GRETA THUNBERG, LA POLITICA, L’ECOLOGIA… E QUEL VENTO ROSSOVERDE DEI PRIMI ANNI ’90

Si parla molto in questi giorni della “questione clima”, dello sciopero lanciato dalla giovanissima Greta Thunberg che ha portato in piazza centinaia di migliaia di persone in tutto il mondo. E della necessità per la sinistra di riappropriarsi di un tema (quello dell’ecologia) e di coniugarlo con le politiche sociali. Molti, a leggere i commenti sui social sembrano scoprire oggi questa necessità. C’è chi esorta il neo segretario del Pd Zingaretti ad abbracciare la “linea – Greta” e dunque a non deludere i giovani e i giovanissimi che almeno su questo versante sembrano molto sensibili, anche più degli adulti. E lo stesso vale per presidenti di Regione, sindaci, assessori. Sale insomma il richiamo a riprendere in mano la bandiera rosso-verde, ad assumere la difesa dell’ambiente come paradigma essenziale e irrinunciabile di qualunque proposta progressista. Una sorta di pre-condizione per parlare anche di altro: di lavoro, sviluppo, trasporti, beni comuni…
Sembra che ci si accorga oggi che ecologismo e progressismo non possono marciare separati. E questo è già qualcosa. Ma diciamola tutta: chi pensa che sia una novità o ha la memoria corta o pensa che la politica l’abbia inventata Greta Thunberg. O al massimo Luigi Di Maio. Non è esattamente così. C’è stato un tempo in cui questi temi erano all’ordine del giorno nella sinistra che poi li ha via via abbandonati, lasciati in secondo piano facendosi prendere la mano dalle privatizzazioni, dalla globalizzazione che si governa e non si combatte, dal liberismo come il migliore dei sistemi possibili, fino al… “io preferisco Marchionne ai sindacati” di Matteo Renzi, che detto dall’allora leader del maggior partito della sinistra suonò come una bestemmia, un deprofundis. Come la fine di un’epoca. Nessun leader di qualsiasi partito socialdemocratico (neanche comunista) avrebbe mai detto una cosa del genere in pubblico, anche intimamente l’avesse pensata.
Ma torniamo al binomio ecologia-progressismo. Vale la pena ricordare che fu Enrico Berlinguer con il famoso articolo sull’austerità, pubblicato su Rinascita nel 1977 ad avviare una riflessione sul tema e sulla necessità di pensare a modelli di sviluppo diversi. E ad una maggiore sensibilità ambientale come strada obbligata per migliorare le condizioni di vita. 1977, sono passati 42 anni…
Ma dalla metà degli anni ’70 fino ai primi anni ’90 il legame tra ecologismo e giustizia sociale trovò attenzione anche al di fuori del Pci, nell’area ad esempio della sinistra a sinistra del Pci. Molti esponenti di Democrazia Proletaria, partito nato inizialmente come cartello elettorale tra Pdup, Avanguardia Operaia e altri gruppi minori dell’estrema sinistra, confluirono nel partito dei Verdi, che in Italia si proponeva di ripercorrere la strada dei “Grunen” tedeschi e altoatesini. Alex Langer, lo stesso Mario Capanna e poi Edo Ronchi, Gianni Tamino… La parte più radicale della sinistra sposava le battaglie ecologiste e se ne appropriava, come fondamento di una nuova idea di sviluppo e di autodifesa, una nuova Resistenza contro l’assalto del cemento, del petrolio, del nucleare…
Anche nel nostro territorio quella stagione fu abbastanza feconda. Il Pci ormai forza consolidata di governo locale doveva fare i conti con quella nuova sensibilità. Buona parte del gruppo storico della sinistra “extraparlamentare” assunse il ruolo di avamposto ambientalista con figure come “Betto” Angeli, Giordano Masci e Roberto Betti di Chianciano, Alberto Quinti, Cesiano Del Maso e Rossano Coccoletti a Montepulciano, Massimo Giulio Benicchi a Chiusi. A Città della Pieve si consolidò un nucleo verde meno targato e più trasversale, ma sempre e comunque orientato a sinistra con Achille Del Secco, Fausto Scricciolo (attuale sindaco), Leonardo Macchioni, Marco Giuliacci…
Questa stessa testata, Primapagina, nacque nel 1990 su quella lunghezza d’onda rosso-verde. Non a caso nel nucleo iniziale dei fondatori e primi redattori figuravano insieme a chi scrive anche Massimo Giulio Benicchi a Chiusi, Fabio Pellegrini dei Verdi di Pienza, Achille del Secco dei Verdi di Città della Pieve, Luciano Valdambrini prima di Dp, poi dei Verdi di Montepulciano, Gianni Porcu dei Verdi di Perugia e Montegabbione, Andrea Chioini di Perugia…
