ha fatto in Emilia una cosa replicabile anche altrove e non parla solo agli emiliani…
E infine anche nell’area dei 5 Stelle è in atto un rimescolamento di carte, non solo in relazione al governo nazionale che li vede insieme al Pd e alla sinistra, ma anche come impostazione politica del Movimento. E’ comprensibile che Bettollini non veda di buon occhio un confronto coi 5 Stelle e viceversa. Ma la politica a volte induce a fare passi inusitati e confrontarsi non fa mai male. Il Pd non è più quello del 2016, e anche i 5 Stelle non sono quelli del 2018. Entrambi sono diversi da ciò che erano solo due anni fa. Alle comunali 2021 potrebbero non esserci nessuno dei due. Da qui la necessità per entrambi di smussare gli angoli e mettersi in gioco, senza preclusioni e preconcetti. Regalare i 5 Stelle alla destra iscrivendoli d’ufficio al campo salviniano ora che a livello nazionale hanno fatto scelte diverse e che qua e là stanno prendendo le distanze dalla destra e dal Capitano (vedi le dimissioni di Kati Neri a Città della Pieve),potrebbe rivelarsi errore fatale, così come considerare Bettollini & C. persi ad una qualsiasi politica di sinistra.
In altre epoche e in altri frangenti Chiusi ha provato a fare da apripista, a sperimentare aggregazioni inedite e idee nuove. Oggi l’obiettivo è duplice: fermare una destra feroce, oscurantista, pericolosa da un lato e dall’altro individuare strade e percorsi per ridare alla città una identità che sembra aver smarrito e una qualche idea di futuro. Se poi il confronto risulterà un campo di battaglia tra eserciti contrapposti, ognuno per sé e dio per tutti… Sarà il voto a decidere quale strada intraprendere.
m.l.
Tranquillo Lorenzoni per la tua gioia Bettollini rivincerà a mani basse le elezioni, perché la gente che voleva spellarlo vivo dimenticherà presto. Tutto qui non servono grandi aalisi politiche e lunghi e inutili articoli. Magari nella prossima legislatura forse avrà più rispetto del consiglio comunale non convocandolo alle 13 senza nessun accordo precedente.
Ci sono quelli che scomodando Benedetto Croce dichiarano “non possiamo non dirci bettolliniani”. Non mi sembra una gran bella partenza per un confronto aperto fra le espressioni assai variegate della sinistra.
Non credo che un confronto tra le variegate espressioni della sinistra (compresi singoli individui senza casa e senza bandiera) a Chiusi, in vista delle prossime elezioni comunali, possa prescindere, oggettivamente, dalla presenza al tavolo di Bettollini. E del Pd. Chi lo pensa o è in malafede o pensa ad altre soluzioni. Legittime, ma diverse da un ragionamento a sinistra.
Chiusi ha quasi 9000 abitanti! Mettetevelo bene in testa questo quando pensate alle potenzialità dello sviluppo .Si pensa forse che dentro codesta cifra vi siano le risorse per cambiare strada dal degrado che cammina a passo veloce?Se si pensa questo allora ricordatevi di quanto è stato detto a suo tempo, del tipo di quando si sono spesi dei soldi per permettere la viabilità per unire Chiusi Città con Chiusi Scalo(quali erano le promese e chi le faceva? Gente che poi ha lasciato Chiusi perchè” passavano treni che non si potevano perdere” perchè da questo si sarebbe entrati in una stanza dei bottoni dalla quale Chiusi ne avrebbe ricevuto solo vantaggi….ma tutto questo è ben poca cosa ed il mio modo non vuole essere un modo recriminatorio bensi illuminante e di memoria che faccia ragionare.C’è di tutto e si potrebbe dire di tutto:il Palapania ed i suoi ripiegamenti ob torto collo, ma ci sarebbe anche altro e molto altro. In pochi anni sono stati spesi milioni di euro , speso un fiume di denaro da amministrazioni che hanno gestito l’esistente ed anche male e tirato a campare,mostrando la vera faccia dell’incompetenza e sorrette da una popolazione che per tradizione antica ha riversato i propri voti su di loro poichè probabilmente pensava che fossero investimenti politici redditizi il far riversare voti in quel modo e farli usare in quel modo. Quella stessa popolazione che non ha capito che l’associazionismo ha funzionato ed ha sorretto questa tendenza a far riversare voti,marcando il fatto che così facendo saremmo stati immersi in una modernità della quale Chiusi avesse avuto un bisogno quasi estremo .Si è dimostrato che invece ” il raccolto” è stato minimo ma anche durante” la semina” discrasie sono emerse.Allora, se questa è la popolazione che ha permesso tutto ciò,occorrerebbe pensare che Chiusi ha avuto la reggenza del peggior partito comunista della toscana,un partito che spesso demandava l’affarismo ad imprenditori senza scrupoli sorretti da un