PROBLEMI STRUTTURALI, CHIUSO L’AUTOGRILL DI MONTEPULCIANO SULLA A1. L’AUTOSTRADA PER ORA RIMANE APERTA…
E’ DEL GRUPPO BENETTON. I LAVORI DURERANNO MESI. DIPENDENTI IN FERIE FORZATE…
MONTEPULCIANO – Il crollo del Ponte Morandi a Genova, nella tragedia, ha riacceso i riflettori sullo stato di manutenzione di ponti, viadotti, strade e infrastrutture varie. E la verifica in corso in tutta Italia sta dando risultati disarmanti. Le strutture a rischio sono decine. Ovunque. Anche nel nostro territorio. Dopo la chiusura del viadotto Ribussolaia a Chianciano, per problemi di stabilità, su cui si sta intervenendo, è di questi giorni la notizia che anche l’Autogrill di Montepulciano sulla A1 avrebbe evidenziato dei problemi strutturali, tanto che è già in atto un intervento di ristrutturazione e adeguamento. Come è noto l’Autogrill nato insieme all’autostrada, nel 1964, con l’insegna Pavesi, è una struttura a ponte che sovrasta le due corsie dell’autostrada con entrata in entrambi i sensi di marcia. E’ costruito in ferro, vetro e cemento armato e i problemi si sarebbero verificati nella zona dei bagni e servizi. “Chiuso per manutenzione straordinaria dal 12.10.2018”. Così c’è scritto su un cartello, all’ingresso.
I lavori, dicono in Comune a Montepulciano, erano programmati per il 2019, ma il problema strutturale nella zona bagni e servizi, affiorato in questi giorni ha imposto di anticipare i tempi, onde evitare guai peggiori. Sono aperti il distributore di carburanti e l’altro bar, all’esterno, che fa parte di una diversa catena commerciale.
I lavori non prevedono – almeno per ora – la chiusura dell’autostrada, tra i caselli di Chiusi-Chianciano Terme e Valdichiana, come alcune voci, avevano ipotizzato.
Il traffico della A1 dirottato sulle strade normali e in particolare sulla 326 Chiusi-Sinalunga e sulla 146 Chiusi-Chianciano-Montepulciano, sarebbe stato un bel problema. Le strade in questione, come anche la Cassia o la Sr 71 (possibile alternativa per andare verso Cortona e Arezzo) non sono messe bene e il solo pensiero che dovessero sostenere la mole di traffico che normalmente insiste sulla A1 fa venire i brividi.
L’intervento di adeguamento e consolidamento dell’Autogrill non sarà comunque brevissimo, dopo l’immediata messa in sicurezza della parte a rischio è previsto un restyling complessivo, per il quale il progetto sarà presentato entro la fine dell’anno. Si parla di mesi, dunque, non di settimane. Si porrà anche un problema di gestione del personale. Attualmente i dipendenti della struttura chiusa per manutenzione sono in ferie forzate. Poi si vedrà.
Come dicevamo l’Autogrill di Montepulciano è stato costruito insieme all’autostrada che fu inaugurata il 4 ottobre del 1964. L’ultimo tratto fu quello tra Fabro e Chiusi. Il “Pavesi”, così lo chiamava la gente della zona, era di per sé un’attrazione. Fu il primo ‘megastore’ a comparire in Valdichiana. In anticipo anche sui primi supermercati che videro la luce nel ’68-69 a Chiusi Scalo.
Anche l’autostrada del Sole fu una novità che cambiò non solo i connotati al territorio, ma anche le abitudini e la vita degli italiani, che cominciarono a viaggiare, a spostarsi. Con le 500 e le 600. La domenica, da Chiusi, o da Sarteano, da Sinalunga e Torrita la gente pagava il pedaggio ed entrava in autostrada solo per provare il brivido di quella strada dritta e veloce e anche per andare a prendere un caffè al “Pavesi”, in quel bar immenso che era anche supermarket e ristorante, a cavallo sulla striscia d’asfalto. Cose mai viste prima. Quell’autogrill era il simbolo del boom economico. E da allora è rimasto praticamente sempre uguale. E’ cambiata solo l’insegna “Autogrill” al posto di Pavesi.