Insieme facemmo battaglie memorabili: quella che smascherò l’uso di sostanze cancerogene alla Lodovichi Spa, (la fabbrica delle traversine ferroviarie) a Chiusi, poi quella sul progetto di un impianto industriale per lo smantellamento dell’amianto dalle carrozze ferroviarie; il famigerato affaire delle ceneri della centrale Enel di La Spezia utilizzate a migliaia di tonnellate per fare rilevati stradali, campi sportivi e zone artigianali a Fabro, Panicale e Città della Pieve; le ripetute crisi idriche di Chiusi compresa quella causata da uno sversamento di gasolio nel lago (di cui scoprimmo la provenienza), poi ancora altre, sulle cave, su lottizzazioni discutibili, sul ciclo di rifiuti e la gestione delle discariche o dei depuratori…
Tutto questo per dire che c’è stato un tempo, neanche lontanissimo, in cui la sensibilità ambientale e la politica (almeno in una certa parte) non erano rette parallele. Che c’è stato un tempo in cui la politica, anche a livello locale, si interrogava e lavorava su questi temi, senza avere paura di scomodare il manovratore.
Oggi invece anche la giovanissima “Pippicalzelunghe” svedese che protesta per il clima è vista o come un’eroina d’altri tempi o come una bimbaminkia, osannata dai media perché fa da foglia di fico ai potenti che magari le daranno il Nobel, ma poi continueranno a fare il cazzo che gli pare, come hanno fatto fino ad ora. E al massimo sui social si fa il tifo per lei o si denigra come una macchietta. E lo stesso si fa sulle questioni sul tappeto anche nel territorio. Per esempio sul progetto Acea per un impianto di trattamento dei fanghi di depurazione a Chiusi, si discute in termini molto generici, agitando fantasmi e paure o decisioni di altri comuni (magari prese però in condizioni di partenza molto diverse), senza valutare se quel progetto andrà a migliorare o peggiorare la situazione esistente. Sull’acqua del Montedoglio che dovrebbe arrivare agli acquedotti di Montepulciano, Chiusi e Sinalunga, si preferisce polemizzare con i sindaci sulla privatizzazione del servizio idrico (il che è legittimo, ci mancherebbe) senza però soffermarsi sui benefici o meno dell’arrivo dell’acqua del Tevere nelle condutture della Valdichiana…
Insomma, per farla breve, mi pare che da un lato ci sia poca memoria del passato (anche quello recente), dall’altro si tenda trasformare il confronto, anche su temi cruciali come quelli ambientali, a semplice tifo pro o contro quel partito, questo o quel sindaco…
Non mi sembra un buon metodo. Tutto qui. Facciamo tutte le tare che vogliamo a Greta Thunberg, sfrondiamo il campo dalla faciloneria del circo mediatico che si è creato intorno a lei, ma forse da quella ragazzina con le trecce abbiamo tutti qualcosa da imparare. A me per esempio ha fatto tornare alla memoria quegli anni tra il ’77 e il ’95 e quel vento rossoverde che soffiava forte..
m.l.
A me sembra, magari mi sbaglio, che qui di tifoso ce ne sia uno solo, tanto da scrivere un lungo pippone, in alcuni passaggi anche interessante, per concludere poi con la solita sviolinata al sindaco, a prescindere, mentre chi mette in discussione certe scelte lo fa ragionando sulle cose, punti di vista certo però i fatti sono sotto gli occhi di tutti. Pontificare sempre con lunghi articoli, spesso con riferimenti al passato, per poi concludere sempre con la sviolinata mi sembra un tantino contraddittorio.
Non vedo contraddizioni, perché non ci sono sviolinate. C’è se mai un punto di vista che è lo stesso da 40 anni a questa parte. Lo stesso da quando tirava il vento rossoverde… Personalmente le mie battaglie ecologiste credo di averle fatte e continuerò a farle, ma senza posizioni preconcette, come sempre. Perché se avessimo preso posizioni preconcette, contrarie e prescindere (magari solo perché a proporre certe cose è una certa amministrazione comunale o un certo sindaco), anche quelle vinte in passato non le avremmo vinte.