mondo bancario che ha concesso di tutto e che ha segnato marcatamente lo sviluppo soprattutto di una Chiusi Stazione dove si sono accumulate tutte le discrasie di questa pretesa modernità portata all’eccesso che ha fatto formare e persistere quasi un credo popolare.Chi mi conosce sà bene da quale famiglia provengo e senza entrare nel personale voglio solo affermare che io stesso ho dato il voto quando ero ragazzo a quel partito ed anche dopo per lunghi anni fino agli anni ’80, ma nel contempo ricordo bene che mio zio Solismo Sacco qualche volta l’ho visto piangere con le lacrime agli occhi perchè aveva capito bene come tanti sia del suo partito chè di altri partiti,che le corruttele comprendessero anche il partito nel quale militava,e questo non era un segreto per nessuno,anche se tutto questo non insozzava i concetti che lui stesso aveva come tanti altri suoi compagni nella visione politica che possedevano.Ma questa è roba passata ma non per questo occorrerebbe a sapere che tutto questo abbia dato i frutti.Frutti negativi, frutti marci soprattutto politicamente, e sono proprio tali frutti marci che hanno permesso l’affermarsi di tendenze marcatamente lontane dalla vera politica fatta per la gente e politicamente lontane da come comunemente la politica si dovrebbe intendere come confronto di idee e di ideali. A distanza di anni questi nodi ,ma non solo questi ,sono venuti al pettine e sento che ancora si insiste da parte di una mentalità ancorata al servilismo partitico,alle conoscenze,al carrierismo politico personale per avere un futuro florido economicamente ed anche perchè si crede che così facendo,i nostri figli soprattutto avranno possibilità di lavoro e di sviluppo.E tutto questo ha marcato nella popolazione un credo talmente marcato e radicato che ha fatto sì che le menti fossero dipendenti culturalmente e quindi politicamente da tale meccanismo,non accorgendosi che era un meccanismo regressivo.Quel meccanismo che non ha toccato profondamente invece certi comuni circonvicini che magari hanno avuto anche loro i problemi e le negatività dipendenti anche da politiche generali le quali hanno toccato beninteso anche Chiusi. Allora ”Che fare?”disse qualcuno più di un secolo fà.Questi processi non si cambiano da soli ma si cambiano rinnovandosi e dando battaglia ai vecchi concetti di sviluppo che sono quelli che Chiusi ha subìto in questi decenni.Ma rinnovamento non ci può essere se non si fa autocritica e si imboccano nuove strade, col concorso di tutti,anche col concorso di coloro che ci appaiono nostri nemici, perchè anche loro devono vivere in questa Chiusi che è ridotta allo stremo e che non dà alcuna speranza a chi ci vive.La soluzione ma non solo quella certamente,è quella di poter investire in CULTURA IN MANIERA DECISIVA E PROFONDA,tale da poter cambiare il modo di pensare della maggioranza della nostra popolazione che fino ad oggi è stata al servizio di quei concetti e prona alle necesità di pochi, non spendendo risorse per cazzate che portano beneficio solamente a coloro che ci ruotano intorno.Persone autorevoli dal punto di vista della frequentazione di ambienti e di modalità dilavoro svolto durante la loro vita, ricordo che qualche anno fa mi dissero a proposito dello stadio:”..”ma tu non puoi capire cosa significhi avere uno stadio a Chiusi, una struttura polivalente,che ripagherebbe in un tempo brevissimo i costi sopportati e che darebbe lustro al nostro paese”…Ecco, questi e questa mentalità fanno parte inscindibilmente di un fronte avverso allo sviluppo, uno svilipppo distorto anche perchè connesso direttamente con i problemi che si creano sulla gestione economica di tali strutture ed anche dei soldi beninteso,dove esistono strutture organizzate politicamente,anche tramite l’associazionismo pronte ad usarle, fagocitarle,introitandone i benefici economici ed ingrandendo a dismisura quello che è stato creato con soldi pubblici.E’ questa l’arretratezza culturale e chi la gestisce, gestisce anche e molto spesso anche le teste ed il modo di pensare.E’ un binomio che deve finire,perchè vorrei far aprire gli occhi a chi legge,se da una parte dà alla popolazione sostituendosi al pubblico( gestito quasi sempre dai medesimi in diretta connessione) dall’altra toglie inevitabilmente le possibilità di un rinnovamento che dovrebbe scaturire dall’interno della politica invece di farla prona a tale ragnatela di connessioni economiche.E’ come una prigione,dalla quale per uscire occorre forzare una prigione più grande che è la nostra testa ed immettere concetti che servano ad usarla in maniera diversa e contro il