BELLA CIAO, L’ANTIDOTO CONTRO CHI SEMINA ODIO. DALLE SARDINE AL PRETE CHE LA VUOL CANTARE IN CHIESA…
CHIUSI – Ce lo ricordiamo Don Massimo Biancalani, parroco di Vicofaro, in provincia di Pistoia, quando il 31 maggio scorso, a Chiusi alla Festa della Costituzione organizzata dall’ANPI, raccontò la sua esperienza di parroco dell’accoglienza, di come gli chiusero il centro di accoglienza che aveva allestito in parrocchia, di come la gente prima scettica poi si diede da fare per non abbandonare quei ragazzi arrivati da chissà dove… Fece un discorso passionale, da prete di strada, non di sacrestia. Ma fece capire a tutti i presenti che l’accoglienza dei migranti, dei profughi, di chi fugge da guerre, carestie e torture non è solo un business o un “traffico”, è una necessità, un obbligo morale. Che è scritto nella Costituzione, appunto. Ma anche nei Vangeli.
In questi giorni Massimo Biancalani, parroco di Vicofaro, è tornato di nuovo a far parlare di sé, per un’altra iniziativa controvento. “Anche Vicofaro non si lega. Nessun dialogo con chi fomenta odio. Al termine della Messa la domenica canteremo Bella Ciao“.Così ha scritto in un post sul suo profilo facebook. Anche i preti comunicano via social. L’annuncio però ha scatenato non poche polemiche nella sua stessa comunità di fedeli e ha provocato il “biasimo” della stessa Diocesi di Pistoia, che accusa il suo parroco di scarso buon senso.
“Quanto pubblicamente dichiarato da un presbitero di questa diocesi sui social in questi giorni – scrive in una nota la Curia pistoiese – ci chiama a dire con molta chiarezza che in chiesa nelle celebrazioni liturgiche non si possono eseguire canti inadeguati alla liturgia, come del resto il buon senso dovrebbe già far capire”
Certo, quella di Don Biancalani può apparire una forzatura, una sortita fuori dal seminato della liturgia, ma di fronte ai toni di certi commenti di politici della Lega e della destra, anche uomini dI Chiesa non possono, evidentemente rimanere insensibili. Tra l’altro lo stesso Papa Francesco non perde occasione per affermare posizioni contro chi predica odio, innalza muri e vorrebbe affondare i barconi…
E anche il movimento della “sardine” che sta riempiendo le piazze d’Italia con manifestazioni anti Salvini ha cantato a Bologna, a Modena e altrove Bella Ciao, facendone quasi l’inno del movimento spontaneo. Domani 23 novembre le sardine saranno in piazza a Perugia.
Qualcuno a dire il vero ha storto un po’ il naso, anche nel capoluogo umbro, dicendo che non è esattamente quello il messaggio che sale dalle piazze diventate improvvisamente delle… scatolette.
Ma è normale, quasi automatico, che un movimento che contesta l’oscurantismo della destra fascioleghista e a chi vorrebbe “liberare l’Emilia o la Toscana dai governi di sinistra” risponde dicendo “siamo già liberi dal 1945!” canti anche Bella Ciao e ne faccia il proprio inno.
La cantano in tutto il mondo, dovunque ci sia una protesta contro il potere o contro venti reazionari. E’ un canto di liberazione, non una canzone comunista. Chi non l’ha ancora capito, non sa di cosa parla.
Le sardine saranno anche un movimento ancora confuso, forse troppo simile per certi versi ai girotondi, al popolo viola e a quello arancione, tutte esperienze che non hanno lasciato tracce indelebili e hanno anche fatto una fine ingloriosa, come la sta facendo il Movimento 5 Stelle che sembra aver smarrito del tutto l’anima originaria e non si riconosce più neanche guardandosi allo specchio. Ma quando la piazza si riempie di gente colorata, non rabbiosa, che chiede di aprire porte e finestre e non di chiudere anche i porti, è un fatto positivo. A prescindere.
L’assenza di una identità precisa, il fatto di presentarsi senza bandiere può apparire come un limite strutturale, ma la colpa è della politica che non sa dare punti di riferimento, non delle sardine… La sinistra è smarrita, superata sul campo da iniziative spontanee, dal basso; caldeggia questo movimento perché in chiave anti Salvini può fare gioco, può riempire il vuoto che essa ha lasciato e può aiutarla a ripartire.
Del resto la sinistra, anche quando era forte ha sempre preferito le sardine, che si muovono in massa, ai pescecani famelici e anche ai pesci gatto che nuotano nel fango e ingoiano di tutto per sopravvivere…
M.L.