Nel ricordare le battaglia ambientaliste del passato, forse un posto merita anche l’esperienza fatta a Chiusi nella metà degli anni 90 da una associazione che si chiamava Gruppo Tutela Ambientale che in un paio di anni condusse un importante impegno per la salvaguardia del lago di Chiusi. L’associazione in poco tempo arrivò a quasi 200 soci e mise insieme ambientalisti, cacciatori, pescatori, agricoltori, amministratori pubblici e partiti politici per discutere e concordare possibili iniziative per la salvaguardia del nostro lago. Il merito principale fu quello di condurre un confronto tra soggetti portatori di interessi diversi e spesso contrapposti. Da quel confronto, spesso aspro e difficile scaturirono alcuni provvedimenti concreti e, soprattutto, la spinta per la realizzazione del sistema di depurazione degli scarichi fognari di tutto l’abitato di Chiusi che trovò poi finanziamenti a livello ministeriale. Il depuratore delle Torri e il completamento degli allacci che deve essere terminato parte anche da quelle discussioni.
Ricordo questa esperienza perché ancora oggi forse rimane l’unico momento di vero dibattito, rispetto alla necessaria tutela e salvaguardia del lago. Purtroppo, nel disinteresse generale per recenti scelte urbanistiche e di attività produttive, rischiano di vanificare questi interventi e alimentare nuovi fenomeni inquinanti.
Riattivare un dibattito simile sarebbe necessario anche rispetto alla possibilità di costruire nel nostro territorio un impianto per il trattamento di fanghi. Una scelta che non è amministrativa, ma riguarda l’intera collettività nella dimensione politica. Ovvero, come affrontare le contraddizioni tra il cosiddetto sviluppo e la tutela dell’ambiente decidendo quale futuro vogliamo per la nostra città e per il nostro vivere.
Forse anche a Chiusi c’è una Greta che ha le idee più chiare di tanti di noi e probabilmente vorrebbe poter esprimere il proprio pensiero e non solo ascoltare le solite rassicurazioni.
X Luca Scaramelli. Se è contraddittorio è contraddittorio non tanto per le sviolinate-che è chiaro che per l’autore del Post dice che sviolinate non siano- ma è contraddittorio per i fatti che non possono quadrare oggi quando si annovera il passato-che fra l’altro è interessante che venga messo in evidenza (in questo Lorenzoni trovo che abbia fatto bene ad annoverarlo) perchè molte giovani generazioni non hanno avuto l’opportunità di conoscere le lotte e tutta quella galassia che è stata parallela e confluente col progressismo di cui si accenna. Contraddittorio perchè un partito di sedicente sinistra dopo aver governato alternativamente con la destra per più vent’anni oggi dovrebbe essere rodato a capire che progressismo ed ambientalismo dovrebbero andare di pari passo.Invece non è e non è stato così, perchè quel partito che una volta era parallelo e confortava quelle esigenze, ha impersonificato pari pari il modello chiamiamolo in un certo qual modo keynesiano ma all’interno della logica che la priorità spettava all’aziendalismo e soprattutto ad una visione neoliberista dell’economia sia come visione generale sistemica sia come facoltà da poter manovrare per assurgere con una certa velocità allo sviluppo che chiaramente comprendeva i posti di lavoro e tutto il resto relativo al moltiplicatore che teoricamente e praticamente ne conseguiva.Aveva tralasciato una cosa probabilmente che era quella dell’automazione e dell’eliminazione di posti di lavoro, della delocalizzazione, della restrizione dei diritti e del suo manovrare nella compressione del lavoro stesso perchè l’unico fattore della produzione da dove trarre profitto, infischiandosene dei diritti umani,sia dentro l’occidente ed ancorpiù all’estero e nel terzo mondo e stata ed è tutt’ora la compressione del lavoro.Ed eccoci arrivati al dunque. Quindi l’ambientalismo che si riscopre oggi-cosa positiva e degna senz’altro-è una idea di sviluppo che come vediamo dai movimenti ecologisti avviluppa tutto il mondo.Ora mi fermo e passo ad un altra considerazione che riguarda il titolo del post e nel merito il personaggio Greta che nella normalità credo che possa essere sfuggita a parecchi di coloro che hanno una certa età giovanile e si nutrono in maniera spasmodica con i media.La potenzialità di un sistema economico e quindi politico, la si misura non solo per quanto possa produrre economicamente(PIL,Occupazione, disoccupazione, salute o meno dei suoi cittadini,e tante altre cose di questo genere) ma la si misura anche sul piano di quale forza possieda per