passato che ancora è fortemente presente. Non mi sembrerebbe che possa essere un concetto tanto astruso ad essere capito !Certo, tutto questo ha dei nemici,ma se non si lotta siamo destinati tutti a soccombere sotto un tendone pieno di gente che inneggia allo sviluppo e che nello stesso anche inconsapevolmente si fa portatrice dell’oppressione anche di sè stessa.Ma ognuno è portatore di intenti e certamente la parte più difficile ad essere applicata è quella che deriva da ciò che si abbia sotto i capelli.Quindi il mio modo di ragionare(che certamente conterrà contraddizioni e non è detto che sia frutto di una visione realistica della società e di tutti i problemi chiusini) ma vuole essere un monito alla necessità del cambiamento politico,percorso ed attuato con lucidità,pensando che se non ci si muove occorre pensare a tale perchè.Senza dare una risposta a tale perchè si rimane impantanati mentre lo sviluppo intorno a noi continua a marcare semprepiù la distanza mettendo in evidenza le ricette sbagliate assunte fin’ora e spesso magnificate,non facendo vedere invece che è tutto il contrario di ciò che si racconta.
X Marco Lorenzoni nella sua risposta a Paolo Scattoni. ….semprechè il fatto della non possibilità a prescindere da Bettollini sia intesa come raffigurante Bettollini una espressione di un partito di sinistra insieme al PD. Sennò si discute sul nulla….dico questo ad entrambi sia Lorenzoni chè Scattoni, l’uno per un verso e l’altro per un altro verso: l’uno che si crede portatore di una politica di sinistra mentre secondo il mio pensiero ne è molto lontano e l’altro che vorrebbe marcare il proprio partito come una piattaforma ricevente istanze variegate e che soprattutto si ripromette di amministrare le diversità, perchè è nella promiscuità dei concetti e degli intenti che si dà spazio a quelle iniziative che privilegiano chi sia più forte economicamente e più dotato(per storia e per influenza) permettendo l’affermarsi ed il passaggio di istanze di controllo della società alla fin fine sotto un unica visione che combatte strenuamente contro un pensiero realmente sociale,socialista ed anche liberale della società. Così facendo,e cioè snaturando la pianta( bettollini and C.) e volendoci innestarci sopra arbusti la cui natura sia diversa dagli scopi per i quali la pianta è nata, non si raggiunge nulla,si raggiunge solo – ed in questo sono tutti e due uniti direttamente od indirettamente verso il raggiungimento dello stesso scopo finale-di avere una nuova e diversa pianta da come essa stessa è nata, facendo l’interesse di chi non vuole che la società possa cambiare. In pratica sedicente sinistra e riformismo garante nel tempo dell’equilibrio, tutti e due uniti per quella che dicono essere la stabilità e che la vendono come prodotto indispensabile.Purtroppo molte volte nella storia tali principi che sembrano opposti si sono sempre saldati.L’uno affermante la rivoluzione ed il cambiamento via via rimagiatosi, e l’altra in felina attesa di allargare la massa dei sottoposti che creda al raggiungimento della felicità per amministrare meglio le diversità.Il tragico è che la storia ancora nel suo insieme non abbia superato tali concezioni e che tutto questo ancor oggi produca tragedie, che quando non sono economiche sono direttamente materiali come le guerre, l’emigrazione e la disperazione, mentre il sistema economico vigente soprattutto nel seno dell’Europa ma soprattutto dell’Italia privilegia e stà dietro alle garanzie dello stato italiano(nel nostro caso) che rimpinguono le tasche di associazioni che gridando contro la guerra non sono mai scese in strada quando questa scaturiva verso gli altri e verso popolazioni inermi che venivano bombardate: loro prendevano e continuanoa percepire 38 euro al giorno a migrante( la germania 25 per esempio), parlano contro le guerre,ma sono trasversali e spesso campano sulle spalle di tale sistema al quale noi come popolo forniamo le sostanze perchè produca lo sviluppo ineuguale attraverso tensioni.la realtà poi andandola a guardare da vicino questa è.E su questa si innesta anche la protesta di un Salvini che parla alla pancia della gente, innaffiandola di benzina per la reazione di tutto un sistema, predisponendolo per un futuro di violenza.Ma quasi sempre parla a coloro che non si curano cosa ci possa essere al di là del corto orizzonte che vedono.Ma questa è l’Italia e secondo me-l’ho detto mille volte e mille volte lo ripeterò all’infinito- le responsabilità di tutto questo ci sono, esistono e sono chiare di chi possano essere.In questo e nella storia non siamo stati tutti euguali.