Come dicevamo, è realizzato in ferro, cemento armato e vetro. Ha 54 anni e le parti in cemento sembrano quelle più “ammalorate”. L’usura del tempo, le vibrazioni, i gas di scarico, i terremoti hanno fatto il loro sporco lento lavoro. Chiaro che dopo mezzo secolo abbondante, una aggiustata sia necessaria. Ce ne sono diversi lungo le autostrade italiane. Il progetto si deve agli architetti Angelo Bianchetti, Melchiorre Bega e Carlo Casati: il primo lavorava per Pavesi, il secondo per Motta, il terzo coordinava invece il progetto per la Società Autostrade per l’impatto della struttura a ponte dal punto di vista paesaggistico. Erano i primi autogrill a ponte in Europa. Una novità assoluta, ed ennesima prova dell’ingegno italiano nel design e nell’architettura.
Oggi Autogrill Spa è il primo operatore al mondo nei servizi di ristorazione per chi viaggia. Presente in 30 Paesi con oltre 57.000 dipendenti, gestisce circa 4.200 punti vendita e opera prevalentemente tramite contratti di concessione all’interno di aeroporti, autostrade e stazioni ferroviarie, con presenze selettive nelle città, nei centri commerciali, nei poli fieristici, nei musei e in altri siti culturali. Il Gruppo Autogrill, nato dalla fusione di Motta, Alemagna e Pavesi e inizialmente in ambito “partecipazioni statali” (Sme), è quotato in Borsa ed è controllato da Schematrentaquattro S.r.l. (Schema34), società interamente controllata dalla finanziaria della famiglia Benetton, che ne detiene il 50,1 del capitale sociale.
Ma quel ‘megastore’ a ponte a cavallo dell’Autostrada la gente lo chiamava autogrill (minuscolo) anche quanto aveva l’insegna Pavesi…
m.l
- Tutte le foto contenute in questo articolo son state fornite da Piero Cappelli, Montepulciano.
Per la cronaca – e molti ancora in vita lo potrebbero testimoniare- fra la popolazione era tanta la frenesia di provare a percorrere l’autostrada per la prima volta che qualche giorno dopo l’inaugurazione di quello che fu l’ultimo tratto della A1 Chiusi-Valdichiana,che due ubriachi con una Fiat Topolino entrarono dalla parte sbagliata in autostrada e percorrevano la loro corsia controsenso.Alla fine il passeggero disse a chi guidava: “ ma perché tutti quelli che incontriamo si sbracciano,ti suonano e ti salutano tutti? Sembra che il guidatore avesse risposto: “ho la bottega di macelleria, mi conoscono tutti e tutti mi salutano, che problema c’è?” Questo aneddoto sul quale oggi viene da ridere fu vero e diventò una barzelletta da raccontare.Quando eravamo ragazzi nel tratto Chiusi-Fabro ancora da aprire al traffico,di pomeriggio facevamo le gare Vespa contro Lambretta.Al via scattava in testa la Vespa avendo tre marce ma poi alla fine risultava vincente la Lambretta che era dotata di quattro marce.Tempi belli…
I bambini delle primarie di Chiusi lo scorso maggio hanno raccontanto proprio questi avvenimenti nello spettacolo teatrale “Valdy & Chiana”. Avessi saputo prima questo divertente aneddoto l’avrei aggiunto al copione…
Nel mio libello “Gazzosa rivoluzione e rock&roll” c’è un capitolo dedicato proprio all’inaugurazione dell’Autostrada del sole e all’impatto che ebbe l’autostrada – e anche l’autogrill Pavesi – sulle abitudini e sulle domeniche degli abitanti di questo territorio. Il brano è tratto dallo spettacolo teatrale “Una irresistibile passione per le rosse” andato in scena al Mascagni e a Città della Pieve nel 2008, attori Gianni Poliziani, Francesca Carnieri e Francesco Storelli. Anche la vita quotidiana spesso diventa teatro e pure letteratura. Magari non da premio Nobel e neanche da premio Strega. Ma la memoria è sempre importante coltivarla, innaffiarla e tenerla viva…
Ho letto quel capitolo ma non sapevo dello spettacolo (anche perché all’epoca non ero ancora arrivato in Toscana). Non sarebbe ora di riproporlo? 🙂
per precisione, L’Autogrill Pavesi fu inaugurato ad aprile del 1967. Dall’apertura dell’Autostrada 1964 fino alla data su detta funzionavano due piccoli Snack Bar, Pavesi, collocati nell’area di servizio ESSO e l’altro IP.