difendersi dagli attacchi che gli muovono costantemente i suoi critici.Come esercita questa difesa ? Respingendo, dissuadendo, usando la forza e la ragione assieme ed in contemporanea detti altresì il bastone e la carota a seconda di quello che gli si presenta, ma sempre indiscutibilmente alla difesa dei principi e dei flussi di ricchezza che beneficiano pochi a scapito di molti,ed utilizzando in maniera subdola e non apparente le valvole di sfogo che mette al di fuori per lenire e far sfogare le tensioni,quando queste possono venire a determinare un problema in un immediato o medio futuro e soprattutto forieri a costituire un pericolo.Come lo fa? Costruendo mediaticamente un sistema di messa a fuoco di argomenti per far vedere soprattutto che nel mondo globalizzato i governi e quindi l’establishment tengano presente, volenti o nolenti, le questioni sul clima in questo caso di cui si parla, colorandoli con aspetti democratici e facendo vedere milioni di giovani che sfilano.Qualche milione di studenti ha invaso le strade d’Europa gridando ed ostentando cartelli a favore di una corretta amministrazione del clima,delle risorse e del controllo progressivo dell’inquinamento, per un mondo migliore insomma. Ma stà di fatto che l’inquinamento fino ad oggi è prodotto da un modello di sviluppo abbastanza preciso che si chiama sistema industriale che è stato concepito da che esiste la civiltà industriale che ha dato da mangiare e da vivere soprattutto all’occidente ed anche alle sue rapinate colonie in tutto il mondo. Tale sistema non è mai indietreggiato nel suo alimentarsi delle risorse e passando sopra a popolazioni, diritti, fregandosene altamente di ciò che avesse provocato e delle conseguenze.Una delle principali motivazioni e caratteristiche è quella che se non puoi vincere il tuo nemico ti ci debba alleare,e così ha fatto il sistema produttivo, tramite i media in tutto il mondo, cercando di mostrare appunto a tutto il mondo la libertà di manifestare per motivi che si ritengono giusti e che la stragrande quantità di persone ritiene giusti.Una domanda allora vi porgo a voi lettori, guardando alla storia anche recente del sistema economico-politico ed a chi lo sorregge che è il sistema finanziario, il sistema produttivo, il sistema politico ed anche perchè no il sistema militare.Si parla di ”sistema” quindi non di una identità astratta ma di una struttura estesa nel cuore della società e che ha preso da quando la civiltà industriale esiste,tutta la società, facendo gestire questa dai grandi gruppi produttivi del capitalismo monopolistico,dalle multinazionali, da quei 500 uomini che in tutto il mondo ogni mattina si alzano e decidono come investire, dove investire, quando investire,determinando così la ricchezza o la povertà delle nazioni,muovendo flussi enormi di ricchezze basandosi con un solo clik effettuato nelle banche di loro proprietà e controllando i movimenti delle ricchezze che vengono prodotte.” Il denaro non dorme mai” era il titolo di un film ” ma è realtà.Tale sistema per esistere dovrà supportare ed essere supportato da un sistema di controllo delle iniziative che vengono prese in politica ( non parlo solo di Bilderberg ) ma di tutto un sistema connesso che ha il controllo di quello che ci sia nel mondo e di ciò che si possa produrre attimo per attimo.Quindi il controllo sublimale di come far transitare le idee opportune nella mente delle persone-in questo caso soprattutto i giovani- che scendono in strada e che reclamano un altro modello di sviluppo.La domanda è: pensate che se tali giovani fossero un ostacolo ed un impedimento qualsiasi al funzionamento delle rotelle di tale sistema avrebbero avuto uno spazio mediatico come l’hanno avuto?.Sono mesi che ne parlano, sono mesi che si organizzano per fornire al mondo e soprattutto a loro che saranno il domani gli spazi di visibilità delle loro tematiche ( che sanno tutti fra l’altro che il mondo stà morendo per il clima e per l’inquinamento della natura che non è stata creata perchè sulla terra vengano ospitate le industrie che inquinano,ma il processo ormai è iniziato da almeno 200 anni e fermarlo sarebbe come un ritorno all’indietro e procurerebbe avversione, sommosse, rivoluzioni perchè la fame avvolgerebbe il mondo) e quindi cosa si fà ? : si riceve Greta al Parlamento Europeo dove Juncker si è mostrato al top dell’accoglienza nel baciamano in segno di grande ammirazione per quella giovinetta, si predispone perfino di nominarla al Premio Nobel per la pace, e di riversare su di lei