CHIUSI, BRACCIO DI FERRO TRA SCUOLE E COMUNE SULLA PROPOSTA DELLA SETTIMANA CORTA. BETTOLLINI: NON E’ POSSIBILE GARANTIRE IL SERVIZIO SCUOLABUS
CHIUSI – Si profila una sorta di braccio di ferro tra gli organi scolastici e il Comune. Il nodo del contendere è l’idea avanzata dall’Istituto Comprensivo Graziano da Chiusi di sperimentare, dal prossimo anno scolastico, la “settimana corta” sia alle Elementari che alle Medie. Cioè un orario dalle 8,05 alle 13,30, dal lunedì al venerdì. Con il sabato libero. La scuola spinge per questa ipotesi ed ha inviato a tutte le famiglie (tramite gli alunni) un questionario per sondarne il parere. L’Amministrazione Comunale, però fa sapere che non può accettare tale proposta. Non perché sia contraria alla settimana corta, ma per il semplice motivo che, con gli orari indicati nel sondaggio, “non è possibile garantire il servizio di trasporto pubblico in uscita da tutti i plessi”.
In una circolare, inviata anche al Preside oltre che alle famiglie, il sindaco fa notare che l’orario di entrata verrebbe anticipato di 15 minuti e quello di uscita di 10 alle elementari, con una riduzione delle ore settimanali, da 29 a 27. Mentre per quanto riguarda le Media, le ore sarebbero 27 invece che 30. Quindi gli studenti dovrebbero poi recuperare il tempo-scuola perduto, o rientrando una settimana prima dalle vacanze estive o facendo più rientri pomeridiani durante l’anno.
Ma il problema principale resta quello del trasporto: il Comune – afferma il sindaco nella citata circolare – non ha il tempo necessario per poter organizzare un “doppio giro degli scuolabus” uno per la primaria e uno per la secondaria e di contro ci sarebbe troppo intervallo per poterne fare uno solo, come avviene adesso. Gli alunni della primarie dovrebbero aspettare circa 30 minuti l’uscita di quelli della secondaria… Insomma, nelle condizioni date e con i mezzi e il personale a disposizione, al momento, secondo l’Amministrazione Comunale la settimana corta nelle scuole non si può fare. Quando la scuola ventilò l’ipotesi, il Comune rispose che forse si poteva tentare inizialmente con le Medie, dove i ragazzi sono un po’ più grandi ed il giro degli scuolabus sarebbe stato più gestibile. Dal tono della circolare, la posizione dell’Amministrazione sembra piuttosto decisa e non negoziabile.
Intanto anche tra i genitori ci si interroga sulla bontà o meno della proposta. Il cambio di orario, con l’entrata anticipata e l’uscita posticipata dei figli dalle scuole creerebbe indubbiamente situazioni da ridisegnare anche in ambito familiare. L’entrata alle 8,05, tra l’altro, sarebbe anticipata anche rispetto a quanto previsto dal contratto di lavoro del corpo docente. Un bel rebus. Dal quale però Bettollini sembra aver già deciso come uscirne…
Per chi come me segue la vicenda dall’esterno non sono chiari tutti i passaggi di questa vicenda. La decisione degli organo scolastici è di fine ottobre 2018. Non è poi chiaro se ci sia stata un’assemblea alla quale hanno partecipato genitori, sindaco e preside, dove il clima non sarebbe stato tranquillo. Poi un documento del sindaco dove ha rivendicato la titolarità della decisione in quanto è il Comune a dover fornire il trasporto per la scuola dell’obbligo. Più recentemente, siamo al 26 marzo scorso, un post su chiusiblog ha generato una serie di interventi (una ventina) e più di 700 contatti. In quel dibattito si parla di una petizione di 155 favorevoli alla settimana corta. Nessuna
reazione, nè da parte del sindaco e neppure dei genitori contrari al nuovo orario. Ora si parla di una “circolare” del sindaco. Non si sa a chi sia stata inviata. “… Bettollini sembra già aver deciso come uscirne…”. A chi l’ha detto? All’articolista?
