DEPURATORE EX BIOECOLOGIA (ORA ACEA), I COMITATI CHIEDONO ALLA REGIONE TOSCANA DI COINVOLGERE L’UMBRIA E CITTA’ DELLA PIEVE NELLA PROCEDURA DI VIA. MA FINORA…

giovedì 27th, febbraio 2020 / 18:20
DEPURATORE EX BIOECOLOGIA (ORA ACEA), I COMITATI CHIEDONO ALLA REGIONE TOSCANA DI COINVOLGERE L’UMBRIA E CITTA’ DELLA PIEVE NELLA PROCEDURA DI VIA. MA FINORA…
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CHIUSI –  I Comitati che si sono battuti nei mesi scorsi contro l’impianto di carbonizzazione idrotermale che Acea voleva realizzare nell’area ex centro carni di Chiusi, spostano adesso il tiro sull’impianto di depurazione esistente, nella stressa area, anche quello già rilevato da Acea. Parliamo del depuratore ex Bioecologia che da anni tratta in loco 99 mila tonnellate l’anno di reflui fognari, residui liquidi industriali e percolato di discarica.

Bene, siccome è in corso una procedura di Valutazione di Impatto Ambientale anche per l’impianto in questione, i comitati, con una nota inviata alla Regione e all’Arpat  fanno notare che nella procedura c’è una falla. La “falla” sarebbe costituita dal fatto che nella procedura di Via attivata non sarebbero stati coinvolti come previsto dalla legge, la Regione Umbria e il vicino comune di Città della Pieve che ha una sua zona produttiva proprio “a confine” con il l’area in cui sorge il depuratore. Il rilievo del Comitati (comitato Aria di Chiusi, il Riccio  di Città della Pieve e il Bersaglio di Montepulciano) è pertinente e giusto, perché le emissioni o le eventuali fuoriuscite del depuratore interesserebbero oggettivamente anche il territorio contiguo di Città della Pieve e quindi la Regione Umbria.

Il ragionamento dei comitati è semplice: “Come si fa a valutare l’impatto delle emissioni sui “recettori” senza tenere conto, come fa Bioecologia, di quelli che stanno in Umbria a poche decine di metri dal confine della Toscana? Gli utenti della palestra, tanto per fare un esempio, non respirano la stessa aria dei “recettori” in Toscana?”

La richiesta del Comitato ARIA e delle due associazioni ambientaliste, una pievese e l’altra poliziana è quella di chiedere alla Regione Toscana l’adozione di provvedimenti che possano garantire la completezza della procedura di VIA già dal primo step procedurale. Quindi il coinvolgimento della Regione Umbria e del Comune pievese. Ai quali la nota inviata alla Regione Toscana è stata inviata per conoscenza.

Per la verità il problema è emerso varie volte anche in passato, ogni qualvolta sono stati fatti adeguamenti o ampliamenti all’impianto. E tante volte sia la stampa (primapagina in particolare) sia vari comitati hanno posto la questione al comune di Città della Pieve e anche a quelli di Fabro e Monteleone d’Orvieto che si trovano a valle e sono interessanti al defluire delle acque superficiali e piovane dalla zona di Chiusi (la Valdichiana Romana, che è percorsa dalla Chianetta che dopo Ponticelli diventa Chiani, fino a confluire nel Paglia).

Va detto che salvo rare eccezioni, come una protesta dei comuni appunto di Fabro e Monteleone per i reflui che da Chiusi arrivavano all’epoca senza depurazione nel loro territorio – erano i primissimi anni 2000 i il depuratore non depurava ancora le acque reflue di Chiusi scalo- l’attenzione dei comuni limitrofi non è stata mai altissima verso quel depuratore.

Nel 2014, quando esplose il caso nichel nella falda, scoperto proprio da alcune rilevazioni di Arpat sul depuratore, sorse un comitato che raccolse firme e presentò un esposto alla Procura e a tutti gli enti potenzialmente interessati. Alla stesura di quell’esposto partecipò l’avvocato Catia Buiarelli,di Italia Nostra Siena. Nel dicembre del 2017 la stessa Buiarelli fu nominata assessore all’ambiente del Comune di Città della Pieve dall’allora sindaco Fausto Scricciolo. Quindi il Comune di Città della Pieve, almeno dal dicembre 2017 al maggio 2019 aveva conoscenza della questione Bioecologia e dei problemi dell’area industriale condivisa tra Chiusi e Città della Pieve. L’assessore Biuarelli ne era certamente al corrente. Non risulta però che abbia mai alzato un dito. Né la cornetta del telefono. E non lo ha fatto nessuno nemmeno dopo maggio quando sono cambiati sindaco, giunta e maggioranza.

E’ giusto chiedere il coinvolgimento di Regione Umbria e comune pievese, da parte della Regione Toscana nella procedura di VIA,  ma sarebbe altrettanto giusto che Regione Umbria e Città della Pieve mostrassero interesse e attenzione per una questione che può incidere sui loro territori. Finora così non è stato. L’attenzione da parte delle istituzioni umbre è stata sporadica e scarsa, praticamente nulla.

M.L.

 

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