l’attenzione mediatica globale. Ora se Greta Thurnberg fosse sentita come nemico ed avvisata come sconvolgitrice delle economie si pensa davvero che sarebbe assurta a tale notorietà, a tale ruolo, ed avrebbe cavuto concentrate su di lei migliaia di reti e testate di tutto il mondo? La storia precedentemente ed i rapporti di forza che hanno agito neanche tanto lontano da noi e precedentemente nel formarsi della produzione dei conflitti in maniera che certe persone fossero riconosciute che avessero costituito un pericolo per l’establishment, pensate davvero che chi comanda avrebbe fornito tali spazi mediatici ? Greta non vuole cambiare sistema, protesta ed avvisa solamente che così non si puo’ più andare avanti e qualcosa occorre fare e produrre,diversamente è la fine.Questo lo sanno tutti però e guarda caso lo sanno prima di ogni altra cosa anche coloro che sono i maggiori responsabili del modello di sviluppo che funziona oggi. ”Per annullare il tuo nemico ti ci devi alleare, manovrare le sue intenzioni e presentarle come ti convenga”. Il sistema americano per esempio è il primo della lista a presentare e riconoscere le sue mortali contraddizioni e nello stesso tempo a farne motivo di propaganda, di redditualità, di ostacolo al cambiamento con la deviazione mediatica messa in atto con l’assuefazione e la successiva gestione delle istanze che potrebbero essere pericolose.Il fenomeno Greta è un fenomeno di questa natura, di una protesta globale perchè il problema è globale, ma quando si tratta di cambiare logica e sistema, domani è un altro giorno e non sono davvero le marce di studenti ventenni ad invertire modello di sviluppo.Non dico con questo che siano inultili ma servono per una cosa molto importante, prioritaria su tutto: lo sfogo delle tensioni ed il controllo di queste che potrebbero esplodere,dal momento che oggi tutta l’opinione pubblica mondiale sà e conosce il problema globale dell’inquinamento e quindi apparire riflessivi e che si possa dare spazio mediatico a chi richiede un cambiamento appare come una disponibilità ed una condivisione di quei problemi. Provate invece a pensare che ci fosse una ” Greta ” che reclami la chiusura delle industrie inquinanti oppure la loro sostituzione con altri apparati che al sistema produttivo costino uno sforzo sovrumano in termini economici e sociali anche se in ballo ci possa essere la salvezza del globo.Credete che la nostra nuova Greta avrebbe ricevuto una audience uguale a quella che ha ricevuto la prima Greta ? Pensate e riflettete che chi si è opposto nella storia alla rapina ed alla accumulazione di risorse,vuoi con l’avversione al colonialismo occidentale in Africa, Asia, Sud America ha pagato con la vita le proprie posizioni e con questi anche milioni e milioni di uomini hanno pagato con la vita per opporsi alla rapina delle loro risorse. Il sistema di cui parliamo quindi non è affatto vero che sia democratico ma è democratico fino a quando non si mette in discussione la sua esistennza ed il suo modo di accumulo e di produzione ed anche le ci.onseguenze di tutto questo che calano soprattutto su altri.Quindi delle Grete di tutti i tempi sono pieni i giornali ed il tutto è destinato a formare un modo di pensare che al sistema torna utile, fino alla convinzione più pronunciata soprattutto delle masse popolari che sono quelle verso cui è diretta la forza di convincimento del sistema che viene contestato e che difendono tale impostazione dicendo che ” i sistemi cambiano se si evocano i problemi e se insieme li si risolvono”. Nulla di più fedifrago.La storia ci insegna che le guerre, le distruzioni, le carneficine sono state tutte prodotte dai sistemi che hanno imbevuto i popoli e gli ignoranti della loro retorica e li hanno fatti diventare ” uomini contro”. Nella benevolenza mediatica dell’accettazione e della condivisione di massa della piccola Greta, passa l’assuefazione globale di un sistema che ha evocato anche le cose giuste per coprire le proprie malefatte.Perchè malefatte sono e malefatte rimagono, e se provate a ricordare le immagini del globo visto dallo spazio ed a ragionare che quella palla non è stata fatta perchè l’uomo in due secoli dopo miliardi di anni che la terra esiste possa essere la causa principale della sua fine e del suo estinguersi per motivi di mero interesse.Fra l’altro di pochi.Ma sono quei pochi che usano le tante Greta purtroppo per far scendere in strada le proteste e le prese di coscenza che finiscono dove finiscono i sogni il giorno dopo con l’assuefazione delle menti.