Premetto che non voglio entrare in nessuna polemica anche perchè non vado sui social per scelta, ma credo che in questo caso la domanda da porsi- pur tenuto conto che sia il Comune che ha la disponibilità dei mezzi di spostamento e che è chiaro che debba decidere come usarli e quando usarli- ma credo sommessamente che la domanda sia un altra e cioè se può un Sindaco entrare o meno nella tematica che dovrebbe essere secondo me solo materia demandata al dirigente scolastico ? Credo che sostanzialmente sia questa la domanda da porsi.A seconda di come si possa rispondere a questa domanda si può dirimere la questione. Se qualcuno ha dei lumi sull’argomento lo scriva.
Scusa, Marco, ma da ciò che sento e da ciò che ho capito, quello che hai affrontato è un argomento molto serio e per questo credo che non possa essere sintetizzato riferendo quattro chiacchiere lette su facebook.
Anche se questa è la moda del momento, ci sono però argomenti che non possono essere semplificati a livello di battute o di tifoserie da bar.
Oltretutto, in questo caso, ne va della reputazione di due istituzioni fondamentali e pienamente autonome, seppur interdipendenti, come il comune e la scuola, che non è certamente opportuno svilire, specialmente in un momento in cui la crisi dei valori, soprattutto quelli scolastici, è sotto gli occhi di tutti.
Un’informazione che voglia dare un contributo serio a far comprendere una questione così complessa dovrebbe per lo meno riportare i fatti dopo aver sentito tutte le parti in causa.
Da quello che leggo, infatti, non riesco a capire perché due istituzioni, pienamente autonome nelle proprie decisioni e nei propri atti, si stiano facendo una guerra così aspra e penso che il mio sia un dubbio comune a tutti quelli che vogliono capire e non solo schierarsi a prescindere.
La scuola ha l’autonomia delle decisioni riguardanti la programmazione didattica, senza dover subire interferenze da parte di nessuno, così come ha l’autonomia di proporre un’indagine tra i genitori degli alunni per capire se le proprie decisioni sono condivise o meno dai diretti interessati.
Il comune ha l’autonomia nella gestione dei servizi, compresi quelli scolastici.
Non è quindi né legittimo né opportuno che il comune voglia interferire o condizionare le decisioni della scuola, così come non sarebbe né legittimo né opportuno che la scuola volesse obbligare il comune a dare servizi che non può dare.
Allora non comprendo il motivo per cui non si aspetti la decisione della scuola per poi dare o meno la disponibilità alla concessione dei servizi, anche perché la decisione della scuola rimane per gli anni futuri e quei servizi che non possono essere dati oggi forse potrebbero essere concessi domani.
E poi, se il sondaggio tra i genitori desse un esito contrario alla settimana corta, come in ogni guerra, si sarebbero provocati inutilmente morti e feriti da ambo le parti.
Grave sarebbe se tutta questa bagarre fosse dovuta a dispetti o ripicche di carattere personale, allora sì che a perdere non sarebbe una delle due parti ma l’intera collettività.
Io non ho riferito quattro chiacchiere, ma una circolare ufficiale del Comune in risposta ad un questionario (anche quello ufficiale) distribuito agli alunni dalla Scuola. Il Comune in questa storia non è “ente terzo”, ma è parte in causa, erogatore di un servizio essenziale per poter realizzare la proposta avanzata dagli organi scolastici. Qundi la circolare non è una invasione di campo, ma un necessario chiarimento, sulla fattibilità della cosa, da un punto di vista logistico-organizzativo, non nel merito della settimana corta. Questo mi sembra chiaro. L’unica forzatura in tutta questa storia a me pare quella della scuola che si è rifiutata di distribuire la circolare del Comune, facendo mancare alle famiglie una informazione dirimente. Perché prima di entrare a scuola e fare lezione, i ragazzi a scuola ci devono arrivare e poi a fine orario devono tornare a casa con un servizio pubblico adeguato. Il Comune dice semplicemente che per gli orari proposti, il servizio pubblico non può essere garantito. Tutto qui. Poi, se vogliamo entrare nel merito della proposta, quindi sulla settimana corta e su chi ne trarrà dei vantaggi, si può fare, ma al momento non è questo il tema sul tappeto. Il tema non è se è giusto o meno fare la settimana corta, ma se si può fare oppure no.
