TRAGEDIA AD AREZZO, DUE LAVORATORI MUOIONO ASFISSIATI IN UN UFFICIO PUBBLICO
Arezzo – Morire sul lavoro nel 2018 è già di per sé una cosa assurda. Morire sul lavoro a causa di un sistema di sicurezza antincendio che non ha funzionato è ancora più assurdo. E’ successo questa mattina ad Arezzo, dove due lavoratori sono morti all’interno dell’Archivio di Stato. Non c’è stato nessun incendio però. E’ solo scattato l’allarme e i due si sono precipitati nel locale della centralina dell’impianto antincendio, per verificare cosa stesse succedendo, il locale, piuttosto piccolo era saturo di gas “Argon” che è inodore, ma causa stordimento. Entrambi i lavoratori hanno perso i sensi e sono morti, probabilmente per asfissia. Si tratta di Piero Bruni di 59 anni e Filippo Bagni di 55. Un terzo che era andato a cercare i due colleghi no vedendoli rientrare è ricoverato in ospedale. Il gas argon si sarebbe sprigionato proprio dalla centralina antincendio, dalla quale si era attivato l’allarme. Alcuni Tg hanno Parlato, nelle prime ore, di “gas letale”, ma l’Argon non è un gas letale di per sé, è anzi considerato un gas nobile, da punto di vista chimico. E’ due volte e mezzo più solubile in acqua dell’azoto, che ha circa la stessa solubilità dell’ossigeno, viene usato in molti settori, dalle saldature di particolari metalli, alla fabbricazione dell’acciaio, fino ad arrivare alla chirurgia o alla fisica, in cui è usato per la misurazione delle oscillazioni dei neutrini. Si usa anche nell’alimentare, in particolare per la conservazione dei vini. Le sue caratteristiche, infatti, lo fanno preferire all’azoto, poiché protegge meglio dall’aria. Per gli organismi l’argon non è di per se tossico, tranne quando elevate quantità del gas ristagnano in ambienti chiusi e saturano l’aria, impedendo così la respirazione. L’Argon viene impiegato per estinguere gli incendi grazie al suo effetto ‘asfissiante’. Questa pare la più probabile causa della tragedia di Arezzo.
La Procura di Arezzo ha aperto un’inchiesta, affidata al pm Laura Taddei, per accertare eventuali responsabilità.
Il ministro dei Beni culturali Alberto Bonisoliha disposto “un’ispezione interna al ministero che possa eventualmente anche essere di ausilio alla procura
Immediata la reazione dei sindacati. “È necessario agire e dare risposte concrete. Forse qualcuno si è assuefatto ai morti e gli incidenti sul lavoro, eventi che provocano reazione e cordoglio per lo spazio di alcuni giorni. Noi no. Non solo non siamo assuefatti, non solo non siamo soddisfatti delle risposte che ci vengono dalle istituzioni ma siamo assolutamente determinati a confermare la vita e la sicurezza nei luoghi di lavoro quale nostro fondamentale e prioritario impegno” scrivono in una nota congiunta i sindacati confederali e delle federazioni di categoria funzione pubblica di Cgil, Cisl e Uil di Arezzo. Nta che così prosegue: “Con la tragedia all’Archivio di Stato si è fatto un ulteriore passo verso il baratro. La conferma è che non sono a rischio solo i tradizionali settori manifatturieri, ma anche gli altri, quelli genericamente indicati come “dietro una scrivania”. E stavolta la morte è entrata in un ufficio dello Stato, quello stesso Stato che dovrebbe garantire, istituzionalmente, la regolarità e la salubrità di ogni lavoro”.
Per la cronaca lo stabile dell’Archivio di Stato era stato sottoposto a controlli e revisione degli impianti sono 3 settimane fa.