Senza offesa, ma come è possibile intavolare una discussione minimamente strutturata quando l’articolo che la lancia e due dei commenti fanno complessivamente più di 23.000 battute? Comunque a mio modesto parere non c’è un tavolo unico ma molte iniziative in cui si parla di problemi e questo avviene non per iniziativa sempre dal solito attore m da molti non necessariamente partiti.
Su questo (la molteplicità degli attori) posso essere d’accordo. Quanto alla discussione/confronto non credo che sia questa la sede. Non a caso ho scritto che spetta, a mio avviso, al partito di maggioranza fare la prima mossa. Che non dovrebbe essere l’unica, ovviamente. E si dovrà discutere del “campo ideale e politico”, ma anche dei problemi reali e concreti sul tappeto. C’è ancora più di un anno di tempo prima della campagna elettorale amministrativa. Qualcosa credo sia possibile fare…
X Paolo Scattoni.Sarcasticamente dico che :…è vero, il tempo per leggere è tempo sprecato….cresce la confusione e cresce l’insopportabilità ed anche l’intolleranza.I lettori vogliono capire tutto e subito e non interessa un fico secco sapere le cose e poter capire da dove vengono ed i modi di ragionamento.Purtroppo siamo costretti a vivere in un mondo siffatto…..ed allora quello che ci tocca subire ce lo meritiamo,perchè su tale strada sarà sempre così: il trionfo dell’insopportabilità……ma sicuramente lontani non andremo….
Non necessariamente gli scritti più lunghi dicono di più. Diceva tanti anni fa Luigi Pintor, direttore del Manifesto, si può dire tutto in una cartella scritta.
X Paolo Scattoni. Sò bene che possa sembrare un discorso contenente saccenza, boriosità ed anche spocchia, ma a me hanno insegnato che scrivere e poter penetrare all’interno delle ragioni serve alla gente che legge( e questa gente che legge viene da esperienze comuni ma anche da altre esperienze, e tutto questo serve a poter capire le ragioni dell’altro, tanto oggi osannate ma mai messe in pratica nell’esperienza e nella prassi comune)affinchè la gente arrivi a comprendere i concetti ed i valori erchè oggi in un mondo siffatto è invalsa l’abitudine mentale in maniera preponderante-e sottolineo preponderante-a non essere impegnati con la mente in certe direzioni, spesso sorvolando la conoscenza storica ed i concetti che servono a capire.E’ questo valore che vorrei riaffermare ogni volta che scrivo, perchè ho la convinzione che questo sia fra gli unici valori che possano servire,altrimenti automaticamente la gente che non ha voglia di pensare e non si cura di farlo, ti relega ad una condizione che possa assomigliare a quella d’un ” grillo parlante”. E sò bene che corro tale rischio,ma ho mille volte detto che il problema della lunghezza me lo pongo.A me quando un argomento mi interessa può essere anche della lunghezza di un libro, io lo leggo.Ma siamo fatti in tanti modi diversi, anche perchè sò bene che c’è gente che parla,parla ,parla e nulla dice. Coloro che quando vedono una risposta che appare lunga e che scartano a priori di leggerla e lo si capisce dalle risposte che vengono date e questo soprattutto succede perchè non hanno pazienza di rimanere impegnati mentalmente a considerare ciò che si legge, fanno alla fine gli interessi del sistema che credono di combattere,rifugiandosi quasi sempre in posizioni individualistiche rispetto ai problemi. E’ quello che il sistema vuole che si pensi.Troppo complicato a capirlo che la società sia composta principalmente da questi che la pensano in tal modo oppure si pensa che oggi nessuno abbia più il bisogno di essere informato da dove vengano le cose e le questioni perchè tanto ci sono i media che funzionano per tutti e se uno vuole s’informa ?
xCarlo Sacco. Uno scritto deve tener conto della sua comprensiilità. Un testo lungo pubblicato nelle sue possibili diverse forme sarà più comprensible se espresso in forma breve. Sono famese le diatribe fra Luigi Pintor (testi brevi) e Rossana Rossanda (testi lunghi) proprio sul Manifesto. Altriindici di coprensibilità sono la lunghezza della fre e quella delle parole. Frasi brevi e parole semplici rendono il tempo èpiù comprensibile. Su questo ci sono stati negli ultimi settant’anni numerosi studi. http://www.hyperlabs.net/ergonomia/menini/linguaggio/03.html