È possibile pubblicare la famosa circolare?
E’ sul profilo facebook del sindaco: https://www.facebook.com/photo.php?fbid=10214428829979688&set=a.3591531992084&type=3&theater
Ho provato ma me dà il seguente messaggio: Sorry, this content isn’t available right now.
Non mi avrà per caso escluso dal profilo facebook? Se è il profilo del sindaco per quale motivo il “primo cittadino” esclude altri cittadini?
Ho l’impressione, Marco, che del mio intervento hai letto solo le prime righe. Capisco che una discussione seria non si può fare per iscritto e che oggi si deve leggere tutto in pochi secondi, ma la tua non è una risposta ai miei dubbi bensì un ribadire i tuoi concetti di cui non c’era bisogno perché erano già chiari e abbastanza schierati dal momento che non ti sei minimamente preoccupato di sentire le ragioni dell’altra parte nè di informarti su come la storia è iniziata e poi proseguita.
Infatti Giorgio la storia è lunga di qualche mese e ha varie sfaccettature, non è nemmeno giusto presentarla come una disputa tra due istituzioni. La nostra democrazia a tutti i livelli si basa sull’autonomia delle varie istituzioni, nei limiti delle loro competenze chiaramente. In breve; la scuola, attraverso il consiglio d’istituto ha deliberato una proposta di cambiamento dell’orario, nell’autunno scorso. I genitori contrari alla proposta, ignorando il funzionamento delle istituzioni si sono rivolti al Sindaco, dà lì è cominciata la vicenda che invece che svolgersi per gradi e secondo legge ha visto sollevare un polverone, rischiando di provocare “morti e feriti” forse inutilmente. Tant’è vero che in un documento attraverso cui sono state raccolte 155 firme a favore del nuovo orario (cosa ignorata da tutti gli organi di informazione), si ribadiva che andava evitato un conflitto fra modi di vedere diversi, che non esisteva un comitato per il si contrapposto al no. Nel momento in cui la scuola ha voluto valutare la bontà della sua scelta ha deciso di sottoporre ai genitori una consultazione: favorevoli o non favorevoli al nuovo orario, è pacifico che se l’esito sarà per il no la questione è chiusa, se a prevalere fosse il si è a questo punto e solo a questo punto che deve intervenire l’istituzione comunale che può dire non sono in grado di garantire i servizi rispetto all’orario deciso, oppure può dire sono in grado di garantirlo solo per un plesso scolastico, oppure può dire rivalutiamo insieme gli orari. Questa dovrebbe essere la procedura, la democrazia dovrebbe funzionare così, senza personalismi, senza fazioni, senza tifo da stadio. Purtroppo, a tutti i livelli invece oggi sembra doversi ridurre tutto a una contesa.
E come in tutte le contese c’è chi si schiera a prescindere decidendo la curva su cui accomodarsi prima di conoscere.
