LA CACCIA DI SANTO STEFANO: ABBATTUTI 6 CINGHIALI NELL’AREA DELLE EX FORNACE

CHIUSI SCALO – No, non stavano girando un film western… Gli spari erano veri. Ma non era nemmeno una rapina con sparatoria tra banditi e poliziotti… Ieri pomeriggio, festività di Santo Stefano, tutta l’area della ex fornace, quella ormai rimboschita della vecchia cava fino alla soprastante collina di Montorio e Fontallaia sono state teatro di una grande battuta di caccia al cinghiale. Caccia normale, non abbattimento controllato, di selezione.
Può sembrare strano e anche pericoloso, così vicino all’abitato, vicino a strade di transitate come Via Oslavia, via Enrico Toti, via Montelunghino… Ma la zona è da anni infestata da cinghiali. La prima grande battuta fu fatta nel settembre del 2017. Poi via via ce ne sono state anche altre, con decine di animali abbattuti.
Ieri la battuta effettuata dalla squadra Zannarca-Pantera ha visto impegnati 20 cani e 50 cacciatori. Tra loro anche il sindaco Juri Bettollini.
Di cinghiali ne sono stati abbattuti 6. Ma ce ne erano molti di più. Parecchi sono riusciti a sfuggire al piombo e alla “canizza” che per un paio d’ore nel primo pomeriggio ha tenuto molte persone incollate alle finestre per capire cosa stesse succedendo.
La presenza di cinghiali in prossimità delle case è diventata abituale, ma anche fonte di preoccupazione, perché ormai gli animali si avvicinano anche ai cassonetti della spazzatura, agli orti, ai cortili… Non è infrequente che attraversino le strade creando situazioni di pericolo per gli automobilisti. E anche per i pedoni.
Nell’area della ex fornace, tra boscaglia e ruderi del vecchio opificio, trovano un habitat tranquillo anche numerose famiglie di caprioli che è facile vedere al pascolo nel prato dove un tempo venivano stoccati i mattoni… Sono diventati un’attrazione. Le mamme portano i bambini a passeggiare in via Enrico Toti, con la speranza di vederne qualcuno. Sono animali belli a vedersi e i bambini possono capire che la natura è una cosa seria e certi animali non vivono solo nelle favole. Quelli della fornace, poi, sono caprioli liberi, selvatici, non di allevamento o chiusi in un parco…
La battuta di caccia di ieri aveva come obiettivo solo i cinghiali. Non si può sparare ai caprioli, che quindi si saranno impauriti e saranno scappati chissà dove.
Dispiace anche per i cinghiali abbattuti. Indubbiamente. Ma negli ultimi anni si sono moltiplicati a dismisura e così vicini alle case non ci dovrebbero stare. Sono troppi e non sono animali del tutto innocui. Possono essere aggressivi se hanno la prole. E sulle strade sono effettivamente molto pericolosi.
Le battute di caccia come quella di ieri, quando si svolgono a poca distanza dall’abitato, vengono effettuate in sicurezza, con i cacciatori stessi che auto-organizzano una sorta di servizio d’ordine, con segnalazioni e “sentinelle” per non far avvicinare persone ignare al luogo di caccia.
Naturalmente il progressivo avvicinamento della fauna selvatica alle zona abitate è un fatto che attiene alla sopravvivenza di alcune specie, in cerca di cibo più facile da reperire. Un anno fa circa furono avvistati nella stessa zona della ex fornace anche dei lupi, probabilmente attirati dalla presenza di caprioli e cinghiali (soprattutto i cuccioli). Per un po’ i caprioli sembravano spariti, adesso sono tornati, segno che forse i lupi se ne sono andati altrove, altrimenti i caprioli non sarebbero così tranquilli…
Chiaro che tutto ciò avviene anche per le condizioni di certe aree. La vecchia cava, letteralmente fagocitata da vegetazione spontanea, è diventata una jungla che adesso è facile e inestricabile rifugio per gli animali. Così come i ruderi, anche quelli invasi dalla vegetazione, si sa, sono storicamente un ambiente favorevole per i selvatici. Lo splendido cartoon “Il libro della jungla” di Walt Disney del 1967 lo spiega benissimo…
Nella foto di copertina: la battuta del 2017.
Che Juri Bettollini sia un cacciatore, magari ottimo, è un aspetto che riguarda la sua sfera personale e i suoi compagni di “battuta”. Da parte del Sindaco di Chiusi, e magari da tutto il consiglio comunale, i cittadini di Chiusi si aspetterebbero di conoscere quali politiche di intendono adottare per un riequilibrio ambientale dal punto di vista faunistico. La presenza di ungualati nel nostro territorio (cinghiali, caprioli e daini) non rientra nella normalità. L’elevata quantità degli stessi, anche a ridosso dei centri abitati, rappresenta un rischio costante per l’incolumità dei cittadini. Cosa questa che si aggiunge a sempre maggiori danni apportati al territorio in generale e alle culture agricole in particolare. Questo tipo di fauna sta a quella tipica dell’area come il cipresso argentato sta al cipresso toscano. Se dopo gli anni 70 e 80 siamo tornati a mettere a dimora il tipico cipresso che ha reso famoso nel mondo il paesaggio toscano, forse dovremmo fare qualcosa anche per gli aspetti faunistici. Materia questa che non può essere demandata ai cacciatori, e che credo propria di chi ha responsabilità per l’incolumità pubblica e competenza di governo sul territorio.
La battuta ai cinghiali mi trova d’accordo principalmente perchè sono un pericolo per il traffico ed anche per le persone.Non dimentichiamoci che un nostro compaesano è da mesi giacente su un letto proprio per un incidente provocato da un attraversamento di un cerbiatto o daino che fosse.E’ l’uomo il primo responsabile del comportamento degli animali che con la sua invadenza ha devastato un equilibrio naturale ma allora
visto che è così cosa si può fare oggi per fronteggiare tutto questo ? Diventa impossibile controllare vaste aree di territorio che decenni e secoli fa appartenevano sia agli uomini che agli animali ma il traffico non è quello che era una volta ed oggettivamente i rischi ci sono e ben precisi.In un mondo così, con le leggi che spesso non funzionano o non salvaguardano la sicurezza degli uomini,diventa difficile sfuggire a scelte risolutive contro gli animali per limitarne la proliferazione.Se un animale provoca un incidente chi è che risarcisce il danno causato ? La Provincia? Ecco perchè le disposizioni sono inadeguate all’attualità.