Per il Sig.Alessandro Manzini. Per la verità di aneddoti sul tema dell’Autostrada c’è ne sono parecchi ma forse è il fatto che anche sulle cose minori manchi una memoria storica sia sui fatti sia sui personaggi che una volta esistevano a Chiusi.Ce ne sarebbero da raccontare moltissimi,quasi tutti finalizzati alle burle ma qualcuno anche tragicocomico e rischioso che per pura fortuna non causò incidenti.Quando non esisteva la distribuzione automatica del biglietto d’ingresso era il casellante all’entrata del casello autostradale a distribuire il biglietto a mano agli automobilisti che entravano in autostrada.Un buontempone chiusino si fermava davanti al casellante e gli diceva:” un biglietto per Roma e pago subito perché all’uscita non voglio assolutamente che mi si dica che non ho pagato”.A nulla valevano le spiegazioni del casellante mentre l’automobilista faceva da tonto.Il casellante si alterava in un crescendo di improperi ed una fila di qualche centinaio di metri si formava all ‘entrata
con gente che inveiva, suonerie di clacson ed automobilisti che leticavano anche fra loro. L’automobilista faceva la sceneggiata ed era un teatrino qualche volta e reclutava perfino qualche signora che portava a spasso alla quale faceva assistere all’evento e che dalla macchina inveiva il povero casellante sconvolto di quanto succedeva.Qualche volta qualcuno chiamava perfino i carabinieri.Se una cosa del genere avvenisse oggi qualcuno alzerebbe anche le mano od anche peggio.Questo tanto per dire quale fosse “l’aria che tirava”in quel tempo dove molti si divertivano con poco e reclutavano altri che facessero da spettatori o da protagonisti.Un altro fu fermato poco prima dell’uscita di Chiusi nel raccordo che porta dall’autostrada al casello poiché era andato con la propria macchina con le ruote fuori strada.Per non chiedere l’intervento del carro attrezzi per riportare la macchina nella careggiata poiché avrebbe speso non poco, fermo’ il solito buontempone che si trovava ad uscire dal casello.Questi si fermò e tiro’ giù il finestrino per sentire la richiesta del proprietario della macchina che gli disse con gesto di preghiera: “ che me la darebbe una mano per rimettere la macchina sulla careggiata?”. Il buontempone chiusino con un gesto fulmineo dal suo posto di guida si tiro’ più in basso una manica della giacca ed esibendola dal finestrino coprendo la mano come se al suo posto avesse un moncherino e quindi esibendo tale invalidità apostrofando con improperi
indicibili l’automobilista urlandogli in faccia e mostrando il moncherino dicendogli “ lei è un idiota, proprio a me la viene a chiedere una mano !?”L’autista rosso come un peperone non sapeva come scusarsi per quanto aveva detto e quasi si genufletteva per quanto aveva richiesto.Alla fine come in una finale da film di Alberto Sordi il buontempone ingranando la marcia riparti mandando a quel paese l’automobilista e sventolando il braccio fuori dal finestrino facendolo vedere che invece era un braccio sano…..Scene queste di tutti i tipi,come nei film di quell’italia che si risvegliava dalle tragedie della guerra e che insieme ai suoi abitanti conteneva una nuova e prorompente voglia di vivere,di ridere, di divertirsi nelle comunità dei paesi.Chi ha conosciuto quei tempi potrebbe scrivere veramente dei “romanzi”.
Grazie Cerlo per i ricordi e gli aneddoti condivisi. A me piace leggere la storia locale, anzi le storie locali: mi fa sentire più vicino alla comunità che mi ospita. Mi piace passare dalla valle e immaginarla palude, incrociare il Callone, le torri e sapere che hanno fatto la storia di queste terre. Ma non solo le grandi storie. Quando attraverso il cavalcavia della ferrovia mi immagino come doveva essere quel passaggio a livello interminabile.. Credo che conoscere la storia locale funzioni come una sorta di realtà aumentata: osservando il territorio possiamo immaginarlo anche nella dimensione nel tempo che ci svela il suo valore.