Luca il documento con le 155 firme è “interno” alla scuola, nessuno lo ha inviato in redazione. Né lo ha segnalato. Così anche il questionario distribuito di recente tramite gli alunni. L’unica cosa “emersa” è la circolare del Comune, ed è emersa perché il sindaco stesso l’ha pubblicata sul suo profilo social.La scuola ha l’autonomia di impostare la didattica,vero. Ma la didattica per essere espletata ha bisogno di alcune condizioni, come quella del trasporto pubblico degli alunni. Se una condizione viene meno, o non è “fattibile”, credo che le proposte sulla didattica e sull’organizzazione dell’orario scolastico ne debbano tenere conto. Tutto qui. Per essere più preciso: io fossi genitore di un alunno delle scuole elementari o medie potrei anche essere favorevole alla settimana corta. Ma se il Comune mi dice che non può garantire il servizio di trasporto secondo i nuovi orari, quantomeno mi pongo il problema se sia giusto insistere o magari cercare soluzioni fattibili… come quella di sperimentare la settimana corta solo alle medie, per esempio. E mi incazzerei con la scuola che non mi ha inviato la circolare del Comune, per farmelo sapere. Questa è la mia posizione. L’articolo invece riporta solo la cronaca dei fatti. E non parteggia.
Eh no amico mio, il tema iniziale è la settimana corta, approvata come scelta di tipo didattico, con delle motivazioni relative all’insegnamento elaborate da esperti, si pensi alla continuità didattica, ai tempi di attenzione dei ragazzi, al tempo libero da vivere in famiglia nel fine settimana. Questo è il tema fondamentale e che riguarda i nostri ragazzi. Se poi, ed è tutto da valutare, non è possibile attivare i servizi relativi è un argomento, comunque da discutere che viene successivamente. Su chi ne “trarrà” o trarrebbe vantaggi, non c’è dubbio che sarebbero gli alunni.
Quest’ultimo commento è relativo al commento di Marco Lorenzoni in cui afferma che il tema è se si può fare o meno la settimana corta e chi ne trarrà vantaggio.
Continuo a pensare che qualche passaggio di tutta questa storia non sia documentato. Domani Prefetto e Questore daranno alla sala S.Francesco alle 10 per parlare di trasparenza. Iniziativa quanto mai opportuna visto l’aria che tira qui da qualche anno. Lorenzonoi mi ha segnalato il sito facebook del sindaco per trovare il testo ella cosiddetta “lettera circolare” che per me è impossibile contattare. Il sindaco di qualcuno? Se pesate che sia utile ricostruire tutta la storia chiusiblog.it è disponibile ad ospitarlo come ha fatto per tanti altri argomenti.
Questo Paolo non lo so… Io lo vedo e ho estrapolato da lì, la circolare. Tra l’altro sullo stesso profilo il sindaco ha pubblicato anche la risposta della Scuola alla richiesta di distribuire la circolare in questione. Quanto al tema in discussione Luca, non è la settimana corta. Io nell’articolo su cui si sta dibattendo ho riportato”il braccio di ferro” tra comune e scuola, che è sulle modalità e sulla fattibilità della cosa. Non sulla settimana corta. Quello se mai è il tema a monte. Ma almeno noi, su primapagina, non siamo entrati su questo aspetto. E mi pare non lo abbia fatto nemmeno il sindaco, nella circolare. Non si può, in ogni caso discutere sulla validità della settimana corta prescindendo dalla fattibilità in termini di trasporto, di orari e cose di questo genere, perché sono cose dirimenti. E non si può fare a maggior ragione prescindendo dalla posizione del Comune che è l’ente preposto ad erogare certi servizi.
Sono sempre più convinta, in seguito a ciò che emerge, che la questione andava affrontata nelle sedi appropriate e con i dovuti modi. Dal momento in cui la questione è stata data in pasto ai social network si è voluto alzare lo scontro e non certo andare verso una ricomposizione della questione che trovasse una soluzione alle giuste esigenze poste dalle parti. Aver pubblicato alcuni passaggi della vicenda risponde all’esigenza, mi sembra, di voler mostrare i muscoli per cercare un consenso in luoghi dove generalmente le discussioni si trasformano in tifo da stadio. Tutto ciò ovviamente mettendo in difficoltà le già troppo bistrattate istituzioni.
