CHIUSI, BRUTTA FINE ANNO: UN LOCALE STORICO CHE CHIUDE E UN AMICO CHE SE NE VA. ADDIO A CLAUDIO PROVVEDI

martedì 31st, dicembre 2019 / 11:36
CHIUSI, BRUTTA FINE ANNO: UN LOCALE STORICO CHE CHIUDE E UN AMICO CHE SE NE VA. ADDIO A CLAUDIO PROVVEDI
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CHIUSI – Il 2019 ha voluto chiudere il sipario con due “mazzate”. Due brutte notizie. La prima è che ieri, 30 dicembre, ha chiuso i battenti un locale ormai storico: la Brasserie Leffe, ovvero “il pub del Silvo”, in piazza del Comune.  Il pub più irish della zona, un localino angusto, ma caldo, gestito da Silvano Aprile, tessera Anpi e passato nei centri sociali romani, e anche grande conoscitore ed esperto di birre. Un tipo che se gli chiedevi una coca cola ti guardava come guarderebbe uno che chiede la pizza con l’ananas o il parmigiano sugli spaghetti col tonno… 

Quando chiude una attività è sempre una perdita, se quella attività è anche luogo di ritrovo la perdita è doppia. E fa più male, a chi amava ritrovarsi lì e alla città nel suo insieme. Chiusi da oggi è senza dubbio una città più povera. Il pub del Silvo mancherà a tanti.

La seconda “mazzata” arrivata quasi sul gong della fine dell’anno è ancora peggiore, perché se il pub qualcuno col tempo lo potrà riaprire, in questo caso si tratta di una chiusura senza ritorno. Senza possibilità di riaperture. Sempre ieri, 30 dicembre, è morto Claudio Provvedi. Uno che a Chiusi ha lasciato il segno.Una morte che lascia sgomenti, arrivata in silenzio e in anticipo. Da qualche tempo Claudio Provvedi non stava bene, da alcune settimane era ricoverato all’ospedale di Nottola, ma 68 anni sono pochi per salutare la compagnia.

Era arrivato a Chiusi come tanti suoi colleghi ferrovieri  alla fine degli anni ’70. Da Firenze. Nei primi anni ’80 divenne segretario della sezione di Chiusi Scalo del Pci. Fu lui, sull’onda delle feste dei giovani comunisti, a fare della festa de l’Unità una grande festa di massa. E fu Claudio Provvedi a inventare dal nulla l’associazione Pubblica Assistenza, importando a Chiusi una esperienza molto presente nell’area fiorentina. La cosa singolare è che lui, cattolicissimo, osservante e praticante, mise in piedi un sodalizio laico, alternativo alla Misericordia, facendo diventare la solidarietà e l’aiuto a chi ha più bisogno una cosa diversa dalla carità cristiana.  E se la Pubblica Assistenza ha oggi migliaia di iscritti e offre un servizio essenziale per la popolazione ciò si deve all’intuizione iniziale e alla mente vulcanica di Claudio Provvedi.

Successivamente, dopo la fine del Pci, Provvedi si avvicinò alla Margherita, fu tra  fondatori locali del Partito Democratico, nel quale vide finalmente la realizzazione di una casa comune in cui cattolici e sinistra potessero sentirsi una famiglia e non ospiti l’uno dell’altro. Poi la casa è venuta su maluccio, perché gli architetti che la progettarono si son rivelati geometri da strapazzo. Lo stesso Provvedi ci si sentiva poco a suo agio in quella casa, pur rimanendoci dentro.

E quando cominciò a vedere che anche a Chiusi la società si impoveriva, che erano sempre di più le persone in difficoltà, i senza tetto, i senza fissa dimora, i disperati cacciati di casa, gli immigrati senza alcun riferimento, ecco un’altra intuizione: si inventa e mette in piedi “La Tavola di René”, un centro di accoglienza per chiunque abbia bisogno di un letto e di un pasto caldo. O di una occasione per non lasciarsi andare alla deriva. Negli anni ha accolto e aiutato decine e decine di persone. Il nome “Tavola di René” non era casuale, derivava dal nome di un clochard che per qualche tempo aveva vissuto a Chiusi in una roulotte semiabbandonata e fu trovato morto in una notte d’inverno a Castiglione del Lago. Forse di freddo.

Ecco, per Claudio Provvedi la solidarietà è sempre stata una parola da riempire con fatti concreti, con azioni. Con un modo di vita. E’ stata a suo modo un fondamentalista Claudio Provvedi. Uno senza mezze misure, uno che tifava Fiorentina con la stessa certezza di vittoria così come credeva nella vita eterna e nel Paradiso.

Era così Claudio Provvedi, sia che si trovasse ad una riunione del Pci, nel Consiglio della Pubblica Assistenza o  in una veglia della comunità neocatecumenale di cui faceva parte, ed era uno senza mezze misure anche quando da capotreno trovava qualcuno senza biglietto.

Era anche un tipo un po’ fuori dal tempo. Poco tecnologico, per niente social, baffetti alla Fred Buscaglione, cappotti un po’ retrò.  Pur essendo uno che aveva 20 anni nel ’70, cioè  ai tempi di Jimi Hendrix, dei Led Zeppelin e di Guccini, lui amava ascoltare Narciso Parigi e Carlo Buti… Ha fumato milioni di sigarette, una dopo l’altra, a volte anche due insieme;  ha vissuto con serenità ieratica momenti difficilissimi (la lunga malattia del padre, la morte di un nipotino appena nato, una brutta vicenda di presunte molestie ai danni di una delle due figlie adottive), tutte vicende che considerava come “prove” di fede, come una croce da portare sulle spalle, come toccò a Gesù. Un comunista di Dio, verrebbe da dire.

Per chi scrive e per questo giornale un lettore assiduo e attento, un amico fraterno, che ci mancherà.

Alla moglie Gisella, ai figli Tommaso,  Giacomo, Eva e Maria un abbraccio forte e le più sentite condoglianze. A Claudio un saluto, sperando che trovi davvero il Paradiso che ha sognato. E’ stato un uomo buono che si è speso per gli altri. E se un paradiso c’è, i’Pprovvedi un posticino lassù se l’è guadagnato. Buon vento amico…

Marco Lorenzoni

Nella foto: Claudio Provedi (primo a sinistra)  firma con il sindaco Bettollini una convenzione sul “cibo salvato” nella sala del Consiglio Comunale di Chiusi

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