CHIUSI SCALO VERSO I RUZZI: MAURO SCATTONI APPENDE IL BRACCIALE AL CHIODO?

giovedì 22nd, agosto 2019 / 16:46
CHIUSI SCALO VERSO I RUZZI: MAURO SCATTONI APPENDE IL BRACCIALE AL CHIODO?
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CHIUSI –  L’edizione 2019 dei Ruzzi della Conca si avvicina. E, al di là del cambio di location del quartier generale, da via Mazzini a Piazza XXVI Giugno, le domande principali che attanagliano gli “addetti ai lavori” riguardano la sfida della Palla al Bracciale, e cioè se il Mar Nero dopo l’exploit dell’anno corso, quando conquistò la finale,  sarà in grado di vincere (sarebbe la prima volta dal 1982) e se la Fornace sarà in grado di confermarsi e mantenere la “conca”; se le altre contrade potranno almeno giocarsela alla pari.  E proprio sulla contrada detentrice della Coca, la Fornace, pesa un’ìncognita grossa come una casa. Questa edizione potrebbe essere la prima dei giallorossi senza il loro “campionissimo”, Mauro Scattoni. Parlare di Palla al Bracciale senza Mauro Scattoni è come parlare della Roma senza Totti (e non solo per l’assonanza dei colori tra la “Maggica” e la Fornace), della Juve senza Del Piero, dell’Inter senza Zanetti….

Pare infatti che il plurivincitore, in pista dal 1992, e per tanti  anni a fianco del fratello Paolo e di Alex Papi e Alessio Fastelli, in un team delle meraviglie, abbia deciso di appendere il bracciale al chiodo e lasciare il campo a qualcun altro. Il tempo passa per tutti. Anche per i più bravi. Magari Mauro Scattoni guiderà i suoi dalla panchina come hanno già fatto Massimo Marchettini o Andrea Micheletti… E proprio il “capitano non giocatore” delle Biffe e assessore comunale Micheletti ha tributato all’avversario di mille battaglie il più classico “onore delle armi”.

Micheletti è stato anche redattore di Primapagina, prima di impegnarsi in politica. Era il nostro inviato nel mondo del rock. Stavolta prendiamo a prestito un suo post pubblicato su facebook, per salutare l’addio alle armi di Mauro Scattoni. Eccolo:

Questo, molto probabilmente, sarà il primo anno (se non ricordo male, dal lontano 1992) in cui il campo da gioco dei Ruzzi della Conca non verrà calcato dal giocatore di palla al bracciale più forte di sempre: Mauro Scattoni. 
La notizia era nell’aria, se ne parlava da tempo, sono anni che viene annunciato il suo ritiro (vuoi per questioni anagrafiche, vuoi per questioni personali, vuoi per questioni sportive) ma questo sembrerebbe proprio l’anno in cui dalle parole si passa ai fatti.
Ci pensavo qualche giorno fa, quando agli allenamenti è apparso solamente in bicicletta con bimba al seguito, una battuta dagli spalti come era ed è il nostro modo di rapportarci anche quando eravamo avversari sul campo e poi via come se nulla fosse.
Immaginare una Fornace senza di lui, è come immaginare una Juventus senza Del Piero o una Roma senza Totti.
Mauro Scattoni ha rappresentato stilisticamente più di tutti la bellezza di questo gioco che è la palla al bracciale.
Con lui è nato un nuovo gioco, fatto per lo più di colpi al volo e di palle a fil di rete, riprese impossibili e tuffi all’ultimo respiro.
Un maestro per l’appunto.
Il Maradona della palla al bracciale.
Con lui e soprattutto contro di lui, sapevi che nulla era scontato.
Aveva un colpo che lo caratterizzava, una sbracciata che solo lui sapeva dare. Qualsiasi altro giocatore da quell’altezza avrebbe mandato la palla in ferrovia, lui la spediva nell’incrocio delle righe.
A lui veniva semplicemente naturale.
Ha cambiato questo gioco per sempre, tant’è che c’è stata un’epoca pre-Scattoni (fratelli) e ci sarà un epoca post-Scattoni.
Ha giocato e vinto in ogni fase storica dei Ruzzi della Conca, rompendo il predominio del primo Granocchiaio; ha gettato le basi di un’epoca giallo-rossa interrotta nuovamente dal Granocchiaio (squadra) più forte di sempre. Per poi tornare protagonista e vincere di nuovo, mentre altri giocatori nel frattempo smettevano, mettevano su famiglia e pancia o diventavano allenatori/capitani/presidenti di contrada.
Per me Mauro è sempre stato un amico, anche quando eravamo avversari sul campo (anche di recente, quando ci siamo incrociati, io da capitano lui ovviamente da giocatore, in una finale che ha riportato la Conca in via Fratelli Bandiera), di cui ho avuto sempre massimo rispetto, fiducia e stima, come giocatore, come atleta e come persona.
Ci siamo allenati insieme per anni nel campino marrone, ci siamo sfidati tante volte fuori e dentro al campo principale. Avversari sempre, nemici mai. Sono certo che quest’anno mi mancherà e mancheranno a tutti le sue giocate ed il suo genio (e sregolatezza).
Ti voglio bene, Mauro”.

Micheletti saluta anche Paolo, fratello-compagno di avventura di Mauro e avversario anche lui di lunga data nella disfida del Bracciale. Giusto così. Sono  ragazzi ormai quarantenni, più o meno coetanei, cresciuti con i Ruzzi nel sangue. Magari con identiche passioni sportive e non solo. Ma i Ruzzi non sono solo una sfida sportiva, così come il palio di Siena non è una corsa di cavalli. La festa chiusina non ha la storia, il blasone, né la tradizione del Palio di Siena, nemmeno del Bravìo delle Botti di Montepulciano, del Saracino di Sarteano, del Palio dei Terzieri di Città della Pieve. Non ha nemmeno una location suggestiva. Ma almeno per ciò che riguarda la sfida del Bracciale, in quasi 40 anni ha fatto rivivere uno sport dimenticato, lo a riportato in auge, ha creato campioni capaci di vincere campionati nazionali. Mauro Scattoni, meccanico, se davvero smetterà di giocare, resterà negli annali come uno dei più forti, forse il più forte di tutti. Di sicuro uno dei più longevi e più vincenti… Una specie di Ibrahimovic del Bracciale. Chapeaux!

m.l.

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