Quindi Carlo (e Luca) se mai è contraddittorio il percorso fatto dal maggior partito della sinistra (che si è rimangiato molte delle cose che negli anni ’70-80 si dicevano a sinistra), non il ragionamento contenuto nell’articolo. E su questo posso anche concordare
”Manco pe’ gnente” dicono a Chiusi. Si ritorna a dire la stessa cosa che ho detto da tanto tempo e non solo io.Che la responsabilità politica maggiore dell’abbandono del fronte di cui parlavi tu, sia stata ed è del maggior partito della sedicente sinistra su questo non ci piove,ma l’espressione di tutto questo è sintetizzata e concentrata nelle persone dei sindaci e il tuo dire ”che non ti sembra un buon metodo” perchè a tuo dire esprimi che appaia strumentale e che sia ” tifo” contro i partiti e contro i sindaci.Non è affatto tifo,perchè i danni di tutta questa storia dell’inquinamento anche nel tempo ci sono stati e tu lo sai bene, e le opposizioni a loro modo li hanno evocati tali danni ed anche i dubbi e le incertezze dei possibili guasti ed anche i metodi. Tutto questo chi lo mette in atto Frac….da Velletri ? E su questo tu dici che ” si tenta di trasformare il confronto contro questo partito e/o quel sindaco” ed anzi dici che non ti sembri un buon metodo? Ed allora il metodo quale è ?-e ne dico una – quello forse di non preferire una pubblica assemblea di fronte ai cittadini sul tema ACEA ? Perchè non si potrebbe sentire quale sia l’umore di tutta la gente su tali problemi ? Mica è detto che possa essere tutto negativo e tirare giù una saracinesca e dire NO a prescindere? Ma occorrerebbe secondo me anche che tale cosa venisse trattata al di fuori degli ambienti istituzionali proprio per sentire i pareri della gente ed anche che la stessa gente potesse esprimere un parere che possa comprendere i cosidetti costi-benefici e seguire come si è dipanata tutta la storia, tutte le decisioni. Quindi cosa ti sembra Marco, è tifo questo ? Il contrario di questo semmai è ”tifo”. Guardiamoci negli occhi quando si parla,Chiusi è sempre stato un luogo di massimo disinteresse su queste questioni, la gente non partecipa e non partecipando lascia che le tematiche anche quelle importanti di cui si parlava siano dirette dalle coalizioni dando il peso decisionale ai numeri di chi alza la manina.Ti sembra che sia democrazia affrontare così i problemi che possono influire sulla vita di tutti soprattutto quelli relativi all’inquinamento ed al futuro ? Si ha paura di affrontare le questioni? Per affrontarle ci vuole la conoscenza dei problemi sia dal punto di vista tecnico sia soprattutto dal punto di vista di quello che sarà la vita futura del paese.Si inneggia sempre alla specificità del nostro territorio, alla sua insostituibilità,alla sua bellezza.Personalmente credo che l’insalubrità non possa essere rischiata nel futuro ed è per questo che occorre decidere avendo la conoscenza di ciò che si vada a fare.Chi ce l’ha tale conoscenza ? Perchè non parlarne e mettere la popolazione davanti a questi problemi ? Ma siccome mi sembra che sia già tutto o quasi stato deciso,affidare la conduzione di quello che sarà il futuro ad una macchina di questo tipo e che personalmente non riscuote la mia fiducia per le ragioni che si dicevano nel Post e per la storia ormai passata di cui parli anche tu, non mi sembra che questo sia ” negazionismo a prescindere” e che possa riversarsi in una concezione dove il tifo la faccia da padrone. Mi sembra questo-non perchè l’abbia fatto io che sono un nessuno- un discorso pacato, plausibile su un tema di grande interesse ma evidentemente c’è a chi non piace e non l’accetta. Ed allora il ”tifo” se permetti è da una parte ben precisa,perchè a decidere-ti ripeto-una cosa di tale importanza non deve percorrere solamente i binari istituzionali dove si esprima una volontà delle giunte o di altri enti preposti,ma anche sentire quello che possa passare dentro la popolazione perchè è lei che è la maggiormente interessata. Questa secondo me è la democrazia che si dovrebbe affermare sul ”tifo” che a detta tua esiste da chi si oppone.Ma a quanto guardare la fotografia della situazione è proprio il contrario se permetti.