Io sono per la totale trasparenza. Non è una questione di social, bensì di affrontare questi argomenti tramite il confronto. Personalmente sono stato contrario alla settimata corta alle superiori. Il sabato poteva esser una mezza giornata con una frequenza per preferenze, dallo sport ad attività da maker.
Però Paolo questa non è trasparenza, anche perchè tutti gli attori della vicenda era stati informati e coinvolti, il resto è solo una prova di forza.
Io conosco o meglio conoscevo un solo tipo di politica che è quella fatta nelle sedi istituzionali, nelle sedi pubbliche o in quelle di partiti o di associazioni, dove ci si confronta chiaramente sui temi. Una politica dove l’autonomia di ciascuna istituzione dovrebbe essere intoccabile, del resto dovrebbe essere uno dei cardini della democrazia. Spostare le questioni in quel cimitero del pensiero che secondo me sono i social significa soltanto esporre le questioni al tifo da stadio di fazioni schierate come ultras a prescindere dai fatti, e cercare semplicemente il consenso di una parte o di una maggioranza.
Sull’uso dei social si può discutere. Ma al di là di questo il nodo rimane. Alle condizioni attuali, secondo gli orari proposti, la settimana corta si può fare oppure no? Questa è l’unica questione posta sul tappeto. E in questo caso l’autonomia dei vari soggetti finisce laddove a tali soggetti serve l’apporto di altri (vedi il trasporto pubblico per gli alunni). Giusta quindi la concertazione tra scuola, comune e famiglie. Ma nessuno può pensare di decidere senza il consenso dell’altro.Perché si tratta di competenze interdipendenti. Intendo dire per essere più chiaro, che la settimana corta non la può decidere la scuola da sola o al massimo con il consenso della maggioranza delle famiglie. Perché il trasporto pubblico in entrata e in uscita da scuola è essenziale per le stesse famiglie e garanzia di uguaglianza per gli alunni.
A questo punto, dopo mesi di discussione su elementi non sempre conosciuti d tutti, credo sia arrivata l’ora di costruire una cronologia con link ad eventuali documenti che hanno accompagnato il processo decisionale.
Oggi voci da controllare parlano di richiesta di insegnante e personale non docente di intervento dei carabinieri. Si può andare avanti così?
Su quest’ultimo aspetto anche io ho sentito delle voci fuori dalla scuola ma francamente non so cosa sia successo. Magari chi di mestiere fa il cronista può saperne di più.
Ma i bravi cronisti ormai sono merce rara
E ancora, nello specifico della questione, si dà per scontato che il comune non possa garantire i servizi necessari al nuovo orario: inizialmente però il Sindaco si era reso disponibile per la scuola secondaria mentre per gli altri plessi il problema posto era quello della mensa poi invece quello dei pulmini, non è che ci sia molta chiarezza.
Ci sono molti aspetti che di istituzionale hanno poco è sanno molto più di ripicche personali. Anche su questo i bravi giornalisti dovrebbero essere piu9informati è liberi.
Questa mattina 10 maggio si sa dalla Nazione che ci sono state denunce e controdenunce. Una storia triste che ha pesanti risvolti politici perché il PD, partito di cui sono fra i fondatori e faccio parte, ha voluto insistere nell’appoggiare questo sindaco che a mio modestissimo avviso non è adeguato alla carica che ricopre. Che oggi si faccia passare per vittima ne è l’ennesima prova.
La cosa strana è che giornali online abbiano bucato la notizia e se la siano fatta scippare da un giornale cartaceo che ha chiaramente tempi più lenti.
E visto che la questione purtroppo ha assunto carattere di tipo giudiziario dobbiamo dire che chi di dovere dovrà accertare i fatti, per il resto credo che molto dipenda dal voler spostare le questioni politiche in sedi non proprie come quel cimitero del pensiero che è Facebook o come già successo questa mattina alle 8 che i telefoni di tanti cittadini erano pieni del messaggio del Sindaco che spiegava l’accaduto, legittimo per carità ma politicamente assurdo.