siamo in vena di aneddoti: quando mia mamma era incinta della mia sorella minore era proprio l’inverno 64-65, le venne improvvisa voglia di gelato. E allora le cose “fuori stagione non si trovavano” si narra che il mio babbo andasse proprio al bar dell’autostrada (il futuro Pavesi) a cercarlo, e per l’appunto c’era, ma dalla parte opposta. Fu allora, che, saputo il motivo per cui cercava il gelato, una ambulanza, unica a poter effettuare lo scambio di corsia, si offrì di andare a prendere un mitica “coppa del nonno”. E così mio padre tornò a casa trionfante per aver soddisfatto le “voglie” della mamma. … E con una nuova avventura da raccontare. 🙂
Questa è l’ultima che racconto, lo giuro e proprio perchè il Sig. Manzini nomina il passaggio a livello.Io ho abitato per anni nella vecchia Trattoria Porsenna, dal 1948 al 1952-53 perchè mia madre aiutava nel lavoro sua cognata che era la moglie del titolare della Trattoria, ma anche dopo tali anni la trattoria rappresentava un punto di sosta ,un punto di riferimento dove si fermavano i camionisti da tutta l’Italia e che percorrevano la SS.71 Bis. Il fatidico a livello rappresentava un problema per chi viaggiava poichè non era difficile la sosta anche di più di un ora dal momento che rimaneva chiuso talvolta anche 22 ore su 24 poichè passavano centinaia e centinaia di treni essendo sulla Firenze-Roma.Talvolta le file dei camion e delle macchine arrivavano anche al Po’ Bandino. Un pomeriggio un pecoraio seguito da un branco di suoi animali si dovette fermare poichè le sbarre erano abbassate in attesa del passaggio di un treno. Legò alla sbarra la prima pecora che gli capitò a tiro , forse il capobranco, perchè non scappasse o si muovesse dal branco. Il treno passò e le sbarre non si aprirono e quindi la pecora rimase legata poichè dietro c’era un altro treno che doveva passare, ma quando le sbarre si aprirono la pecora fu portata in alto a 7- 8 metri d’altezza sulla strada dalla sbarra che automaticamente era comandata dalla cabina di transito posta dietro il dormitorio dei ferrovieri e che sgambettando belava a più non posso.Gli automobilisti che attraversavano il passaggio a livello non potevano non notare il fatto e qualche voce pietosa corse sotto la cabina che dirigeva il traffico per chiamare il casellante e far riabbassare la sbarra e così la pecora potè toccare terra.Ma furono mobilitati anche molti automobilisti che procurarono un ingorgo poichè le pecore si sparsero lungo i binari della ferrovia.Un casino micidiale per una pecora che sgambettava attaccata in alto sulla sbarra,qualcosa di comico che non si era mai visto.I treni rapidi entravano in stazione anche a 90-100 km all’ora col loro fischio di avvertimento ed una volta un uomo appoggiato alla sbarra che doveva attraversare il passaggio a livello staccò la corsa allontanandosi poichè disse aveva paura che il treno gli venisse addosso.sembra quasi impossibile dirlo adesso ma molte persone che stavano in campagna non si erano mai mosse da casa anche in quegli anni e quindi non si rendevano conto di come potessero funzionare le ferrovie ed in particolar modo i treni.Sembra impossibile ma un po’ di gente a quei tempi c’era ancora che non si muoveva mai da casa. Negli anni ’20 il gestore della Trattoria Porsenna ( non quella attuale dentro il paese di chiusi scalo bensi l’altra al di là del passaggio a livello)detto di soprannome ”Chielli” perchè portava suo figlio Vittorio ad attendere al treno i viaggiatori che scendevano a Chiusi, li metteva in riga col suo modo accigliato e deciso, per portarli a mangiare nella sua trattoria sottraendoli agli altri che glieli contendevano ed appunto dicendo a tratti a suo figlio Vittorio (padre del defunto Bruno Rocchini) ”Chielli ”chielli” nel senso tienili in riga, non li far uscire da questa, tienili in gruppo e che nessuno te li sottragga”. Si meritò appunto per questo il soprannome di ”Chielli’.’Una volta tale Vittorio Rocchini da bambino giuocando a nascondino,si nascose nel vagone di un treno merci che sostava davanti al passaggio a livello ma il treno dopo poco parti e dil malcapitato fu fatto scendere ad Orvieto.A quei tempi al passaggio a livello succedeva di tutto e c’erano persone di ogni tipo che si dovevano fermare con la macchina.Tempi che non ritornano più e che la mia fascia generazionale ha vissuto e dei quali conserviamo un ricordo talvolta anche commovente.