Letto con vivo interesse l’articolo dell’amico Marco. Parole che mi hanno riportato con la memoria indietro nel tempo. Sì in quegli anni, la battaglia ambientalista era più politicizzata, oggi c’è molto più qualunquismo. Ma allora come oggi, l’ideologismo ambientalista, coltivato da una scarsa cultura scientifica di massa, era in parte protagonista. A quelle discussioni, riflessioni, ho preso parte pure io militante PCI. Erano gli anni dell’austerità, della crisi petrolifera. Erano anni di grandi fermenti culturali, il femminismo, primo su tutti. Ecco di quei tempi, vorrei far ricordare a quanti hanno a cuore le tematiche ambientaliste, che un uomo: Berlinguer in solitaria, stava riflettendo sul modello di sviluppo non solo quello Occidentale. Parlava delle drammatiche problematiche che attanagliavano continenti come l’Africa, Asia. Fu in quegli anni scossi dalla crisi petrolifera, che egli vide la possibilità di approfittare di quell’evento epocale, per lanciare uno slogan: “Austerità, come occasione per il cambiamento”. Fu deriso anche da quelli che si ritenevano i testimoni di una sinistra rivoluzionaria. Fu accusato di voler far tornare i lavoratori con le pezze al culo. Non si scoraggiò, non rinunciò alle sue riflessioni. Di lì a poco, pose anche altri grandi argomenti che stavano alla base della nostra civiltà. Sollevò interrogativi su “cosa produrre, su come produrre, per chi produrre”. Era uno statista, un politico di cui oggi non vi è più traccia nel desolato panorama politico odierno, dove l’ignoranza viene ostentata come una virtù. Era un dirigente politico dai pensieri lunghi. Fu sconfitto di nuovo da una civiltà consumistica. Oggi quelle sue riflessioni sul mondo, sul modello di sviluppo in cui stiamo vivendo, sono attualissime. Non ricordare una figura come la sua, non mi pare giusto. C’è un passaggio dell’articolo che così com’è stato buttato giù, contribuisce a mio avviso, a dare un’informazione tendenziosa. Quando si ricordano le ceneri di Fabro. Ancora oggi si grida allo scandalo, si fanno allusioni, si vogliono ingenerare allarmismi tra la popolazione. Credo sia utile ricordare che a quel tempo ci furono delle denunce a cui seguirono dei processi presso il Tribunale di Orvieto. Furono tutti assolti gli imputati. L’Enel, i titolari delle aziende di trasporto Cherubini e Riccioni, il Sindaco di Fabro, l’Assessore Regionale Menichetti. Incaricato di effettuare gli accertamenti su eventuali inquinamenti, fu il Laboratorio di chimica analitica dell’Università di Roma, diretto dal Professor Liberti. Da quelle analisi che durarono mesi, scaturì un unico e inequivocabile risultato: NULLA. Oggi il problema ambientale è lì in tutta la sua immensa e amplificata gravità. Io ho ricordato Berlinguer, perché resto convinto che è dalle sue riflessioni che occorre ripartire, se si vuole far maturare una coscienza di massa sulle questioni ambientali. Altrimenti si finirà con il diventare prigionieri di quanti intendono sfruttare demagogicamente l’emergenza. Sarà la vittoria dei ciarlatani, degli stregoni, degli imbonitori. In altre parole, non si può lasciare campo libero ai nemici della scienza integralismi filosofici, religiosi e ambientalisti. La battaglia per la salvaguardia del pianeta non può discostarsi dal rigore scientifico e dalle sua ricadute tecnologiche. No Vax e cialtronerie di questo genere vanno spazzate via, rappresentano un serio pericolo per il benessere dell’umanità, per la democrazia, lo Stato di diritto della società.