CHIUSI, LA VISITA AL CIMITERO DI GUERRA DI BOLSENA: ONORE AI LIBERATORS! PECCATO PER LE ASSENZE…

mercoledì 26th, giugno 2019 / 15:46
CHIUSI, LA VISITA AL CIMITERO DI GUERRA DI BOLSENA: ONORE AI LIBERATORS! PECCATO PER LE ASSENZE…
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CHIUSI – Il 26 giugno del ’44 gli alleati entravano in Chiusi. La città era finalmente liberata dall’occupazione nazista e dalla dittatura fascista. Oggi, 26 giugno 2019, a 75 anni di distanza, Chiusi ha reso omaggio, come tradizione ai soldati dell’Armata Britannica caduti  per la nostra libertà.

Una delegazione si è recata in visita al cimitero di guerra del Commonwealth di Bolsena, che raccoglie 597 tombe, tra le quali quelle dei soldati sudafricani della Cape Town Highlanders, Jarman, Page e Klose.  Questi ultimi di soli 23 anni, caduti nella battaglia del teatro il 22 giugno di 75 anni fa. Tre ragazzi venuti a morire a migliaia di chilometri da casa per sconfiggere il nazismo e il fascismo. Erano volontari di origine scozzese, molti dei quali non ancora ventenni.  Dopo aver già combattuto in Nord Africa, chiesero e ottennero il permesso di continuare a combattere in Italia.

Nel 2018 è stato visitato il cimiero di guerra di Assisi (945 tombe); nel 2017 quello di Foiano della Chiana (256 tombe); nel 2016 quello di Orvieto (190 tombe).

Solo in questi 4 cimiteri riposano 1.988 militari inglesi, sudafricani, neozelandesi, canadesi, indiani… Tutti caduti durante l’avanzata alleata da Roma ad Arezzo (dove c’è un altro cimitero con 1.266 tombe). Quindi  più di 3.000 morti solo in questa zona a cavallo tra Umbria, Lazio e Toscana dove si combatterono battaglie cruente a Orvieto, Città della Pieve, Chiusi, sulle coline del Trasimeno e, appunto, Arezzo.

A Chiusi nella battaglia del 21-22 giugno al Teatro ne perirono circa 75, insieme a circa 120 tedeschi della famigerata Divisione Herman Goering:  200 morti in un corpo a corpo di altri tempi, non senza responsabilità del cosiddetto “fuoco amico” britannico che bombardò il teatro, dove erano asserragliati i sudafricani, costretti ad arrendersi…  Poi il “fuoco amico”  fu  talmente forte che nonostante la vittoria nella battaglia del Teatro, i nazisti decisero di abbandonare la città. Prima però fecero saltare la Porta San Pietro e minarono tutto il centro storico già distrutto e lesionato per il 90%… Il prezzo fu altissimo, ma la città era libera. A Chiusi la guerra era finita.

La delegazione che si è recata a Bolsena ha visto la presenza  del sindaco Bettollini, del vicesindaco  Chiara Lanari, dall’assessore Sara Marchini, dalla consigliera di maggioranza Daniela Masci, con agente della Polizia Municipale e “gonfaloniere” del Comune; dei rappresentanti dell’ANPI Bistarini e Pacchieri e del direttore di Primapagina Lorenzoni.

Assenti anche questa volta i rappresentanti dei gruppi di minoranza e dei partiti politici. I consiglieri comunali, essendo giorno lavorativo, avranno avuto da fare, ma Pd, 5 Stelle e Podemos potevano mandare comunque qualcuno. Possibile che non abbiano nemmeno un pensionato o uno studente in vacanza disponibile? Se è così, meglio se chiudono bottega.

Se invece l’assenza è una scelta politica sarà bene che la spieghino. Insomma l’ennesima occasione persa. Ma essendo “ennesima”,  non fa più neanche tanta notizia.

La visita al Cimitero di Bolsena chiude il ciclo. Il prossimo anno, ultimo del mandato amministrativo di Bettolini & C., la celebrazione della Liberazione della città avverrà a Chiusi, con invito all’ambasciatore del Sudafrica e forse anche a quello della Germania, ai cittadini britannici o anglosassoni presenti nel territorio., ai sindaci dei Comuni limitrofi… Insieme all’ANPI ovviamente, perché se è vero che la Liberazione avvenne per la forza d’urto degli Alleati è anche vero che i partigiani fecero la loro parte dando loro informazioni e appoggio logistico, cose utilissime che corressero almeno in parte le coordinate sbagliate fornite ai malcapitati Highlanders sudafricani dal comando inglese.

Vedremo se nel 2020, con la celebrazione fatta in casa e non in trasferta, la partecipazione sarà più numerosa. Bettollini, nel discorso davanti alle tombe dei militari sudafricani, ha sottolineato il proficuo rapporto con l’ANPI e ha ribadito che su questi temi legati alla memoria e ai valori fondanti della Repubblica, non si transige e non si discute. In sostanza tiene la barra dritta e dalla parte giusta. E in tempi in cui il vento che soffia non è un buon vento e va in altre direzioni, non è poco.

 

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